Fr. Massimo Rossi "...Ma io vi dico..."

A nessuno il Signore ha comandato di essere empio e a nessuno ha dato il permesso di peccare.": curiosa questa precisazione contenuta nel Siracide. Significa che, quanto a empietà e a peccati, Dio non concede alcuna deroga, o dispensa ad personam! Non vi è alcuna indulgenza e nessun stato di vita può sentirsi autorizzato a trasgredire i Comandamenti della fede.
Qualsiasi condizione umana, sia essa un orientamento naturale, stato di fatto, oppure scelta volontaria, qualunque situazione personale è benedetta da Dio! Proprio perché ogni uomo, ogni donna è oggetto della più assoluta benevolenza di Dio, proprio perché Dio ha pronunciato il suo ‘sì' più totale e incondizionato a ciascuno di noi, ciascuno di noi deve sentirsi motivato a dare il meglio di sé a Dio e al prossimo, a fronte di quel ‘sì': il dovere di compiere il bene non è finalizzato ad ottenere i favori di Dio; questi li abbiamo già ottenuti, fin dalla nascita! Il bene che dobbiamo compiere, altro
non è che la manifestazione dell'accoglienza piena, libera e volontaria di questi favori celesti, che Dio ci ha accordato e che ancora e sempre ci accorderà; a condizione che noi li accogliamo. Non ha senso accettare un dono e poi dimenticarlo in un angolo di casa, ancora avvolto nella carta da regalo... come non ha senso ricevere, che so, un mazzo di rose dal nostro innamorato, e poi prenderlo - l'innamorato - a frustate, usando le stesse rose come sferza!...
Ricevere la bontà di Dio e rispondergli con prepotenza; ricevere il perdono e legarsi al dito le offese subite... Vi sembrano comportamenti ragionevoli? Non ci vuole neppure la fede per intuire che atteggiamenti di tale sorta non sono assolutamente ragionevoli e non meritano spiegazioni, tantomeno attenuanti!!
La premessa di Gesù ai suoi "...Ma io vi dico..." va nella medesima direzione: il Vangelo non abolisce, non abroga la Legge di Mosè, come ogni legge ordinaria (abroga) quella precedente.
Il Vangelo, al contrario, radicalizza la Legge antica, scende più in profondità e colma le lacune lasciate dagli uomini ispirati nella stesura del Decalogo.
Dalla pagina del Vangelo di oggi emerge una verità non ancora, oggi, del tutto chiara e consolidata nella mente e nel cuore dei fedeli: la lettera dei Comandamenti non è sufficiente ad essere e soprattutto a sentirsi autentici cristiani. Dico questo perché è ancora parecchio diffusa la convinzione che basti osservare genericamente i Dieci Comandamenti per essere assolti...
A proposito, ce li ricordiamo ancora i Dieci Comandamenti?
3°? "ricordati di santificare le feste"
5°? "non uccidere"
7°? "non dire falsa testimonianza"
9°? "non desiderare la donna d'altri"
10°? "non desiderare la roba d'altri"
Siamo convinti, sì, o no, che, dicendo male di qualcuno si va contro il 5° comandamento?
Siamo convinti, sì, o no, che navigare al computer in siti pornografici è un atto di adulterio?
Siamo convinti, sì, o no, che l'attenzione maniacale alle speculazioni di borsa è una chiara forma di idolatria e va contro il 1° comandamento?

Potremmo continuare l'elenco, ma lo fa già il Signore nel discorso che abbiamo appena ascoltato: sia dunque chiaro che in questi "...Ma io vi dico..." si esprime la novità del Vangelo, la differenza cristiana. Sarebbe un sacrilegio non considerarli appieno.
Come dire: non vi sono spazi della vita e della persona, nei quali la fede non abbia la sua parola da esprimere, il suo orientamento, la sua verità da manifestare; non si tratta di un (semplice) punto di vista; non è un parere opinabile, o una verità fra tante. È Parola di Dio!
Come nel nostro corpo tutto è meritevole di cura, degno di onore e di rispetto, così, nella nostra vita, tutto è meritevole di cura evangelica, tutto è degno del Vangelo: le zone d'ombra possono essere finalmente illuminate, i porti franchi sono aboliti, niente più tax free...
Alla luce di queste riflessioni potremmo reagire assumendo due atteggiamenti opposti: il primo è quello di sentirci più colpevoli, rei di mancanze che non avevamo mai considerato tali, ad una lettura superficiale e formale del Decalogo. Questa sensazione di colpevolezza accresce i sensi di colpa, enfatizza la paura del castigo; Dio appare giudice oltremodo severo, non gli sfuggono neppure le mancanze più lievi. Alla fine della fiera se ne esce ancor più malconci e angosciati di prima.
L'altro atteggiamento che più scaturire dalla riflessione sul Vangelo di oggi è una maggior fiducia nel Dio di Gesù Cristo; proprio perché Dio vede e conosce anche le pieghe più nascoste della nostra vita, i pensieri più segreti, gli atti meno evidenti, persino le parole non dette... Dio può venirci in aiuto in modo più capillare ed efficace.
Oggi la medicina è sempre più specializzata... esiste il chirurgo della mano, del ginocchio, della spalla... La specializzazione consiste nella conoscenza praticamente totale di porzioni sempre più circoscritte dello scibile umano. I tempi delle Summe di Teologia o di filosofia sono armai lontani anniluce! Ebbene, il nostro Buon Dio è specialista di tutto, è in grado di illuminare anche le scelte più sottili, quelle meno importanti, insomma, le scelte ordinarie della vita...
Forza e coraggio! I "...Ma io vi dico..." del Signore attestano, prima che i nostri doveri, l'impegno di Dio a nostro favore: è Lui che ci dà la forza di realizzare le verità evangeliche; Dio non è un gendarme, ma un compagno di viaggio fedele e discreto. Cammina accanto a noi, dovunque andiamo...fosse anche nella direzione sbagliata. Ci convince nell'intimo, senza violenza, né forzature. Fidiamoci di Lui, parla per esperienza, ci è già passato, "lasciandoci un esempio, perché ne seguiamo le orme." (1Pt 2,21).

"Una vita fedele al Signore,
una vita segnata da libertà, gratuità, giustizia,
condivisione, pace, piena di speranza... è una vita cristiana."
Enzo Bianchi

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