Antonio Riboldi"Tu sei Pietro e su questa pietra.."
Omelia del giorno 29 Giugno 2014
Santi Pietro e Paolo
Gesù, il Figlio che il Padre ha donato all’umanità, perché fosse riscattata dal peccato, ci ha detto: ‘Io sono la Via, la Verità e la Vita’ e ‘senza di me non potete fare nulla’. Solo in Cristo possiamo essere
riammessi come figli nella ‘famiglia di Dio’.
Gesù è Via di verità e di amore, che svela a noi ciò che veramente siamo nel disegno di Dio che, come Padre, ci ha donato la Vita; una ‘Via’ che Gesù ha tracciato con le parole, le opere, ma più ancora con il dono della Sua vita sulla croce – immenso amore di Chi si dona per salvare gli amici.
Fin dall’inizio della Sua missione ha scelto i dodici destinati a continuare la Sua opera tra di noi. Gesù, secondo il suo stile, che vuole totale apertura al piano di amore del Padre, ha scelto coloro che noi – malati di grandezza, superbia e protagonismo – non avremmo mai scelto: ‘i poveri in spirito’. Persone umili, senza gloria e quindi pronte ad accogliere l’invito, senza sapere cosa questo invito prevedesse e a che cosa li avrebbe destinati.
Nei tre anni di scuola di Gesù, che predicava la buona Novella per le strade della Galilea, della Samaria, della Giudea, incontrando applausi e contrasti, Lo hanno seguito, forse sperando che avrebbe preparato per loro un domani pieno di successo e della gloria di questo mondo.
Impensabile. Tanto è vero che quando Pietro sente l’annuncio di Gesù della sua prossima crocifissione e resurrezione, ‘lo prese in disparte e gli disse con tono di rimprovero: ‘Sia mai!’. Ma Gesù lo allontanò bruscamente: ‘Vai lontano da me, Satana, tu mi sei di scandalo!’.
Si rimane senza parole, presi dallo stupore, nel vedere come Dio affidi la sorte dell’umanità redenta a poveri uomini che dovranno essere, qui sulla terra, ‘Suo Vangelo’, testimoniandolo con la vita e pronti, come il Maestro, a donarla per Lui e per la bellezza del Suo Regno.
Tutti noi abbiamo vissuto i ‘divini tempi’ della storia recente della Chiesa.
Come dimenticare la dolcezza di quel grande Papa del sorriso, che fu S. Giovanni XXIII? È nel cuore di tutti quel saluto semplice che, dalla finestra del suo studio, inviò, esprimendo la dolcezza stessa del Maestro: ‘Questa sera andando a casa portate il saluto del Papa ai vostri bambini, ai malati e dite: è il saluto del Papa che vi vuole bene’.
È stato per tutti il grande ‘Papa buono’, che non mancava di comunicare il suo ottimismo, tanto necessario anche oggi, e piace riferire ciò che disse aprendo il Concilio - davvero un’immensa opera dello Spirito - l’11 ottobre 1962: “Nell’esercizio del nostro ministero pastorale, ci feriscono talora l’orecchio suggestioni di persone, pur ardenti di zelo, ma non fornite di senso sovrabbondante di discrezione e di misura. Nei tempi moderni esse non vedono che prevaricazioni e rovina; vanno dicendo che la nostra età, in confronto con quelle passate, è andata peggiorando e si comportano come se nulla abbiano imparato dalla storia, che pure è maestra di vita. A noi sembra di dissentire da codesti profeti di sventura, che annunziano sempre eventi infausti quasi fosse la fine del mondo. Nel presente momento storico, la Provvidenza ci sta conducendo ad un nuovo ordine di rapporti umani, che, per opera degli uomini e per di più della loro stessa aspettativa, si volgono verso un compimento di disegni superiori e inattesi, e tutto, anche le umane avversità, dispone per il maggior bene della Chiesa”.
Sembra di leggere in queste parole ‘il grande sorriso’ che si proiettò sul mondo in preda alla paura: lo stesso sorriso che era nel breve saluto, con il ‘bacio ai bambini e ai malati’.
Dopo Giovanni XXIII lo Spirito serbava in cuore un altro ‘Pietro’, su cui continuare a costruire la Sua Chiesa: Paolo VI. Gli dico un grande grazie per avermi scelto a essere vescovo di Acerra. Era tanta l’amicizia e stima che ci univa; io a lottare nel Belice, dopo il terremoto, e lui a farmi coraggio. Andando a fargli visita, nel ‘viaggio della speranza’, con 50 bambini, ambasciatori dei loro diritti, ricordo che cercando di ringraziarlo, in ginocchio, per aver avuto la bontà di accoglierci, letteralmente mi sollevò e mi abbracciò e mi disse: ‘Grazie a nome della Chiesa per la carità che svolgete’. E iniziò con i bambini un dialogo incredibile. È stato il Papa che ha guidato il Concilio con saggezza e vigore, non nascondendo la sua timidezza di ‘uomo’, proprio come Pietro, e di cui ad ottobre, la Chiesa, che tanto ha amato, riconoscerà la grandezza nella santità. Un ‘Pietro’ che, nel discorso all’ONU, il 4 ottobre 1965, ebbe il coraggio di dire ai potenti della terra: “Mai gli uni contro gli altri. ma tutti contro la guerra e per la pace. Ascoltate le chiare parole di un grande scomparso, John Kennedy, che quattro anni fa proclamava: ‘L’umanità deve porre fine alla guerra o la guerra porrà fine all’umanità’. La pace, la pace deve guidare le sorti dei popoli e dell’umanità”. E chiuse il Concilio il 7 dicembre 1965, con un discorso tutto incentrato sulla fiducia nell’uomo e sul dialogo con il mondo.
Ma lo Spirito ci riservava anche un incredibile Papa, che durò il breve tempo di una ‘primavera dello Spirito’, ossia Giovanni Paolo I. E’ passato in mezzo a noi in punta di piedi, ma segnando la forte traccia del sorriso e della bontà: 30 giorni che sono stati davvero una pioggia di grazie.
E ‘venne da lontano’ il grande, oggi, S. Giovanni Paolo II. Chi non ricorda la passione evangelica di questo grande Papa, che davvero fu il ‘Pietro’ necessario per i nostri tempi. Non si stancava di correre per le strade del mondo, come faceva Gesù, come l’apostolo Paolo, che oggi ricordiamo con Pietro. Non lo fermò neppure l’attentato in Piazza S. Pietro. Un attentato che ce lo avrebbe tolto, se la Madonna di Fatima – era il 13 maggio – non avesse in qualche modo deviato la corsa del proiettile, salvandolo. Quel proiettile che ora è nella corona, sul capo di Maria a Fatima. Davvero scuoteva tutti quel suo voler raggiungere ognuno per donare la luce del Vangelo: una grande lezione alla nostra pigrizia missionaria.
Posso testimoniare l’amicizia particolare di cui mi onorava e manifestava in ogni occasione, fino a pochi giorni dalla morte, quando, ad una mia lettera, scritta al segretario don Stanislao, volle, dopo averla letta, che mi rispondesse: ‘Il Santo Padre le è tanto grato per gli auguri. Egli le esprime viva gratitudine, amicizia e riconoscenza per i sentimenti di affettuosa espressione con i quali li ha accompagnati ed è grato per le preghiere. Questa solidarietà spirituale è di grande conforto e di aiuto per superare la nuova prova che il Signore ha permesso’.
La lettera porta la data: 29 marzo 2005, la vigilia del suo transito al Cielo.
Tutto il mondo, e non solo noi cristiani, quel giorno abbiamo davvero sentito che un grande amico, una guida sicura, un pastore amorevole, un illuminato ‘Pietro’ ci aveva lasciati. I giorni del lutto in Piazza S. Pietro divennero però il giorno dell’amore e della speranza, accolte dal ‘Pietro’ che con lui tanto aveva operato, così diversi, eppure in una piena e profonda comunione fraterna: Papa Benedetto XVI. Ha stupito la sua profondità di fede, la sua energica e lucida proclamazione dei valori cristiani, richiamandoci alla fedeltà amorosa al Vangelo. La gente non solo lo ha capito, ma lo ha amato profondamente e continua ad essergli vicina. Nell’anniversario delle sue dimissioni, si è unita a Papa Francesco, accogliendo il suo appello: ‘Oggi vi invito a pregare insieme con me per Sua Santità Benedetto XVI, un uomo di grande coraggio e umiltà’: parole che rivelano quanta grande sia la stima e la fiducia in lui. Non resta a noi che affidarci ai ‘santi Pietro’ di cui il Padre ci fa dono. E nello stesso tempo nutrire ‘l’orgoglio’ che, nel piccolo, tutti siamo, come Gesù ci chiama, ‘pietre vive’ della sua Chiesa. ‘Non importa – scriveva il grande Card. Ballestrero, vescovo di Torino – di quale natura sia la pietra, se preziosa o umile; a me basta sapere di essere una pietra, magari in un angolo, ma della Chiesa’. È così per tutti noi? È tempo di interrogarci.
Risentiamo ciò che scrive, sulla scelta di Dio, il grande S. Paolo, l’apostolo delle genti, che oggi festeggiamo con Pietro: “… quando Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre, mi chiamò con la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi in mezzo alle genti, subito senza chiedere consiglio a nessuno, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi a Damasco. In seguito, tre anni dopo, salii a Gerusalemme per andare a conoscere Cèfa (Pietro) e rimasi con lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore”. (Gal. 1, 11-20)
È davvero grande festa oggi per noi: sappiamo che siamo stati ‘scelti fin dal seno’ della nostra mamma. Nulla nella nostra vita è ‘per caso’, ma tutto segue un progetto meraviglioso e provvidenziale, pensato da Dio per ciascuno di noi. Accogliamolo, seguiamolo ‘subito’ e siamo certi di essere ‘in buone mani’: ‘Dio ha sempre cura di noi’ e ‘realizza sempre l’opera che ha cominciato’. Fidiamoci di Lui, anche guardando ai fratelli Santi, che ci hanno preceduto, lasciandoci un esempio.
Antonio Riboldi – Vescovo
Santi Pietro e Paolo
Gesù, il Figlio che il Padre ha donato all’umanità, perché fosse riscattata dal peccato, ci ha detto: ‘Io sono la Via, la Verità e la Vita’ e ‘senza di me non potete fare nulla’. Solo in Cristo possiamo essere
riammessi come figli nella ‘famiglia di Dio’.
Gesù è Via di verità e di amore, che svela a noi ciò che veramente siamo nel disegno di Dio che, come Padre, ci ha donato la Vita; una ‘Via’ che Gesù ha tracciato con le parole, le opere, ma più ancora con il dono della Sua vita sulla croce – immenso amore di Chi si dona per salvare gli amici.
Fin dall’inizio della Sua missione ha scelto i dodici destinati a continuare la Sua opera tra di noi. Gesù, secondo il suo stile, che vuole totale apertura al piano di amore del Padre, ha scelto coloro che noi – malati di grandezza, superbia e protagonismo – non avremmo mai scelto: ‘i poveri in spirito’. Persone umili, senza gloria e quindi pronte ad accogliere l’invito, senza sapere cosa questo invito prevedesse e a che cosa li avrebbe destinati.
Nei tre anni di scuola di Gesù, che predicava la buona Novella per le strade della Galilea, della Samaria, della Giudea, incontrando applausi e contrasti, Lo hanno seguito, forse sperando che avrebbe preparato per loro un domani pieno di successo e della gloria di questo mondo.
Impensabile. Tanto è vero che quando Pietro sente l’annuncio di Gesù della sua prossima crocifissione e resurrezione, ‘lo prese in disparte e gli disse con tono di rimprovero: ‘Sia mai!’. Ma Gesù lo allontanò bruscamente: ‘Vai lontano da me, Satana, tu mi sei di scandalo!’.
Si rimane senza parole, presi dallo stupore, nel vedere come Dio affidi la sorte dell’umanità redenta a poveri uomini che dovranno essere, qui sulla terra, ‘Suo Vangelo’, testimoniandolo con la vita e pronti, come il Maestro, a donarla per Lui e per la bellezza del Suo Regno.
Tutti noi abbiamo vissuto i ‘divini tempi’ della storia recente della Chiesa.
Come dimenticare la dolcezza di quel grande Papa del sorriso, che fu S. Giovanni XXIII? È nel cuore di tutti quel saluto semplice che, dalla finestra del suo studio, inviò, esprimendo la dolcezza stessa del Maestro: ‘Questa sera andando a casa portate il saluto del Papa ai vostri bambini, ai malati e dite: è il saluto del Papa che vi vuole bene’.
È stato per tutti il grande ‘Papa buono’, che non mancava di comunicare il suo ottimismo, tanto necessario anche oggi, e piace riferire ciò che disse aprendo il Concilio - davvero un’immensa opera dello Spirito - l’11 ottobre 1962: “Nell’esercizio del nostro ministero pastorale, ci feriscono talora l’orecchio suggestioni di persone, pur ardenti di zelo, ma non fornite di senso sovrabbondante di discrezione e di misura. Nei tempi moderni esse non vedono che prevaricazioni e rovina; vanno dicendo che la nostra età, in confronto con quelle passate, è andata peggiorando e si comportano come se nulla abbiano imparato dalla storia, che pure è maestra di vita. A noi sembra di dissentire da codesti profeti di sventura, che annunziano sempre eventi infausti quasi fosse la fine del mondo. Nel presente momento storico, la Provvidenza ci sta conducendo ad un nuovo ordine di rapporti umani, che, per opera degli uomini e per di più della loro stessa aspettativa, si volgono verso un compimento di disegni superiori e inattesi, e tutto, anche le umane avversità, dispone per il maggior bene della Chiesa”.
Sembra di leggere in queste parole ‘il grande sorriso’ che si proiettò sul mondo in preda alla paura: lo stesso sorriso che era nel breve saluto, con il ‘bacio ai bambini e ai malati’.
Dopo Giovanni XXIII lo Spirito serbava in cuore un altro ‘Pietro’, su cui continuare a costruire la Sua Chiesa: Paolo VI. Gli dico un grande grazie per avermi scelto a essere vescovo di Acerra. Era tanta l’amicizia e stima che ci univa; io a lottare nel Belice, dopo il terremoto, e lui a farmi coraggio. Andando a fargli visita, nel ‘viaggio della speranza’, con 50 bambini, ambasciatori dei loro diritti, ricordo che cercando di ringraziarlo, in ginocchio, per aver avuto la bontà di accoglierci, letteralmente mi sollevò e mi abbracciò e mi disse: ‘Grazie a nome della Chiesa per la carità che svolgete’. E iniziò con i bambini un dialogo incredibile. È stato il Papa che ha guidato il Concilio con saggezza e vigore, non nascondendo la sua timidezza di ‘uomo’, proprio come Pietro, e di cui ad ottobre, la Chiesa, che tanto ha amato, riconoscerà la grandezza nella santità. Un ‘Pietro’ che, nel discorso all’ONU, il 4 ottobre 1965, ebbe il coraggio di dire ai potenti della terra: “Mai gli uni contro gli altri. ma tutti contro la guerra e per la pace. Ascoltate le chiare parole di un grande scomparso, John Kennedy, che quattro anni fa proclamava: ‘L’umanità deve porre fine alla guerra o la guerra porrà fine all’umanità’. La pace, la pace deve guidare le sorti dei popoli e dell’umanità”. E chiuse il Concilio il 7 dicembre 1965, con un discorso tutto incentrato sulla fiducia nell’uomo e sul dialogo con il mondo.
Ma lo Spirito ci riservava anche un incredibile Papa, che durò il breve tempo di una ‘primavera dello Spirito’, ossia Giovanni Paolo I. E’ passato in mezzo a noi in punta di piedi, ma segnando la forte traccia del sorriso e della bontà: 30 giorni che sono stati davvero una pioggia di grazie.
E ‘venne da lontano’ il grande, oggi, S. Giovanni Paolo II. Chi non ricorda la passione evangelica di questo grande Papa, che davvero fu il ‘Pietro’ necessario per i nostri tempi. Non si stancava di correre per le strade del mondo, come faceva Gesù, come l’apostolo Paolo, che oggi ricordiamo con Pietro. Non lo fermò neppure l’attentato in Piazza S. Pietro. Un attentato che ce lo avrebbe tolto, se la Madonna di Fatima – era il 13 maggio – non avesse in qualche modo deviato la corsa del proiettile, salvandolo. Quel proiettile che ora è nella corona, sul capo di Maria a Fatima. Davvero scuoteva tutti quel suo voler raggiungere ognuno per donare la luce del Vangelo: una grande lezione alla nostra pigrizia missionaria.
Posso testimoniare l’amicizia particolare di cui mi onorava e manifestava in ogni occasione, fino a pochi giorni dalla morte, quando, ad una mia lettera, scritta al segretario don Stanislao, volle, dopo averla letta, che mi rispondesse: ‘Il Santo Padre le è tanto grato per gli auguri. Egli le esprime viva gratitudine, amicizia e riconoscenza per i sentimenti di affettuosa espressione con i quali li ha accompagnati ed è grato per le preghiere. Questa solidarietà spirituale è di grande conforto e di aiuto per superare la nuova prova che il Signore ha permesso’.
La lettera porta la data: 29 marzo 2005, la vigilia del suo transito al Cielo.
Tutto il mondo, e non solo noi cristiani, quel giorno abbiamo davvero sentito che un grande amico, una guida sicura, un pastore amorevole, un illuminato ‘Pietro’ ci aveva lasciati. I giorni del lutto in Piazza S. Pietro divennero però il giorno dell’amore e della speranza, accolte dal ‘Pietro’ che con lui tanto aveva operato, così diversi, eppure in una piena e profonda comunione fraterna: Papa Benedetto XVI. Ha stupito la sua profondità di fede, la sua energica e lucida proclamazione dei valori cristiani, richiamandoci alla fedeltà amorosa al Vangelo. La gente non solo lo ha capito, ma lo ha amato profondamente e continua ad essergli vicina. Nell’anniversario delle sue dimissioni, si è unita a Papa Francesco, accogliendo il suo appello: ‘Oggi vi invito a pregare insieme con me per Sua Santità Benedetto XVI, un uomo di grande coraggio e umiltà’: parole che rivelano quanta grande sia la stima e la fiducia in lui. Non resta a noi che affidarci ai ‘santi Pietro’ di cui il Padre ci fa dono. E nello stesso tempo nutrire ‘l’orgoglio’ che, nel piccolo, tutti siamo, come Gesù ci chiama, ‘pietre vive’ della sua Chiesa. ‘Non importa – scriveva il grande Card. Ballestrero, vescovo di Torino – di quale natura sia la pietra, se preziosa o umile; a me basta sapere di essere una pietra, magari in un angolo, ma della Chiesa’. È così per tutti noi? È tempo di interrogarci.
Risentiamo ciò che scrive, sulla scelta di Dio, il grande S. Paolo, l’apostolo delle genti, che oggi festeggiamo con Pietro: “… quando Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre, mi chiamò con la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi in mezzo alle genti, subito senza chiedere consiglio a nessuno, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi a Damasco. In seguito, tre anni dopo, salii a Gerusalemme per andare a conoscere Cèfa (Pietro) e rimasi con lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore”. (Gal. 1, 11-20)
È davvero grande festa oggi per noi: sappiamo che siamo stati ‘scelti fin dal seno’ della nostra mamma. Nulla nella nostra vita è ‘per caso’, ma tutto segue un progetto meraviglioso e provvidenziale, pensato da Dio per ciascuno di noi. Accogliamolo, seguiamolo ‘subito’ e siamo certi di essere ‘in buone mani’: ‘Dio ha sempre cura di noi’ e ‘realizza sempre l’opera che ha cominciato’. Fidiamoci di Lui, anche guardando ai fratelli Santi, che ci hanno preceduto, lasciandoci un esempio.
Antonio Riboldi – Vescovo
Commenti
Posta un commento