Padre Gian Franco Scarpitta "Fedeli come Dio è fedele "

 
VIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (02/03/2014)
Vangelo: Mt 6,24-34Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )
Un bellissimo testo di Giovanni XXIII dal titolo "Solo per oggi" invita all'impegno quotidiano, alla dedizione costante ai nostri propositi e ai nostri progetti lungimiranti, tuttavia senza che ci lasciamo avvincere dal timore e dalla titubanza: ".. Solo per oggi mi guarderò dai due malanni: la fretta e l'indecisione.... Solo per oggi non avrò timori. In modo particolare non avrò paura di godere di ciò che è bello." Se è vero che da una parte non ci si può esimere dall'essere occupati e risoluti nelle nostre azioni, dall'altra è pur vero che l'ansietà e la preoccupazione eccessiva non conducono a nulla e occorre mostrare anche serenità e fiducia nei nostri impegni e nelle vicissitudini della vita. Ogni giorno nasconde già le sue pene e le sue angosce, come ci insegna oggi Gesù, e per questo non va sottovalutato, ma neppure preso troppo sul serio, e soprattutto nella singola giornata che
ci tocca vivere non consegue nulla il voler anticipare gli obiettivi del domani, perché è impossibile far sorgere il sole due volte o mettere in borsa i proventi futuri. Paura, ansia, timore e trepidazione per quanto ci aspetta in avvenire sono alla base del rovinio e della sconfitta; fiducia, risolutezza e impegno sono invece il passaporto di ogni successo o almeno la moneta adatta per poterlo acquistare. Ma quando si parla si fiducia, pur considerando che è importante la fiducia in se stessi e nelle proprie capacità, non si deve trascurare che essa deve essere rivolta innanzitutto a Dio, che a sua volta ha avuto fiducia in noi. Dio, che ha creato l'universo affidandoci di esso lo sviluppo e il progresso storico nel rispetto delle leggi della natura, ha avuto fiducia che l'uomo eseguisse tale progetto di tutela e di conservazione del cosmo e ciò nondimeno l'uomo non si è mostrato all'altezza di tanta fiducia, se è vero che tende a sovvertire o a manipolare il corso della natura; Dio ha salvato e redento l'uomo con la rivelazione della sua Parola e con i suoi continui interventi di salvezza mostrando così fiducia nella fedeltà dell'uomo alla sua alleanza, nonostante si sappia che l'uomo sia sempre venuto meno a tanta relazione amichevole; Dio ha dato fiducia all'uomo convocando il popolo di Israele nella comunione con Lui, eppure l'uomo infrange la comunione con la tendenza individualistica; Dio si è fidato dell'uomo in Gesù Cristo suo Figlio che ha voluto essere espressione e dell'amore del Padre nei confronti dell'umanità peccatrice con la conseguenza che noi continuiamo a crocifiggere il Cristo con i nostri peccati. Insomma Dio per primo ha avuto fiducia in noi, anche provvedendo al nostro sostentamento materiale, e ciò ci sospinge a che anche noi esterniamo fiducia ne suoi confronti, confidando in lui anche riguardo alle nostre necessità materiali e non lasciandoci sconfiggere dal timore e dall'angoscia del domani. Il profeta Isaia e molto categorico nel porre termini di paragone fra la fedeltà assoluta di Dio e le possibili infedeltà dell'uomo, del tutto incompatibili con il divino benvolere: "Come è inverosimile che una donna si dimentichi del proprio bambino, così è impensabile che Dio si dimentichi dei propri figli", concedendo loro ogni sorta di beneficio e di vantaggio, anche i mezzi materiali di sussistenza. Chi provvede ai fiori e all'erba del campo, come non può aver cura degli uomini, che valgono molto più di ogni altra cosa? Come non potrebbe ricordarsi di coloro che Lui stesso ha salvato e redento?
Certo, Dio non incoraggia la negligenza né la velleità di nessuno e non esenta nessuno dalla lotta quotidiana per il proprio sostentamento: il pane va guadagnato con il sudore della propria fronte e come ben ammonisce Paolo "chi non vuol lavorare, neppure mangi"(2Ts 3, 10). Tuttavia la fatica e il travaglio di ogni giorno trovano il sostegno continuo del Signore, poiché da lui proviene la nostra forza ed è lui ha fondare le ragioni della nostra perseveranza. E' da Dio che proviene ogni possibilità di impiego e di conseguenza di sostentamento materiale e non si può prescindere dal riconoscerlo come il fautore di ogni beneficio, riconoscendo nel suo intervento l'azione della Provvidenza. Nell'impegno continuo, fervente e produttivo si incontra Dio che benedice e consolida i risultati dei nostri sforzi e nella radicale fedeltà alla sua Parola si scopre come per primo resti fedele. La fiducia nella Provvidenza incoraggia anche la semplicità di vita e la soddisfazione per le risorse che si hanno a disposizione e aiuta a coltivare la povertà di spirito e l'umiltà. Di conseguenza aver fiducia in Dio comporta anche la fuga dal secondario, dal superfluo e da ciò che è ben lungi dall'essere per noi realmente foriero di benefici, ragion per cui eccoci convocati ad operare una scelta decisa e convinta: o il denaro e la lussuria tante volte mascherate da divinità sotto mentite spoglie, o il vero Dio Provvidenza che salva. Non aver fiducia nella Provvidenza o almeno il porre ostinatamente limiti ad essa e trovare scappatoie per potervi anteporre i nostri propositi e le nostre presunzioni equivale effettivamente a darla vinta al maligno e a lasciarci insidiare dal Dio denaro, perché il vizio e la ricchezza, radice di tutti mali (1Tm 6, 10), non possono che distoglierci dal fervore della fede, soprattutto quando i beni ci attraggano oltre misura.
Dio ha spogliato se stesso di qualsiasi sicurezza per essere fedele all'uomo, ma l'uomo deve spogliarsi del Dio denaro per essere fedele a Dio. E la sua vocazione è la fedeltà a Dio.
Chi confida in Dio si adopera con necessaria serenità nella vita di tutti i giorni senza paura né insicurezza e privandosi anche di personali sicumere fittizie. Per vivere un rapporto di fedeltà.

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