padre Gian Franco Scarpitta"Lo Spirito esperienza del Dio vivente"
Pentecoste (Anno A) - Messa del Giorno (08/06/2014)
Vangelo: Gv 20,19-23
Festa solennissima e degna di nota quella che la Chiesa oggi ci invita a celebrare. Forse dovremmo darle ancora più importanza, in modo da essere considerata alla pari del Natale e della Pasqua. In questo giorno infatti, anche se non avviene propriamente la nascita della Chiesa, come diceva Congar la Chiesa viene alla luce e diviene "luminosa" per se stessa e per l'umanità intera. Che cosa può infatti
apportare luce più dello Spirito Santo, che è il Dio che santifica, il Dio donatoci da Dio stesso? Nella sua dimensione trinitaria avviene infatti che Dio è una comunione di Persone oltre che un'individualità: in Lui c'è un dinamismo eterno di amore intrinseco per il quale il Padre e il Figlio si amano e questo Amore che il Primo dona e che il Secondo riceve e contraccambia è lo Spirito Santo, anch'egli Persona in quanto agisce come vincolo fra i primi Due. Lo Spirito Santo è l'Amore che lega Dio Padre a Dio Figlio in modo che Essi siano una cosa sola. Ma quello che è più esaltante è che questo Amore - Dono diviene anche dono ab extra: viene comunicato anche a noi da parte del Padre e del Figlio perché noi viviamo nella stessa comunione della Trinità.
Lo Spirito Santo, che aveva favorito la gestazione verginale di Maria facendo sì che il Verbo si incarnasse, che aveva istituito Gesù Figlio di Dio nelle acque del Giordano, che lo aveva condotto nel deserto per essere tentato dal demonio e che aveva condotto Gesù nel ministero parabolico e nell'annuncio del Regno, aveva anche accompagnato Gesù al patibolo e proprio al momento dello spirare viene da Gesù stesso "consegnato" al Padre: "Padre nelle tue mani rimetto il mio Spirito". Così l'esegesi contemporanea. Da allora in poi diventa lo Spirito che viene donato e concesso da Cristo. Questi lo alita sugli apostoli riuniti nel cenacolo nella misteriosa apparizione da Risorto per renderli ministri della remissione dei peccati; viene promesso ai suoi come il Paraclito che li avrebbe condotti alla verità tutta intera e nel giorno della Pentecoste ebraica viene di fatto effuso nella prima comunità cristiana ancora inerme che in forza del suo agire acquista slancio, motivazione e coraggio nell'annuncio del Risorto. Vinta la paura e la trepidazione e sconfitte tutte le titubanze, gli apostoli escono allo scoperto e stupiscono numerosissime rappresentanze di popoli e di etnie presenti a Gerusalemme appunto per la suddetta festa del tempio: parlano non in lingue straniere differenti dalla loro, ma in modo tale che perfino gli astanti più estranei e culturalmente lontani sono in grado di comprendere le grandi opere di Dio. Non si tratta di emissioni fonetiche astruse e incomprensibili per cui i nuovi venuti possano evincere un fenomeno di pazzia in chi sta parlando, ma di un parlare "ciascuno la nostra lingua natia... come lo Spirito Santo dava loro il potere di esprimersi. Un procedere linguistico universale che reca a tutti gli uomini l'annuncio della verità nel presentare le grandi opere del Signore
Lo Spirito Santo, da sempre vincolante il Padre e il Figlio e dapprima Agente della missione del Cristo, viene adesso donato ai discepoli e anch'essi fanno esperienza pertanto dell'intimità dell'amore divino e dell'esperienza misterica con cui il Signore aveva adempiuto la sua missione di salvezza. Diventa dono per loro e anche per noi. Dalla Pentecoste in poi infatti, nel cosiddetto "tempo della Chiesa", tutti noi siamo sospinti dallo Spirito Santo dal quale, unicamente, troviamo la forza, la tenacia, il coraggio e lo prone per essere latori del messaggio di Cristo in ogni situazione, affrontando ogni sorta di controversia e di dura prova. Nello Spirito troviamo la forza per lanciarci avanti quando ci sentiamo insicuri, di recuperare stima di noi stessi quando ci sentiamo incapaci e insufficienti, di cogliere tutte le opportunità e sfruttare tutte le occasioni che ci si presentano, di non mostraci esitanti né titubanti di fronte alle insicurezze, ma di vincere ogni sorta di timidezza e di procrastinazione... Lo Spirito Santo incute coraggio nelle insicurezze e reimposta la fede quando venga minacciata dal dubbio e dalla perplessità; nello Spirito ci sentiamo motivati e incoraggiati, troviamo nella nostra debolezza la forza di Dio e allo stesso tempo siamo resi capaci di accettare le dovute gratificazioni e le ricompense con umiltà e discrezione. E' proprio dello Spirito infatti anche il fuggire la vanagloria e l'autoesaltazione e mantenerci piccoli davanti a Colui che ci rende grandi.
Con i suoi esaltanti doni lo Spirito ci rende anche in grado di superare le nostre apprensioni per vedere il preambolo della vittoria in ogni possibile occasione di fallimento o di sconfitta e per interpretare la positività di ogni fatto negativo: ogni avversità contiene il germe della vittoria.
Solo Gesù poteva parlarci del vero Dio Amore che comunica se stesso all'umanità, non disdegnando di servirci fino allo spasimo della morte cruenta di croce e di conseguenza soltanto lui poteva portarci a conoscenza della Persona divina che ispira, solleva ed edifica. La sua stessa comunione con il Padre è segnata dallo Spirito e nel suo agire, come pure in tutti i suoi insegnamenti, solamente il Cristo poteva illustrarci nello Spirito Santo il procedere fruttuoso del Dio amore nei nostri riguardi. Gesù ci insegna infatti che lo Spirito è tutt'altro che una forza impersonale (quale era nell'Antico Testamento), che non ha nulla di vacuo e di inconsistente per noi e non si riduce ad una mera esperienza passeggera. Piuttosto, lo Spirito è l'esperienza della vita piena in Dio. Che ruolo svolge in effetti lo Spirito, anche nelle prerogative suddette, se non quello di attualizzare continuamente la presenza del Risorto facendo in modo che Egli sia sempre il Vivente che tuttora illumina e salva sia pure nella forma invisibile? Che cosa fa lo Spirito se non indirizzarci costantemente verso gli itinerari del Vangelo, concedendoci di dimorare costantemente nel Cristo Risorto? E' grazie allo Spirito che possiamo vantare la nostra fede e in forza di Lui possiamo essere in grado di tradurre questa in speranza e in carità concreta.
Pregare lo Spirito Santo sarà sempre più incoraggiante in un'epoca bisognosa di lumi e di orientamento, nella quale tutto si relativizza e perfino la separazione e il divorzio assumono tempi ravvicinati senza dare la possibilità ai coniugi di un ulteriore spazio di riflessione. La nostra preghiera va orientata non già a chiedere il dono dello Spirito o a farcene percepire la presenza, ma deve vertere a concederci la disposizione a vivere e a perseverare nello stesso Signore Spirito Santo per conformare ogni atteggiamento a quello del Cristo.
Vangelo: Gv 20,19-23
Festa solennissima e degna di nota quella che la Chiesa oggi ci invita a celebrare. Forse dovremmo darle ancora più importanza, in modo da essere considerata alla pari del Natale e della Pasqua. In questo giorno infatti, anche se non avviene propriamente la nascita della Chiesa, come diceva Congar la Chiesa viene alla luce e diviene "luminosa" per se stessa e per l'umanità intera. Che cosa può infatti
apportare luce più dello Spirito Santo, che è il Dio che santifica, il Dio donatoci da Dio stesso? Nella sua dimensione trinitaria avviene infatti che Dio è una comunione di Persone oltre che un'individualità: in Lui c'è un dinamismo eterno di amore intrinseco per il quale il Padre e il Figlio si amano e questo Amore che il Primo dona e che il Secondo riceve e contraccambia è lo Spirito Santo, anch'egli Persona in quanto agisce come vincolo fra i primi Due. Lo Spirito Santo è l'Amore che lega Dio Padre a Dio Figlio in modo che Essi siano una cosa sola. Ma quello che è più esaltante è che questo Amore - Dono diviene anche dono ab extra: viene comunicato anche a noi da parte del Padre e del Figlio perché noi viviamo nella stessa comunione della Trinità.
Lo Spirito Santo, che aveva favorito la gestazione verginale di Maria facendo sì che il Verbo si incarnasse, che aveva istituito Gesù Figlio di Dio nelle acque del Giordano, che lo aveva condotto nel deserto per essere tentato dal demonio e che aveva condotto Gesù nel ministero parabolico e nell'annuncio del Regno, aveva anche accompagnato Gesù al patibolo e proprio al momento dello spirare viene da Gesù stesso "consegnato" al Padre: "Padre nelle tue mani rimetto il mio Spirito". Così l'esegesi contemporanea. Da allora in poi diventa lo Spirito che viene donato e concesso da Cristo. Questi lo alita sugli apostoli riuniti nel cenacolo nella misteriosa apparizione da Risorto per renderli ministri della remissione dei peccati; viene promesso ai suoi come il Paraclito che li avrebbe condotti alla verità tutta intera e nel giorno della Pentecoste ebraica viene di fatto effuso nella prima comunità cristiana ancora inerme che in forza del suo agire acquista slancio, motivazione e coraggio nell'annuncio del Risorto. Vinta la paura e la trepidazione e sconfitte tutte le titubanze, gli apostoli escono allo scoperto e stupiscono numerosissime rappresentanze di popoli e di etnie presenti a Gerusalemme appunto per la suddetta festa del tempio: parlano non in lingue straniere differenti dalla loro, ma in modo tale che perfino gli astanti più estranei e culturalmente lontani sono in grado di comprendere le grandi opere di Dio. Non si tratta di emissioni fonetiche astruse e incomprensibili per cui i nuovi venuti possano evincere un fenomeno di pazzia in chi sta parlando, ma di un parlare "ciascuno la nostra lingua natia... come lo Spirito Santo dava loro il potere di esprimersi. Un procedere linguistico universale che reca a tutti gli uomini l'annuncio della verità nel presentare le grandi opere del Signore
Lo Spirito Santo, da sempre vincolante il Padre e il Figlio e dapprima Agente della missione del Cristo, viene adesso donato ai discepoli e anch'essi fanno esperienza pertanto dell'intimità dell'amore divino e dell'esperienza misterica con cui il Signore aveva adempiuto la sua missione di salvezza. Diventa dono per loro e anche per noi. Dalla Pentecoste in poi infatti, nel cosiddetto "tempo della Chiesa", tutti noi siamo sospinti dallo Spirito Santo dal quale, unicamente, troviamo la forza, la tenacia, il coraggio e lo prone per essere latori del messaggio di Cristo in ogni situazione, affrontando ogni sorta di controversia e di dura prova. Nello Spirito troviamo la forza per lanciarci avanti quando ci sentiamo insicuri, di recuperare stima di noi stessi quando ci sentiamo incapaci e insufficienti, di cogliere tutte le opportunità e sfruttare tutte le occasioni che ci si presentano, di non mostraci esitanti né titubanti di fronte alle insicurezze, ma di vincere ogni sorta di timidezza e di procrastinazione... Lo Spirito Santo incute coraggio nelle insicurezze e reimposta la fede quando venga minacciata dal dubbio e dalla perplessità; nello Spirito ci sentiamo motivati e incoraggiati, troviamo nella nostra debolezza la forza di Dio e allo stesso tempo siamo resi capaci di accettare le dovute gratificazioni e le ricompense con umiltà e discrezione. E' proprio dello Spirito infatti anche il fuggire la vanagloria e l'autoesaltazione e mantenerci piccoli davanti a Colui che ci rende grandi.
Con i suoi esaltanti doni lo Spirito ci rende anche in grado di superare le nostre apprensioni per vedere il preambolo della vittoria in ogni possibile occasione di fallimento o di sconfitta e per interpretare la positività di ogni fatto negativo: ogni avversità contiene il germe della vittoria.
Solo Gesù poteva parlarci del vero Dio Amore che comunica se stesso all'umanità, non disdegnando di servirci fino allo spasimo della morte cruenta di croce e di conseguenza soltanto lui poteva portarci a conoscenza della Persona divina che ispira, solleva ed edifica. La sua stessa comunione con il Padre è segnata dallo Spirito e nel suo agire, come pure in tutti i suoi insegnamenti, solamente il Cristo poteva illustrarci nello Spirito Santo il procedere fruttuoso del Dio amore nei nostri riguardi. Gesù ci insegna infatti che lo Spirito è tutt'altro che una forza impersonale (quale era nell'Antico Testamento), che non ha nulla di vacuo e di inconsistente per noi e non si riduce ad una mera esperienza passeggera. Piuttosto, lo Spirito è l'esperienza della vita piena in Dio. Che ruolo svolge in effetti lo Spirito, anche nelle prerogative suddette, se non quello di attualizzare continuamente la presenza del Risorto facendo in modo che Egli sia sempre il Vivente che tuttora illumina e salva sia pure nella forma invisibile? Che cosa fa lo Spirito se non indirizzarci costantemente verso gli itinerari del Vangelo, concedendoci di dimorare costantemente nel Cristo Risorto? E' grazie allo Spirito che possiamo vantare la nostra fede e in forza di Lui possiamo essere in grado di tradurre questa in speranza e in carità concreta.
Pregare lo Spirito Santo sarà sempre più incoraggiante in un'epoca bisognosa di lumi e di orientamento, nella quale tutto si relativizza e perfino la separazione e il divorzio assumono tempi ravvicinati senza dare la possibilità ai coniugi di un ulteriore spazio di riflessione. La nostra preghiera va orientata non già a chiedere il dono dello Spirito o a farcene percepire la presenza, ma deve vertere a concederci la disposizione a vivere e a perseverare nello stesso Signore Spirito Santo per conformare ogni atteggiamento a quello del Cristo.
Commenti
Posta un commento