Antonio Riboldi "Eucarestia: l’immenso dono di Dio"

Omelia del giorno 22 Giugno 2014
Corpus Domini (Anno A)
Se c’è qualcosa che non ha limiti, nel dono e nel tempo, è l’Eucarestia: nel dono totale, fino a diventare ‘Pane della vita’, e nel tempo, perché non conosce limiti.
Oggi la Chiesa nella Solennità del Corpus Domini
(Corpo del Signore) ci invita ad entrare in questo ‘mistero della fede’, che il sacerdote, ogni volta celebra la Messa così sintetizza, con le ineffabili parole di Gesù in cui si compie il grande dono di Sé: ‘Prendete e mangiate, questo è il mio corpo. Prendete e bevete questo è il calice del mio sangue. Fate questo in memoria di Me’. (Lc. 22, 16)

Il Santo Giovanni Paolo II così scriveva nella sua enciclica ‘Chiesa ed Eucarestia’: “Quando penso all’Eucarestia, guardando alla mia vita di sacerdote, di vescovo, di successore di Pietro, mi viene spontaneo ricordare i tanti momenti e i tanti luoghi in cui mi è successo di celebrarla … la cattedrale di Wawel, la basilica di San Pietro … in cappelle poste sui sentieri di montagna, sulle sponde di laghi, sulle rive dei mari, l’ho celebrata in altari costruiti negli stadi, nelle piazze delle città. Questo scenario così variegato, me ne fa sperimentare fortemente il carattere universale e, per così dire, cosmico. Sì, cosmico. Perché quando viene celebrata sul piccolo altare di campagna, l’Eucarestia è sempre celebrata, in un certo senso, sull’altare del mondo. Essa unisce il cielo e la terra. Comprende e pervade tutto il creato. Il Figlio di Dio si è fatto uomo, per restituire tutto il creato, in un supremo atto di lode, a Colui che lo ha fatto dal nulla … Davvero è questo, il Misterium Fidei, che si celebra nell’Eucarestia; il mondo, uscito dalle mani di Dio creatore, torna a Lui, redento da Cristo”. (n. 8)

È, quella di S. Giovanni Paolo II, la stessa meraviglia e gioia che ogni credente dovrebbe vivere nella S. Messa, per il dono di Gesù nell’Eucarestia.

Eppure noi uomini, deboli e quasi impotenti ad abbracciare la grandezza dell’Amore, che non ha limiti nel dono e nella felicità, facciamo difficoltà ad entrare in quello che, invece, dovrebbe farci sussultare di gioia....perché più amati di così si muore...e più felici di così, davvero non si può essere!

Il solo pensare che, nella S. Messa, cui partecipiamo, siamo come i Dodici seduti attorno a Gesù e che, a noi, Gesù fa la stessa offerta, lo stesso Dono, reale e vero, tramite il sacerdote, che in quel momento è Cristo, dovrebbe farci dire: ‘Signore, dacci sempre questo pane!’. Ma è così?

Credo che non si possa gustare la solennità dl Corpus Domini, senza, con sincerità, interpellarsi su cosa significhi per noi la Messa. Dovrebbe essere, almeno la domenica, il grande momento dell’incontro con Gesù che, con noi ‘desidera cenare, dandoci il Suo Corpo e Sangue’. Fa davvero impressione come troppi di noi abbiamo perso questo stupendo momento di indicibile gioia.

Una gioia che non traspare, tante volte, neppure in chi partecipa alla Messa.

Il momento della Comunione, quando il celebrante, accostandoci all’altare, ci offre il ‘Corpo di Cristo’, dovrebbe essere un evento di pace, di completezza, unito alla consapevolezza che, con Gesù, divenuto ‘Pane della nostra vita, così fragile, siamo diventati, tutti, ‘un solo corpo’, al punto che l’assemblea dovrebbe gustare la gioia di essere, in Lui, con tutti, una comunità che si ama.

Tra i meravigliosi e incredibili doni che Gesù ci ha fatto, certamente l’Eucarestia è il Dono per eccellenza: ci ha donato Se stesso, che sotto le specie del pane si fa 'Pane di vita'.

Non deve dunque stupire il fatto che tutti i santi abbiano fatto dell’Eucarestia il vero segreto della santità e felicità della vita. Il solo pensiero che nella Comunione incontriamo Gesù vivo e vero, rende inconcepibile pensare alla Celebrazione eucaristica, come un dovere da espletare o un peso da sopportare! E’ una questione di fede. Se la Chiesa, nel corso dei secoli, ha pensato alla domenica come ‘il giorno del Signore’, è chiaro che il punto centrale di questo giorno è l’Eucarestia.

Forse occorre recuperare una forte ed efficace catechesi, anche perché, l’allontanamento dall’Eucarestia o l’accostarla senza le dovute disposizioni, o il sentirla semplicemente come un rito da vivere, dipende proprio dall’ignoranza, dalla non comprensione della sua bellezza, del Dono immenso che ci fa Dio stesso in Suo Figlio. Inoltre la celebrazione eucaristica domenicale crea la Comunità, si ripetono i gesti del Maestro nell’Ultima Cena, e come i primi cristiani si impara a vivere ‘nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere’ soprattutto volendosi bene: questo è diventare Chiesa, popolo in cammino dietro le orme del proprio Signore.

Ecco perché bisogna risvegliare le coscienze cristiane. Non possiamo dirci discepoli di Gesù se non cresciamo nella fede e nella carità, superando tutto ciò che è solo rito o esteriorità e imparando a leggere i ‘segni sacramentali’ nella verità a cui ci rimandano.

Solo la fede ci può aiutare a vivere e celebrare l’Eucarestia, comprendendone il valore, il dono e la forza  che da essa può scaturire, perché è partecipazione alla stessa passione, morte e resurrezione di Gesù. La S. Messa è la nostra Pasqua quotidiana, cioè ‘resurrezione a vita nuova’ operata in noi da Gesù stesso.

Oggi, Solennità del Corpus Domini, aiutiamoci ad approfondire o recuperare il valore essenziale dell’Eucarestia con alcuni stralci di una catechesi di Papa Francesco:

“L’Eucaristia ci introduce nella comunione reale con Gesù e il suo mistero. Come viviamo l’Eucaristia? È solo un momento di festa, è una tradizione consolidata, è un’occasione per ritrovarsi o per sentirsi a posto, oppure è qualcosa di più? Ci sono dei segnali che ci dicono se noi viviamo bene l’Eucaristia. Il primo è il nostro modo di guardare e considerare gli altri. Nell’Eucaristia Cristo attua sempre nuovamente il dono di sé che ha fatto sulla Croce. Tutta la sua vita è un atto di totale condivisione di sé per amore … L’Eucaristia che celebro, mi porta a sentire tutti come fratelli e sorelle? Mi aiuta a riconoscere in loro il volto di Gesù? Tutti noi andiamo a Messa perché amiamo Gesù e vogliamo condividere, nell’Eucaristia, la sua passione e la sua risurrezione. Ma amiamo, come vuole Gesù? ... Un secondo indizio, molto importante, è la grazia di sentirsi perdonati e pronti a perdonare. … In quel pane e in quel vino che offriamo e attorno ai quali ci raduniamo si rinnova ogni volta il dono del Corpo e del Sangue di Cristo per la remissione dei nostri peccati. Dobbiamo andare a Messa umilmente, come peccatori e il Signore ci riconcilia. Un ultimo indizio prezioso ci viene offerto dal rapporto tra la celebrazione eucaristica e la vita delle nostre comunità cristiane. L’Eucaristia non è qualcosa che facciamo noi; non è una nostra commemorazione di quello che Gesù ha detto e fatto. No. È proprio un’azione di Cristo! È Cristo che lì agisce, che è sull’altare. E’ un dono di Cristo, il quale si rende presente e ci raccoglie attorno a sé, per nutrirci della sua Parola e della sua vita. Attraverso l’Eucaristia, Cristo vuole entrare nella nostra esistenza e permearla della sua grazia. Viviamo quindi l’Eucaristia con spirito di fede, di preghiera, di perdono, di penitenza, di gioia comunitaria, di preoccupazione per i bisognosi e per i bisogni di tanti fratelli e sorelle, nella certezza che il Signore compirà quello che ci ha promesso: la vita eterna”.

E allora, carissimi, facciamo festa, oggi, ma una festa senza fine, come è quella di accogliere l’Eucarestia, il Corpo di Cristo, ‘vera gioia del cuore’.

Farsi amare da Dio così è dare alla vita quella serenità che diventa poi contagiosa per quanti incontriamo e in quello che facciamo.

Antonio Riboldi – Vescovo

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