Don Giovanni Berti "Non esiste il Dio delle regole "

VI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (16/02/2014)
Vangelo: Mt 5,17-37
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Qualche giorno fa un papà della parrocchia mi ha fermato per strada per parlarmi del figlio adolescente.
Questo ragazzo da un po' di tempo manifesta una grande insofferenza nei riguardi della messa domenicale alla quale tutta la famiglia partecipa settimanalmente. In poche parole, l'adolescente non vuole può venire a messa, motivando la cosa con il fatto che non ci crede e non vuole essere obbligato. Cosa fare? Questo papà mi chiedeva un consiglio concreto: lo devo obbligare finché raggiunge la maggiore età o lasciarlo libero?
Io immediatamente gli ho detto che la strada dell'obbligo non porta da nessuna parte se non al radicamento interiore del rifiuto che alla lunga è assai più negativo. Nella richiesta di consiglio leggevo dietro un'altra domanda più personale e profonda: ma ci si allontana da Dio non obbedendo a questa legge del santificare la festa? Se c'è questa legge significa che va obbedita, pena la perdita della fede...

Il brano di Vangelo di questa domenica è molto lungo e complesso, ed è ovviamente da contestualizzare. Non ci si deve infatti dimenticare che siamo all'interno del capitolo 5 del Vangelo di Matteo, che inizia con la proclamazione delle Beatitudini, che sono la sintesi più potente del nuovo corso che Gesù sta dando alla fede nel Dio dei Padri e di Mosè...
Gesù non è venuto per cambiare fede ma per portarla alla sua vera realizzazione. Se si legge attentamente tutta la storia prima di Gesù raccontata nella Bibbia, si nota questo continuo conflitto tra una visione legalistica del rapporto con Dio, nell'esecuzione dettagliata della sua legge, e la visione dei profeti che continuamente ricordano al popolo che il fine ultimo è l'amore di Dio e il servizio dell'uomo. Il Regno di Dio (che non è da intendersi principalmente con l'aldilà dopo la morte) si realizza pian piano nella storia umana proprio nell'ascolto e nel mettere in pratica gli insegnamenti di Dio.
Gesù è venuto a indicare la strada più diretta per questa realizzazione del Regno di amore, che è nei piani di Dio fin dalla fondazione del mondo, e che tante volte l'uomo ha rallentato e portato fuori strada.
E paradossalmente sono spesso i più pii e scrupolosi alle regole religiose a portare fuori strada l'uomo nella realizzazione del progetto di Dio. Gli scribi (gli esperti della legge e delle Scritture) e i farisei (coloro che osservavano tutte le regole religiose) sono i principali nemici di Gesù, e proprio in riferimento a loro Gesù indica la strada ai suoi discepoli: li dovete superare, altrimenti rimanete fuori da questo progetto di Dio di realizzare nel mondo il suo Regno.
In questo passo di Vangelo ci sono alcuni esempi di come Gesù intende portare a compimento il Regno, superando il legalismo cieco e statico di scribi e farisei. Il Mastro dice ai suoi che non basta il "non uccidere", per sentirsi apposto, ma "io vi dico" (espressione che torna più volte e indica Gesù come vero maestro e vero interprete della Scrittura antica) che basta l'odio che si trasforma in insulto e rifiuto per arrivare ad "uccidere" una persona anche senza toglierle le funzioni vitali. E anche nel campo delle relazioni di coppia per Gesù l'adulterio nasce dal cuore e non si misura solo dalle azioni esteriori. Quando nella vita di coppia si smette di prendersi cura dell'altro e si dirige il proprio desiderio e attenzione ad altre persone o cose, già lì nasce la base dell'adulterio.
Gesù fa altri esempi e dà altre indicazioni (sicuramente non tutte ricordate e riportate da Matteo) che indicano uno stile di fede che siamo chiamati ad imparare. La legge e le regole sono una strada e non una meta. La meta è Dio e l'amore tra fratelli in un Regno umano abitato dall'amore di Dio. Questa è la meta per noi cristiani, che a volte siamo invece piegati a giudicare la singola trasgressione alla regola e perdiamo di vista l'orizzonte.
Mi sono sentito di consigliare a quel papà di non vedere la singola trasgressione alla messa domenicale, ma di preoccuparsi che il figlio cresca come uomo libero di scegliere nella vita e nella relazione con Dio. E se per fare questo, vista anche l'età adolescenziale che si nutre di conflitto e confronto, deve lasciare che il figlio non venga a messa, è bene e giusto così. Questa è la sua strada!
E la nostra quale è? Quale è il nostro orizzonte di fede? Abbiamo davanti il Dio delle regole o il Padre di Gesù?

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