don Roberto Rossi " In Gesù ritroviamo la speranza e il senso della vita"

III Domenica di Pasqua (Anno A) (04/05/2014)
Vangelo: Lc 24,13-35
Sottolineiamo alcuni elementi del testo evangelico che riporta l'esperienza dei discepoli di Emmaus. Due dei discepoli erano in cammino... La fede non ci deve allontanare dalle strade in cui camminano gli uomini, come la gloria non relegò il Cristo risorto in un cielo inaccessibile. Appena uscito dalla tomba, Gesù è impaziente di riaccostare gli uomini privi di speranza. Gesù cammina con loro. Con quale tatto li fa parlare, gli fa confessare la loro delusione, li fa esprimere. Non introduce discorsi apologetici. Le anime depresse non accettano discorsi; vogliono soltanto essere ascoltate.
E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro ... Con calma, con una vibrazione di sicurezza nella
voce, con una fiamma interiore che non può frenare, lo Sconosciuto rivede gli stessi fatti storici sotto un' altra visuale, con un' altra angolatura. A poco a poco nel loro paesaggio interiore i dubbi si dissolvono come la nebbiolina del mattino nella pianura di Emmaus. Il loro cuore allo scoccare della Parola divina prende fuoco.
Quando furono vicini al villaggio ... I due discepoli sono già arrivati. Ma lo Sconosciuto sembra continuare la strada. Non si invita da sé, non s'impone; semplicemente, è pronto a sparire. I due insistono con una preghiera stupenda: Resta con noi, Signore!
Quando fu a tavola con loro: dopo il dono della Parola, ecco il dono del Pane eucaristico come alla sera del giovedì santo nel Cenacolo. Nel gesto con cui si dona, Gesù si rivela e scompare. D'ora in poi ogni contatto con Lui si farà nella fede.
Trovarono riuniti gli Undici e gli altri con loro. I discepoli si raccolgono nel Cenacolo per pregare. La Chiesa è nata nella preghiera e vi persevera. La preghiera sostiene la crescita della Chiesa. Gesù è presente nell'Eucaristia celebrata in sua memoria; è presente nella Chiesa in cui Simone Pietro (il Papa) è il primo testimone della Risurrezione; è presente nella testimonianza dei due discepoli di Emmaus. Noi testimoniamo la sua Presenza con la nostra vita?
Dovremo anche noi nella vita di ogni giorno sforzarci di spezzare il pane, cioè condividere la gioia, dare la nostra attenzione e il nostro perdono. Quando poi incontriamo chi è nel bisogno dobbiamo condividere i doni che Dio ci ha dato.
Al termine del racconto è interessante notare come i due discepoli non tengono per sé il dono della manifestazione del Signore, ma ripartirono subito per Gerusalemme per annunciare agli altri come il Signore si era manifestato. La fede non la si tiene per sé; la fede, come tutti i doni di Dio, sono fatti per essere donati.
Comprendiamo allora come Gesù ha scelto di restare con noi fino alla fine del mondo e di farsi riconoscere in questi tre "luoghi": nella sua parola ("chi ascolta queste mie parole e le mette in pratica è come chi costruisce la sua casa sulla roccia"), nell'Eucarestia ("prendete e mangiate questo è il mio Corpo"), nei fratelli, specie nei più bisognosi ("qualunque cosa avete fatto a uno d questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me).
L'esperienza dei discepoli di Emmaus ci porta a illuminare la situazione del nostro tempo: c'è molto buio sulla terra, molti problemi, drammi, guerre, violenze, ingiustizie. tutte cose che tormentano il cuore degli uomini, specie dei più poveri. Allora abbiamo bisogno con la preghiera e con la sincerità della vita di implorare che il Signore resti con noi, perché Lui certo non ha paura del buio del mondo, ma siamo noi che abbiamo paura e abbiamo bisogno di essere incoraggiati nel bene e salvati dai pericoli. Siamo noi che abbiamo bisogno, con la sua presenza, di comprendere quali sono i nostri doveri per costruire il mondo secondo il suo progetto di amore e di salvezza. Con buona volontà, con fiducia, con speranza. "Non lasciatevi rubare la speranza", ci dice papa Francesco

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