Abbazia Santa Maria di Pulsano Letture patristiche DOMENICA «DELLE PALME O DI PASSIONE»

Matteo 26,14-27,66; Isaia 50,4-7; Salmo 21; Filippesi 2,6-11
1. Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d'Israele
Venite, e saliamo insieme sul monte degli Ulivi, e andiamo incontro a Cristo che oggi ritorna da Betània e si avvicina spontaneamente alla venerabile e beata passione, per compiere il mistero della nostra salvezza. Viene di sua spontanea volontà verso Gerusalemme. È disceso dal cielo, per farci salire con sé lassù «al di sopra di ogni principato e autoritàri ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare» (Ef 1,21). Venne non per conquistare la gloria, non nello sfarzo e in forma spettacolare: «Non contenderà», dice, «né griderà, né si udrà la sua voce» (Mt 12, 19). Sarà mansueto e umile, ed entrerà con un vestito dimesso e in condizione di povertà.

Corriamo anche noi insieme a colui che si affretta verso la passione, e imitiamo coloro che gli andarono incontro. Non però per stendere davanti al suo cammino rami d'olivo o di palme, tappeti o altre cose del genere, ma come per sten­dere in umile prostrazione e in profonda adorazione dinanzi ai suoi piedi le nostre persone. Accogliamo così il Verbo di Dio che si avanza e riceviamo in noi stessi quel Dio che nessun luogo può contenere. Egli, che è la mansuetudine stessa, gode di venire a noi mansueto. Sale, per così dire, sopra il crepuscolo del nostro orgoglio, o meglio entra nell'ombra della nostra infinita bassezza, si fa nostro intimo, diventa uno di noi per sollevarci e ricondurci a sé. Egli salì verso oriente sopra i cieli dei cieli (cf Sal 67,34) cioè al culmine della gloria e del suo trionfo divino, come principio e anticipazione della nostra condizione futura. Tuttavia non abbandona il genere umano perché lo ama, perché vuole sublimare con sé la natura dell'uomo, innalzandola dalle bassezze della terra verso la gloria. Stendiamo, dunque, umilmente innanzi a Cristo noi stessi, piuttosto che le tuniche o i rami inanimati e le verdi fronde che rallegrano gli occhi solo per poche ore e sono destinate a perdere, con la linfa, anche il loro verde. Stendiamo noi stessi rivestiti della sua grazia, o meglio, di lui stesso, poichè «quanti siamo stati battezzati in Cristo, ci siamo rive-stiti di Cristo» (Gal 3,27) e prostriamoci ai suoi piedi come tuniche distese.
Per il peccato eravamo rossi come scarlatto; in virtù del lavacro battesimale della salvezza, siamo arrivati al candore della lana per poter offrire al vincitore della morte non più semplici rami di palma, ma trofei di vittoria. Agitando i rami spirituali dell'anima,anche noi ogni giorno, assieme ai fanciulli, acclamiamo santamente: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d'Israele».

Dai «Discorsi» di sant'Andrea di Creta, vescovo.

2. Sermone per la Domenica delle Palme

Fratelli, che siete venuti in chiesa con maggiore impulso del solito, e che avete portato con voi con gioia rami d`albero, vi prego. Ma giova farlo con coloro che non sanno perché lo fanno, né cosa significhino queste cose?
Voi dovete sapere che in questo giorno, cioè il giovedì prima della sua Passione, il nostro Salvatore si pose a sedere su un`asina presso il monte degli Ulivi per dirigersi verso Gerusalemme (cf. Gv 12,1). Ora la folla, saputo che Gesù era diretto a Gerusalemme, gli andò incontro con rami di palme (cf. Gv 12,14; Mt 21,1-7; Mc 11,1-7; Lc 19,29-35), "e siccome egli già si apprestava a discendere il monte degli Ulivi, nella sua gioia la folla di coloro che discendevano si mise a lodare Dio a gran voce" (Gv 12,12-13). Durante quei cinque giorni, cioè da questo fino alla sera del giovedì in cui fu consegnato dopo la Cena, egli insegnò tutti i giorni nel tempio e dimorò tutte le notti sul monte degli Ulivi. E poichè il decimo giorno del mese si rinchiudeva l`agnello che doveva essere immolato il quattordicesimo giorno dai figli d`Israele, è a pieno titolo che questo vero Agnello, cioè il Cristo Signore, entrò quel giorno, lui che doveva essere crocifisso il venerdì nella Gerusalemme dove era rinchiuso l`agnello tipico. Oggi perciò, "le persone in gran numero, stesero i loro mantelli sulla strada e altre oggi tagliavano rami dagli alberi e ne cospargevano" (Mt 21,8) del pari il cammino del Salvatore.
E se la santa Madre Chiesa celebra oggi corporalmente questi avvenimenti, è perchè si adempiano, il che è molto più importante, spiritualmente. Infatti, ogni anima santa è l`asina di Dio. Il Signore si asside sull`asina e si dirige verso Gerusalemme, quando abita nelle vostre anime, fa loro disprezzare questo mondo e amare la patria celeste. Voi gettate le vostre vesti davanti a Dio sulla strada se mortificate i vostri corpi con l`astinenza preparandogli così il cammino per venire a voi. Voi tagliate rami d`alberi se vi preparate il cammino per andare a Dio, praticando le virtù dei santi Padri. Cosa fu Abramo? Cosa fu Giuseppe? E David? Cosa furono gli altri giusti, se non alberi che portano frutto? Imparate l`obbedienza alla scuola di Abramo, la castità alla scuola di Giuseppe, l`umiltà alla scuola di David, se vi aggrada ottenere la salvezza eterna.
La palma significa la vittoria. Così noi portiamo palme nella mano, se cantiamo la vittoria gloriosa del Signore, sforzandoci di vincere il diavolo con una buona condotta. Ecco perchè dovete anche sapere, o fratelli, che porta invano il ramo d`ulivo colui che non pratica le opere di misericordia. Come pure, è senza alcun profitto che porta la palma colui che si lascia vincere dalle astuzie del diavolo. Rientrate in voi stessi, carissimi, ed esaminate se fate spiritualmente ciò che compite corporalmente.
Credetelo molto fermamente, fratelli, sarebbe pericoloso per noi non annunciarvi i misteri del nostro Salvatore, ma è altresì pericoloso per voi non prestar loro che poca attenzione. Noi vi esortiamo in definitiva a prepararvi tanto maggiormente, quanto più si avvicina la festa di Pasqua, a purificarvi da tutto ciò che è invidia, odio, collera, parole ingiuriose, maldicenze e calunnie, per poter celebrare degnamente quel giorno.
Perdonate coloro che hanno peccato contro di voi, affinchè il Signore perdoni i vostri peccati: colui che avrà serbato odio o collera, sia pure nei confronti di un sol uomo, celebrerà la Pasqua per sua sventura, poiché non mangerà la vita con Pietro, ma riceverà nella santa comunione la morte con Giuda. Allontani da voi tale sciagura, colui che vi ha creato con potenza, riscattato con amore, Gesù Cristo nostro Signore, che vive e regna con il Padre e lo Spirito Santo, Dio, nei secoli dei secoli. Amen.

(Anonimo IX secolo, Hom. 10)

3. Colloquio intimo con Dio

Ritengo dunque auspicabile dire qui qualcosa delle sofferenze che per me Tu hai sofferto, o Dio di tutti.
Ti sei tenuto in piedi nel tribunale della creatura, in una natura che era la mia.
Non hai parlato, Tu che doni la parola. Non hai alzato la voce, Tu che crei la lingua. Non hai gridato, Tu che scuoti la terra. Non hai ruggito, Tu che sei la tromba che risuona agli orecchi di tutti nella Maestà.
Non li hai biasimati, nonostante i tuoi benefici, e non hai loro, nonostante le loro malvagità, chiuso la bocca; non hai abbandonato alla confusione chi Ti abbandonava ai tormenti della morte; non hai opposto resistenza, quando Ti legavano e quando Ti schiaffeggiavano, non Ti sei indignato; quando Ti coprivano di sputi, Tu non hai ingiuriato, e quando Ti davano pugni, Tu non hai fremuto.
Quando si facevano burle di Te, non ti sei corrucciato; e quando Ti schernivano, non hai alterato il tuo viso.
Lo hanno spogliato della tunica che Lo ricopriva come se Egli fosse impotente,
e di nuovo ve Lo hanno rivestito come un detenuto incapace di fuggire...
Con la flagellazione, all`ultima ignominia l`han consegnato in mezzo a plebaglia abietta; han piegato il ginocchio per insultarlo e gli han posto sul capo una corona per disprezzo (cf. Mt 27,26-31).
Lungi dal darTi un attimo di tregua, o Fonte della vita, t`hanno apprestato, per portarlo lo strumento di morte.
Con magnanimità Tu l`hai accolto, l`hai preso con dolcezza, l`hai sollevato con pazienza; ti sei caricato, come fossi un colpevole, del legno dei dolori!
Sulla sua spalla Egli ha portato l`arma di vita, come il fiore di giglio delle valli (cf. Ct 2,1).
Ti han cacciato fuori come la vittima dell`olocausto;ti hanno sospeso come l`ariete impigliato al cespuglio per le corna (cf. Gen 22,13);
Ti hanno disteso sull`altare della Croce come una vittima; Ti hanno inchiodato quasi Tu fossi un malfattore; Ti hanno inchiodato come un ribelle; Tu che sei la Pace celeste, quasi Tu fossi un brigante; Tu che sei la grandezza inviolabile, come un uomo dei dolori; Tu che sei adorato dai Cherubini, come un essere spregevole (cf. Is 53,3).
Tu che sei la causa della vita, come degno d`esser distrutto dalla morte; Tu che hai esposto l`Evangelo, come un bestemmiatore della Legge; il Signore e il compimento dei Profeti, come un trasgressore delle Scritture; Tu che sei il raggio di gloria e il sigillo di pensieri insondabili del Padre (cf. Eb 1,3), come avversario della volontà di Colui che Ti ha generato; Tu che sei veramente Benedetto, come un esiliato; Tu che hai sciolto il legame della Legge, come uno scomunicato (cf. Gal 3,13);
Tu che sei un fuoco divoratore (cf. Dt 4,24), come un prigioniero condannato;
Tu che sei temibile in cielo e in terra, come un uomo giustamente castigato (cf. Is 53,4); Tu che sei nascosto in una luce inaccessibile (cf. 1Tm 6,16), come uno schiavo terrestre!

(Gregorio di Narek, Liber orat. 77, 1 ss.)

4. Le lodi dei fanciulli

"I fanciulli gridavano e dicevano: Osanna al figlio di David. La cosa spiacque ai sommi sacerdoti e agli scribi, e gli dissero: Non senti ciò che dicono?" (Mt 21,15-16). Visto che le lodi non ti sono gradite, falli tacere. Alla sua morte come alla sua nascita, i fanciulli prendono parte alla corona dei suoi dolori. Incontrandolo, Giovanni, ancora "bambino, ha esultato nel seno" (Lc 1,41) di sua madre, e dei bambini furono messi a morte alla sua nascita, e divennero come il vino del suo banchetto nuziale. Furono dei fanciulli a proclamare le sue lodi quando giunse il tempo della sua morte. Alla sua nascita, "Gerusalemme si turbò" (Mt 2,3), e lo fu ancora e "temette" (Mt 21,10), il giorno in cui egli vi entrò. "La cosa spiacque agli scribi e gli dissero: Fermali! Egli rispose loro: «Se essi tacciono grideranno le pietre»" (Lc 19,39-40). Per cui, essi hanno preferito far gridare i fanciulli, piuttosto che le pietre, poichè al clamore delle creature gli spiriti ciechi avrebbero potuto comprendere. Il clamore delle pietre era riservato al tempo della sua crocifissione (cf. Mt 27,51-52); infatti, allora, rimasti muti coloro che erano dotati di parola, furono le cose mute che proclamarono la sua grandezza.

(Efrem, Diatessaron, 18, 2)

5. Ecco il Re giusto

«Ecco, un re regnerà secondo giustizia e i principi governeranno secondo il diritto» (ls 32,1). L'Unigenito Verbo di Dio era il Re universale insieme a Dio Padre e, venendo, sottomise ogni creatura visibile e invisibile. E benché l'uomo terrestre, allontanandosi e svincolandosi dal suo regno, avesse tenuto in sì poco conto i suoi comandi da lasciarsi irretire dalla mano dominatrice del diavolo coi lacci del peccato, egli, amministratore ed elargitore di ogni giustizia, lo sottomise nuovamente al suo giogo. Rette infatti sono tutte le sue vie.
Diciamo vie di Cristo i detti evangelici, per mezzo dei quali tendiamo a ogni virtù e, ornando il nostro capo con le insegne della pietà,giungiamo al premio della superna vocazione. Davvero rette queste vie, nulla di fallace e perverso è in esse: sono diritte e lineari. è scritto infatti: Il sentiero del giusto è diritto, e piano il suo cammino (cf Is 26,7). In realtà, la via della legge è dura, perché passa per molti simboli e figure, e di una intollerabile difficoltà. Al contrario, la via dei precetti evangelici è agevole e non presenta nulla di aspro o di scabroso.
Rette sono dunque le vie di Cristo, che edificò la santa città, la Chiesa, nella quale egli stesso dimorargli infatti abita nei santi, e noi siamo divenuti tempio del Dio vivente, possedendo in noi stessi Cristo, per mezzo dello Spirito Santo. Il Signore ha fondato la Chiesa, ed egli stesso è il fondamento sul quale anche noi, come pietre pregiate e preziose, veniamo edificati in tempio santo, dimora di Dio, per mezzo dello Spirito (cfr. Ef 2, 20-22). Salda è pertanto la Chiesa, che ha Cristo quale fondamento, e inamovibile è la sua base. Dice infatti la Scrittura: «Ecco, io pongo in Sion una pietra angolare,scelta, preziosa e chi crede in essa non resterà confuso» (1Pt 2,6). Egli, avendo fondato la Chiesa, liberò il suo popolo dalla schiavitù: liberò dal peccato e custodì noi che eravamo oppressi sulla terra dalla tirannide di Satana, e ci sottomise al suo giogo; e questo senza prezzo né doni. Dice infatti il suo discepolo: «Non a prezzo di cose corruttibili, come l'argento e l'oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia» (1Pt 1,18-19). Egli dunque versò per noi il suo sangue: non apparteniamo più a noi stessi, ma a lui che ci ha comprati e riscattati.
Perciò molto giustamente, coloro che trasgrediscono la retta norma della vera fede, sono accusati dalla voce dei santi come negatori del Dio che li ha redenti.

Dal «Commento sul profeta Isaia» di san Cirillo di Alessandria, vescovo.




7 aprile 2014
Abbazia Santa Maria di Pulsano

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