Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi OSM "LASCIATE CHE L’UNA E L’ALTRO CRESCANO INSIEME FINO ALLA MIETITURA"
XVI TEMPO ORDINARIO – 20 luglio 2014
Mt 13,24-43
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a
un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne
il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo
crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli
dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la
zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che
andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con
essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla
mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e
legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio”».
Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che
un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta
cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del
cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e
mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata». Tutte queste cose Gesù disse
alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che
era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del
mondo». Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli:
«Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon
seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La
zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la
fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia
nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali
raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li
getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti
splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».
1Gesù propone ai suoi discepoli tre parabole che riguardano le tre grandi tentazioni della comunità:
- la tentazione di essere una comunità di eletti
- la tentazione della grandezza
- la tentazione dello scoraggiamento
Per queste parabole Gesù prende tre elementi della natura, il grano, la senape e il lievito, che richiedono
un processo di crescita paziente; ogni accelerazione può essere nefasta. Queste parabole servono per
far comprendere cosa sia il regno dei cieli. Questa espressione tipica di Matteo non indica il regno nei
cieli, ma il regno di Dio, cioè l’alternativa di società che Gesù è venuto a proporre.
La prima parabola parla di un uomo che ha seminato del buon seme, ma di notte il nemico gli semina la
zizzania. La zizzania è una pianta i cui grani sono tossici e hanno un effetto narcotico. Ebbene i servi si
meravigliano che nel campo del signore ci sia la zizzania e mettono in dubbio la bontà della sua semina e
gli chiedono: “«Non hai seminato del buon seme?»” E il padrone risponde: “«Un nemico ha fatto
questo!»”
Ed ecco pronto lo zelo dei servi: “«Vuoi che andiamo a raccoglierla?»” La loro azione rischia di essere più
pericolosa della zizzania. Lo zelo dei servi è più pericoloso del danno che può fare la zizzania. E l’uomo
risponde: “«No, perché non succeda che raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano»”.
Poi verrà il momento della maturazione e là sarà palese quello che è grano, che offre la vita, e quello che
è zizzania, che invece è tossica e produce la morte.
Nella seconda parabola Gesù prende le distanze dall’immagine grandiosa del regno che era stata
descritta dal profeta Ezechiele nel capitolo 17 del suo libro. Il profeta immaginava un altissimo monte e
sopra a questo altissimo monte un cedro. Il cedro è la pianta più bella, l’albero più bello, chiamato “il re
degli alberi”, quindi qualcosa che anche da lontano attira l’attenzione.
Ebbene Gesù prende le distanze da tutto questo, “il regno è come un chicco di senape “, che è
l’elemento più piccolo, quasi microscopico, “che viene gettato nel campo. Esso è il più piccolo di tutti i
semi, ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto”. Attenzione a questo particolare.
Non è una pianta che cresce nell’alto di un monte, ma nell’orto di casa. L’arbusto della senape – perché
nemmeno si può parlare di albero – anche nel momento del suo massimo sviluppo raggiunge 2 metri e
mezzo, tre al massimo.
E’ una pianta comune che non attira l’attenzione. Il regno di Dio, anche nel momento del suo massimo
sviluppo, non attirerà l’attenzione degli uomini per la sua grandiosità, per la sua magnificenza. Ma,
essendo questi semi piccolissimi, il vento li porta ovunque ed è una pianta infestante.
2Infine la terza parabola che riguarda il regno, dice: “«Il regno è simile al lievito, che una donna prese e
mescolò in tre misure di farina finché non fu tutta lievitata»”. Perché l’evangelista adopera questa unità
di misura? Tre misure di farina sono circa 40 Kg. e questa unità si ritrova in tre episodi dell’Antico
Testamento che riguardano la realizzazione di quello che veniva ritenuto impossibile. E’ quello che
offrono Abramo e Sara quando viene loro annunziato che avranno un figlio nonostante la loro tarda età.
E’ la stessa di Gedeone che si sente abbandonato da Dio e crede che le promesse di liberazione del
Signore ormai non si possano realizzare, ed è quella di Anna, la madre del profeta Samuele che era
sterile e invece avrà un figlio. Quindi si tratta di situazioni in cui quello che sembrava impossibile diventa
realtà. Allora Gesù assicura che la forza del suo messaggio è tale che sarà capace di fermentare il mondo
intero.
Tre parabole, l’unica nella quale i discepoli chiedono spiegazioni è quella della zizzania, ma non perché
non l’abbiano capita; è proprio perché l’hanno capita che non sono d’accordo. Loro sono animati da
sentimenti di superiorità, di ambizione, di rivalità tra di loro, e quindi non sono d’accordo su questo fatto
di non essere una comunità di giusti, una comunità di eletti. Si avvicinano a Gesù e, in maniera
imperativa, gli dicono: “«Spiegaci la parabola della zizzania nel campo»”.
Quindi il tono è di chi non è d’accordo. E Gesù la spiega. “«Colui che semina il buon seme è il Figlio
dell’uomo»”, Figlio dell’uomo indica Gesù nella sua condizione divina, “«Il campo è il mondo e il seme
buono sono i figli del Regno.»” Figli del Regno sono coloro che hanno accolto le condizioni perché il
regno diventi realtà. E la condizione perché il regno diventi realtà è la conversione, la sostituzione di falsi
valori che reggono la società, per accogliere i nuovi proposti da Gesù, cioè la condivisione, il servizio, e
l’amore universale.
“«La zizzania sono i figli del Maligno»”, con il termine “figlio” si indica colui che assomiglia al padre, e
questo nemico Gesù lo individua nel diavolo, che è il potere, il dominio, l’apparenza. “«La mietitura è la
fine di quest’epoca»”, non la fine del mondo, “«e i mietitori sono gli angeli»”, cioè gli inviati del Signore.
E Gesù aggiunge, spiegando: “«Come dunque si raccoglie la zizzania»”, quello che è tossico “«e la si
brucia nel fuoco, così avverrà alla fine di questo tempo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali
raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali»”. L’espressione scandalo ricorre nello scontro tra Gesù e
Pietro, quando Gesù gli dirà: “Allontanati da me che sei causa di scandalo”. Lo scandalo è dovuto all’idea
di un messia trionfante, di un messia di successo, che non sarà quello che si manifesterà in Gesù.
Quindi qui si riferisce a tutti quelli che vogliono il trionfo, “«E tutti quelli che commettono iniquità»”.
L’espressione è apparsa per quei discepoli che sono costruttori del nulla, aveva detto Gesù, perché
annunziano il messaggio, ma non come espressione della loro vita, bensì come uso del nome del
Signore. Convertono gli altri, ma non hanno convertito se stessi. Questi Gesù li considera come coloro
che commettono iniquità, cioè coloro che costruiscono il nulla.
E qui Gesù prende in prestito l’immagine del profeta Daniele e dice: “«Li getteranno nella fornace
ardente»”, che significa la distruzione completa, simbolo di morte, “«Dove sarà pianto e stridore di
denti»”. Questa è un’immagine che indica la disperazione per il fallimento. Nella nostra lingua italiana
3possiamo usare l’espressione “strapparsi i capelli”, ha lo stesso significato, segno di disperazione e di
fallimento.
Allora, sempre usando espressioni del libro di Daniele, “«I giusti splenderanno come il sole nel regno del
Padre loro»”. Chi sceglie la vita ha la vita. E’ questo il significato di questa parabola: chi produce la vita
entra nella pienezza di vita; chi è morto e ha prodotto morte sprofonda nella pienezza della morte.
Mt 13,24-43
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a
un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne
il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo
crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli
dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la
zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che
andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con
essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla
mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e
legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio”».
Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che
un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta
cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del
cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e
mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata». Tutte queste cose Gesù disse
alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che
era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del
mondo». Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli:
«Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon
seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La
zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la
fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia
nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali
raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li
getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti
splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».
1Gesù propone ai suoi discepoli tre parabole che riguardano le tre grandi tentazioni della comunità:
- la tentazione di essere una comunità di eletti
- la tentazione della grandezza
- la tentazione dello scoraggiamento
Per queste parabole Gesù prende tre elementi della natura, il grano, la senape e il lievito, che richiedono
un processo di crescita paziente; ogni accelerazione può essere nefasta. Queste parabole servono per
far comprendere cosa sia il regno dei cieli. Questa espressione tipica di Matteo non indica il regno nei
cieli, ma il regno di Dio, cioè l’alternativa di società che Gesù è venuto a proporre.
La prima parabola parla di un uomo che ha seminato del buon seme, ma di notte il nemico gli semina la
zizzania. La zizzania è una pianta i cui grani sono tossici e hanno un effetto narcotico. Ebbene i servi si
meravigliano che nel campo del signore ci sia la zizzania e mettono in dubbio la bontà della sua semina e
gli chiedono: “«Non hai seminato del buon seme?»” E il padrone risponde: “«Un nemico ha fatto
questo!»”
Ed ecco pronto lo zelo dei servi: “«Vuoi che andiamo a raccoglierla?»” La loro azione rischia di essere più
pericolosa della zizzania. Lo zelo dei servi è più pericoloso del danno che può fare la zizzania. E l’uomo
risponde: “«No, perché non succeda che raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano»”.
Poi verrà il momento della maturazione e là sarà palese quello che è grano, che offre la vita, e quello che
è zizzania, che invece è tossica e produce la morte.
Nella seconda parabola Gesù prende le distanze dall’immagine grandiosa del regno che era stata
descritta dal profeta Ezechiele nel capitolo 17 del suo libro. Il profeta immaginava un altissimo monte e
sopra a questo altissimo monte un cedro. Il cedro è la pianta più bella, l’albero più bello, chiamato “il re
degli alberi”, quindi qualcosa che anche da lontano attira l’attenzione.
Ebbene Gesù prende le distanze da tutto questo, “il regno è come un chicco di senape “, che è
l’elemento più piccolo, quasi microscopico, “che viene gettato nel campo. Esso è il più piccolo di tutti i
semi, ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto”. Attenzione a questo particolare.
Non è una pianta che cresce nell’alto di un monte, ma nell’orto di casa. L’arbusto della senape – perché
nemmeno si può parlare di albero – anche nel momento del suo massimo sviluppo raggiunge 2 metri e
mezzo, tre al massimo.
E’ una pianta comune che non attira l’attenzione. Il regno di Dio, anche nel momento del suo massimo
sviluppo, non attirerà l’attenzione degli uomini per la sua grandiosità, per la sua magnificenza. Ma,
essendo questi semi piccolissimi, il vento li porta ovunque ed è una pianta infestante.
2Infine la terza parabola che riguarda il regno, dice: “«Il regno è simile al lievito, che una donna prese e
mescolò in tre misure di farina finché non fu tutta lievitata»”. Perché l’evangelista adopera questa unità
di misura? Tre misure di farina sono circa 40 Kg. e questa unità si ritrova in tre episodi dell’Antico
Testamento che riguardano la realizzazione di quello che veniva ritenuto impossibile. E’ quello che
offrono Abramo e Sara quando viene loro annunziato che avranno un figlio nonostante la loro tarda età.
E’ la stessa di Gedeone che si sente abbandonato da Dio e crede che le promesse di liberazione del
Signore ormai non si possano realizzare, ed è quella di Anna, la madre del profeta Samuele che era
sterile e invece avrà un figlio. Quindi si tratta di situazioni in cui quello che sembrava impossibile diventa
realtà. Allora Gesù assicura che la forza del suo messaggio è tale che sarà capace di fermentare il mondo
intero.
Tre parabole, l’unica nella quale i discepoli chiedono spiegazioni è quella della zizzania, ma non perché
non l’abbiano capita; è proprio perché l’hanno capita che non sono d’accordo. Loro sono animati da
sentimenti di superiorità, di ambizione, di rivalità tra di loro, e quindi non sono d’accordo su questo fatto
di non essere una comunità di giusti, una comunità di eletti. Si avvicinano a Gesù e, in maniera
imperativa, gli dicono: “«Spiegaci la parabola della zizzania nel campo»”.
Quindi il tono è di chi non è d’accordo. E Gesù la spiega. “«Colui che semina il buon seme è il Figlio
dell’uomo»”, Figlio dell’uomo indica Gesù nella sua condizione divina, “«Il campo è il mondo e il seme
buono sono i figli del Regno.»” Figli del Regno sono coloro che hanno accolto le condizioni perché il
regno diventi realtà. E la condizione perché il regno diventi realtà è la conversione, la sostituzione di falsi
valori che reggono la società, per accogliere i nuovi proposti da Gesù, cioè la condivisione, il servizio, e
l’amore universale.
“«La zizzania sono i figli del Maligno»”, con il termine “figlio” si indica colui che assomiglia al padre, e
questo nemico Gesù lo individua nel diavolo, che è il potere, il dominio, l’apparenza. “«La mietitura è la
fine di quest’epoca»”, non la fine del mondo, “«e i mietitori sono gli angeli»”, cioè gli inviati del Signore.
E Gesù aggiunge, spiegando: “«Come dunque si raccoglie la zizzania»”, quello che è tossico “«e la si
brucia nel fuoco, così avverrà alla fine di questo tempo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali
raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali»”. L’espressione scandalo ricorre nello scontro tra Gesù e
Pietro, quando Gesù gli dirà: “Allontanati da me che sei causa di scandalo”. Lo scandalo è dovuto all’idea
di un messia trionfante, di un messia di successo, che non sarà quello che si manifesterà in Gesù.
Quindi qui si riferisce a tutti quelli che vogliono il trionfo, “«E tutti quelli che commettono iniquità»”.
L’espressione è apparsa per quei discepoli che sono costruttori del nulla, aveva detto Gesù, perché
annunziano il messaggio, ma non come espressione della loro vita, bensì come uso del nome del
Signore. Convertono gli altri, ma non hanno convertito se stessi. Questi Gesù li considera come coloro
che commettono iniquità, cioè coloro che costruiscono il nulla.
E qui Gesù prende in prestito l’immagine del profeta Daniele e dice: “«Li getteranno nella fornace
ardente»”, che significa la distruzione completa, simbolo di morte, “«Dove sarà pianto e stridore di
denti»”. Questa è un’immagine che indica la disperazione per il fallimento. Nella nostra lingua italiana
3possiamo usare l’espressione “strapparsi i capelli”, ha lo stesso significato, segno di disperazione e di
fallimento.
Allora, sempre usando espressioni del libro di Daniele, “«I giusti splenderanno come il sole nel regno del
Padre loro»”. Chi sceglie la vita ha la vita. E’ questo il significato di questa parabola: chi produce la vita
entra nella pienezza di vita; chi è morto e ha prodotto morte sprofonda nella pienezza della morte.
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