don Luciano Cantini "Come una scatola di giocattoli"
XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (27/07/2014)
Vangelo: Mt 13,44-52
Il regno dei cieli
Cosa significa regno dei cieli?... quale "regno" umano ci permette di traslare l'immagine a quello celeste? La storia degli uomini ha fatto (e sta facendo) l'esperienza di ogni tipologia di regno: dall'Impero alla monarchia, alla repubblica, regni assolutisti, totalitari, integralisti, oligarchici, democratici, teocratici. Niente di tutta questa esperienza ci
permette di immaginare la realtà celeste. I limiti dei regni umani sono enormi, anche nel migliore dei casi le cronache ci rivelano che in tutte le situazione c'è chi approfitta del potere, piccolo o grande, per il proprio tornaconto personale.
L'uso dell'indicativo presente - è simile - e la somma degli esempi parabolici (ben sette in questo capitolo) ci autorizza a pensare che il regno dei cieli non sia qualcosa di astratto che appartiene ad un al di là, o ad un altro mondo; il regno dei cieli va cercato e scoperto nella nostra realtà, quella che stiamo vivendo: comprendendo il Regno di Dio possiamo intuire verso dove incamminare i regni degli uomini.
Un tesoro nascosto nel campo
Il tesoro non è stato cercato, è trovato per caso. La scoperta del tesoro - del Regno - è assolutamente una sorpresa.
Perché, trovato il tesoro nel campo, l'uomo non lo porta via subito? La legge dice che tutto quanto si trova in un terreno appartiene al proprietario per questo viene nascosto di nuovo. Il Regno dei cieli non può essere trafugato, arraffato da dove si trova; i regni degli uomini sono conquistati, usurpati, tenuti con la forza, i sotterfugi, le macchinazioni, i compromessi... non il Regno di Dio. L'atteggiamento dell'uomo della parabola - immaginiamo un operaio che stava lavorando quel terreno - non è del tutto legittimo, sfrutta l'occasione, perché il campo col tesoro diventi suo per diritto. Per il salariato agricolo l'acquisto del campo ha voluto dire dissanguarsi: "vende tutti i suoi averi"!
L'immagine racconta un impegno personale, una trattativa che non è immediata. Prima bisogna raccogliere i propri beni, trovare un acquirente, venderli e poi prendere contatto con il padrone del campo, convincerlo a venderlo... un concatenarsi di eventi, impegni, ricerca di risorse. Da notare che il Regno è nascosto nel campo, è il campo che viene acquistato perché contiene il tesoro, Il tesoro va tenuto nascosto nel campo, custodito nel campo, fa parte del campo. Il Regno non è al di fuori della storia e della vita, ma nascosto e custodito all'interno dell'esperienza umana.
Una perla di grande valore
Questa parabola sembra uguale alla prima, ma ci sono alcune particolarità che la distinguono. Nella prima la similitudine è incentrata sul tesoro trovato e l'azione che ne consegue. Qui, invece la similitudine è nel mercante che "va in cerca", non è solo un commerciante ma anche un "ricercatore", un appassionato; sono le azioni l'oggetto della similitudine: il cercare, trovare, vendere e comprare. Il contadino non cerca e trova per caso il tesoro, mentre il mercante arriva finalmente a trovare quello che ha lungamente cercato.
Nel tesoro potremmo anche individuare qualche elemento utilitaristico: il campo è pagato per quello che vale la terra, non per il tesoro che vi è nascosto. Il campo ed il tesoro permettono di vivere, la perla no, una volta venduti tutti i suoi averi il mercante come può campare con il valore della perla? Il sacrificio è totale, pur di possederla. La totalità del sacrificio non è chiesto a chi non ha trovato niente, ma a chi ha già trovato tutto ciò che desiderava. Con la perla è un incontro decisivo, determinante.
Pieno di gioia
Forse questa affermazione è la chiave di lettura: la gioia che procura tutta questa vicenda. Sembra quasi che tutto l'evolversi delle azioni, il cercare, trovare, vendere e comprare, abbia il suo motore nella "gioia".
Il Regno dei cieli, non è qualcosa di triste, né di esterno a noi: ci entra dentro e procura Gioia. Si potrebbe aggiungere anche un'osservazione sulla follia di questi personaggi così concentrati sull'ottenimento di un oggetto così specifico ma è rivelazione di un vero e proprio innamoramento!
Questo ci permette di individuare uno strumento che ci fa riconoscere il Regno: quello che ci procura gioia, che ci libera dalle fatiche della vita, che ci rigenera dal di dentro appartiene al Regno dei cieli, che ci fa innamorare.
Raccoglie ogni genere di pesci
Il tesoro è trovato, la perla è cercata, i pesci, invece sono raccolti dalla rete, senza distinzioni. La rete non compie alcuna cernita, ma raduna tutto quello che incontra e raccoglie ogni specie di pesce. Anche nella parabola delle nozze del re i servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni (Mt 22,10). Nella chiesa convivono tutti: non è dunque una comunità di perfetti, ma di persone diverse per storia, scelte di vita. È compito di misericordia e di accoglienza che la Chiesa esercita con l'annuncio del Vangelo che invita ogni uomo e donna che "trova" il tesoro e la perla alla conversione. Ognuno deve fare i conti con i propri limiti e con quelli degli altri. Viviamo il tempo della raccolta, non possiamo anticipare il giudizio, che arriverà alla fine del mondo. La parabola della rete è proiettata al futuro, "alla fine dell'età presente", al termine di quel tempo che è lasciato alla gestione umana.
Estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche
Il discepolo è una persona continuamente interpellata dal Signore: Avete compreso tutte queste cose?. C'è su di noi l'azione del Signore, e noi siamo chiamati a dare una risposta fedele e totale.
Ecco allora l'immagine dello scriba, questo religioso, studioso della Scrittura che, scoperto e trovato il Regno dei cieli, diventa come chi aprendo il proprio tesoro vi trova cose nuove e cose antiche.
Ma se erano tutte preesistenti e conservate nella propria realtà, dov'è la novità? La novità è in chi l'estrae dal tesoro.
Un po' come il bambino che apre lo scatolone dei giocattoli e tira fuori di tutto, ma la gioia nel farlo fa scoprire giocattoli nuovi, o un modo nuovo di giocarci, anche se i giochi nuovi non erano.
Vangelo: Mt 13,44-52
Il regno dei cieli
Cosa significa regno dei cieli?... quale "regno" umano ci permette di traslare l'immagine a quello celeste? La storia degli uomini ha fatto (e sta facendo) l'esperienza di ogni tipologia di regno: dall'Impero alla monarchia, alla repubblica, regni assolutisti, totalitari, integralisti, oligarchici, democratici, teocratici. Niente di tutta questa esperienza ci
permette di immaginare la realtà celeste. I limiti dei regni umani sono enormi, anche nel migliore dei casi le cronache ci rivelano che in tutte le situazione c'è chi approfitta del potere, piccolo o grande, per il proprio tornaconto personale.
L'uso dell'indicativo presente - è simile - e la somma degli esempi parabolici (ben sette in questo capitolo) ci autorizza a pensare che il regno dei cieli non sia qualcosa di astratto che appartiene ad un al di là, o ad un altro mondo; il regno dei cieli va cercato e scoperto nella nostra realtà, quella che stiamo vivendo: comprendendo il Regno di Dio possiamo intuire verso dove incamminare i regni degli uomini.
Un tesoro nascosto nel campo
Il tesoro non è stato cercato, è trovato per caso. La scoperta del tesoro - del Regno - è assolutamente una sorpresa.
Perché, trovato il tesoro nel campo, l'uomo non lo porta via subito? La legge dice che tutto quanto si trova in un terreno appartiene al proprietario per questo viene nascosto di nuovo. Il Regno dei cieli non può essere trafugato, arraffato da dove si trova; i regni degli uomini sono conquistati, usurpati, tenuti con la forza, i sotterfugi, le macchinazioni, i compromessi... non il Regno di Dio. L'atteggiamento dell'uomo della parabola - immaginiamo un operaio che stava lavorando quel terreno - non è del tutto legittimo, sfrutta l'occasione, perché il campo col tesoro diventi suo per diritto. Per il salariato agricolo l'acquisto del campo ha voluto dire dissanguarsi: "vende tutti i suoi averi"!
L'immagine racconta un impegno personale, una trattativa che non è immediata. Prima bisogna raccogliere i propri beni, trovare un acquirente, venderli e poi prendere contatto con il padrone del campo, convincerlo a venderlo... un concatenarsi di eventi, impegni, ricerca di risorse. Da notare che il Regno è nascosto nel campo, è il campo che viene acquistato perché contiene il tesoro, Il tesoro va tenuto nascosto nel campo, custodito nel campo, fa parte del campo. Il Regno non è al di fuori della storia e della vita, ma nascosto e custodito all'interno dell'esperienza umana.
Una perla di grande valore
Questa parabola sembra uguale alla prima, ma ci sono alcune particolarità che la distinguono. Nella prima la similitudine è incentrata sul tesoro trovato e l'azione che ne consegue. Qui, invece la similitudine è nel mercante che "va in cerca", non è solo un commerciante ma anche un "ricercatore", un appassionato; sono le azioni l'oggetto della similitudine: il cercare, trovare, vendere e comprare. Il contadino non cerca e trova per caso il tesoro, mentre il mercante arriva finalmente a trovare quello che ha lungamente cercato.
Nel tesoro potremmo anche individuare qualche elemento utilitaristico: il campo è pagato per quello che vale la terra, non per il tesoro che vi è nascosto. Il campo ed il tesoro permettono di vivere, la perla no, una volta venduti tutti i suoi averi il mercante come può campare con il valore della perla? Il sacrificio è totale, pur di possederla. La totalità del sacrificio non è chiesto a chi non ha trovato niente, ma a chi ha già trovato tutto ciò che desiderava. Con la perla è un incontro decisivo, determinante.
Pieno di gioia
Forse questa affermazione è la chiave di lettura: la gioia che procura tutta questa vicenda. Sembra quasi che tutto l'evolversi delle azioni, il cercare, trovare, vendere e comprare, abbia il suo motore nella "gioia".
Il Regno dei cieli, non è qualcosa di triste, né di esterno a noi: ci entra dentro e procura Gioia. Si potrebbe aggiungere anche un'osservazione sulla follia di questi personaggi così concentrati sull'ottenimento di un oggetto così specifico ma è rivelazione di un vero e proprio innamoramento!
Questo ci permette di individuare uno strumento che ci fa riconoscere il Regno: quello che ci procura gioia, che ci libera dalle fatiche della vita, che ci rigenera dal di dentro appartiene al Regno dei cieli, che ci fa innamorare.
Raccoglie ogni genere di pesci
Il tesoro è trovato, la perla è cercata, i pesci, invece sono raccolti dalla rete, senza distinzioni. La rete non compie alcuna cernita, ma raduna tutto quello che incontra e raccoglie ogni specie di pesce. Anche nella parabola delle nozze del re i servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni (Mt 22,10). Nella chiesa convivono tutti: non è dunque una comunità di perfetti, ma di persone diverse per storia, scelte di vita. È compito di misericordia e di accoglienza che la Chiesa esercita con l'annuncio del Vangelo che invita ogni uomo e donna che "trova" il tesoro e la perla alla conversione. Ognuno deve fare i conti con i propri limiti e con quelli degli altri. Viviamo il tempo della raccolta, non possiamo anticipare il giudizio, che arriverà alla fine del mondo. La parabola della rete è proiettata al futuro, "alla fine dell'età presente", al termine di quel tempo che è lasciato alla gestione umana.
Estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche
Il discepolo è una persona continuamente interpellata dal Signore: Avete compreso tutte queste cose?. C'è su di noi l'azione del Signore, e noi siamo chiamati a dare una risposta fedele e totale.
Ecco allora l'immagine dello scriba, questo religioso, studioso della Scrittura che, scoperto e trovato il Regno dei cieli, diventa come chi aprendo il proprio tesoro vi trova cose nuove e cose antiche.
Ma se erano tutte preesistenti e conservate nella propria realtà, dov'è la novità? La novità è in chi l'estrae dal tesoro.
Un po' come il bambino che apre lo scatolone dei giocattoli e tira fuori di tutto, ma la gioia nel farlo fa scoprire giocattoli nuovi, o un modo nuovo di giocarci, anche se i giochi nuovi non erano.
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