don Alberto Brignoli" Bisogna rischiare, ne vale la pena!"

XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (27/07/2014)
Vangelo: Mt 13,44-52
Avete presente quegli anziani contadini, o quegli artigiani, manuali di qualsiasi professione, le cui case sono un concentrato di cimeli e di aggeggi vetusti che si faticano ormai a trovare, se non tra le bancarelle di un antiquariato? Quando li andate a trovare, questi iniziano a tirar fuori dagli anfratti più impensabili qualsiasi cosa; qualunque cosa chiediate loro se ne
siano o no in possesso, vi dicono certamente di sì, e se poi sono particolarmente vispi, socievoli e loquaci, beh...allora per ogni oggetto vi fanno pure l'etimologia, ve ne narrano la vicenda, l'origine, l'utilizzo, facendo emanare dalle loro parole e dai loro sguardi entusiasti e commossi il profumo (un po' ammuffito, per la verità) di un mondo che non c'è più, ma che comunque affascina; di un mondo che non ha futuro, certamente (chi mai tra i giovani farebbe oggi l'arrotino?), ma che ha avuto un passato glorioso; un mondo che non c'è più (quello in cui le scarpe rotte le aggiustava il calzolaio con una cucchiaiata di colla) ma che forse, ahimè, vorremmo ci fosse ancora; il profumo di cose antiche che continuano a conservare, struggenti, l'entusiasmo delle cose nuove.
Chi vive in riva al mare (non è il mio caso...ma la brevissima, stupenda parentesi di parroco in Liguria mi ha regalato anche questo quadretto) sa bene che vivere facendo il pescatore non ha proprio nulla di poetico, così come in genere essi stessi, i pescatori, sono poco avvezzi alla poesia: il mare fa bestemmiare, più che lodare; arrabbiare, più che esultare. E tirare all'asciutto le reti e le corde bagnate aiuta a farsi i muscoli molto meglio che in palestra. Gratis, per di più: anzi, no, spendendoci del tempo e delle energie... per cosa, alla fine? Per pochi pesci tirati a riva, la maggior parte dei quali da buttare perché sotto misura o immangiabile? Per non parlare dell'eterna lotta coi gabbiani, ghiotti dei pesci più piccoli ingoiati in un attimo, fenomenali predatori parassiti, ai quali si potrebbe senz'altro chiedere (se avessero l'uso di ragione) di rivelare dove si trova il pesce buono, perché lo riconoscono, eccome! Invece tu devi tirare su di tutto, da questa massa enorme d'acqua salata, per vivere della quale devi essere disposto a diventare anche tu un po' "di sale", tutte le volte che - allibito - ritorni a riva senza nulla di buono.
Eppure, il Regno di Dio è un po' così: fatica e sudore per raccogliere un po' di tutto, a volte - forse - senza grandi soddisfazioni e con tanta amarezza. Però in quella rete gettata in mare ci entra davvero di tutto un po', e forse è proprio questo il segreto del gioco: un gioco in cui c'è spazio per tutti, senza pregiudizi; un gioco in cui nessuno è escluso; una rete in cui "si raccoglie ogni genere di pesci", senza distinzioni e senza discriminanti.
Perché la discriminante, alla fine (sempre alla fine) non la fa il pescatore, ma la fa il bene stesso; il bene, si riconosce ovunque e comunque, e il male, pure. Ma in quella rete vi entrano entrambi. Anche nelle mille e mille cose di un artigiano, di un contadino, di un anziano abituato a fare tesoro di ogni cosa, c'è di tutto un po': tutte cose raccolte negli anni, indiscriminatamente, senza distinguere tra ciò che è bello e ciò che non lo è, tra ciò che serve e ciò che non serve, tra ciò che è nuovo e ciò che antico. Tutto fa tesoro, e di tutto si fa tesoro. Di ogni piccola cosa, di ogni piccola esperienza, di ogni piccolo fallimento, di ogni piccolo successo, di ogni piccola delusione, di ogni piccola gioia. Di tutto, ma veramente di tutto, ci è chiesto, nell'arco della vita, di fare tesoro; tutto, ma davvero tutto, vale la pena che entri nella nostra rete.
Perché in qualsiasi istante, la rete si può gonfiare di tanti grossi pesci buoni; in qualsiasi momento, mentre stai seminando il seme buono, può apparire la zizzania insieme al grano; in qualsiasi momento, mentre stai arando e preparando il terreno per il prezioso tesoro del tuo lavoro, ti puoi imbattere in un altro, grande tesoro. Qualcosa che non ti aspettavi, qualcosa che non avresti mai pensato incontrare; oppure sì, ci speravi da sempre, perché in fondo tu, alla ricerca di tesori preziosi ci sei sempre andato. Tu, alla ricerca della perla di grande valore hai dedicato la tua vita: ma questo non importa. Trovi quella giusta, quella che mai avresti sperato di trovare, e allora ciò che hai non conta più: lo vendi, e la compri, a qualsiasi costo. A qualsiasi costo compri quel campo, che aravi ma non era tuo, che seminavi ma da mezzadro, e ti impossessi del tesoro nascosto, quello che ti cambia la vita.
Sì, perché il Regno è esattamente questo, che fa: ti cambia la vita. Lo trovi, e nulla più è come prima; lo scopri, e nulla più rimane identico. Ti riempie la vita di gioia, il Regno, al punto che anche le certezze che hai non sono più certezze: le vendi, perché ti sembrano non contare più nulla, e compri per te ciò che cambia la tua vita. Ne ho viste tante, di persone, nei molti viaggi fatti nelle Chiese del Sud, e nelle periferie del mondo, raccontarmi le loro storie di vite mediocri, affaticate e spente, che si spendono per trovare qualcosa per cui, poi, vale la pena tornare a vivere con intensità. Ma è stato necessario rischiare, perché senza il rischio di chi punta sull'insignificante e sull'assurdo, il tesoro del Regno non lo troverai mai.
Non troverai il tesoro nascosto nel campo, e neppure la perla preziosa più di tutte, se non avrai il coraggio di andare a seminare ovunque, anche nelle spine e tra i sassi; se non avrai il coraggio di lasciare che il male conviva con il bene dentro e intorno a te; se non avrai il coraggio di usare un pizzico insignificante di lievito per mangiare un pane degno di quel nome.
Se non avrai il coraggio di gettare nel tuo orto un insulso granello di senapa, non avrai mai nessun albero che ti farà ombra; se non avrai il coraggio di gettare la rete nel "mare magnum" dove c'è di tutto e di più, non farai mai una pesca buona; se non aprirai le stanze della tua casa e non mostrerai a tutti la bellezza delle cose che hai e che sai, nuove e antiche, il Regno non verrà. Occorre rischiare: al padrone e signore del Regno, non piace chi si rinchiude nelle comode certezze dell'"abbiamo sempre fatto così".
Con Dio non funziona: la posta in gioco, il valore della perla, è troppo alto per non rischiare.

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