don Alberto Brignoli "Un re a cavallo di un asino"

Brano biblico: Zc 9,9-10
A noi risulta un po' difficile comprendere, ma forse ci è consentito almeno "immaginare". Che cosa avranno pensato, nei tempi passati, coloro a cui veniva annunciato per le strade: "Attenzione, arriva il re?".

Certamente penseremmo a un imponente e solenne corteo, in cui si mostri il più grande fasto possibile. Penseremmo a una corte di persone che fa da corona a un personaggio importante che monta su un bellissimo cavallo o su una fastosa carrozza. Ci verrebbe in mente un leader, un trascinatore avvolto da un'aura di mistero, con uno sguardo severo perso nel vuoto a pensare cose grandi; uno che sa come risolvere i problemi che gli si presentino dinnanzi, senza farsi scrupoli nell'uso della violenza laddove la persuasione non è sufficiente. E intorno a lui, tutto ciò che si addica a un re: ricchezze, tesori, armi, costruzioni fortificate e quant'altro possa testimoniare potenza e forza.
Immaginiamoci tutto ciò come contesto nel quale risuoni la voce del profeta Zaccaria, così come ce la presenta la prima lettura di oggi: "Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re". Un'introduzione al corteo reale che crea aspettative, tensione, "suspence"...e chi ti arriva? Un asino, con un uomo montato sopra. E questo sarebbe il re?
Quanto meno, un arrivo di questo tipo fa sorridere: di certo, non crea ammirazione, né tensione e nemmeno fiducia nel potere. È questo il re di Gerusalemme? Chi ascoltava allora queste parole del profeta, dopo anni di mancanza di un potere politico in Israele, si sentiva perlomeno frustrato. Comunque, non capiva certe affermazioni.
Anche alcuni secoli più tardi ci sarà qualcuno che addirittura benedirà Dio perché coloro che pensano di capire già tutto di Lui non riescono a farlo, mentre "le cose del Regno" vengono rivelate ai piccoli. E guarda caso, chi fa questa preghiera di lode è proprio quel Re annunciato dal profeta a cavallo di un asino: "Ti benedico, o Padre...perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli". E perché le ha rivelate ai piccoli? Perché loro possono capirle e gli altri no? Forse perché il Re annunciato è come loro: piccolo piccolo, "umile", ovvero fatto di "humus", di terra, di cose della terra, non di cose astronomiche. Una persona - diremmo noi - "alla mano", appunto "terraterra".
Ed è proprio perché "umile", "terreno", che viene per mettere a posto le cose della terra. E lo fa a modo suo: non come i grandi della terra, mantenendo gli altri inferiori e quindi soggiogati attraverso violenza, guerre e disparità sociali. Lo fa proprio attraverso tre elementi diametralmente opposti a questi: lo fa con giustizia ("egli è giusto"), disarmo ("farà sparire i carri da Efraim e i cavalli da Gerusalemme, l'arco di guerra sarà spezzato") e pace ("annunzierà la pace alle genti"). Sono questi, e non le armi, gli elementi della sua vittoria e del suo dominio.
Ed abbiamo tutti gli elementi per poter identificare con Gesù, nel Vangelo, l'uomo che cavalca un asino. Lo cavalca da piccolo, con suo padre e sua madre, per fuggire in Egitto; lo cavalca quando, incarnando il Samaritano, l'uomo sollecito verso le nostre infermità, si ferma lungo la strada che va da Gerusalemme a Gerico e carica sulla sua cavalcatura pure noi, lasciati tramortiti dalle difficoltà della vita sul ciglio della strada; lo cavalca, infine, entrando trionfante in Gerusalemme, realizzando appunto la profezia di cui Zaccaria ci parla oggi.
È lui, quindi, questo Re annunciato con gioia alle figlie di Gerusalemme. E non possiamo negare che sia un re davvero molto particolare:
* un re che benedice Dio, suo Padre e motivo della sua regalità, perché il Vangelo è cosa per i piccoli, e non per coloro che credono di saper già tutto e quindi rifiutano la figura del Messia (i capitoli 11 e 12 di Matteo, nel cui contesto ci troviamo, sono tra l'altro i capitoli in cui Gesù maledice le città che lo rifiutano e si scaglia contro farisei, scribi e dottori della legge per il loro atteggiamento di superiorità nei confronti della profezia e della legge);
* un re che sa che questa comprensione per gli uni e nascondimento per gli altri è opera di un disegno di Dio, e non solamente delle scelte umane ("sì, o Padre, perché così è piaciuto a te");
* un re che non sfianca con lavori forzati e opprime con imposizioni fiscali impagabili, ma che dà conforto agli "affaticati e oppressi". E questo non perché i poveri, gli affaticati e gli oppressi dalle mille cose brutte della vita siano più buoni degli altri, ma perché "gli altri", coloro che si sentono a posto, forti della loro ricchezza materiale e culturale, di qualcuno che li conforti e li ristori non ne hanno proprio bisogno, perché hanno già tutto;
* un re che non toglie a nessuno il gravoso compito di portare il proprio fardello, il proprio "giogo", la propria croce, ma offre per lo meno la possibilità, con la sua prossimità all'uomo, di sentire questo peso meno opprimente, perché una mano per portare la nostra croce quotidiana ce la da lui stesso.

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