Wilma Chasseur " Piaghe che grondano luce"

II Domenica di Pasqua (Anno A) (27/04/2014)
Vangelo: Gv 20,19-31
Quella sera, mentre le porte erano chiuse, Gesù entrò... Come? Da dove? C'erano per caso finestre aperte? No! Non c'erano manco quelle, perché per il corpo glorioso non esistono più porte e finestre chiuse, anzi, non esistono nemmeno più le porte e neanche i muri: Gesù entra, attraversandoli come niente fosse. Il suo corpo glorioso non è più tributario delle barriere invalicabili di muri e porte. Entra sovranamente libero, senza che niente glielo possa impedire, con le caratteristiche che avremo anche noi, nella vita gloriosa. Caratteristiche che san Tommaso d'Aquino descrive molto bene nella Somma Teologica e si riassumono in quattro: l'impassibilità, l'agilità, la sottigliezza e lo splendore. Grazie all'impassibilità, non soffriremo più; grazie all'agilità ci muoveremo alla
velocità del pensiero; grazie alla sottigliezza non esisteranno più barriere... architettoniche e, grazie allo splendore, risplenderemo di luce gloriosa.

Quale pace?
Gesù entra dunque e dice: "Pace a voi!" Lo dice ai discepoli sconvolti e spaventati, ma lo dice anche a noi! Chi non desidera la pace con tutto il cuore: pace nel mondo, nelle famiglie, nelle comunità, nei cuori! Ma questa pace è anzitutto una persona: dobbiamo avere Gesù vivo nel cuore per sentire la pace. Infatti il Signore ai discepoli riuniti nel cenacolo, non manda un messaggio che dice "vi mando la mia pace", ma arriva lui in persona. E con la sua persona, arriva la pace.
Pace a noi, dunque! Quale pace? Pace dei pensieri, delle preoccupazioni, delle ansie, e dei vari mali che ci affliggono. Pace a voi: ossia guarigione delle ferite, dei ricordi del passato fatto a volte di peccati innominabili che la memoria vorrebbe dimenticare e di cui la coscienza non sopporta il peso. Come non avrà sopportato, la coscienza di Pietro, il peso del suo triplice rinnegamento. Eppure Gesù, che sicuramente non aveva dimenticato, offre a lui per primo, la sua pace.

Ci siamo o non ci siamo?
Tommaso non c'era quel giorno e non crede. Non basta il ricordo a rendere viva una persona, ci vuole la presenza. Quante volte anche noi non ci siamo! Gesù è presente nel nostro cuore, ma noi chissà dove girovaghiamo, errabondi qua e là e non lo vediamo, non perché non ci sia lui, ma perché non ci siamo noi! Siamo altrove, chissà dove. Quando ritorneremo dal nostro vagabondare, Gesù dirà anche a noi: "Metti qua il dito nelle mie piaghe e non essere più incredulo ma credente." E Gesù, ciò che dice, fa! "Per le sue piaghe siete stati guariti". Ecco che le sue piaghe guariranno le nostre, purché nel nostro cuore non ci sia più l'incredulità. Perché le piaghe del risorto, "non grondano più sangue, ma irradiano luce" (A. Louf). "Bagliori di folgore escono dalle sue mani", abbiamo letto nel cantico del venerdì santo.

Salvati dalla Misericordia
Ma oggi è anche la festa della Divina Misericordia, quella che procede appunto dalle piaghe aperte di Gesù, e si riversa su di noi come un fiume che lava ogni colpa, ogni dolore e ogni pena. Gesù rivelò a Santa Faustina che chi si sarebbe affidato alla sua misericordia venerandone l'immagine, non sarebbe perito: "Prometto che l'anima che venererà questa immagine non perirà. Prometto pure già su questa terra, ma soprattutto nell'ora della morte, la vittoria sui nemici. Io stesso la difenderò come mia propria gloria". Coraggio dunque amici: se rimaniamo in Lui, non siamo solo in cammino verso la gloria, ma siamo già sua propria gloria.

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