GUGLIELMO DI SAINT THIERRY "La Saggezza prende volto"

È nella condizione del mediatore che appare illuminante questa antica
definizione della saggezza: "Una conoscenza sia delle cose divine sia
delle cose umane". La saggezza consiste infatti nel comprendere, più
esattamente nel sentire, così come si è appena detto, fino ad assaporare
nell'amore, fino a desiderare di imitare, in nome di che cosa, in quale
maniera, per chi Gesù Cristo, nostro Signore, essendo Dio non ha creduto
di dover conservare come un bottino la sua uguaglianza a Dio, ma si è
umiliato prendendo le sembianze di uno schiavo, fino alla morte sulla
croce. Facendo della croce l'oggetto della sua memoria, del suo pensiero,
del suo amore, il saggio di Dio si è reso conforme a questa saggezza
sovrana. Egli ne trae una certa arte di onorare Dio in quanto Dio. Essa
assume un sapore divino nel modo di guardare tutti gli uomini, la loro
vita, i loro costumi, le loro azioni, tutto ciò che appartiene ad essi.
Essa li unge, come di un olio, di una grazia gioiosa. Così, alla vista
delle sue buone azioni, gli uomini glorificano il Padre che è nei cieli.

Egli fa mostra di benevolenza nei confronti dei suoi amici, di pazienza
e di dolcezza agli occhi dei suoi nemici. Egli distribuisce benefici a
tutti coloro a cui gli è possibile. A tutti gli uomini senza eccezione,
egli testimonia benevolenza e compie questa legge naturale: non fare agli
altri ciò che non vorrebbe fosse fatto a lui; voler fare per gli altri,
nella misura del possibile, ciò che egli vorrebbe fosse fatto a lui.
GUGLIELMO DI SAINT THIERRY

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