mons. Gianfranco Poma "Due discepoli erano in cammino"

III Domenica di Pasqua (Anno A) (04/05/2014)
Vangelo: Lc 24,13-35
"Essi narravano le cose accadute lungo il cammino e come si era rivelato a loro nello spezzare il pane". Questa frase che conclude il racconto dell'esperienza pasquale dei due discepoli di Emmaus (Lc.24,13-35), sintetizza in modo meraviglioso il senso dell'esistenza cristiana di ogni discepolo di Gesù Cristo. Che cos'è la novità cristiana se non vivere la normalità della vita, con le gioie e le tristezze, le speranze e le angosce, illuminata, interpretata, dall'evento di Cristo che si rivela nella condivisione del pane spezzato? Il cammino di Emmaus con Lui che ci cambia la vita, è la descrizione dell'esperienza di ciascuno di
noi, quando arriviamo a dirci l'un l'altro: "Il nostro cuore non ci bruciava dentro mentre parlava a noi sulla strada e ci spiegava le Scritture?".
Il cammino di Emmaus è certamente una delle pagine più belle della letteratura di ogni tempo, umanamente più intense, di una raffinata precisione e ricchezza sotto ogni aspetto: psicologia, filosofia, teologia non possono che riprenderne sempre da capo lo studio.
Luca ha costruito questo grande testo descrivendo una giornata, simbolo della vita di una comunità di persone che camminano nel mondo aprendosi gradualmente alla luce di Colui che può far passare dal non senso al senso, dalla tristezza alla gioia, pur rimanendo pienamente immersi dentro la quotidianità della vita.
La giornata descritta da Luca è "quello stesso giorno" che inaugura un tempo nuovo nel quale lo scorrere degli eventi è interrotto da un fatto imprevedibile, sperimentabile dentro la storia tanto che la riempie di senso, eppure non rinchiudibile dentro i confini dell'esperienza storica dell'uomo: la prima preoccupazione di Luca è proprio di sottolineare la concretezza dell'evento che sta narrando.
Due discepoli erano in cammino verso un villaggio di nome Emmaus... "Due discepoli": ritorna anche qui uno degli elementi caratteristici della narrazione di Luca, quello di mettere in scena due personaggi, uno dei quali è Cleopa, ma l'altro chi è? Potrebbe essere ciascuno di noi, partecipi degli stessi dubbi, delusioni di Cleopa. Un'altra ipotesi, suggestiva, è che si tratti di una donna (quella di Cleopa): la discussione animata opporrebbe la donna portata a credere a quello che le donne hanno riferito a Cleopa, decisamente più scettico. Il "cammino di Emmaus" diventa così il cammino della fede di una famiglia che arriva a riconoscere Lui nello spezzare quotidiano del pane, nella vita condivisa con Lui.
Si allontanano da Gerusalemme, la città della loro speranza, per ritornare al loro villaggio: lasciano la città del tumulto, dove si è consumato un dramma, per ritornare al villaggio della loro grigia e rassegnata abitudine.
"Conversavano tra loro di tutto ciò che era accaduto...": comincia così nella narrazione di Luca, il cammino della fede di due persone normali e al tempo stesso la raffinata novità della rielaborazione teologica che consiste nel trovare Dio nell'evento accaduto. La novità della fede cristiana non sta nel credere l'esistenza di Dio, ma nel credere l'Amore di Dio dentro l'evento concreto della storia: credere in un Dio che si incarna per Amore, che muore per Amore e che proprio annullandosi nella morte risorge alla pienezza dell'Amore. La fede cristiana è tutta nell'evento di Gesù di Nazareth, il Cristo, Figlio di Dio, evento concreto che ama sino alla morte e risorge per dar senso alla storia, per sempre, con l'Amore di Dio. La novità del messaggio evangelico sta nel narrare la ricchezza inesauribile della realtà piena di Dio, di un Dio-Amore che si incarna per innalzarsi perché Dio non è mai esauribile nella storia: è Gesù che muore e risorge, Lui che si fa riconoscere, ma non è più riconducibile alla forma di prima. È tutta la meravigliosa fatica dei Vangeli, qui di Luca, di trovare un linguaggio attraverso il quale dire una realtà nuova, quella di Gesù ormai offerto a tutti, che non è più quella sperimentabile attraverso la normalità dei sensi.
Così, "mentre i due discepoli camminavano e discutevano animatamente dell'accaduto, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro, ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo": Luca svela ai suoi lettori un fatto ancora nascosto ai due discepoli, perché mentre si aprono i loro occhi e il loro cuore, si aprano anche i nostri e si trasformi la nostra vita. Gesù si è fatto vicino e cammina con loro, ma loro sono ancora chiusi nella loro interpretazione dei fatti drammatici accaduti: sono ancora privi della "Parola", della luce per l'interpretazione piena dell'evento. Continua così la costruzione della via della fede cristiana: occorre accogliere la Parola perché l'evento appaia in tutto il suo senso.
Il cammino, adesso, si fa interiore per i due discepoli: ogni sfumatura è significativa nel cammino che il pellegrino sconosciuto fa compiere a loro. Li interroga, li provoca, acutizza il loro senso di smarrimento. Loro si fermano, e Lui fa in modo che esprimano formalmente il motivo della loro delusione in rapporto a Gesù di Nazareth: il loro modo di esprimere "l'evento Gesù", tutto al passato, mostra a quale livello di speranza umana essi lo abbiano vissuto. "Noi speravamo...": tutto è finito con l'ultima illusione: il sepolcro vuoto trovato dalle donne, visioni di angeli che dicono che Lui è vivo, verifica del sepolcro vuoto da parte di alcuni che però dicono: "Ma Lui non l'abbiamo visto".
Lui è lì, accanto a loro, ma loro "non lo conoscono": è ancora Lui, adesso, che comincia in loro la costruzione della nuova vita. Non lo vedono perché la loro intelligenza è limitata e il loro cuore è ancora chiuso agli orizzonti aperti della Parola di Dio. Ecco, la novità cristiana dilata gli orizzonti della comprensione delle Scritture, al di là delle attese del popolo di Israele: "Bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria". L'evento che alla mente umana appare come fallimento, fine di ogni speranza, quando è letto alla luce della Parola di Dio, non condizionata da precomprensioni umane, diventa la rivelazione piena della via di Dio che vuole comunicare la sua gloria all'uomo: l'evento pasquale di Gesù diventa la chiave per una lettura piena delle Scritture che parlano di un Dio che entra nella storia, mentre a sua volta la morte di Gesù mostra sino a che livello impensabile Dio è con noi perché noi possiamo entrare nella sua Gloria.
Ormai i due discepoli desiderano aprire la mente e il cuore. La solitudine diventa preghiera: "Resta con noi perché si fa sera e il giorno ormai tramonta". La fatica della giornata, simbolo della fragile, complessa drammaticità della vita, con una mente che cerca e un cuore assetato d'amore, è giunta al termine, ma nel buio che minacciava di oscurare la loro speranza si è aperto un varco, nella sera che discende si sta per accendere la luce. È bastato che lasciassero uscire il loro desiderio perché Lui, che in realtà desiderava rivelare il suo Amore per loro, rispondesse: "Egli entrò e rimase con loro", nella loro casa, nel loro cuore, nella loro vita. Adesso è a tavola "con loro": tutto ormai sottolinea questa comunione intima. Colui che camminava con loro, adesso è entrato e rimane con loro: "prendendo il pane, benedisse e spezzandolo, lo diede a loro". Sono i verbi della cena del Signore, espressivi del significato dell'evento-Gesù: esistenza accolta da Dio e a lui ridonata, spezzata per gli uomini e donata a loro.
Adesso i loro occhi si aprono, adesso conoscono chi è Colui che ormai li accompagna: conoscono nel fremito nuovo del loro cuore che l'evento che ai loro occhi ciechi sembrava fallimento, in realtà, per la loro mente aperta dalla Parola, diventa luce.
Tutto è il mistero di un Dio che vuole entrare in comunione con noi, riscaldando il nostro cuore con la follia di un Amore che si annienta per donarci tutto.

Commenti

Post più popolari