Gaetano Salvati"Un colloquio silenzioso"

Pentecoste (Anno A) - Messa del Giorno (08/06/2014)
Vangelo: Gv 20,19-23
Alla fine del tempo di pasqua rincontriamo Gesù che visita i suoi discepoli nel cenacolo. Questo è il luogo in cui il Risorto dona la pace e dimora nei cuori dei credenti per mezzo dello Spirito Santo.
La liturgia della Parola oggi offre due chiavi di letture riguardo la Pentecoste.
La prima è la testimonianza di san Luca. Egli descrive la comunità dei discepoli che si radunava dopo l'Ascensione di Gesù (At 1,12-14). Tale descrizione è ricca di particolari: vi è un luogo, il Cenacolo; ci sono gli Undici Apostoli; Maria, la madre del Signore; alcune donne. Questa comunità si raduna nel Cenacolo la mattina della festa ebraica
di Pentecoste, nella quale si faceva memoria dell'Alleanza di Dio sul Sinai (Es 19). Il patto antico, secondo il libro dell'Esodo, fu descritto attraverso una manifestazione terrificante del Signore: Dio era sceso nel fuoco e tutto il monte tremava (Es 19,18). Il vento e il fuoco li ritroviamo nella Pentecoste del Nuovo Testamento ma senza eco di terrore. Il fuoco, che si manifesta attraverso lingue, si posa sui discepoli, i quali "furono pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue" (At 2,4). È nell'evento di Pentecoste, quindi, che la Chiesa viene costituita dalla forza dello Spirito. È solo lo Spirito di Cristo che crea unità nella comunità. Infatti, lo Spirito Santo, generatore di unità nell'amore, attua la reciproca accettazione delle diversità di ciascuno e rende possibile sia il linguaggio nuovo, quello della comunione assoluta, sia l'esperienza esistenziale della risurrezione, il quale apre alla nuova realtà dell'incontro con il Cristo risorto.
Per Giovanni risurrezione e Pentecoste coincidono in una sola realtà. Il Cristo crocifisso e risorto è il medesimo che dona la sua presenza e ci rende creature nuove, trasformate, perché divenuti testimoni dell'evento che ha cambiato il corso del tempo. Dalla sua presenza nasce anche la missione della Chiesa che è quella di diffondere la pace nel mondo. Infatti, la comunità dello Spirito, coerente con l'insegnamento del suo Maestro, è inviata per essere segno e strumento di perdono, non di giudizio; di liberazione dalle catene del male, dell'oppressione e dell'ingiustizia.
Infine, un'altra valutazione del vangelo forse può esserci di aiuto quando percorriamo il sentiero del dubbio e dell'incertezza. Giovanni dice che i discepoli erano chiusi nel cenacolo per timore dei Giudei. E Gesù si manifesta in mezzo a loro, incrociando le loro paure, anticipando le insicurezze e schiarendo le timidezze, per renderli testimoni dell'Amore che ha vinto il pianto e l'amarezza della solitudine (essere lontani da Dio). Si mostra donando la pace (Gv 20,21), perché Egli è la pace senza fine, la consolazione che non siamo soli ma amati da Dio e in grado di rispondere al Suo amore infinito per noi.
Ora il Crocifisso-Risorto non lascia loro un testamento, ma un contatto, un colloquio silenzioso, continuo con lo Spirito di verità. Questo Spirito, questa verità non è un'idea ma una persona che abita in noi, che grida in noi, nella misura in cui siamo disposti ad ascoltarlo. Amen.

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