Mons. Vincenzo Paglia Commento su Is 58,7-10; Sal 111; 1Cor 2,1-5; Mt 5,13-16

V Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (09/02/2014)
Vangelo: Is 58,7-10|Sal 111|1Cor 2,1-5|Mt 5,13-16
Introduzione
Se metto un grosso cucchiaio di sale nella zuppa, sarà immangiabile. Ce ne vuole solo un pizzico, che basta ad insaporirla. O, senza utilizzare un'immagine, anche se non ci sono che pochi uomini a sopportare con buon umore, bontà e indulgenza le debolezze del loro prossimo (e le loro, in più!), a non essere solo preoccupati di imporsi, di perseguire i propri scopi e i propri interessi, questo pugno di uomini ha la possibilità di cambiare il proprio ambiente, contribuendo a che il nostro mondo resti umano. Il nostro mondo sarebbe povero, inumano e freddo se non ci fossero uomini che danno prova di questa cordialità e di questa generosità spontanee.

Ognuno di noi, anche se si sente isolato, ha la fortuna di poter cambiare il clima che lo circonda! Gesù ci crede capaci: voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo! Lo siamo?

Omelia

Siamo ancora all'inizio della predicazione di Gesù e senza dubbio di discepoli non possono vantare un'esemplare condotta da uomini delle beatitudini. Non fa quindi meraviglia che queste parole, sia a loro che a noi possano apparire eccessive, esagerate. Eppure Gesù insiste: "Se il sale diventa insipido con che cosa si dovrà dare sapore ai cibi?" Non è una domanda retorica. E piuttosto una richiesta di responsabilità. Gesù sembra dire a quel piccolo gruppo di discepoli: "Non ho altro che voi per l'annuncio del Vangelo. Se voi venite meno alla vostra funzione, se la vostra vita e la vostra predicazione sono insipide e senza gusto, non esiste rimedio". Così è se la lucerna accesa viene messa sotto il secchio (a volte, rovesciato, veniva usato come mensola). Non c'è modo di illuminare. Gesù chiede a tutti i discepoli (si badi bene, non agli esperti, ma a ogni credente, a ciascuno di noi) di essere sale della terra e luce del mondo. La richiesta ci trova certamente inadeguati. Ma questo non giustifica un atteggiamento rinunciatario. Essere sale e luce vuol dire non vivere per se stessi (il sale e per dare sapore ai cibi e la luce per illuminare gli altri) ma per tutti. Il sale e la luce perciò non risiedono nelle doti personali di ciascuno ma nella Parola di Dio che abita nel cuore dei discepoli. Di qui viene il coraggio di mettersi in missione (questo vuol dire porsi sul candelabro). La nostra debolezza non deve spaventarci. E vero quanto dice Paolo: siamo vasi di creta in cui Dio ha posto un tesoro prezioso da mostrare e da spendere.

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