dom Luigi Gioia" Egli doveva risuscitare dai morti"

 
Giovedì Santo (Messa in Cena Domini) (17/04/2014)
Vangelo: Gv 13,1-15
La Sequenza di Pasqua Victime pascali laudes, "Alla vittima pasquale"contiene questa
frase: "Raccontaci Maria (Maria di Magdala) chi hai visto sulla via". Essa concentra
l'attenzione, in una maniera poetica, su uno dei verbi più importanti del Vangelo del giorno
di Pasqua, il verbo vedere. Ci invita a riflettere proprio su questo: cosa vediamoin questo
giorno che è il più importante dell'anno liturgico, che è il più importante per la nostra vita
di fede?
Sappiamo quello che celebriamo il giorno di Pasqua. Questo Gesù che era venuto per
liberarci dall'esistenza vuota e senza senso che conducevamo lontano dal Signore, per
rivelarci l'amore del Padre, per insegnarci l'amore fraterno - questo Gesù che era passato

ovunque beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, come
dice la prima lettura, cioè che ha ridonato speranza a chi era triste, chiuso in se stesso,
oppresso - questo Gesù che ci ha rivelato il nostro peccato nel momento stesso nel quale ce
lo ha perdonato -questo Gesù che ha parlato di pace, che ha cercato di insegnarci la via della
luce, della vita, il segreto della gioia vera: questo Gesù noi lo abbiamo rifiutato. Non
abbiamo creduto in lui, abbiamo avuto paura di lui, paura delle sue esigenze, come il
giovane ricco che se ne andò triste, perché troppo legato ai suoi beni. Come Erode, lo
abbiamo forse ascoltato, ma lo scetticismo ha prevalso. Con o senza Gesù il mondo non
cambia, tutto resta uguale, e ad un certo punto, quando il potere istituzionale ha visto in lui
un pericolo per l'ordine pubblico e ha deciso di eliminarlo, noi -come Giuda -lo abbiamo
tradito. Come gli apostoli, lo abbiamo abbandonato. Come Pietro, lo abbiamo rinnegato.
Come Pilato, ci siamo lavati le mani.
Era la fine di tutto. La sola possibilità di liberazione che ci era offerta, l'abbiamo rifiutata.
Non contenti di eliminare i profeti che ci erano stati mandati dal Padre per invitarci alla
conversioneea ritornare a lui, abbiamo eliminato addirittura il figlio del re, il suo solo figlio,
colui che ci era stato mandato in un ultimo, supremo sforzo del Padre per cercare di
riconquistarci. Cosa può fare ancora il Padre? Chi può mandarci? Come può soccorrerci, se
abbiamo reso vano anche il suo ultimo tentativo di venirci incontro?
Pasqua è questo. Il mistero pasquale è questo. E' prima di tutto, purtroppo, il mistero del
nostro rifiuto di Dio, il mistero del nostro rifiuto della sua salvezza, il mistero della
resistenza misteriosa e tenace che possiede il nostro cuore nei confronti di Dio. Anche
quando crediamo in lui, continuiamo ad aver paura di lui, continuiamo a dubitare di lui.La
crocefissione non è solo la morte di Gesù, ma è la morte di Gesù come conseguenza del
nostro rifiuto di lui. Pasqua è anche questo. E' anche, in un certo senso, il prendere
coscienzadifino a che punto noi uomini, solidali gli uni degli altri, abbiamo rifiutato Dio.
La morte di Gesù era vera. Veramente ha perso tutto il suo sangue. Veramente è stato
adagiato in una tomba chiusa da un masso pesante. I discepolie Maria Maddalena si erano
rassegnati a questa morte e non aspettavano altro. La sola cosa che desideravano fare
adesso, era occuparsi della salma di Gesù, rendergli un ultimo omaggio e poi vivere di
ricordi, ritornando ognuno alla vita di prima, come se nullafosse successo.
Pasqua è questo. Il sabato santo ce lo ha fatto vivere in modo particolare. Il silenzio del
sabato santo, questo lungo silenzio. Questo lungo momento che passa tra la celebrazione
della passione di Cristo il venerdìe la messa della notte di Pasqua. Questa lunga giornata
nella quale Cristo sembra assente, èmorto e niente succede.
Invece ecco che qualcosa succede ed è qui che è importante fare attenzione al verbo
vedere nel vangelo di oggi. Cosa è successo? Cosa hanno visto i discepoli? Cosa ha visto
Maria? Vogliamo saperlo.
Il vangelo di oggi ci disorienta, perché se lo leggiamo bene, ci rendiamo conto che né
Maria, né Giovanni, né Pietro vedono Gesù. Nel vangelo di oggi il Risorto non appare. Non
si lascia vedere, come farà dopo. Eppure ci è detto alla fine di questo vangelo che l'altro
discepolo, cioè Giovanni, vide e credette.
Cosa vide? Vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Vide i teli posati da una parte.
Vide il sudario avvolto in un luogo a parte, ma non vide Gesù. Eppure credette. Si dice che
vide e credette.
Gesù non eraancora apparso. Ancora non era entrato in luoghi a porte chiuse. Ancora
non aveva invitato Tommaso a mettere le dita nel suo costato, eppure già, senza averlo visto di persona, vedendo questi segni, Giovanni crede. Un senso improvvisamente si dischiude
nel suo cuore. Una certezza interiore lo invade. Una gioia nuova: Gesù è vivo. Gesù è ancora
con me. Non è finito tutto. Non è morta la speranza.
Cosa vediamo in questo giorno di Pasqua? Cosa vi è di diverso da ogni altra domenica, da
ogni altro giorno dell'anno? Cosa ci è permesso di credere e di confessare?
Cristo è vivo. Cristo è qui ora. Cristo agisce nella mia vita. Cristo è con me.
Cosa ci permette di confessare tutto questo? Cos'è che ci permette di credere?
Non ci sentiamo anche noi forse qualche volta abbandonati? Non ci siamo anche noi
rassegnati a quella che troppo spesso è una dolorosa assenza, un doloroso silenzio di Dio
nella nostra vita? Non siamo tentati di chiederci anche noi: Dio dov'è? Dio cosa fa? Non ha
potuto salvare se stesso, come possiamo pensare che salverà noi? Non lo abbiamo mai visto,
come possiamo credere in lui?
Ecco che quando la parola di Dio è proclamata, quando sentiamo dirci che il Padre ha
resuscitato Cristo dai morti, o ancora, quando sentiamo la sequenza che dice: Il Signore
della vita era morto, ma ora vivo trionfa', allora anche nel nostro caso i nostri occhi di carne
non vedono nulla, ma gli occhi del cuore riconoscono Cristo vivo, Cristo presente, Cristo con
noi adesso. Come dice ancora la sequenza alla fine: Sì, ne siamo certi, Cristo è davvero
risorto.
La nostra fede è un mistero grande e la nostra speranza in Dio, in un Dio che non
vediamo, lo è ancora di più e più di tutto lo è questa misteriosa certezza che ci abita e ci
consola. Lo sappiamo, non è un'illusione, non è un auto-convincimento, non è una semplice
tradizione, altrimenti non avrebbe questa forza, questa profondità, questa durata. Gli occhi
del cuore davvero vedonocolui che abita in noi per mezzo del suo Spirito.
Cristo in voi speranza della gloria -come dice Paolo. O ancora: lo Spirito Santo dice al
nostro spirito che siamo figli di Dio.Questo nel nostro cuore.
Certo oggi la nostra vita, la nostra fede, la nostra speranza sono in un certo senso -come
dice la seconda lettura di oggi - nascoste con Cristo in Dio. Ma questo ci basta per cercare
ancora -come dice Paolo - le cose di lassù, per rivolgere il pensiero alle cose di lassù e non
a quelle della terra. Ci basta per attendere con pazienza il giorno nel quale Cristo, nostra
vita, sarà manifestato e noi appariremo nella gloria con lui.
Allora oggi lodiamo e ringraziamo il Signore per questa speranza. Oggi è un giorno di
gioia. Riconosciamo Cristo presente ora nella nostra vita, con noi, per essere lui la causa
della nostra gioia e della nostra pace. Una gioia e una pace che niente e nessuno può
toglierci.
Come ce lo dice Gesù stesso:
Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Venne Gesù, stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».
E poi ancora Gesù che dice:
Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Vi lascio la pace, vi do la mia pace.

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