padre Gian Franco Scarpitta"Cristo è Risorto, scegliamo la vita!"

Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore (Anno A) (20/04/2014)
Vangelo: Gv 20,1-9
"Proviamo a fare l'ipotesi che le nostre informazioni su Gesù finiscano con la notizia della sua morte e che sulla terra non sia mai risuonato l'annuncio della sua risurrezione. Oggi Gesù sarebbe ancora ricordato, come si ricordano Socrate, Confucio, Buddha... probabilmente si citerebbero ancora alcune parole di Gesù, come le beatitudini e il precetto dell'amore. Per molti, però, come per quasi tutti gli ebrei di oggi, la morte infamante di Gesù continuerebbe a gettare un'ombra di sospetto sulla sua persona e sul suo messaggio... Senza la risurrezione avremmo pochissimi documenti su Gesù."
Questo ragionamento di Ardusso non fa alcuna grinza e ci incoraggia a coltivare in cuor nostro la certezza di non essere stati destinatari di una leggenda o di un mito e neppure di essere stati istruiti su una persona qualsiasi di cui si narrano grandi cose. Ci illumina piuttosto su una verità che deve costituire il culmine motivazionale della nostra vita: Gesù Cristo, il Verbo di Dio Incarnato, è risorto dai morti. Attenzione: non stiamo semplicemente parlando di un cadavere riabilitato che esce al sepolcro, quale poteva essere Lazzaro neppure di un redivivo che è tornato in vita a seguito di un errore di valutazione sulla morte cerebrale. Stiamo parlando di Colui che ha misteriosamente divelto la pietra del sepolcro, uscendo incorrotto dalle oscurità della tomba, liberandosi chissà come dalle bende e lasciando il sudario in un angolo, ben piegato! Di Colui che è poi apparso a più di cinquecento persone in uno speciale stato di incorruttibilità
somatica e di gloria indefinita, mostrando ancora ai discepoli la tangibilità del suo corpo invitto ed elevato. E che ha avuto capacità intanto di interagire con i suoi, di mangiare con loro (sebbene non ne avesse bisogno), di spiegare loro le Scritture passo dopo passo. Di lui parlano testimoni attendibili che non avrebbero mai avuto ragione di mentire e o di inventare dati fittizi, ma che, come nel caso di Pietro, si tengono ben lungi dalle favole e dalla dicerie della gente, raccontando semplicemente quello che avevano visto o udito. La narrazione è infatti la primissima forma di teologia che consiste nell'annuncio apostolico della resurrezione e da qui anche nel racconto della vita e dei miracoli di Gesù. E il solo narrare i fatti anziché spiegarli ottiene agli apostoli il frutto di numerose conversioni al nuovo Credo.
Se però ancora adesso questi annunci sono arrivati fino a noi, se ancora si commentano e si celebrano nelle nostre chiese, e allora è vero che si tratta di una Verità: Gesù è veramente risorto. Solo a partire dalla risurrezione si sarebbe potuto parlare tanto di questo Gesù di Nazareth.
Se invece Gesù non fosse risorto, come insegna anche Paolo, "vana sarebbe la nostra predicazione, vana la vostra fede" (1Cor 15, 14). A che scopo ci saremmo tanto dedicati al ministero della Parola abbandonando anche le cose e gli affetti più cari se si trattasse solamente di un uomo morto e destinato a restare chiuso nel sepolcro? Che senso avrebbe l'attuale fede e la speranza di tanti cristiani anche di alto livello sociale? Come potrebbe essere sorta una Istituzione, come la Chiesa, che perdura da oltre due millenni, mentre tante ideologie sono crollate? No ci sono validi elementi per attribuire ai discepoli o a chiunque altro il furto di un cadavere (in piena notte? Con l'imponente pietra addossata all'uscio? Con la probabile presenza di guardie notturne?) quindi il fatto stesso della corsa dei discepoli alla tomba vuota ci rincuora su un fatto veramente accaduto.
Tuttavia la risurrezione non è, e non deve essere un fatto di elucubrazione mentale o di digressioni scientifiche. Essa imprime nel cuore dell'uomo perché interpella semplicemente l'aderire per fede e la perseveranza nella fiducia e nella speranza. Dobbiamo lasciarci provocare dal più grande Evento che sia mai potuto accadere nella storia dell'uomo e lasciarci avvincere dal fascino di un Fatto che ha radicalmente cambiato la storia. Occorre che esso diventi nostro patrimonio personale, che traspaia nella nostra gioia e che fondi le ragioni del vivere e dell'operare di ciascuno.
Ma soprattutto, poiché Cristo risuscitato non muore più e la morte non ha più potere su di lui, deve assumere per noi significato di vita piena e duratura. Dobbiamo permettere al Risorto di restare Tale anche nella nostra vita, nella consapevolezza che anche noi siamo destinati a vivere per sempre quando sarà disfatta del nostro corpo mortale, ma che siamo anche chiamati a risorgere tutti i giorni da morte vivendo la vita da vivi e non da morti (Rm 6, 9). Ancora oggi c'è chi sceglie la morte alla vita negli espedienti inauditi dell'odio, della violenza, del possesso e del vizio e di ogni ricorso che danneggia l'uomo anziché realizzarlo. C'è ancora chi si rifugia nelle chimere della droga o dell'alcool a volte per colpa di una società ingiusta ed egoista che favorisce il perbenismo borghese e la distanza aristocratica dagli ultimi e dagli esclusi. Un nuovo criterio di vita risiede nel soppiantare le nefaste abitudini per darci alla costruzione di noi stessi nella virtù e nell'ottimismo. Ma fin quando non ci si rende conto che solamente nel Risorto e nel suo messaggio di salvezza si trovano questi incentivi, si brancolerà sempre nel buio della morte e dell'autodistruzione.
La risurrezione riguarda quindi ciascuno nel suo vivere, nel suo attendere, sperare e ambire. Anche ciascuno di noi nel suo procedere peccaminoso ed errabondo.
Se Cristo è risorto, come insegna Paolo, "cerchiamo le cose di lassù" (Col 3, 1) ed eleggiamo la vita che in ogni caso ha la meglio sulla morte.
AUGURI SINCERI DI BUONA PASQUA

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