Un Abbraccio" ETERNO"

"Amerai il tuo prossimo" è comandamento scritto nel libro del Levitico
(19,18). L'amore verso il prossimo era circoscritto verso il proprio
connazionale, verso l'alleato, ma non verso il nemico; tuttavia, "Odierai
il tuo nemico" non si trova scritto da nessuna parte della Scrittura,
sebbene la sostanza si ritrovi nel quadro della guerra santa contro le
città della Palestina.
L'odio verso il nemico non era di cieca brutalità, poiché era supportato
da un compito di giustizia da compiere contro gli empi. Gesù abolisce
radicalmente l'odio verso il nemico, verso l'empio, verso il persecutore.
Al contrario, bisogna amare i nemici per avere un amore universale che
superi l'amore verso connazionali, alleati e amici.
Amare chi ci ama non è fare niente di straordinario che demarchi
profondamente l'agire pagano da quello cristiano. Il cuore deve essere
duro contro il male, ma non contro il persecutore di fronte al quale
bisogna porsi con la nobiltà conferita dalla fortezza della fede e
dell'amore.

Il compito di giustizia da attuare verso gli empi è segnato dalla
giustizia del Cristo che ha espiato i nostri peccati, cosicché ogni uomo
ha al suo attivo la salvezza operata da Cristo. La giustizia da compiere
presso gli empi è quella di annunciare Cristo, testimoniare Cristo.
Al posto della giustizia punitiva operata dalle armi si ha la giustizia
di misericordia operata dalla croce di Cristo. Il mondo sarà portato alla
pace, quella vera, non dalle armi, ma dalla partecipazione alla passione
di Cristo. Portare la pace nel mondo era il desiderio di san Paolo, come
di tutti i santi, come deve essere il nostro. Per questo disegno di pace
Paolo non esitava a partecipare ai patimenti di Cristo, nel dono di
completarli, come dice nella lettera ai  Colossesi (1,24): "Do compimento
a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del
suo corpo che è la Chiesa". Chiesa che deve crescere nella santità ed
estendersi nel contempo a tutte le genti. Il mondo è ostile, trama
agguati e violenze, verbali o meno, contro chi annuncia l'amore, perché
il mondo odia l'amore, ma Dio protegge sempre la Chiesa, ogni cristiano
che sia veramente tale, come abbiamo ascoltato: "Egli fa cadere i
sapienti per mezzo della loro astuzia" e anche "Il Signore sa che i
progetti dei sapienti sono vani". La Chiesa procede portando la croce,
non avanza senza la croce. Portare la croce è certo il risultato di tutte
le virtù, ed è la forza per cambiare il mondo. Certo, "Prudenti come i
serpenti e semplici come le colombe" (Mt 10,16) ci dice il Signore al
riguardo degli uomini, per non cadere nei loro tranelli, nei loro
raggiri; ma pur prudenti non dobbiamo mai sottrarci alla croce, sotto
pretesto di poter  portare, senza danni, ugualmente Cristo nel mondo.
Quanti prudenti la cui prudenza è viltà! Quanti vedendo gli eroi di
Cristo sotto le croce pensano che hanno fatto l'errore di non essere
prudenti. La prudenza usata per scansare la croce è perdente, sterile,
carnale. L'abbracciare la croce non porta a sconfitta, a fallimento.
Grandi gli orizzonti che ci stanno davanti, grande l'impresa che dobbiamo
compiere: quella di portare a Cristo il mondo con la forza dell'amore,
testimoniato con l'accettazione della croce. Amen. Ave Maria. Vieni,
Signore Gesù.

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