Commento a cura di don Massimo Cautero "mammona! "

A questo punto del "discorso della montagna", subito dopo la specificazione dei tre grandi pilastri quali elemosina (Mt 6,1-4), preghiera (Mt 6,5-15) e digiuno (Mt 6,16-18), Gesù ci mette subito in guardia contro uno dei più grandi pericoli della vita in Cristo e dalle esigenze che la Legge dell'amore richiede per essere tale: mammona!
Personalmente sono molto affezionato al sinonimo di ricchezza quale è "mammona", termine che la nuova traduzione ha preferito sostituire con "ricchezza", ovviamente non per la parola in sé - il termine ma'amun che in ebraico ha la stessa radice di emunà "la fede"-, ma per quel rievocare con un termine quasi suadente e rassicurante una realtà che non ha nulla di positivo ma a cui bisogna fare molta attenzione perché rischia di essere sottovalutato e di colpire proprio quando meno ce lo aspettiamo. A noi "latini" addirittura può evocare la figura della mamma - a cui siamo tanto affezionati! -, ma subito è
percepibile il tono perentorio e senza mezze misure che Gesù usa per mettere un preciso paletto. E' anche indicativo che il "mammona-paletto" è messo a ripieno, come in un sandwich, tra due perifrasi che definiscono due delle preoccupazioni principali dell'uomo: Come proteggo i miei averi (Mt 6,19-21) e come farò a campare (Mt 6,25-34).
Il fatto che Gesù, definisca così precisamente i pericoli che arrivano dalle "preoccupazioni" e dalla "ricchezza", vi devo confessare, mi fa un poco tremare le gambe perché mi accorgo, ogni giorno sempre di più, quanto le preoccupazioni e la smania del Dio denaro coinvolgano la nostra società sino a renderla veramente "impermeabile" all'annuncio evangelico e alla speranza che Cristo ci ha donato nel suo evento Pasquale.
Tanto per capirci, riflettendo sulla carità che oggi la Chiesa esercita con i più poveri, ci troviamo sempre di più di fronte a folle di persone che hanno come unica preoccupazione la costante richiesta di denaro, indispettiti ed a volte insofferenti nei confronti di qualsiasi altro aiuto o contatto teso a restituire dignità e futuro alla persona stessa. Il fatto è che chi vive nell'indigenza e nella povertà può essere talmente ossessionato dal denaro in sé da non ascoltare più neanche le parole di speranza di chi tenta di aiutarli, sicché la condizione di povertà diventa oltre che opprimente anche miserrima, per quella mancanza di fiducia nella speranza per cui essa non riesce a fare breccia nei cuori bisognosi. Mammona con i più poveri si prende una doppia beffa: crea un'ossessione che distrae da qualsiasi altra speranza e non concede nulla di più schiacciando i poveri in una povertà ancora più bieca. Un poco come chi è malato di gioco, quelle vincite che ogni tanto gli capitano servono solo ad invogliarli ancora di più a giocare, perdendo ogni altra vincita e, appresso al gioco, la vita stessa.
Le cose non vanno certo meglio con un ceto medio che è in continuo affanno, non solo col denaro ma anche con le migliaia di cose a cui ormai nessuno sa più rinunciare: dalla "A" di abbigliamento alla "Z" di Zona Wi Fi per un costante e continuo collegamento al Web! Ecco allora che la preoccupazione che il proprio figlio diventi un campione, in uno dei molteplici sport che pratica, ha la priorità sull'esigenza di una formazione cristiana: "Padre sa.. proprio in quel giorno ha nuoto (calcio, rugby, tennis... etc.), il catechismo per la comunione (o la cresima) si deciderà poi...". Carriera e denaro divengono target prioritari per "emergere" e pensare di stare sempre meglio, anche se la realtà suggerirebbe molto più realismo. In questa corsa, per non indietreggiare o per emergere "più alti" c'è poco spazio per lo Spirito e quello che c'è è rinchiuso in uno spazio ristretto assieme a tutti gli altri spazi ma, si sa, allo Spirito non piace essere rinchiuso, né essere confuso.
Peggio ancora con un ceto "alto" e benestante - ovviamente sempre non generalizzando! -, qui le esigenze evangeliche devono essere docili ed asettiche con uno stile di vita dettato da mode e priorità che consumano le vite dall'interno, oggettivizzando ogni umanità e sentimento per sacrificarlo all'altare dell'interesse, altare, ovviamente, del Dio mammona. Interessante è notare che a questo livello tutte le preoccupazioni possono riassumersi in quella di "non scendere mai di livello" e tutto ciò che ne deriva. Qui delle volte non è possibile neanche una vicinanza per un annuncio, per una riflessione evangelica! Chi da una posizione agiata è attratto o sedotto dal Vangelo - e non sono pochi! - rischia di farsi veramente "meteora" di passaggio per poi tornare a fare peggio di prima, o diventare rappresentante di un cristianesimo di "potere" di cui la Chiesa non ha bisogno, non ha veramente mai avuto il bisogno, ma per cui, ahimè, tante volte a visto perdere figli che a questo potere vendevano l'anima.
Che fare? C'è molto da fare e molto da dire, il nostro Papa ce lo sta facendo vedere ogni giorno:
1. Non arrendersi, non scoraggiarsi e tenere duro: Le esigenze non sono nostre ma del Vangelo, come la vigna in cui lavoriamo! Il Padrone, Dio Padre, non tarderà, a noi la voglia di lavorare ed avere fiducia, cose che faranno crescere in noi la Grazia e la gioia di essere quelli che siamo. Gesù e la sua parabola di vita ci insegnano il suo amore per noi e quindi la nostra importanza, una dignità che ci mette al sicuro nel centro del cuore di Dio, proprio lì dove Lui ci ama, ci protegge e provvede.
2. Testimoniare con la Vita: Partiamo da un dato di fatto semplice ma geniale: Siamo Figli del Padre Celeste e Fratelli di tutti gli altri figli, applichiamo la legge dell'Amore per confermare questa figliolanza attraverso la nostra fratellanza curandoci di non perdere mai la capacità di vedere fratelli chiunque ed ovunque ed agire per essi. Se rimaniamo Fratelli rimarremo sempre figli e l'eredità non ce la toglie nessuno. Quindi non avere paura di perdere denaro, cose o posizioni sociali perché la nostra eredità è ben altra e ce l'abbiamo in tasca, l'unica paura che ci è concessa per la nostra salvezza è di non essere fratelli di qualcuno perché solo così perderemo la mia figliolanza. Non dimentichiamo poi una grande medicina che si chiama "provvidenza" ma che mai vivremo se ci sostituiamo ad essa, crediamoci ed abbandoniamoci, una volta gustata sarà difficile perderne il sapore e diverrà medicina per i tanti nostri dubbi e paure;
3. Testimoniare con la Parola e la preghiera: In un mondo in cui si è perso anche il valore della verità e che sempre più preferisce la menzogna alla parola vera. E' arrivato il momento di far "brillare" la parola di salvezza ma con una coscienza di essa che sia di vita vissuta, principalmente nella preghiera, nell'ascolto e nella forza che da essa promana! Basta con l'ascolto timido e di convenienza, basta ai cristiani schizofrenici che vivono due vite, due realtà che alla fine non serviranno, la vita nella Chiesa e la vita fuori della Chiesa. Noi Figli siamo una realtà, abbiamo una dignità, un amore più grande da vivere e testimoniare, se pensiamo ad un dentro ed ad un fuori non abbiamo capito nulla: noi SIAMO perché LUI E', fuori da questo ogni altra strada è fallita in partenza. Parola e preghiera sono i binari che mi faranno attraversare indenne questo mondo pieno di "mammone" e "preoccupazioni", che impediscono la mia caduta libera nel non senso, non sono dei passatempi ma degli "attraversatempi", binari che tirano dritto ed hanno tirato dritto e tireranno dritto attraverso tutta la storia, per condurci all'eternità del Regno, alla Resurrezione!
Vorrei chiudere pensando a domani, consegnando ogni preoccupazione solo all'impazienza di vedere quell'alba in cui tutto sarà realtà perfetta, realtà d'amore, realtà di vita, realtà di Resurrezione. In quel domani in cui il Signore ci ha stretti e legati nel giorno del nostro battesimo, domani che realizza il nostro futuro non senza il nostro assenso. Quel domani, vissuto oggi, che è già ragione di immortalità, di sicurezza, di serenità, di gioia. Più penso ad esso e più mi accorgo che non ci sono preoccupazioni in questo, anzi è la cura di ogni preoccupazione, e provo una grande pena al pensare quanti guardano al domani e muoiono di paura, ansia, preoccupazioni, facendosi rapinare l'oggi. Quanto sarebbe bello potergli aprire gli occhi ed il cuore per poter far vivere anche a loro un oggi reale e presente, facendogli ben capire che chi si preoccupa del domani si priva del presente, dell'oggi in cui Dio Padre ci dice " Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato!" (Sal 2,7) liberandoci così da ogni inutile preoccupazione!

Commenti

Post più popolari