Paolo Zamengo"Dio tra le mie braccia "
Dio tra le mie braccia Lc 2, 22-34
A volte basta un attimo per scordare una vita. A volte non basta una vita per scordare un attimo!
Mi piace questa intuizione. Mi aiuta a comprendere il Vangelo della Presentazione di Gesù al Tempio! Perché esprime perfettamente ciò che hanno vissuto Simeone e Anna. Due persone che, forse, non si conoscevano ma che hanno avuto la stessa esperienza, e avuto la stessa grazia di vivere in un attimo ciò che vale una vita.
Gesù è appena nato, è ancora fanciullo, ed è ancora lontano il momento in cui si rivelerà e si consegnerà all’uomo, agli uomini. Ma già c’è chi ha occhi capaci di vedere oltre ciò che è una normale presentazione di
un bambino al tempio.
La presentazione al Tempio del primogenito è un riferimento di Es 13,2: “Consacrami ogni essere che esce per primo dal seno materno tra gli Israeliti. Ogni primogenito di uomini o di animali appartiene a me”.
Maria e Giuseppe non sanno ancora chi è quel bambino che pure hanno tra le braccia. Per noi e per loro, ancora una volta, Dio si manifesta solidale con gli uomini, fino a rispettare la legge nella quale è venuto al mondo. Gesù stesso, adulto, dirà di non essere venuto ad abolirla ma a compierla.
Simeone e Anna sono due personaggi conosciuti e ben noti alla comunità di Luca perché quando arriva a presentare Anna si preoccupa di dare delle coordinate precise, come quando si vuole far ben capire di chi si sta parlando. A noi oggi dicono poco le parole “Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser”: erano invece chiare a coloro cui era indirizzato il Vangelo.
Vogliano farci capire che si parla di qualcosa di vero, di vissuto e di concretamente e storicamente esistito. Non si inventano fatti per dare un annuncio. Si parla di Anna che ha vissuto questa esperienza. Ed è un’ esperienze che dà speranza anche a noi che non l’abbiamo vissuta. Luca stesso non è uno dei testimoni che ha visto Gesù, eppure ha potuto scrivere il suo Vangelo grazie alla fede e grazie allo Spirito Santo che era sopra di lui, proprio come a Simeone e Anna.
Questi due anziani, eternamente giovani nel cuore, hanno avuto pazienza e fedeltà nell’attesa di quel giorno. E Simeone, dopo aver abbracciato il bambino, canterà il famosissimo “Nunc dimittis” che ancora oggi la chiesa fa risuonare prima del riposo notturno, parabola della vita. Forse questa preghiera non è di Simeone, è dello stesso evangelista Luca, ispiratosi a testi di Isaia, e posta nel cuore e sulle labbra del vecchio Simeone.
Simeone e Anna hanno visto compiersi la loro attesa. Primi tra il popolo di Israele. Con i loro occhi hanno visto ciò che altri non hanno saputo fare, come i dottori del tempio e molti del popolo. Insieme hanno vissuto quella vita che non basterà per dimenticare un attimo; l’attimo che vale una vita!
Al credente di oggi, a ognuno di noi è chiesto di vivere in attesa, sempre, quotidianamente. È chiesto di essere pronti al nuovo avvento del Signore; è chiesto di vegliare per vedere con gli occhi della fede le sue orme nel creato e scorgere il volto di Dio nei fratelli.
Simeone e Anna, occhi bruciati dall’attesa, maestri nella fede e della speranza, ci insegnano la loro preghiera. “Ora lascia, o Signore, che io ti abbracci perché ti ho incontrato”.
A volte basta un attimo per scordare una vita. A volte non basta una vita per scordare un attimo!
Mi piace questa intuizione. Mi aiuta a comprendere il Vangelo della Presentazione di Gesù al Tempio! Perché esprime perfettamente ciò che hanno vissuto Simeone e Anna. Due persone che, forse, non si conoscevano ma che hanno avuto la stessa esperienza, e avuto la stessa grazia di vivere in un attimo ciò che vale una vita.
Gesù è appena nato, è ancora fanciullo, ed è ancora lontano il momento in cui si rivelerà e si consegnerà all’uomo, agli uomini. Ma già c’è chi ha occhi capaci di vedere oltre ciò che è una normale presentazione di
un bambino al tempio.
La presentazione al Tempio del primogenito è un riferimento di Es 13,2: “Consacrami ogni essere che esce per primo dal seno materno tra gli Israeliti. Ogni primogenito di uomini o di animali appartiene a me”.
Maria e Giuseppe non sanno ancora chi è quel bambino che pure hanno tra le braccia. Per noi e per loro, ancora una volta, Dio si manifesta solidale con gli uomini, fino a rispettare la legge nella quale è venuto al mondo. Gesù stesso, adulto, dirà di non essere venuto ad abolirla ma a compierla.
Simeone e Anna sono due personaggi conosciuti e ben noti alla comunità di Luca perché quando arriva a presentare Anna si preoccupa di dare delle coordinate precise, come quando si vuole far ben capire di chi si sta parlando. A noi oggi dicono poco le parole “Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser”: erano invece chiare a coloro cui era indirizzato il Vangelo.
Vogliano farci capire che si parla di qualcosa di vero, di vissuto e di concretamente e storicamente esistito. Non si inventano fatti per dare un annuncio. Si parla di Anna che ha vissuto questa esperienza. Ed è un’ esperienze che dà speranza anche a noi che non l’abbiamo vissuta. Luca stesso non è uno dei testimoni che ha visto Gesù, eppure ha potuto scrivere il suo Vangelo grazie alla fede e grazie allo Spirito Santo che era sopra di lui, proprio come a Simeone e Anna.
Questi due anziani, eternamente giovani nel cuore, hanno avuto pazienza e fedeltà nell’attesa di quel giorno. E Simeone, dopo aver abbracciato il bambino, canterà il famosissimo “Nunc dimittis” che ancora oggi la chiesa fa risuonare prima del riposo notturno, parabola della vita. Forse questa preghiera non è di Simeone, è dello stesso evangelista Luca, ispiratosi a testi di Isaia, e posta nel cuore e sulle labbra del vecchio Simeone.
Simeone e Anna hanno visto compiersi la loro attesa. Primi tra il popolo di Israele. Con i loro occhi hanno visto ciò che altri non hanno saputo fare, come i dottori del tempio e molti del popolo. Insieme hanno vissuto quella vita che non basterà per dimenticare un attimo; l’attimo che vale una vita!
Al credente di oggi, a ognuno di noi è chiesto di vivere in attesa, sempre, quotidianamente. È chiesto di essere pronti al nuovo avvento del Signore; è chiesto di vegliare per vedere con gli occhi della fede le sue orme nel creato e scorgere il volto di Dio nei fratelli.
Simeone e Anna, occhi bruciati dall’attesa, maestri nella fede e della speranza, ci insegnano la loro preghiera. “Ora lascia, o Signore, che io ti abbracci perché ti ho incontrato”.
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