Don Giovanni Berti " È bello essere cristiani"

Quale giorno fa a Roma sono stato in visita alla Cappella Sistina. Non è la prima volta che ci vado, e viste anche le innumerevoli immagini che circolano del lavoro di Michelangelo, sicuramente questo prodigioso capolavoro dell'arte è ben presente e ben conosciuto.
Ma l'esperienza di immergersi fisicamente tra le pareti affrescate della Sistina, rimane unica e sempre di forte impatto emotivo. Parafrasando il titolo del film italiano che ha vinto l'Oscar, si fa l'esperienza di essere avvolti da una grande bellezza! E viene proprio da usare l'espressione di Pietro nel Vangelo "è bello per noi stare qui"!
Anche se le storie narrate dal capolavoro michelangiolesco sono varie e non sempre piacevoli (si parla di Creazione e di distruzione con il Diluvio, si narra del Giudizio universale fatto di salvezza e condanna), la sensazione è di una profonda armonia e di una luminosità del bello che emerge nel suo insieme.
Di questa visita ricordo il particolare del numero elevatissimo di turisti, di ogni parte del mondo, che entrano e si accalcano e stringono, e alzando lo sguardo contemplano questo capolavoro. Ricordo anche la "stonatura" dei commessi che, a mio avviso inutilmente, richiamano al silenzio, ricordando che si tratta di un
luogo di preghiera. E a rafforzare questa cosa, dopo un po' che siamo dentro e dopo mille richiami da parte degli addetti, esce un prete che inizia una inutilissima preghiera al microfono, mezza in latino e mezza in italiano. Devo dire che questa preghiera forzata non era una gran bellezza, soprattutto perché imposta a tutti i turisti, la gran parte dei quali manco era cattolica o addirittura cristiana.
Gesù sul monte si trasfigura, prende una luce nuova che avvolge i 3 discepoli che sono venuti li carichi dei loro dubbi, rigidità di fede e fatiche umane.
Pietro poco prima, nel racconto evangelico, è stato chiamato "Satana" da Gesù perché lo voleva fermare nel suo cammino di donazione. Pietro è anche chiamato con quel nome ad indicare la rigidità della sua fede, fatta di slanci ma anche da incomprensioni verso Gesù. Anche Giacomo e Giovanni, insieme agli altri discepoli, sono quelli che mentre Gesù parla di Regno di Dio raggiunto attraverso la sofferenza e la croce, sono invece preoccupati di avere un posto di onore e di gloria umana.
In questi tre, che si trovano su questo monte, ci siamo anche noi, ci sono anche io con le mie rigidità, incoerenze e fatiche nel credere ed essere discepolo di Gesù. Gesù prende una nuova luce di bellezza che mi vuole avvolgere e costringere a guardare in alto per ascoltare più Dio che me stesso. La nube che avvolge i tre e che li porta a cadere a terra, è Dio Padre che indica ancora una volta (come fece anche nel Battesimo al Giordano) Gesù come colui da ascoltare e seguire: Gesù è il vero e unico maestro, maestro con le parole e con l'esempio della vita, Gesù è il fratello messo accanto a me e che mi vuole illuminare e donare la sua vita.
Pietro dice che è bello tutto questo. E ha ragione! La fede non è solo esecuzione rigida e eroica di leggi e ordini, ma prima di tutto è esperienza di bellezza profonda e di pace spirituale. Da tutto questo nasce il desiderio di seguire concretamente la volontà di Dio anche con scelte e faticose rinunce.
La fede cristiana che ci è stata insegnata ci vuole avvolgere, come nell'esperienza della Cappella Sistina, di una bellezza che ci spinge a ripensare la nostra vita e riorientarla a Dio.
Senza questa adesione profonda che mi fa dire "è bello per me stare qui... in questa fede in questo insegnamento, in questa comunità di cristiani", la vita cristiana evapora subito e ci si distacca.
Da qui penso che nasca per me credente un impegno e una grande responsabilità. Credo che è anche mio compito di testimoniare una vita cristiana bella e luminosa, in modo che chi mi conosce possa essere aiutato a pensare e poi a dire "è bello credere..."
La grande bellezza della fede, che diventa luminosa e invita a viverla fino in fondo, è anche compito mio. Un piccolo pezzetto dell'affresco luminoso del Vangelo oggi può essere opera mia.

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