don Giovanni Berti" Il seme buono nella nostra terra sporca..."
Vangelo: Mt 13,24-43
"Il regno dei cieli è simile a...". E' questo il motivo che ritorna all'inizio di ogni parabola che Gesù racconta in questa parte del Vangelo.
Che stranezza, se ci pensiamo un po', paragonare quello che riguarda Dio (il suo regno, tutto quello che lui è e tutto quello che fa in cielo e nell'universo) a delle cose così piccole e banali come la semina in un campo e a una pianta di senape.
E' desidero di Gesù che il suo messaggio non sia disperso in
formulazioni incomprensibili e irraggiungibili. Non vuole che Dio rimanga separato dalla realtà quotidiana degli uomini, relegato su un alto e distaccato piedestallo o in qualche ora di celebrazione nel piccolo recinto di un tempio sacro. Dio infatti non è così. Con Gesù, Dio ha scelto di mescolarsi con la realtà umana, perché è questo il campo dove lui vive e opera.
La realtà di Dio è proprio come un campo dove è seminato del seme. Dio con le sue parole e i suoi insegnamenti cade nella sporca e semplice terra umana dove anche noi tutti siamo. E sappiamo bene che il campo dell'umanità è pieno di contraddizioni non sempre risolvibili facilmente. La vita non è come vivere in una chiesa, dove tutto è chiaro e semplice, dove si sa dove stanno le statue dei santi e dove sta il tabernacolo al quale inginocchiarsi. In una chiesa gli insegnamenti di Dio sono evidenti e c'è sempre qualcuno che ce li ricorda e ce li spiega.
Ma la vita non è una messa. La vita è spesso molto complicata, e distinguere perfettamente dove c'è male e dove c'è bene, distinguere chi ha tutta la ragione e chi ha tutto il torto risulta molto difficile se non impossibile. La vita che viviamo è come un campo dove è stato seminato del seme buono e del seme cattivo. Le due piante (il grano buono e la zizzania cattiva) crescono insieme e non è facile distinguerle. Tante volte come prete mi viene chiesto di dire esattamente quale è la cosa giusta da fare e chi sbaglia e chi ha ragione. Non è vero che la ragione e il torto sono sempre 50 e 50, ma non è nemmeno facile individuare sempre il confine certo delle cose. E allora ho spesso dei giudizi parziali e non riesco mai a definire la cose in modo assoluto. In questo so di deludere molto spesso le aspettative di chi mi chiede un parere.
Il padrone del campo, secondo la parabola di Gesù, non scambia il grano per la zizzania, e sa che un seme è buono e l'altro no. Ma non ha fretta di distinguere e separare.
Ha pazienza.
La pazienza è una virtù che forse dobbiamo recuperare, perché l'abbiamo un po' persa per strada nella fretta dei nostri giorni
Pazienza è avere speranza che nella nostra vita e nella vita del mondo è stato seminato il seme buono di Dio. Pazienza è quindi credere che il bene c'è, anche quando sembra soffocato dal male.
La pazienza è segno di fede dunque: fede in Dio che non ci ha lasciati soli e non si è rifugiato sicuro nelle nostre chiese, ma è seminato ovunque, anche là dove meno lo pensiamo.
La pazienza è segno di fede anche nel prossimo: ogni vita che abbiamo davanti è come un campo di grano buono e di zizzania. Non dobbiamo avere fretta di giudicare, estirpare e separare. Non spetta nemmeno a noi farlo...
La pazienza è anche per la nostra vita: è stato seminato del buon seme in noi e continua ad esser seminato. È vero che c'è anche del seme cattivo che cresce e tende a soffocare quel che c'è di buono. Certo, non dobbiamo cadere nel lassismo e immobilismo, ma dobbiamo comunque avere pazienza con noi stessi in modo da non vedere solo la zizzania (a volte ne produciamo tanta!) ma anche il bene che è stato seminato e che seminiamo. La pazienza con noi stessi ci farà più pazienti e positivi con gli altri.
Il regno dei cieli è dunque simile alla nostra vita quotidiana fatta di relazioni e di impegno. La realtà di Dio è dentro la vita umana, la nostra.
"Il regno dei cieli è simile a...". E' questo il motivo che ritorna all'inizio di ogni parabola che Gesù racconta in questa parte del Vangelo.
Che stranezza, se ci pensiamo un po', paragonare quello che riguarda Dio (il suo regno, tutto quello che lui è e tutto quello che fa in cielo e nell'universo) a delle cose così piccole e banali come la semina in un campo e a una pianta di senape.
E' desidero di Gesù che il suo messaggio non sia disperso in
formulazioni incomprensibili e irraggiungibili. Non vuole che Dio rimanga separato dalla realtà quotidiana degli uomini, relegato su un alto e distaccato piedestallo o in qualche ora di celebrazione nel piccolo recinto di un tempio sacro. Dio infatti non è così. Con Gesù, Dio ha scelto di mescolarsi con la realtà umana, perché è questo il campo dove lui vive e opera.
La realtà di Dio è proprio come un campo dove è seminato del seme. Dio con le sue parole e i suoi insegnamenti cade nella sporca e semplice terra umana dove anche noi tutti siamo. E sappiamo bene che il campo dell'umanità è pieno di contraddizioni non sempre risolvibili facilmente. La vita non è come vivere in una chiesa, dove tutto è chiaro e semplice, dove si sa dove stanno le statue dei santi e dove sta il tabernacolo al quale inginocchiarsi. In una chiesa gli insegnamenti di Dio sono evidenti e c'è sempre qualcuno che ce li ricorda e ce li spiega.
Ma la vita non è una messa. La vita è spesso molto complicata, e distinguere perfettamente dove c'è male e dove c'è bene, distinguere chi ha tutta la ragione e chi ha tutto il torto risulta molto difficile se non impossibile. La vita che viviamo è come un campo dove è stato seminato del seme buono e del seme cattivo. Le due piante (il grano buono e la zizzania cattiva) crescono insieme e non è facile distinguerle. Tante volte come prete mi viene chiesto di dire esattamente quale è la cosa giusta da fare e chi sbaglia e chi ha ragione. Non è vero che la ragione e il torto sono sempre 50 e 50, ma non è nemmeno facile individuare sempre il confine certo delle cose. E allora ho spesso dei giudizi parziali e non riesco mai a definire la cose in modo assoluto. In questo so di deludere molto spesso le aspettative di chi mi chiede un parere.
Il padrone del campo, secondo la parabola di Gesù, non scambia il grano per la zizzania, e sa che un seme è buono e l'altro no. Ma non ha fretta di distinguere e separare.
Ha pazienza.
La pazienza è una virtù che forse dobbiamo recuperare, perché l'abbiamo un po' persa per strada nella fretta dei nostri giorni
Pazienza è avere speranza che nella nostra vita e nella vita del mondo è stato seminato il seme buono di Dio. Pazienza è quindi credere che il bene c'è, anche quando sembra soffocato dal male.
La pazienza è segno di fede dunque: fede in Dio che non ci ha lasciati soli e non si è rifugiato sicuro nelle nostre chiese, ma è seminato ovunque, anche là dove meno lo pensiamo.
La pazienza è segno di fede anche nel prossimo: ogni vita che abbiamo davanti è come un campo di grano buono e di zizzania. Non dobbiamo avere fretta di giudicare, estirpare e separare. Non spetta nemmeno a noi farlo...
La pazienza è anche per la nostra vita: è stato seminato del buon seme in noi e continua ad esser seminato. È vero che c'è anche del seme cattivo che cresce e tende a soffocare quel che c'è di buono. Certo, non dobbiamo cadere nel lassismo e immobilismo, ma dobbiamo comunque avere pazienza con noi stessi in modo da non vedere solo la zizzania (a volte ne produciamo tanta!) ma anche il bene che è stato seminato e che seminiamo. La pazienza con noi stessi ci farà più pazienti e positivi con gli altri.
Il regno dei cieli è dunque simile alla nostra vita quotidiana fatta di relazioni e di impegno. La realtà di Dio è dentro la vita umana, la nostra.
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