padre Gian Franco Scarpitta "Il valore della semplicità"

XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (06/07/2014)
Vangelo: Mt 11,25-30
Gesù si raccoglie in preghiera per rivolgersi al Padre con estrema confidenza. E in uno stile di familiarità del tutto particolare, esalta Dio per aver prediletto gli umili e i semplici come destinatari privilegiati del suo amore e della sua predilezione. Il Dio eterno Incarnato, che è Signore dell'Universo indomito e incontrastato, non si preoccupa di chiedere al Padre di concedergli ulteriori possibilità di onnipotenza e di
gloria; nella sua orazione non considera la possibile familiarità di Dio con le grandi cose e con le altezzosità, la gloria e la magnificenza. Egli manifesta piuttosto un Dio che nella concezione umana si direbbe assurdo e impensabile: il Dio dei miseri, degli ultimi e degli esclusi. Il Dio amante dei semplici e degli umili. Il che non può essere diversamente, considerando la rivelazione del nostro Dio per come Cristo suo Figlio ce l'ha tramandata.
Il Dio di Gesù Cristo, che ha scelto la ristrettezza della spelonca di Betlemme per venire al mondo e che ha voluto vivere l'austerità più assoluta, non può che prediligere la povertà e la piccolezza. Il Dio onnipotente, re e Signore che ha voluto dare la propria vita in riscatto di tutti sulla croce ha tutte le caratteristiche non dell'assoluta Distanza e Alterità, ma della semplicità e dell'umiltà; è il Dio dei piccoli e dei semplici perché egli stesso di semplicità ha vissuto nel Verbo incarnato. Nonostante la sua incommensurabile grandezza e ineffabilità, Dio si china sull'uomo, entrando egli medesimo nella storia e prediligendo l'umanità più debole e più precaria. In Cristo infatti Dio è stato capace di spogliare se stesso abbracciando ogni sorta di meschinità e precarietà umana vivendo con noi il nostro tempo senza eludere alcuna delle tappe della nostra storia travagliata pur essendo egli il fautore della storia medesima; ha mostrato di prediligere la nullità e la meschinità delle condizioni umane, le debolezze, le miserie e le precarietà.
Anzi, la vera forza di Dio si manifesta nella debolezza e nella fragilità apparenti.
Il "re giusto e vittorioso" preconizzato in Zaccaria (I Lettura), che entra in città cavalcando la più deprezzabili delle cavalcature quale era un puledro figlio d'asina prefigura il Messia che di fatto entrerà a Gerusalemme a bordo di un asino per recarsi consapevole al luogo del supplizio per dimostrare che la vera potenza di Dio risiede effettivamente nella croce e nell'abbandono perché solo la risorsa dell'amore come sacrificio può esaltare l'uomo e condurlo a salvezza. Farsi piccolo è indispensabile per il Signore Gesù Cristo affinché noi possiamo essere grandi, poiché nella piccolezza e nell'umiltà non ci sono occasioni di prevaricazione e di arrivismo, non c'è possibilità di fare a gara per un successo da conseguire e l'unico obiettivo da raggiungere è appunto la stessa nullità con la quale si è tutto.
E ciononostante nell'uomo si fomentano desideri di potere e di prevaricazione sugli altri. Nel contesto di una società arrivista e impertinente tutti si aspira alle grandi posizioni, alle vette altisonanti e ai posti raffinati e non di rado questi vengono raggiunte da chi in realtà si avvale solamente di un nome più che di una qualità. Sia nell'arte, sia nella cultura, come pure nella politica, nello sport e anche nella vita della Chiesa tantissimi talenti preziosi stentano ad emergere o addirittura passano inosservati solamente perché il loro nome non assume importanza in una società ingiusta e impertinente. Quasi dappertutto manca un'adeguata meritocrazia atta a premiare chi veramente ha valore e chi davvero si prodiga con gioia ed entusiasmo; non vi è considerazione del genio di persone costrette al silenzio e all'abbandono e chi vorrebbe crearsi il proprio spazio nella vita è costretto a soccombere per colpa dei cosiddetti "potenti" o dalle figure di "grido" che poi qualitativamente non hanno nulla da offrire.. Chi ha detto che un calciatore di serie A sia più all'altezza di un giovane della squadra del rione? Chi ci assicura che determinate opere o prodotti scientifici e letterari non potrebbero esserci offerti da persone di cui mai ci si rende conto?
E' un vero dono del Signore che papa Francesco abbia di recente posto fine alla nomina dei "Monsignori" considerando quanto nella Chiesa vi sia la corsa ai titoli più assurdi e alle posizioni più privilegiate che vengono raggiunti non di rado da persone immeritevoli e a volte incompetenti. E in linea generale, si esalta poco la semplicità e la generosità di tanta gente che lavora nel silenzio e nella mansuetudine, costretta a restare nascosta e priva di adeguati riconoscimenti e benemerenze. E soprattutto, il clamore di una società corrotta e soggiogata dalla propaganda del fittizio, induce tutti a screditare l'essere in nome dell'avere inducendo ad una mentalità di rifiuto della semplicità di vita e dell'austerità, per cui non di rado viene emarginato o almeno non considerato all'altezza chi si accontenta di poco o non si conforma ai consumi della massa.
Che dire poi delle ingiustizie e delle sopraffazioni ai danni dei poveri e degli indifesi? Che dire di quanti non sono in grado di ottenere i loro diritti perché privati indecorosamente del diritto fondamentale di parola e di recriminazione?
La modestia e la semplicità di vita, la contentezza nelle piccole cose e l'umiltà delle scelte e delle azioni sono foriere invece di beneficio e di felicità per i semplice fatto che scongiurano preoccupazioni e ansie inutili-.
Fortunatamente le scelte di Dio non seguono parametri umani di selezione e abbiamo il privilegio di un Dio che alla fine esalterà gli umili e i semplici rovesciando i potenti dai troni (Lc 1, 53) e che darà il giusto guiderdone a coloro che nell'umiltà e nel nascondimento si saranno prodigati nel bene subendo le ingiustizie e le discriminazioni di questo secolo.

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