GIANCARLO BRUNI«Vide e credette»

 Seconda Domenica di Pasqua o Domenica della Divina Misericordia. La resurrezione di Gesù è un «evento» la cui «origine» e la cui «acquisizione» sono detti in termini sintetici in Romani 10,9: «Poiché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo».
GIANCARLO BRUNI
Eremo delle Stinche - Panzano in Chianti
1. La resurrezione di Gesù è un «evento» la cui «origine» e la cui «acquisizione» sono detti in termini sintetici in Romani 10,9: «Poiché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo».
La resurrezione appartiene dunque alla categoria dell'evento: essa è una rivelazione la cui  origine è in Dio e il cui  approdo è nel cuore dell'uomo attraverso l'obbedienza della fede. Un'esperienza che si consuma nella profondità: donata, accolta e salvifica. Evento che l'Altro che dimora nell'Oltre rende contemporaneo a ogni
generazione attraverso la via dell' 'annuncio' operato nell'inprincipio dalla nube  dei «testimoni della resurrezione» (At 1,8.22; 1Cor 15,1s),chiamati a proclamare che «Il Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone» (Lc 24,34). Un annuncio - testimonianza che conferma e dà voce a quanto affermato da tutte le Scritture: «È risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture» (1Cor 15,4; Cf Lc 24,25-27.44-48; Gv 20,9).

2. La resurrezione di Gesù è un evento il cui 'contenuto' è: «Non è qui» (Mc 16,6). Alla tomba vuota si incontrano un desiderio e un nuovo orientamento. Il 'desiderio' è quello delle donne di accertare, di ungere, di vedere e di toccare il corpo morto del Signore; un prolungamento di affetto, un inseguire l'ombra dell'amato anche nello Sheol  là ove sono «compagne le tenebre» e lontani «amici e conoscenti» (Sal 88,19). Una ricerca senza sbocchi al pari di quella legata a una memoria nostalgica e delusa che appesantisce il cuore e rende triste il volto (Lc 24,12.25). Il nuovo 'orientamento' irrompe dall'alto, un giovane - un angelo - due angeli - Mosè e Elia, i due uomini - e spezza un desiderio senza via d'uscita indirizzandolo verso orizzonti che superano ogni brama e immaginazione: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato» (Lc 24,5-6),è oltre, cioè alla destra del Padre preso per mano dalla destra del Padre (At 2,33)ed «è sotto altro aspetto» (Mc 16,12). Non  più nella forma del corpo terreno e non  più nella condizione di un morto, in questi modi non lo si vedrà mai più. Il desiderio umanissimo di ri-vederlo e di ri-conoscerlo è destinato alla pura frustrazione se non viene orientato diversamente dall'Alto: non cercatelo come prima - non cercatelo tra i morti, egli è presso il Padre in un corpo spirituale, in forma trans - figurata. Alla verità della resurrezione si accede pertanto per 'rivelazionÈ lasciando che il desiderio del cuore venga trafitto e convertito dalla parola dei testimoni dell'evento (At 2,37-38).

3. La resurrezione di Gesù è un evento che non separa il Vivente dai suoi e dal mondo.  « L' assunto fino al cielo, che un giorno ritornerà» (At 1,11), nel frattempo della storia continua a venire come Parola viva e vivificante in una pagina, come Volto trasfigurato e trasfigurante in un'icona e come Corpo vivo e vivificante in un pane.

P>Il venuto nella debolezza che verrà nella forza è Colui che viene in forma povera per far risorgere chi lo ascolta, chi lo contempla e chi lo mangia a vita nuova,dando luce ai «Figli della resurrezione» (Lc 20,36) generati  dalla «potenza della resurrezione» (Fil 3,11) alla confessione di Gesù come «il Vivente che ha potere sopra la morte e sopra gli inferi» (Ap 1,17-18) e come il Giusto (At 3,14) la cui causa è stata avallata da Dio, quel bestemmiatore e sobillatore aveva ragione (Gv 16,8-10). E ancora generati  all'annuncio che la signoria della morte è vinta: «Dov'è, o morte, la tua vittoria?» (1Cor 15,55) e altresì il primato dell'odio: «Siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli» (1Gv 3,14). Frutto della potenza della resurrezione è dunque un'esistenza teologale nella fede, nella speranza e nell'amore, una primavera della storia in cammino verso la pienezza dell'estate.

4. Una conclusione si impone. Proclamare che Gesù è veramente risorto è un purissimo evento di «fede», è dono di Dio accolto in un cuore credente; dono che dischiude a «novità di vita», nell'agape che vince la morte; dono che introduce nell'orizzonte dell'«attesa» di nuovi cieli e di nuova terra, risorti con il Risorto, vinti ogni male e ogni morte.

Infine la verità della resurrezione non si nega alla accertabilità della verifica storica, ma nella lucida consapevolezza che non è da essa che nascono la fede nella resurrezione e l'annuncio della resurrezione. Le apparizioni, la tomba vuota e l'affidabilità dei testimoni oculari domandano di essere vagliati il più obiettivamente possibile, ma solo l'illuminazione e la persuasione dello Spirito conducono a «il Signore è risorto, è veramente risorto», a una risposta credente a un annuncio: «Beati quelli che pur non avendo visto…tombe vuote e non aver avuto apparizioni…crederanno» (Gv 20,29) alla parola. Quella che stiamo leggendo - ascoltando.  Tramite essa, la nostra tomba vuota, noi, al pari di Giovanni entriamo nell'evento, vediamo e crediamo (Gv 20,8).

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