Gianfranco Ravasi"Quando anche Maria e Giuseppe non capiscono"


"Essi non compresero
ciò che aveva detto loro".
(Luca 2, 50)
Qualcuno può essere tentato di considerarla una marachella compiuta da un adolescente.
In realtà quella che Gesù adolescente commette nei confronti dei suoi genitori, nella narrazione di Luca, è tutt’altro che una birichinata da ragazzo.

A dodici anni (oggi è a tredici) si ha, infatti, nell’ebraismo quello che viene definito il bar-mitzvah, letteralmente “il figlio del precetto”, ossia l’ingresso ufficiale del figlio nella maggiore età religiosa, tant’è vero che può leggere per la prima volta la Torah, ossia la
Bibbia nei suoi primi cinque libri, in un atto sinagogale pubblico.

Anzi, l’evangelista rappresenta Gesù «nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava », stupendoli «per la sua intelligenza e le sue risposte» (Luca 2, 46-47). A Maria e Giuseppe che, da bravi genitori, lo interpellano con una tonalità di rimprovero («Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo»), egli replica con una frase a prima vista enigmatica: «Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?».

La frase greca può anche essere tradotta così: «Non sapevate che devo stare nella casa del Padre mio?». Il lettore dei Vangeli, il quale già conosce il mistero divino che si cela in questo ragazzo appena maggiorenne, riesce a comprendere questo rimando a un altro Padre ben diverso da quel Giuseppe che è lì, silenzioso accanto alla sua sposa Maria.

È il Padre celeste che altre volte da adulto Gesù evocherà (si leggano, ad esempio, Luca 10,22; 22,29; Giovanni 20,17). Ma in quel momento di sconcerto, di fronte a una risposta così netta e senza appello, Maria e il padre legale di Gesù si trovano spiazzati. E l’evangelista Luca registra la loro incomprensione con un verbo greco, syn-íemi, che letteralmente significa “unire”: si tratta, cioè, di mettere insieme cose paradossali o differenti per cercare di spiegarle dando a esse un senso, quindi “comprenderle”.

Non per nulla si ripeterà due volte che Maria «custodiva queste cose nel suo cuore... meditandole (letteralmente “mettendole insieme”)» (vedi Luca 2,19 e 51), così da scoprirne il senso profondo, ciò che ora, nel tempio di Gerusalemme, non riesce ancora a fare. Abbiamo voluto descrivere questa “incomprensione” di Maria e Giuseppe anche per confortare coloro che s’imbattono in frasi evangeliche strane oppure oscure e persino “pietre d’inciampo”, ossia che creano “scandalo” (tale è, infatti, il significato di questo vocabolo di origine greca).

Siamo, perciò, grati ai nostri lettori che – durante l’itinerario che abbiamo condotto finora nei quattro Vangeli alla ricerca di queste frasi difficili – ci hanno segnalato altri passi ai loro occhi ardui. Ne abbiamo raccolti alcuni che proporremo nelle prossime settimane, seguendo l’ordine tradizionale dei quattro Vangeli.

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