don Luca Garbinetto "Lo Spirito della riconciliazione"

Pentecoste (Anno A) - Messa del Giorno (08/06/2014)
Vangelo: Gv 20,19-23
Nella Chiesa dell'inizio, la Chiesa del primo giorno della settimana, la Chiesa che si mette in cammino, Gesù invia i suoi dotandoli dell'unica cosa necessaria: lo Spirito Santo. Il messaggio è oggi tanto semplice quanto radicale: se la Chiesa vuole tornare a essere costantemente la Chiesa
dell'inizio, del primo giorno, del Risorto, deve invocare un solo e insostituibile dono, che è lo Spirito Santo.
La Pentecoste non è la chiusura festosa di un tempo di spensieratezza, né la conclusione di un periodo troppo impegnativo per i cristiani per farlo durare più a lungo di 50 giorni. La Pentecoste è invece l'avvio definitivo, la partenza senza mezze misure, il varo deciso della barca al cui timone sta Cristo e sulle cui vele spiegate può soffiare un solo vento: lo Spirito Santo!
Niente di enfatico o di fanatico. Lo Spirito Santo tocca il cuore e i sentimenti, ma per trasformarli in carbone acceso che brucia del fuoco della carità. Lo Spirito Santo è azione concreta, è soffio di vita segnata dalle piaghe, è respiro divino nella carne delle fatiche quotidiane. La freschezza che viene dallo Spirito ha il sapore del pane buono appena tolto dal forno: il suo aroma e il suo profumo indicano un passaggio fondamentale per il fuoco che dora e corrobora.
Ecco perché Gesù Risorto, nella sera del giorno pasquale, che per Giovanni è anche già giorno di Pentecoste - perché non si corra mai il rischio di separare la Chiesa dal Cristo e la Risurrezione dalla Croce -, lascia ai suoi il segno visibile ed efficace della presenza dello Spirito nell'agire più sconcertante che possa pensare un essere umano: la capacità di perdonare. Il perdono è la vera pace.
Pace, nella logica di Dio, è dunque sinonimo di riconciliazione. Pace significa fare il primo passo per l'incontro e la stretta di mano che ripara legami infranti e rinnova relazioni frantumate. Pace, lungi dal richiamare romantici voli di colomba, sollecita piuttosto l'ardua e coraggiosa azione del ricucire, la paziente opera del tessere, l'instancabile e minuziosa arte dell'aggiustare. Di fronte a ingranaggi umani spezzati e umiliati dall'aggressività sconsiderata, dall'odio manifesto, dalla vendetta e dalla violenza, a volte da sottigliezze e sotterfugi, la pace invoca il gesto più duro eppure più tenero e dolce: quello del perdono.
Qualcuno deve fare il primo passo! Qualcuno deve spezzare il vortice dello sfruttamento e dell'ingiustizia! Qualcuno deve decidere di farla finita con le ripicche e le faide!
Questo qualcuno è ogni cristiano che desidera e quindi decide di vivere da Risorto. La Pentecoste è la celebrazione di questa decisione, che rende il desiderio storia sofferta ma vissuta. La Pentecoste è la consacrazione dell'animo fragile ma solido di ogni uomo e donna stanchi di stare a guardare e finalmente convinti di essere protagonisti della propria vita e delle vicende dell'umanità. La Pentecoste è la firma di Dio sulla buona volontà di tutti coloro che fin dal canto degli angeli di Betlemme coltivavano una struggente nostalgia di non essere più spettatori passivi.
È lo Spirito la forza che realizza tanta bellezza! Lo ha fatto per la Chiesa degli inizi. Lo fa anche oggi, ogni giorno, quando uno o più, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, scelgono di iniziare di nuovo. Perdonandosi a vicenda e perdonando chiunque abbia fatto del male a loro o all'umanità. É lo Spirito la potenza che rende visibile e vivibile la riconciliazione. Dovesse costare una cottura prolungata, per prendere il profumo di Dio nel battesimo rinnovato, oggi il mondo cerca una Chiesa così. Perché di essa ha bisogno. La Pentecoste trovi te e me disponibili a prendere il largo, spiegando le vele.

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