padre Antonio Rungi "Emmaus, il villaggio eucaristico"
III Domenica di Pasqua (Anno A) (04/05/2014)
Vangelo: Lc 24,13-35
La liturgia di questa terza domenica di Pasqua è incentrata sul viaggio dei discepoli verso Emmaus, con Gesù, che solo più tardi, quando si siede a tavola e spezza il pane, come nell'ultima cena, lo riconoscono, mentre Lui scompare dai loro occhi. In questo racconto dettagliato del viaggio verso il villaggio eucaristico di Emmaus, c'è tutto l'itinerario pasquale che un cristiano è chiamato a fare, dopo aver sperimentato nella sua vita la risurrezione vera del corpo e dello spirito. Si tratta di una vera liturgia della messa itinerante, che parte dalla catechesi ed approda al banchetto eucaristico. La Pasqua è, infatti, la celebrazione sistematica della cena del Signore, memoriale della sua morte e risurrezione, attualizzazione di quel evento unico e irripetibile della storia della salvezza che è la morte e risurrezione del Signore. Il testo del Vangelo di Luca, ricco nei vari particolari ci aiuta ad entrare con maggiore responsabilità
personale nel mistero annuale della Pasqua. Leggiamo e meditiamo con attenzione questo brano, uno dei più belli e ricco di stimoli per fare una pasqua nella sincerità del cuore.
Molto spesso anche noi siamo come i discepoli di Emmaus "stolti e tardi nel credere", nell'aver fede. Ci lasciamo sopraffare dalle delusioni ed amarezze della vita e non riponiamo in Dio la nostra fiducia. E, nonostante l'insegnamento sistematico della Chiesa, non riusciamo a fare quel salto di qualità per affidarci totalmente alla parola del Signore, che è chiara e precisa, fino dall'Antico Testamento, circa la figura del Cristo, il messia che doveva patire e poi risorgere. Dio ha preparato il suo popolo allo scandalo della croce, ma quel popolo non ha capito e soprattutto non ha accettato il loro messia crocifisso. Anche oggi, questa fine ingloriosa di Gesù su patibolo della croce costituisce per molti un limite a credere in Dio. Il che si riversa sul fatto che non si accetta la croce e la sofferenza e se capita c'è la ribellione e il totale rifiuto. Ma quel Dio crocifisso è anche il Dio della vita, dell'amore e della risurrezione. La parola ultima non è il morire, ma il vivere e il risorgere con Cristo.
Molto esplicito al riguardo quanto scrive l''apostolo Pietro nel brano della seconda lettura di questa domenica, tratta dalla sua prima lettera. Noi ben sappiamo che Dio ci ha salvato in Gesù Cristo "non a prezzo di cose effimere, come argento e oro", ma siamo stati "liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia". Cristo, tuttavia, non rimane appeso al legno della croce per sempre o giace nel sepolcro definitivamente, ma Egli è il risorto, perché la potenza di Dio lo riporta alla vita, alla sua vera natura e condizioni di esistere, che è quella eterna e della gloria. Di fronte a questo mistero noi siamo chiamati a redimerci dalla nostra condotta vuota ed insignificante quando si incentra sulle cose passeggere ed effimere della terra. Quando, come dice Papa Francesco, fa cose di morti e non di vita, agisce per la felicità e cerca la gioia in cose che non hanno valore di eternità.
E' quanto, d'altra parte, ci viene detto anche nel brano della prima lettura di oggi, tratto dagli Atti degli Apostoli, nel quale viene proposto il nucleo essenziale della prima predicazione degli apostoli e specialmente quella di Pietro. Il centro di tutto il primo annuncio è la morte e soprattutto la risurrezione di Gesù. Perché la risurrezione di Cristo ridona valore a tutta la vita del Signore, al suo insegnamento e a quanto chiede di fare per mettersi sulla sua strada e scia. Siamo tutti invitati oggi a metterci in cammino verso Emmaus, per sperimentare la gioia dell'incontro con Gesù nella sua parola e nella frazione del pane. Solo se il nostro cuore e la nostra mente si libereranno dalle tante zavorre che costringono il nostro vivere quotidiano ad appesantirsi sempre di più, tendendo verso il basso, potrà sperimentare la gioia della vera risurrezione interiore, quella che conta e che fa dell'annuale ricorrenza della Pasqua una vera occasione per ridare slancio alla nostra vita di cristiani. Sia questa la nostra preghiera che eleviamo al Signore con il salmo 15, che è il salmo della gioia, della speranza e della fiducia nel Signore. Amen.
Vangelo: Lc 24,13-35
La liturgia di questa terza domenica di Pasqua è incentrata sul viaggio dei discepoli verso Emmaus, con Gesù, che solo più tardi, quando si siede a tavola e spezza il pane, come nell'ultima cena, lo riconoscono, mentre Lui scompare dai loro occhi. In questo racconto dettagliato del viaggio verso il villaggio eucaristico di Emmaus, c'è tutto l'itinerario pasquale che un cristiano è chiamato a fare, dopo aver sperimentato nella sua vita la risurrezione vera del corpo e dello spirito. Si tratta di una vera liturgia della messa itinerante, che parte dalla catechesi ed approda al banchetto eucaristico. La Pasqua è, infatti, la celebrazione sistematica della cena del Signore, memoriale della sua morte e risurrezione, attualizzazione di quel evento unico e irripetibile della storia della salvezza che è la morte e risurrezione del Signore. Il testo del Vangelo di Luca, ricco nei vari particolari ci aiuta ad entrare con maggiore responsabilità
personale nel mistero annuale della Pasqua. Leggiamo e meditiamo con attenzione questo brano, uno dei più belli e ricco di stimoli per fare una pasqua nella sincerità del cuore.
Molto spesso anche noi siamo come i discepoli di Emmaus "stolti e tardi nel credere", nell'aver fede. Ci lasciamo sopraffare dalle delusioni ed amarezze della vita e non riponiamo in Dio la nostra fiducia. E, nonostante l'insegnamento sistematico della Chiesa, non riusciamo a fare quel salto di qualità per affidarci totalmente alla parola del Signore, che è chiara e precisa, fino dall'Antico Testamento, circa la figura del Cristo, il messia che doveva patire e poi risorgere. Dio ha preparato il suo popolo allo scandalo della croce, ma quel popolo non ha capito e soprattutto non ha accettato il loro messia crocifisso. Anche oggi, questa fine ingloriosa di Gesù su patibolo della croce costituisce per molti un limite a credere in Dio. Il che si riversa sul fatto che non si accetta la croce e la sofferenza e se capita c'è la ribellione e il totale rifiuto. Ma quel Dio crocifisso è anche il Dio della vita, dell'amore e della risurrezione. La parola ultima non è il morire, ma il vivere e il risorgere con Cristo.
Molto esplicito al riguardo quanto scrive l''apostolo Pietro nel brano della seconda lettura di questa domenica, tratta dalla sua prima lettera. Noi ben sappiamo che Dio ci ha salvato in Gesù Cristo "non a prezzo di cose effimere, come argento e oro", ma siamo stati "liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia". Cristo, tuttavia, non rimane appeso al legno della croce per sempre o giace nel sepolcro definitivamente, ma Egli è il risorto, perché la potenza di Dio lo riporta alla vita, alla sua vera natura e condizioni di esistere, che è quella eterna e della gloria. Di fronte a questo mistero noi siamo chiamati a redimerci dalla nostra condotta vuota ed insignificante quando si incentra sulle cose passeggere ed effimere della terra. Quando, come dice Papa Francesco, fa cose di morti e non di vita, agisce per la felicità e cerca la gioia in cose che non hanno valore di eternità.
E' quanto, d'altra parte, ci viene detto anche nel brano della prima lettura di oggi, tratto dagli Atti degli Apostoli, nel quale viene proposto il nucleo essenziale della prima predicazione degli apostoli e specialmente quella di Pietro. Il centro di tutto il primo annuncio è la morte e soprattutto la risurrezione di Gesù. Perché la risurrezione di Cristo ridona valore a tutta la vita del Signore, al suo insegnamento e a quanto chiede di fare per mettersi sulla sua strada e scia. Siamo tutti invitati oggi a metterci in cammino verso Emmaus, per sperimentare la gioia dell'incontro con Gesù nella sua parola e nella frazione del pane. Solo se il nostro cuore e la nostra mente si libereranno dalle tante zavorre che costringono il nostro vivere quotidiano ad appesantirsi sempre di più, tendendo verso il basso, potrà sperimentare la gioia della vera risurrezione interiore, quella che conta e che fa dell'annuale ricorrenza della Pasqua una vera occasione per ridare slancio alla nostra vita di cristiani. Sia questa la nostra preghiera che eleviamo al Signore con il salmo 15, che è il salmo della gioia, della speranza e della fiducia nel Signore. Amen.
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