Wilma Chasseur" Perché Gesù morì sulla croce?"

Domenica delle Palme (Anno A) (13/04/2014)
Vangelo: Mt 26,14-27,
Entriamo nella più grande settimana dell'anno. La più grande perché, liturgicamente, è addirittura santa. L'unica santa settimana dell'anno perché ricorda i fatti sconvolgenti della nostra salvezza.
Quali palme dobbiamo stendere?
Nel Vangelo delle Palme vediamo la folla che stende mantelli e palme davanti al passaggio di Gesù, e io quel giorno mi sono chiesta cosa potevo stendere davanti al Signore che gli fosse più gradito e ho fatto una piccola esperienza che mi ha confermato come lo Spirito sia uno e parli un unico linguaggio. Ero in cappella distesa davanti all'altare e di colpo allungo il braccio per prendere il breviario. Lo apro alla pagina dove c'era la seconda lettura della liturgia delle ore e vi leggo questo bellissimo commento di S Andrea di Creta: "Corriamo anche noi insieme a colui che si affretta verso la passione e imitiamo coloro che gli andarono incontro. Non però per stendere davanti a lui,
lungo il suo cammino, rami d'ulivo o di palme, ma come per stendere in umile prostrazione e in profonda adorazione, dinanzi ai suoi piedi, le nostre persone. Accogliamo così il verbo di Dio che avanza e riceviamo in noi stessi quel Dio che nessun luogo può contenere. Stendiamo dunque noi stessi, rivestiti di Lui e della sua grazia. poiché quanti siamo stati battezzati in Cristo ci siamo rivestiti di Cristo. Prostriamoci dunque davanti a lui come tuniche distese". Ecco la conferma che ho avuto: il Signore vuole noi e non palme o mantelli... il che è molto più impegnativo e coinvolgente. Oltre che sconvolgente...
Chi peccò di blasfemia?
Il capo d'accusa che condannò Gesù nel processo più falso che sia mai stato fatto, fu quello di blasfemia. "Avete udito, ha bestemmiato, si fa uguale a Dio" dissero inorriditi i sommi capi. Ma avrebbero dovuto inorridire di loro stessi perché chi si macchiò realmente di quel peccato furono proprio loro. Per poterlo uccidere non avevano alternativa che consegnarlo ai Romani: loro non avevano quel diritto anche perché la Torah vietava di uccidere qualcuno il giorno di Pasqua. E la rocifissione era una pena di matrice romana; loro avrebbero al massimo potuto lapidarlo, ma così si mettevano contro le folle che avevano grande ammirazione per Gesù. Dovevano quindi assolutamente consegnarlo al potere romano. Ma cosa successe in quell'ignobile processo? Quando Pilato chiese se volevano che crocifiggesse il loro re, cosa risposero i sommi sacerdoti, gli esperti della Torah, quelli che sapevano di essere il popolo eletto, figli di Abramo? "Crocifiggilo, NON ABBIAMO ALTRO RE CHE CESARE!" Scelgono Cesare che detestavano e non aspettavano altro che di essere liberati dal dominio romano. Ecco la bestemmia! Dice Van Der Busch: "Ecco la classe sacerdotale definitivamente decaduta da popolo eletto, da popolo di Dio. Eccola ridotta a una porzione del popolo romano. Considerando Cesare unico re, va contro la Torah, passa da popolo eletto a porzione del popolo romano, dice la frase più brutta che possa dire un ebreo: fu l'apostasia della classe sacerdotale". Che aveva solo quelle due strade: o scegliere Gesù come re, o consegnarlo al potere romano per farlo uccidere.
Come morì Gesù?
Dice San Tommaso d'Aquino nel "De Verbo Incarnato" che in Gesù non c'era abbastanza corruzione corporea per far sì che l'anima potesse abbandonare il corpo, neanche dopo le torture inflittegli sulla croce, ma ci fu il suo libero atto di donazione al Padre. In Gesù non poteva verificarsi quella morte che accadrà a tutti noi: cioè che il corpo sia così corrotto e mal ridotto da non poter più reggere l'anima, che allora gli sfuggirà. No! In Gesù quell'ora venne quando lo decise lui, liberamente.
Ma perché Gesù volle affrontare quella morte così atroce quando, essendo Dio, avrebbe potuto salvarci con un sorriso in quanto ogni suo atto, essendo divino, aveva un valore infinito? "Perché quello che bastava per la nostra salvezza, non bastò per il suo amore". (San Francesco di Sales).

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