MEDITAZIONE di FRANZ GEORG FRIEMEL"Siamo ancora figli di questo mondo?"
MEDITAZIONE
In qualche anno - forse solamente in qualche mese - si è stabilita una
relazione tra Gesù e i suoi discepoli. Essi non possono più immaginare
la loro vita senza di lui. Egli ha dato alla loro vita ricchezza e
significato. Ha dato loro speranza, li ha resi importanti agli occhi di
Dio e del mondo.
I suoi discepoli non hanno sempre capito Gesù, ma hanno sempre sentito
che era uno di loro, e che poteva esserlo perché essi stessi lo
ascoltavano e gli appartenevano.
Adesso, in questa stanza in cui cenano, lo ascoltano fare allusione ad
un cambiamento. Sentono un pericolo.
Parole come "orfani" e "abbandonati", "non mi vedrete più", li turbano.
Questo testo - letto la domenica che precede l'Ascensione - turba anche
noi, che così spesso concepiamo questa festa come una "festa di addio"
che fa di un Gesù vicinissimo un Cristo lontano.
Sono illusioni. Il Signore assume la responsabilità della relazione in
cui si è impegnato con noi. Non vuole una separazione, ma una vicinanza
più grande. L'intimità deve restare. Il legame non sarà rotto. Egli ci
offre lo Spirito di verità che possono ricevere solo quelli che lo
conoscono.
Noi possiamo continuare a vivere al sicuro. Abbiamo al nostro fianco un
altro sostegno, che tuttavia non è "altro".
Lo Spirito che il Signore ci lascia come regalo d'addio fa sì che noi gli
restiamo vicini, perfino che lo "vediamo". Ci è concesso di dividere la
vita con lui, vivo, e di essere inclusi nella pienezza della Trinità.
Dell'amore che portiamo al Signore, il Signore non è l'unico a
rispondere. Noi siamo amati dal Padre, e ci è concesso di conoscere più
profondamente il Figlio; l'amore di Dio, che è lo Spirito, abita nel
profondo della nostra anima. Siamo ancora figli di questo mondo?
FRANZ GEORG FRIEMEL
In qualche anno - forse solamente in qualche mese - si è stabilita una
relazione tra Gesù e i suoi discepoli. Essi non possono più immaginare
la loro vita senza di lui. Egli ha dato alla loro vita ricchezza e
significato. Ha dato loro speranza, li ha resi importanti agli occhi di
Dio e del mondo.
I suoi discepoli non hanno sempre capito Gesù, ma hanno sempre sentito
che era uno di loro, e che poteva esserlo perché essi stessi lo
ascoltavano e gli appartenevano.
Adesso, in questa stanza in cui cenano, lo ascoltano fare allusione ad
un cambiamento. Sentono un pericolo.
Parole come "orfani" e "abbandonati", "non mi vedrete più", li turbano.
Questo testo - letto la domenica che precede l'Ascensione - turba anche
noi, che così spesso concepiamo questa festa come una "festa di addio"
che fa di un Gesù vicinissimo un Cristo lontano.
Sono illusioni. Il Signore assume la responsabilità della relazione in
cui si è impegnato con noi. Non vuole una separazione, ma una vicinanza
più grande. L'intimità deve restare. Il legame non sarà rotto. Egli ci
offre lo Spirito di verità che possono ricevere solo quelli che lo
conoscono.
Noi possiamo continuare a vivere al sicuro. Abbiamo al nostro fianco un
altro sostegno, che tuttavia non è "altro".
Lo Spirito che il Signore ci lascia come regalo d'addio fa sì che noi gli
restiamo vicini, perfino che lo "vediamo". Ci è concesso di dividere la
vita con lui, vivo, e di essere inclusi nella pienezza della Trinità.
Dell'amore che portiamo al Signore, il Signore non è l'unico a
rispondere. Noi siamo amati dal Padre, e ci è concesso di conoscere più
profondamente il Figlio; l'amore di Dio, che è lo Spirito, abita nel
profondo della nostra anima. Siamo ancora figli di questo mondo?
FRANZ GEORG FRIEMEL
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