Card. Angelo Scola,Celebrazione della Passione e della Deposizione del Signore
Is 49,24-50,10; Sal 21; Is 52,13-53,12; Mt 27,1-56; Dn 3,1-24; Dn 3,91-100; Mt 27,57-61
Duomo di Milano, 18 aprile 2014
1. Pasqua di crocefissione
Le Letture proposte dalla liturgia ci aiutano ad entrare nell’odierna celebrazione, che il nostro antichissimo rito segnala come Pasqua di crocefissione.
Alla presentazione del misterioso Servo di Yahvè delle prime due letture, tratte dal profeta Isaia, corrisponde il racconto della passione di Gesù del Vangelo di Matteo – che va dal punto in cui l’abbiamo interrotto ieri sera (nella Messa in Coena Domini) fino alla morte del Figlio di Dio incarnato. L’enigmatico personaggio del Servo trova la sua forma compiuta nel silente Figlio dell’Uomo crocifisso.
In questa liturgia, dopo la morte del Signore, verrà inoltre annunciata, attraverso il racconto del profeta
Daniele, la liberazione. Gesù può essere gettato, come i tre personaggi di Daniele, nel fuoco della morte ma possiede la certezza di uscirne illeso.
Così il corpo di Gesù è consegnato al sepolcro.
2. Chi avrebbe creduto al nostro annuncio?
«Ecco il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente» (Lettura, Is 52,13). Ma «chi avrebbe creduto al nostro annuncio?» (Lettura, Is 53,1). La domanda del profeta è rivolta a noi questa sera. Noi crediamo all’annuncio della gloria della Croce?
Per rispondere guardiamo a come Gesù l’ha compiuto.
I passaggi di Isaia che abbiamo ascoltato descrivono l’inaudito cammino del disegno di Dio per vincere il male. Tutti conosciamo l’angosciante decisività della questione del male. Due elementi, in particolare, ci vengono offerti in proposito dal IV Canto del Servo.
Anzitutto lo stupore per un fatto inaudito: che la sofferenza generi salvezza (liberazione) e che dalla morte nasca la vita.
In secondo luogo l’incredibile scelta di Gesù di prendere il nostro posto, così che dalla sua morte noi riceviamo la vita: «Egli si è caricato delle nostre sofferenze… è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità» (Prima Lettura, Is 53,4-5a); «Per le sue piaghe noi siamo stati guariti» (Prima Lettura, Is 53,5b).
3. Sponte. Morte e libertà
La vittoria sul male è frutto della libera scelta di Gesù come ha ben sottolineato Sant’Anselmo d’Aosta insistendo sull’avverbio latino “sponte”. Lo conferma esplicitamente il Catechismo della Chiesa Cattolica quando insegna: «Gesù ha liberamente accettato la sua passione e la sua morte per amore del Padre suo e degli uomini che il Padre vuole salvare: «Nessuno mi toglie [la vita], ma la offro da me stesso» (Gv 10,18). Di qui la sovrana libertà del Figlio di Dio quando va liberamente verso la morte” (CCC 609).
4. La certezza della liberazione
Dove si fonda questa sovrana libertà di Cristo? Nel Suo consegnarsi per amore alla croce che manifesta, a sua volta, l’amore del Padre. Infatti «l’amore esiste solo là dove c’è pienezza di libertà» (Vendredi Saint, in M.-J. Le Guillou, L’amour du Père révelé dans sa Parole. Homélies Année A, Parole et Silence, Paris 1998, 101).
Il Venerdì Santo ci chiede, sorelle e fratelli, una libertà piena. E la libertà è tale quando, nell’amore, “fa la verità”.
L’offerta totale di sé, frutto di un libero atto, genera in Gesù la certezza della risurrezione. La certezza della risurrezione è così potente che, in un certo senso, anticipa la risurrezione stessa. È l’esperienza di tutti i martiri. Ne abbiamo sempre più frequente testimonianza. Li vogliamo ricordare questa sera contemplando il Crocifisso. Questa certezza incrollabile della presenza amante al nostro fianco del Crocifisso che libera anche noi dal peccato e dalla morte si chiama “fede”. Per questo facciamo nostra in questi vesperi, segnati dalla Passione e dalla morte del Figlio dell’Uomo, la supplica del buon ladrone: «Signore ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno» (Lc 23,39-43).
5. Dalla Pasqua di crocefissione alla Pasqua di risurrezione
« Lì, sedute di fronte alla tomba, c’erano Maria di Màgdala e l’altra Maria» (Vangelo, Mt 27,61). L’attesa silenziosa delle donne è già attraversata dalla speranza certa della Pasqua di risurrezione. Nella adorazione del Crocifisso partecipiamo a questa attesa. Amen
Duomo di Milano, 18 aprile 2014
1. Pasqua di crocefissione
Le Letture proposte dalla liturgia ci aiutano ad entrare nell’odierna celebrazione, che il nostro antichissimo rito segnala come Pasqua di crocefissione.
Alla presentazione del misterioso Servo di Yahvè delle prime due letture, tratte dal profeta Isaia, corrisponde il racconto della passione di Gesù del Vangelo di Matteo – che va dal punto in cui l’abbiamo interrotto ieri sera (nella Messa in Coena Domini) fino alla morte del Figlio di Dio incarnato. L’enigmatico personaggio del Servo trova la sua forma compiuta nel silente Figlio dell’Uomo crocifisso.
In questa liturgia, dopo la morte del Signore, verrà inoltre annunciata, attraverso il racconto del profeta
Daniele, la liberazione. Gesù può essere gettato, come i tre personaggi di Daniele, nel fuoco della morte ma possiede la certezza di uscirne illeso.
Così il corpo di Gesù è consegnato al sepolcro.
2. Chi avrebbe creduto al nostro annuncio?
«Ecco il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente» (Lettura, Is 52,13). Ma «chi avrebbe creduto al nostro annuncio?» (Lettura, Is 53,1). La domanda del profeta è rivolta a noi questa sera. Noi crediamo all’annuncio della gloria della Croce?
Per rispondere guardiamo a come Gesù l’ha compiuto.
I passaggi di Isaia che abbiamo ascoltato descrivono l’inaudito cammino del disegno di Dio per vincere il male. Tutti conosciamo l’angosciante decisività della questione del male. Due elementi, in particolare, ci vengono offerti in proposito dal IV Canto del Servo.
Anzitutto lo stupore per un fatto inaudito: che la sofferenza generi salvezza (liberazione) e che dalla morte nasca la vita.
In secondo luogo l’incredibile scelta di Gesù di prendere il nostro posto, così che dalla sua morte noi riceviamo la vita: «Egli si è caricato delle nostre sofferenze… è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità» (Prima Lettura, Is 53,4-5a); «Per le sue piaghe noi siamo stati guariti» (Prima Lettura, Is 53,5b).
3. Sponte. Morte e libertà
La vittoria sul male è frutto della libera scelta di Gesù come ha ben sottolineato Sant’Anselmo d’Aosta insistendo sull’avverbio latino “sponte”. Lo conferma esplicitamente il Catechismo della Chiesa Cattolica quando insegna: «Gesù ha liberamente accettato la sua passione e la sua morte per amore del Padre suo e degli uomini che il Padre vuole salvare: «Nessuno mi toglie [la vita], ma la offro da me stesso» (Gv 10,18). Di qui la sovrana libertà del Figlio di Dio quando va liberamente verso la morte” (CCC 609).
4. La certezza della liberazione
Dove si fonda questa sovrana libertà di Cristo? Nel Suo consegnarsi per amore alla croce che manifesta, a sua volta, l’amore del Padre. Infatti «l’amore esiste solo là dove c’è pienezza di libertà» (Vendredi Saint, in M.-J. Le Guillou, L’amour du Père révelé dans sa Parole. Homélies Année A, Parole et Silence, Paris 1998, 101).
Il Venerdì Santo ci chiede, sorelle e fratelli, una libertà piena. E la libertà è tale quando, nell’amore, “fa la verità”.
L’offerta totale di sé, frutto di un libero atto, genera in Gesù la certezza della risurrezione. La certezza della risurrezione è così potente che, in un certo senso, anticipa la risurrezione stessa. È l’esperienza di tutti i martiri. Ne abbiamo sempre più frequente testimonianza. Li vogliamo ricordare questa sera contemplando il Crocifisso. Questa certezza incrollabile della presenza amante al nostro fianco del Crocifisso che libera anche noi dal peccato e dalla morte si chiama “fede”. Per questo facciamo nostra in questi vesperi, segnati dalla Passione e dalla morte del Figlio dell’Uomo, la supplica del buon ladrone: «Signore ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno» (Lc 23,39-43).
5. Dalla Pasqua di crocefissione alla Pasqua di risurrezione
« Lì, sedute di fronte alla tomba, c’erano Maria di Màgdala e l’altra Maria» (Vangelo, Mt 27,61). L’attesa silenziosa delle donne è già attraversata dalla speranza certa della Pasqua di risurrezione. Nella adorazione del Crocifisso partecipiamo a questa attesa. Amen
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