Don Alberto Brignoli " La montagna che trasfigura"

II Domenica di Quaresima (Anno A) (16/03/2014)
Vangelo: Mt 17,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )
Di neve, in alto, ne è venuta parecchia, quest'anno, sulle nostre montagne. E c'è da dire che il fascino che sprigionano quando sono imbiancate è davvero notevole...ancor di più in giornate come queste, nelle quali il cielo blu terso fa risaltare ancor di più il bagliore del candido mantello. Le montagne - le nostre Orobie, che di pochissimo superano i 3.000 metri - sembrano molto, molto più alte per via dell'imponenza che il manto di neve dona loro. E poco conta che il primo caldo primaverile abbia già sciolto parecchia della neve che si era accumulata; e presto lascerà il posto - come già sta facendo qui a fondovalle, nei pressi del corso del fiume - a bucaneve, primule, viole e narcisi. E poi, ai prati verdi che inizieranno a ripopolarsi degli abitanti della
montagna, i veri proprietari delle alte vette, quelli a quattro zampe e a volte anche qualche corno...
L'acqua e la neve che in abbondanza hanno inzuppato la terra quest'inverno non dovrebbero farci sentire l'arsura dell'estate; eppure sono convinto che come ogni anno ci lamenteremo (forse più a valle che a monte) per la siccità estiva, che ingiallirà i prati prima ancora dei colori dell'autunno; e così, ritornerà l'inverno... Il ciclo delle stagioni (circolare e monotono, proprio perché è un ciclo, è rotondo) scandisce la vita della natura, e della montagna in particolare, che più di qualsiasi altro luogo geografico sperimenta su di sé una perpetua e annuale trasformazione. Una sorta di "trasfigurazione", che in ogni stagione la riveste di una gloria differente. Non a caso, credo, il Maestro ha scelto un alto monte per essere trasfigurato davanti ai suoi discepoli: perché la montagna l'avrebbe capito, compreso, accolto molto più facilmente di qualsiasi altra geografia, e - forse - anche di qualsiasi discepolo.
È proprio così: la montagna trasfigura, la montagna ti trasfigura. Trasfigura il tuo volto quando - a fatica, carico di uno zaino - cerchi di raggiungere una meta che si allontana ogni volta che tu ti avvicini. Trasfigura il corpo di chi - per necessità di famiglia o per lavoro - vive ancora della montagna, tagliando la legna, grattando le pareti delle poche miniere rimaste, inseguendo un bestiame non sempre disciplinato...la gente che vive della montagna ha il corpo trasfigurato dalla forza dei propri muscoli, temprato dalle fatiche, vaccinato contro ogni batterio. Forte, come la roccia con cui ha a che fare 365 giorni l'anno.
Ma la montagna trasfigura pure la mente, l'animo, lo spirito. Perché la maggior parte di noi che viviamo la montagna parzialmente, nel fine settimana o ancor meno, ne vediamo soprattutto la poesia e la suggestiva bellezza, per via del sospirato sentimento di pace che entra nel nostro cuore quando vi giungiamo per tirare il fiato dallo stress caotico della città feriale. Ma chi la montagna la vive 365 giorni l'anno sa che non è sempre così poetica... la sua solitudine, il suo isolamento, le piogge insistenti e le nubi basse che le accompagnano, il sole che gioca a nascondino tutto l'inverno e permette al freddo di maltrattare le ossa, trasfigurano l'animo, lo rendono triste, a volte malinconico, un po' rude a tratti, senza tanti fronzoli per la testa, immediato, schietto fino all'asprezza. Anche le cose dello Spirito, che facilmente si elevano a Dio quando il cielo è sereno e ti permette di vedere... i malleoli del Padreterno, si trasfigurano rapidamente quando le nubi basse impediscono di vedere ogni cosa, e puoi solo immaginare dove sia il sentiero per tornare a casa, casomai ti fossi avventurato da solo nel bosco.
La tua volontà, la tua forza di volontà, è messa a dura prova dalla rudezza della montagna. Perché finché il cielo è sereno, in qualsiasi stagione ci troviamo, "è bello per noi essere qui", e non vorremmo mai andarcene via. Ma quando arrivano le nubi, il sole scompare, e la cruda realtà della vita di ogni giorno ti ricorda che il sole in montagna forse lo vedi 4-5 mesi l'anno...beh, allora "cadi con la faccia a terra pieno di timore", e come i tre discepoli sul Tabor ti auguri che tutto passi presto e si trasfiguri ancora una volta verso il bello.
Vivendo il fatto della trasfigurazione su un alto monte, il Signore ha voluto fare cogliere ai suoi tre amici - e a tutti noi - che la vita di fede è come la vita di montagna: è fatta di bellezze, di gioie, di momenti spettacolari, di respiri profondi e di pensieri sublimi, ma anche di fatica, di una buona volontà messa a dura prova, di solitudine, di buio, di mancanza di sole, di nubi basse fuori e dentro di noi. E molte volte, senza avere la possibilità di raccontarlo ad alcuno, perché è il Signore stesso che ci chiede la fatica di assimilare e conservare tutto nel nostro cuore, "senza parlare a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti".
Eh, sì, perché di queste cose, della vita dura del credente e delle sue continue e dolorose trasfigurazioni si potrà parlare tranquillamente e con serenità solo quando ci sarà data -come dice Paolo - "la manifestazione del salvatore nostro Cristo Gesù, che ha vinto la morte". Ma prima, dovremo accettare che la volontà del Padre passi attraverso un nuovo "alto monte", con una croce piantata sopra.
Per ora, siamo solo all'inizio del cammino.

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