don Alberto Brignoli "Tra novità e tradizione"

Santi Pietro e Paolo Apostoli (Messa del Giorno) (29/06/2014)
Vangelo: Mt 16,13-19
Quando nel calendario incontriamo la festa dei Santi Pietro e Paolo, di immediato ci viene da pensare a un'unità, come se i due fossero una persona sola. Entrambi venerati lo stesso giorno, spesso iconograficamente raffigurati l'uno accanto all'altro, anche visivamente ci danno l'idea di due persone molto
affini, soprattutto nell'agiografia. È sufficiente entrare in Piazza San Pietro a Roma e guardare le due statue che, ai piedi della scalinata d'accesso alla Basilica, chiudono su due lati differenti il colonnato del Bernini: sembrano proprio due colonne, due baluardi invincibili a difesa della fede, uno con le chiavi del portone di casa e l'altro armato di spada per difenderlo. Due santi tanto assimilati dalla devozione popolare, da essere ritenuti simili tra di loro.
Come un po' i santi in genere, che a noi paiono tutti quanti simili tra di loro in quanto miti, pii, testimoni perfetti ed eroi della fede. Ma chi ha mai detto che nella Chiesa i santi sono tutti simili? Chi mai ha pensato che due santi che ricordiamo nello stesso giorno e con la medesima, doverosa intensità e solennità, abbiano vissuto la fede in maniera simile? Chi se la sente di sostenere che non esistono modi diversi per dire e vivere la stessa fede? Si può anche pensare che la fede cristiana sia una sola, e che in quanto tale debba essere vissuta in un solo modo: per carità, è pure lecito pensare così.
Ma chi pensa questo di Pietro e di Paolo, proprio non li conosce. Non conosce il Pietro delle sicurezze e il Paolo delle sfide; non sa chi sia (pur distinguendoli) il Pietro con le chiavi e il Paolo con la spada. Non sa che uno è pietra di fondamento, e che l'altro ha gettato pietre fino alla morte su Stefano, santo come lui. Non sa che Pietro è tradizione, e Paolo frontiera. Che uno è certezza e dogma, e l'altro è ricerca e innovazione. Che uno è casa, l'altro è strada; uno è governo, l'altro è missione. Diversi, profondamente diversi tra di loro: eppure, entrambi necessari, nel panorama della fede cristiana.
Uno (Pietro) cerca di essere un ottimo giudeo, irreprensibile di fronte alla legge, ma spesso il suo comportamento è da pagano, o forse ancor peggio, da avversario di Dio, da "satana", come gli disse il Maestro; l'altro (Paolo) è amico dei pagani, ma per via della formazione ricevuta, vive in maniera integrale la sua fede, alla maniera dei giudei.
Uno è sommerso dal senso del peccato e dal suo essere peccatore, e ha bisogno continuamente di un Dio misericordioso che lo rincuori e gli dica "Ma tu mi ami più di costoro?", mentre l'altro è talmente pieno di sé che tocca al Maestro, sulla via di Damasco, immergerlo nel bagno della grazia di Dio per intriderlo di umiltà.
Uno conosce direttamente Cristo; l'altro no, è Cristo che andrà a fare conoscenza di lui. Uno usa da sempre la barca per pescare (prima pesci, poi uomini, ma fa lo stesso), l'altro impara a usarla per navigare, per andare ad annunciare, ad ogni costo, anche a costo di un naufragio. Uno "il capo", l'altro, l' "ultimo" tra gli apostoli. Uno pervaso di una semplicità che rasenta l'ingenuità, l'altro impregnato di una cultura "da paura". Antico e nuovo, arte rustica e nuovo design ecclesiale, ricchezza del passato e novità per il futuro.
Pietro è talmente simile a Cristo che viene arrestato il giorno degli Azzimi, e mentre prega riceve conforto da un angelo; Paolo è talmente simile al Maestro da arrivare a dire che "lui non vive più, perché è Cristo che vive in lui". Eppure, i due sono talmente diversi che nei pochi giorni in cui s'incontrano di persona, devono spartirsi il campo dell'annuncio del Vangelo (Pietro ai circoncisi, Paolo ai non circoncisi): e questo, non senza tensioni, visto che la visita di Pietro ad Antiochia (la comunità di Paolo e Barnaba) fa andare su tutte le furie Paolo per i suoi atteggiamenti "ipocriti". Eppure, ogni 29 giugno li celebriamo insieme, in un'unica festa.
Entrambi focosi, senza dubbio, appassionati di Dio. E chi è il più "cristiano" tra i due? Il tradizionalista o l'innovatore? Il curiale conservatore o il progressista profetico?
Questi, si sa, sono problemi e interrogativi esclusivamente nostri. Ciò che di loro sappiamo è che a queste cose non hanno avuto affatto tempo di pensare: erano focosi, avevano qualcosa che "bruciava" loro dentro, un assillo quotidiano, una carità che urgeva, che li ha portati entrambi a dare la vita per Cristo.
Uno fedele alla tradizione e alla continuità, l'altro fedele al nuovo e al diverso. Entrambi martiri, testimoni, senza più sangue nelle vene, perché tutto sparso in libagione.
Ciò che conta, allora, antichi o nuovi che siamo, è spiegare le vele, terminare la corsa, combattere la buona battaglia.

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