Pane Quotidiano"Questo è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e la sua testimonianza è vera."

+ Dal Vangelo secondo Giovanni Commento Rev. D. Fidel CATALÁN i Catalán (Terrassa, Barcelona, Spagna)
In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si
diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?».
Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.
Parola del Signore
«Le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera»

Oggi, leggiamo la fine del Vangelo di San Giovanni. Si tratta propriamente della fine dell’appendice che la comunità di Giovanni aggiunse al testo originale. In questo caso è un frammento volontariamente significativo. Il Signore Risuscitato compare ai suoi discepoli e li rinnova nel suo seguimento, in particolare a Pietro. A continuazione si colloca il testo che oggi proclamiamo nella liturgia.

La figura del discepolo amato è centrale in questo frammento e anche in tutto il Vangelo di san Giovanni. Può riferirsi a una persona concreta —il discepolo Giovanni— o può essere la figura dietro la quale può situarsi ogni discepolo amato dal Maestro. Qualsiasi sia il suo significato, il testo aiuta a dare un elemento di continuità all’esperienza degli apostoli. Il Signore Risuscitato assicura la sua presenza in quelli che vogliano essere i suoi seguaci.

«Se voglio che egli rimanga finché io venga» (Gv 21,22) può essere più indicativa questa continuità che un elemento cronologico nello spazio e nel tempo. Il discepolo amato si converte in testimonio di tutto ciò nella misura in cui è cosciente che il Signore rimane con lui in ogni occasione. Questa è la ragione per la quale può scrivere e la sua parola è vera, perchè glossa con la sua penna la continua esperienza di quelli che vivono la sua missione in mezzo al mondo, sperimentando la presenza di Gesucristo. Ognuno di noi può essere il discepolo amato nella misura in cui ci lasciamo guidare dallo Spirito Santo, che ci aiuta a scoprire questa presenza.

Questo testo ci prepara già per celebrare domani domenica la Solennità della Pentecoste, il Dono dello Spirito: «E il Paraclito è venuto dal cielo: il custode e il santificante della Chiesa, l’amministratore delle anime, il pilota di chi naufraga, il faro degli erranti, l’arbitro di chi lotta e chi incorona ai vincitori» (San Cirillo di Gerusalemme).

La voce di un testimone

Come la sinfonia ha bisogno di ogni nota / Come il libro ha bisogno di ogni parola / Come la casa ha bisogno di ogni pietra / Come l'oceano ha bisogno di ogni goccia d'acqua / Come la messe ha bisogno di ogni chicco / L'umanità intera ha bisogno di te, qui dove sei, unico, e perciò insostituibile.
Michel Quoist

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