Gaetano Salvati" disseta i cuori inariditi"

Commento su Giovanni 4,5-42
III Domenica di Quaresima (Anno A) (23/03/2014)
La Parola di oggi racconta che l'uomo ha sete, è desideroso di una speranza e di una giustizia più grandi delle disperazioni degli eventi della storia. Nella prima lettura, infatti, gli israeliti hanno sete: mormorano contro Mosè perche li ha condotti nel deserto per morire (Es 17,3); contro Dio perché, disperati, non sanno più se Lui è in mezzo a loro o no (v.7). Ma il Signore interviene (v.5), placa le ansie del futuro e disseta i cuori inariditi: dona gratuitamente l'acqua agli assetati di ogni tempo e di ogni luogo.
La Parola narra anche della sete di Dio, la sete d'amore per ogni uomo. Nella lunga scena del vangelo non è la donna a chiedere l'acqua, è Dio che dice: "Dammi da bere" (Gv 4,7). Ora, il Signore potente si fa debole, bisognoso di cure per permettere ad ognuno di lasciarsi aiutare dalla fonte dell'incontro con Lui, quella "che zampilla per la vita eterna" (v.14), cioè sempre disponibile per ridare speranza e pace.

Ma perché Dio ci chiede da bere? La risposta va ricercata nel dialogo con la samaritana.
Dopo che il Signore ha detto che la Sua sorgente è per la vita eterna, la donna chiede quest'acqua (v.15). Egli, invece, sposta il discorso sul piano personale: conosce le profondità, le debolezze e le paure della donna (v.18), non è ignaro neppure delle nostre storie ed è al corrente dei nostri drammi; tuttavia ci chiede una mano per farci scoprire quanto ci ami perché deboli. Rivelando il Suo amore, mostra alla donna e a noi che l'acqua invocata da tutti è Lui stesso: il Cristo, che raggiunge gli uomini con la Sua grazia e verità (v.23). Nella Sua dolce iniziativa e nel discernimento dei nostri limiti, noi riconosciamo il viandante assetato, il nostro Salvatore.
La medesima grazia donata dal Signore, quella che ci permette di adorare "il Padre in spirito e verità" (v.23), va elargita a tutti quei deboli per i quali "Cristo mori" (Rm 5,6). Come cristiani, difatti, siamo chiamati a dare speranza ad ogni uomo che vive nel deserto della solitudine; non a tormentare, con le nostre fissazioni talvolta religiose, i fratelli che hanno sete di Cristo. Allora, come il viaggiatore giudeo che ha rotto gli schemi religiosi dell'epoca perché ha chiesto nutrimento ad una samaritana, ad una "eretica", così anche noi, per essere chiesa fedele, militante, obbediente e umile, non dobbiamo crederci migliori di chi non è cristiano, di chi vive in situazioni "scandalose", ma abbracciare chiunque e togliere i pesi del peccato, testimoniando l'amore di Cristo. Amen.

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