dom Luigi Gioia "Come il Padre ha mandato me anch'io mando voi"
Pentecoste (Anno A) - Messa del Giorno (08/06/2014)
Vangelo: Gv 20,19-23
Il gesto che compie Gesù nel vangelo di oggi richiama quello del Padre, del Creatore, nel momento della creazione dell'uomo.
Il Vangelo dice che Gesù soffiò per dare lo Spirito Santo. Nel libro della Genesi si dice che il Signore, il Padre, Dio, plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente. Nel libro della Genesi questa affermazione, il fatto di ricevere il soffio di Dio, stabilisce un legame unico tra l'uomo e il suo creatore. L'uomo vive del soffio di Dio.
L'uomo, in un certo senso, respira in Dio.
Come dice Paolo in un passaggio del suo discorso ad Atene che si trova negli Atti degli Apostoli, in Lui, in Dio, abbiamo la vita, il movimento e l'essere.
Non si può parlare di consanguineità con Dio, perché Dio non ha un sangue, ma si può parlare di "conspiritualità": partecipiamo dello stesso Spirito, esiste una vera parentela tra noi e Dio.
Questo è molto importante. Ciò significa che senza il soffio di Dio noi non esistiamo, non solo a livello della nostra vita biologica, ma soprattutto dal punto di vista relazionale: viviamo veramente solo se restiamo in relazione con Dio, in pace con Dio.
E infatti, nel libro della Genesi, prima del peccato vediamo l'uomo e la donna in pace con Dio. Esisteva una vera familiarità tra l'uomo e la donna e Dio. Vediamo Dio che la sera passeggiava nel giardino per intrattenersi con l'uomo, come un amico con il proprio amico. L'uomo e la donna poi, erano in pace tra di loro ed erano in pace anche con sé stessi e con la creazione. La creazione produceva spontaneamente ciò di cui avevano bisogno per nutrirsi. Non c'era nessuna aggressione, l'uomo, la donna e il creato erano in armonia.
La conseguenza del peccato purtroppo fu la fine di questa pace in tutte queste dimensioni.
Prima di tutto ci fu la rottura di questa relazione di fiducia con Dio. Quando Dio arriva, l'uomo non è più lì come un bambino che accoglie il padre, ma ha paura e si nasconde.
L'uomo ha paura perché non è più in pace con sé stesso. Nel suo cuore nascono angoscia, paura, collera, gelosia, invidia, concupiscienza, cupidigia.
Poi il peccato ha come conseguenza la fine della pace tra uomo e donna, la rottura della loro relazione. Si accusano reciprocamente. Diventano oggetto di concupiscienza l'uno per l'altro. Hanno paura di essere nudi l'uno davanti all'altro. La relazione diventa una rapporto di dominazione. Dopo il peccato Dio dice alla donna: il tuo istinto ti porterà verso l'uomo e l'uomo ti dominerà. Questa relazione di dominazione è una conseguenza del peccato.
E poi si frantumano la relazione e la pace con il creato. La terra produce spine e cardi per l'uomo e il creato diventa un luogo minaccioso e pericoloso.
!
Per questo, con la Pentecoste il Signore riplasma il mondo compiendo lo stesso gesto creatore: soffia il suo Spirito, lo soffia sull'uomo, lo soffia nell'uomo, per ristabilire la relazione, per ristabilire la pace.
Ed è per questo che, nel soffiare lo Spirito Santo sugli apostoli, Gesù dice: Pace a voi!
Questo Pace a voi! ristabilisce la pace in tutte le dimensioni nelle quali il peccato l'aveva distrutta. Prima di tutto ristabilisce la pace con Dio: ricevendo lo Spirito di Gesù, quello che ci divide da Dio è eliminato, cioè il nostro peccato. Dice Gesù: i vostri peccati sono perdonati.
E, come dice Paolo nella seconda lettura: diventiamo un solo corpo con Cristo, perché abbiamo in noi lo stesso Spirito, lo Spirito di Gesù, lo Spirito del Figlio, e per questo non siamo più semplicemente delle creature, ma siamo ricreati, figli di Dio e possiamo chiamarlo d'ora in poi "Padre".
Gesù dice: io vado al padre mio e padre vostro. Paolo aggiunge: noi siamo una nuova creazione in Cristo. Una nuova creazione che va molto più in là della vecchia creazione, perché non riceviamo solo l'alito di vita, ma riceviamo lo Spirito Santo, lo Spirito stesso di Dio. Diventiamo figli nel Figlio, possiamo chiamare Dio "Padre", entriamo nella Trinità.!
La pace con Dio comporta subito anche pace tra di noi. E' significativo che nel libro degli Atti degli Apostoli la prima manifestazione della ricezione del dono dello Spirito Santo sia che le lingue non sono più un ostacolo alla relazione tra gli uomini. Il non parlare la stessa
lingua è un ostacolo alla relazione, conduce a incomprensioni, crea delle barriere, dei muri nelle relazioni tra i popoli. Quindi la nuova possibilitá di essere un solo corpo, una sola comunitá al di lá di tutte le barriere linguistiche, etniche, nazionali e culturali è la prima manifestazione della pace che lo Spirito Santo viene a ristabilire tra tutti gli uomini.
Nella seconda lettura, Paolo aggiunge: Battezzati mediante un solo spirito in un solo corpo, tutti, Giudei o Greci, schiavi o liberi, poveri o ricchi, connazionali o immigrati - si può declinare questa cosa infinitamente - quali che siano le differenze etniche, culturali, linguistiche, le differenze di educazione che possono esistere tra di noi, tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito, tutti siamo diventati un solo corpo, tutti siamo dissetati da un solo Spirito, tutti diventiamo figli nel Figlio, uniti a Gesù.
E se tutti siamo figli, vuol dire che tutti siamo fratelli e sorelle e possiamo dire insieme: Padre nostro. E ogni volta che diciamo Padre nostro, ci sentiamo solidali di tutti gli altri uomini. Quello che succede agli altri è importante per me, perché sono miei fratelli e sorelle.
Se veramente prendessimo coscienza della portata profonda di questo legame - ancora più forte del legame di parentela - che lo Spirito Santo stabilisce tra di noi!
Lo Spirito viene a portare la pace con Dio, viene a portare la pace tra di noi, ma viene anche a portare la pace in noi.
Che cosa ci dà più grande pace del sentirci dire: "i tuoi peccati ti sono perdonati". Gesù questo perdono lo chiama Pace. Dice: Pace a voi. E poi aggiunge: I vostri peccati vi sono perdonati.
Questo perdono non è soltanto negativo, cioè non consiste solo nell'eliminazione del male che abbiamo fatto. Molto più profondamente, il perdono dei peccati, la pace che lo Spirito porta dentro di noi, è qualcosa di positivo. Paolo nella lettera ai Galati dice che il frutto dello Spirito Santo, la pace che porta dentro di noi, il segno della sua presenza nel nostro cuore è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé.
Lo Spirito Santo non solo ristabilisce la pace con Dio e tra di noi, ma ricrea costantemente questa pace nel nostro cuore.
Tutto questo lo esprime molto bene la Sequenza di Pentecoste che si canta prima del Vangelo, nella quale chiamiamo lo Spirito Santo: Consolatore perfetto, ospite dolce dell'anima, dolcissimo sollievo. La pace nel cuore, la pace che ci viene dalla presenza dello Spirito Santo in noi ci consola, ci porta sollievo. E poi si continua dicendo: lo Spirito Santo nella fatica è riposo, nella calura è riparo, nel pianto lo Spirito Santo ci conforta. E' una luce beatissima che invade nell'intimo il cuore dei fedeli.
E poi la sequenza continua: Senza la tua forza, o Spirito Santo, nulla è nell'uomo, nulla senza colpa. Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina. Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato.!
Questa pace che il Signore vuole ristabilire nel nostro cuore con il dono che ci fa oggi dello Spirito Santo, soffiando il suo Spirito nel nostro cuore, è un lavoro di lungo respiro.
Il nostro dovere di cristiani è quello di cercare e di custodire questa pace che lo Spirito Santo porta nei nostri cuori.
E' questa la manifestazione più importante della nostra fede nello Spirito Santo: credere che è nei nostri cuori e cercare di percepire la sua presenza e lasciarci da lui consolare, da lui ricreare, e lasciar crescere in noi questi bellissimi frutti dello Spirito Santo: l'amore, la gioia, la pace.
Soprattutto la gioia. Quando Gesù appare ai suoi discepoli, il vangelo di oggi ci dice che furono invasi da una grandissima gioia. Quando nel libro degli Atti degli Apostoli arriva lo Spirito Santo, anche lì si manifesta attraverso una grandissima gioia, un grandissimo entusiasmo, negli apostoli. C'è questo tesoro immenso di pace, questo tesoro immenso di gioia, sempre a nostra disposizione, non fuori di noi, ma dentro di noi. Lasciamoci allora sempre più profondamente invadere dallo Spirito, per essere colmi di pace nel nostro cuore e per essere strumenti di pace intorno a noi, nella nostra chiesa, nella nostra società.
Vangelo: Gv 20,19-23
Il gesto che compie Gesù nel vangelo di oggi richiama quello del Padre, del Creatore, nel momento della creazione dell'uomo.
Il Vangelo dice che Gesù soffiò per dare lo Spirito Santo. Nel libro della Genesi si dice che il Signore, il Padre, Dio, plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente. Nel libro della Genesi questa affermazione, il fatto di ricevere il soffio di Dio, stabilisce un legame unico tra l'uomo e il suo creatore. L'uomo vive del soffio di Dio.
L'uomo, in un certo senso, respira in Dio.
Come dice Paolo in un passaggio del suo discorso ad Atene che si trova negli Atti degli Apostoli, in Lui, in Dio, abbiamo la vita, il movimento e l'essere.
Non si può parlare di consanguineità con Dio, perché Dio non ha un sangue, ma si può parlare di "conspiritualità": partecipiamo dello stesso Spirito, esiste una vera parentela tra noi e Dio.
Questo è molto importante. Ciò significa che senza il soffio di Dio noi non esistiamo, non solo a livello della nostra vita biologica, ma soprattutto dal punto di vista relazionale: viviamo veramente solo se restiamo in relazione con Dio, in pace con Dio.
E infatti, nel libro della Genesi, prima del peccato vediamo l'uomo e la donna in pace con Dio. Esisteva una vera familiarità tra l'uomo e la donna e Dio. Vediamo Dio che la sera passeggiava nel giardino per intrattenersi con l'uomo, come un amico con il proprio amico. L'uomo e la donna poi, erano in pace tra di loro ed erano in pace anche con sé stessi e con la creazione. La creazione produceva spontaneamente ciò di cui avevano bisogno per nutrirsi. Non c'era nessuna aggressione, l'uomo, la donna e il creato erano in armonia.
La conseguenza del peccato purtroppo fu la fine di questa pace in tutte queste dimensioni.
Prima di tutto ci fu la rottura di questa relazione di fiducia con Dio. Quando Dio arriva, l'uomo non è più lì come un bambino che accoglie il padre, ma ha paura e si nasconde.
L'uomo ha paura perché non è più in pace con sé stesso. Nel suo cuore nascono angoscia, paura, collera, gelosia, invidia, concupiscienza, cupidigia.
Poi il peccato ha come conseguenza la fine della pace tra uomo e donna, la rottura della loro relazione. Si accusano reciprocamente. Diventano oggetto di concupiscienza l'uno per l'altro. Hanno paura di essere nudi l'uno davanti all'altro. La relazione diventa una rapporto di dominazione. Dopo il peccato Dio dice alla donna: il tuo istinto ti porterà verso l'uomo e l'uomo ti dominerà. Questa relazione di dominazione è una conseguenza del peccato.
E poi si frantumano la relazione e la pace con il creato. La terra produce spine e cardi per l'uomo e il creato diventa un luogo minaccioso e pericoloso.
!
Per questo, con la Pentecoste il Signore riplasma il mondo compiendo lo stesso gesto creatore: soffia il suo Spirito, lo soffia sull'uomo, lo soffia nell'uomo, per ristabilire la relazione, per ristabilire la pace.
Ed è per questo che, nel soffiare lo Spirito Santo sugli apostoli, Gesù dice: Pace a voi!
Questo Pace a voi! ristabilisce la pace in tutte le dimensioni nelle quali il peccato l'aveva distrutta. Prima di tutto ristabilisce la pace con Dio: ricevendo lo Spirito di Gesù, quello che ci divide da Dio è eliminato, cioè il nostro peccato. Dice Gesù: i vostri peccati sono perdonati.
E, come dice Paolo nella seconda lettura: diventiamo un solo corpo con Cristo, perché abbiamo in noi lo stesso Spirito, lo Spirito di Gesù, lo Spirito del Figlio, e per questo non siamo più semplicemente delle creature, ma siamo ricreati, figli di Dio e possiamo chiamarlo d'ora in poi "Padre".
Gesù dice: io vado al padre mio e padre vostro. Paolo aggiunge: noi siamo una nuova creazione in Cristo. Una nuova creazione che va molto più in là della vecchia creazione, perché non riceviamo solo l'alito di vita, ma riceviamo lo Spirito Santo, lo Spirito stesso di Dio. Diventiamo figli nel Figlio, possiamo chiamare Dio "Padre", entriamo nella Trinità.!
La pace con Dio comporta subito anche pace tra di noi. E' significativo che nel libro degli Atti degli Apostoli la prima manifestazione della ricezione del dono dello Spirito Santo sia che le lingue non sono più un ostacolo alla relazione tra gli uomini. Il non parlare la stessa
lingua è un ostacolo alla relazione, conduce a incomprensioni, crea delle barriere, dei muri nelle relazioni tra i popoli. Quindi la nuova possibilitá di essere un solo corpo, una sola comunitá al di lá di tutte le barriere linguistiche, etniche, nazionali e culturali è la prima manifestazione della pace che lo Spirito Santo viene a ristabilire tra tutti gli uomini.
Nella seconda lettura, Paolo aggiunge: Battezzati mediante un solo spirito in un solo corpo, tutti, Giudei o Greci, schiavi o liberi, poveri o ricchi, connazionali o immigrati - si può declinare questa cosa infinitamente - quali che siano le differenze etniche, culturali, linguistiche, le differenze di educazione che possono esistere tra di noi, tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito, tutti siamo diventati un solo corpo, tutti siamo dissetati da un solo Spirito, tutti diventiamo figli nel Figlio, uniti a Gesù.
E se tutti siamo figli, vuol dire che tutti siamo fratelli e sorelle e possiamo dire insieme: Padre nostro. E ogni volta che diciamo Padre nostro, ci sentiamo solidali di tutti gli altri uomini. Quello che succede agli altri è importante per me, perché sono miei fratelli e sorelle.
Se veramente prendessimo coscienza della portata profonda di questo legame - ancora più forte del legame di parentela - che lo Spirito Santo stabilisce tra di noi!
Lo Spirito viene a portare la pace con Dio, viene a portare la pace tra di noi, ma viene anche a portare la pace in noi.
Che cosa ci dà più grande pace del sentirci dire: "i tuoi peccati ti sono perdonati". Gesù questo perdono lo chiama Pace. Dice: Pace a voi. E poi aggiunge: I vostri peccati vi sono perdonati.
Questo perdono non è soltanto negativo, cioè non consiste solo nell'eliminazione del male che abbiamo fatto. Molto più profondamente, il perdono dei peccati, la pace che lo Spirito porta dentro di noi, è qualcosa di positivo. Paolo nella lettera ai Galati dice che il frutto dello Spirito Santo, la pace che porta dentro di noi, il segno della sua presenza nel nostro cuore è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé.
Lo Spirito Santo non solo ristabilisce la pace con Dio e tra di noi, ma ricrea costantemente questa pace nel nostro cuore.
Tutto questo lo esprime molto bene la Sequenza di Pentecoste che si canta prima del Vangelo, nella quale chiamiamo lo Spirito Santo: Consolatore perfetto, ospite dolce dell'anima, dolcissimo sollievo. La pace nel cuore, la pace che ci viene dalla presenza dello Spirito Santo in noi ci consola, ci porta sollievo. E poi si continua dicendo: lo Spirito Santo nella fatica è riposo, nella calura è riparo, nel pianto lo Spirito Santo ci conforta. E' una luce beatissima che invade nell'intimo il cuore dei fedeli.
E poi la sequenza continua: Senza la tua forza, o Spirito Santo, nulla è nell'uomo, nulla senza colpa. Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina. Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato.!
Questa pace che il Signore vuole ristabilire nel nostro cuore con il dono che ci fa oggi dello Spirito Santo, soffiando il suo Spirito nel nostro cuore, è un lavoro di lungo respiro.
Il nostro dovere di cristiani è quello di cercare e di custodire questa pace che lo Spirito Santo porta nei nostri cuori.
E' questa la manifestazione più importante della nostra fede nello Spirito Santo: credere che è nei nostri cuori e cercare di percepire la sua presenza e lasciarci da lui consolare, da lui ricreare, e lasciar crescere in noi questi bellissimi frutti dello Spirito Santo: l'amore, la gioia, la pace.
Soprattutto la gioia. Quando Gesù appare ai suoi discepoli, il vangelo di oggi ci dice che furono invasi da una grandissima gioia. Quando nel libro degli Atti degli Apostoli arriva lo Spirito Santo, anche lì si manifesta attraverso una grandissima gioia, un grandissimo entusiasmo, negli apostoli. C'è questo tesoro immenso di pace, questo tesoro immenso di gioia, sempre a nostra disposizione, non fuori di noi, ma dentro di noi. Lasciamoci allora sempre più profondamente invadere dallo Spirito, per essere colmi di pace nel nostro cuore e per essere strumenti di pace intorno a noi, nella nostra chiesa, nella nostra società.
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