Dal “Memoriale della vita cristiana” di Luigi di Granada.


Tra gli episodi principali della vita di Gesù Cristo, che spiccano e appassionano di più vi è la sua gloriosa trasfigurazione. Un giorno Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. E mentre pregava il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante Lc 9,28-29. Notiamo l’audace stratagemma che escogita il Maestro divino per attirarci a sé. Cristo conosce i meccanismi dell’animo umano che resta sedotto dal fascino dei beni presenti più che dalla promessa di realizzazioni future. Lo afferma anche Qoelet: Meglio vedere con gli occhi che vagare con il desiderio Qo 6,9. Dopo aver annunziato più volte agli apostoli che la loro ricompensa sarebbe ben grande nel regno dei cieli, che vi starebbero seduti su dodici troni, Cristo vuole ancora far loro assaporare un anticipo delle dolcezze della ricompensa ultramondana. Il Signore spera che l’aprirsi allo stupore della vittoria finale infonderà negli apostoli un coraggio nuovo per affrontare i rischi del combattimento.Però il Signore non svela la gloria che inebria i santi; i sensi non potranno mai coglierla. Scopre soltanto il mare di luce e di bellezza in cui veleggeranno i corpi dei beati, dopo la risurrezione. Sapienza di Cristo! Non è forse la carne quella che tende dì continuo a far deragliare il nostro itinerario verso le vette? Non è forse lei l’ostacolo primario per cui
arretriamo quando si tratta di imitare Cristo Gesù e portare la croce? Perciò, proprio la nostra parte sensibile andava coinvolta perché potesse gettarsi allo sbaraglio, spronata dal pungolo della gloria immensa che l’aspetta. Ti sentì congelare quando ti si parla di mortificare, crocifiggere il tuo comportamento secondo natura? Fatti forza e ascolta quello che dice san Paolo: Aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo, per conformarlo al suo corpo glorioso. Fil 3,21.

Notate anche il monte che il divin Maestro sceglie per offrire agli apostoli quello spettacolo glorioso: è un luogo solitario, anzi deserto. Eppure a Cristo non sarebbe costato nulla scegliere una vallata o un posto accessibile a tutti. Ne segue che uno non ottiene la grazia della trasfigurazione nel tumulto e nel fracasso degli affari, ma nella solitudine del raccoglimento; di certo non nelle regioni dove dominano voraci gli appetiti, ma sul monte della sobrietà, una volta acquietati sensi e moti passionali. Allora, su quel monte solitario, uno vede Cristo trasfigurato, gode della bellezza di Dio, riceve i doni dello Spiríto Santo. Lassù si beve una goccia delle acque del fiume che rallegra la città dì Dio; sì gusta il vino squisito che inebria i beati del cielo.

Ora, se una volta soltanto tu fossi giunto in cima a questo monte, con che entusiasmo avresti pronunciato le parole di Pietro: Maestro, è bello per noi stare qui. Come se avesse voluto dire: Signore, donaci questo unico monte in cambio dell’universo intero; donaci i beni della solitudine, al posto dei beni e dei piaceri del mondo.

Notate ancora che la trasfigurazione avvenne mentre il Salvatore stava pregando. Gli intimi di Dio in genere sono trasfigurati nell’esercizio della preghiera. Proprio allora ricevono uno spirito nuovo, una luce nuova, un cibo nuovo, una purezza di vita nuova; il cuore è reso così fervido da questa trasfigurazione spirituale, opera esclusiva di Dio, che è irriconoscibile.

Soffermiamoci anche sull’argomento che occupa il Salvatore nel mezzo della gloria che lo avvolge. Egli discorre delle sofferenze che lo aspettano a Gerusalemme; vuole cioè insegnarci su che realtà devono sboccare i favori divini, e quali sentimenti e propositi essi devono fare nascere in cuore ai servi di Dio: appunto il vivo desiderio di soffrire e dar la vita per il Maestro che ci tratta con bontà. Egli merita tale sacrificio e infinitamente di più. Sicché, quando il Signore ti colmerà delle sue tenerezze, pensa ai dolori che dovrai sostenere per lui; a tali doni deve far eco una simile riconoscenza.




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