don Marco Pedron "La bellezza che vive in ogni cosa"

Vangelo: Mt 13,44-52
Con questa domenica termina il capitolo 13 del vangelo di Matteo, un capitolo tutto dedicato alle parabole che sono state lette in queste ultime tre domeniche. Il vangelo di oggi ci presenta tre parabole molto concise: il tesoro, la perla e la rete. Solo Mt ha queste parabole e forse non è un caso: lui era un ex pubblicano, un uomo d'affari, per anni
aveva inseguito il sogno di diventare ricco (tesori) e improvvisamente aveva trovato, incontrando Gesù, il vero tesoro della vita. Ciò che accade nelle prime due parabole a noi può apparire strano: chi è che trova un tesoro per caso? Ma a quei tempi la cosa era più frequente: non c'erano né banche né casse di risparmio e il modo più sicuro era nascondere in un posto segreto ciò che si aveva guadagnato. Il primo uomo si imbatte quasi per caso nel tesoro, il secondo, invece, è un ricercatore. Entrambi, in ogni caso, colgono l'occasione. Certe occasioni, certe opportunità si ripropongono solo una volta nella vita; certi incroci non si verificano più. Bisogna prenderli quando accadono.
Probabilmente qui viene descritto in parabole l'incontro fra Gesù e gli apostoli: questi uomini avevano trovato il tesoro, il senso della loro vita e per lui avevano lasciato subito tutto (4,18-22; 9,9).
Gli apostoli si sentivano amati da Gesù, si sentivano i suoi tesori. E' per questo che non avevano bisogno di altri tesori: non gli importava se gli altri li deridevano, se li prendevano in giro, se perdevano la fama o i tesori terreni perché si sentivano già importanti. Quando sono stato nominato parroco un prete mi ha detto: "Adesso diventi importante". Senza pensarci risposi: "Ma io sono già importante". Il vangelo racconta anche la storia del giovane ricco (19,16-22): anche lui aveva trovato il tesoro ma non ebbe la forza di lasciare i suoi tesori, non colse l'occasione. E' molto più facile vendere i tesori del cielo in cambio di quelli umani che vendere i tesori umani in cambio di quelli del cielo.
Il vangelo sottolinea la radicalità: ad un certo punto bisogna operare una scelta radicale, una scelta che mette in gioco tutto; ad un certo punto si rischia tutto e si punta tutto lì. La vita di tanto in tanto ci chiama a far delle scelte radicali: si mette in gioco e si cambia tutto.
I due uomini del vangelo sembrano pazzi per chi li vede da fuori. Un uomo che vende tutto per acquistare una terra di poco o nessun valore come quella della Palestina è un folle, ma solo apparentemente.
Così erano considerati gli uomini che seguivano Gesù: sconsiderati, pazzi, folli, ma solo apparentemente.
Queste parabole rivelano una legge della vita: ognuno di noi ha il proprio tesoro e per esso è disposto a vendere tutto.
Questa è una grande legge della vita: c'è qualcosa nella nostra vita che è prima di ogni altra, per la quale siamo disposti a fare di tutto e alla quale tutto è subordinato. C'è qualcosa per la quale noi siamo disposti a sacrificare tutto pur di raggiungerla. Questo è il nostro tesoro e il nostro Dio, al di là di qualunque Dio diciamo di credere. E quando perdiamo ciò o non lo raggiungiamo cadiamo in depressione. Un uomo era molto conosciuto e molto rispettato in paese: quando sua figlia rimase incinta la fece allontanare da casa perché era un vero disonore. L'onore era il suo tesoro, più di sua figlia, più dell'amore, più di Dio.
Per altre persone è il lavoro: tutto passa in secondo piano, è subordinato a questo. Molte persone dicono di credere in cose più importanti, che se avessero tempo veramente si impegnerebbero in cose più spirituali, "ma c'è il lavoro" e di fronte al lavoro tutto è relativo. Quello è il loro tesoro. C'è un uomo ricchissimo che lavora sempre, tutti i giorni della settimana, tutte le settimane dell'anno. Non si accorge neppure che i suoi figli stanno prendendo "brutte strade", perché lui deve lavorare. Anzi crede di amarli: "Guarda cosa gli do. Faccio tutto questo per loro". Quando se ne accorgerà sarà troppo tardi e tutti i suoi soldi e i suoi tesori non gli serviranno più a niente. C'era un uomo che lavorava sempre e la moglie gli diceva: "Torna prima perché io ho bisogno di te. Ho bisogno che parliamo, che ci coccoliamo, che stiamo insieme, che ci sia rapporto fra di noi". Niente! Un giorno lei se ne è andata via di casa e ha trovato un altro uomo. Adesso non sa che farsene di tutti i suoi soldi. Si lamenta un sacco, ma doveva pensarci prima.
Per altre persone il tesoro è la facciata: fanno di tutto per apparire, per essere attraenti, importanti o per far colpo. Non si possono permettere di sbagliare e per l'immagine soffrono, faticano, si sacrificano, fanno diete, sudano e quant'altro. Quello è il loro tesoro. Cosa non fa la gente per la linea, per essere sempre giovane atletica; a che sacrifici si sottopone per diminuire la cellulite, per "siliconare" il corpo, per qualche muscolo in più? Come se rifarsi la facciata potesse cambiare ciò che sei dentro: se dentro sei insicuro nessuno facciata ti farà sicuro; se dentro hai paura nessuna chirurgia te la toglierà. Se dentro l'uomo non c'è, nessun intervento sul fisico lo costruirà. Se tu ti senti un tesoro, prezioso, importante, a che ti serve tutto questo? Ma se tu ti senti un niente, se credi che un bel fisico ti faccia sentire qualcuno o che solo un bel volto farà posare gli occhi di qualcuno su di te, allora ne avrai proprio bisogno.
Per altri il tesoro è la casa. La casa è diventata il loro tempio. Passano una vita a costruirla e tutto il tempo a custodirla, ad abbellirla, a tenerla in ordine e a sistemarla. Se per alcuni la chiesa è la loro casa, per altri la casa è la loro chiesa. Se alcuni usano la casa, altri la onorano e la venerano. C'è una persona che ti fa indossare le pattine quando entri in casa sua e ti scruta in ogni movimento: che non succeda che strisci per terra o che versi qualcosa sul pavimento! Ci sono dei fratelli che da decenni non si "guardano più" dopo aver litigato per la casa (o per i campi).
Per altri il tesoro è l'ambizione: dimostrare, cioè, di valere qualcosa, di essere qualcuno. Allora lottano e vivono per passare di grado, per "andare su" nella scala sociale, per salire. E' chiaro che chi deve dimostrare di essere qualcuno vuol dire che si sente nessuno: altrimenti che bisogno ci sarebbe di dimostrarlo! Chi si sente un tesoro, importante, una perla, non ha bisogno di dimostrarlo. Lo è già.
Gesù diceva: "Dov'è il tuo tesoro lì c'è il tuo cuore" (Mt 6,21). Questa è una legge inequivocabile. La cosa a cui più pensi, che più ti ritorna, che più desidereresti nel tuo intimo, quella che sogni, quella è il tuo tesoro e il tuo Dio. Non quello che vorresti, non quello che dici, ma quello che più ritorna nei tuoi pensieri, quello di cui parli sempre, ciò a cui più dai tempo, quello è il tuo tesoro. Per alcune persone, questo tesoro è Dio.
Un uomo uscì dalla sua casa alla vista di un monaco che attraversava il suo villaggio, e lo afferrò per il collo: "Dammela! Dammela! Dammi la pietra!". Il monaco chiese: "Di quale pietra stai parlando?": E l'uomo rispose, eccitato: "Ieri notte Dio mi è apparso in sogno e mi ha detto: "Un uomo passerà per il tuo villaggio domani a mezzogiorno. Se ti darà la pietra che ha nella sua sacca sarai l'uomo più ricco del mondo". Quindi dammi la pietra!". Il monaco rovistò nella sua sacca e ne estrasse un diamante enorme, il diamante più grande del mondo. Allora disse: "E' questa pietra che vuoi? Prendila, è tua!". L'uomo gli strappò la pietra dalle mani e corse a casa. Quella notte però non riuscì a chiudere occhio. Al mattino trovò dove il monaco dormiva, lo svegliò e gli disse: "Riprenditi la pietra, ma dammi la ricchezza che ti permette di dar via un diamante come questo!". Ognuno ha un suo tesoro. E ci sono tesori e tesori!
Poi questa parabola dice che tutti siamo un tesoro, ma che se nessuno ci scopre non lo sapremo mai. Quand'eravamo piccoli nostra madre ci guardava e le si illuminavano gli occhi; per noi si svegliava la notte e lo faceva volentieri (il lamentarsi qualche volta fa parte del volentieri); quando facevamo la recita a scuola lei piangeva di commozione e quando recitavamo a scuola sembravamo i più bravi di tutti. Con noi giocava di gusto e si divertiva. Eravamo i suoi tesori e noi l'abbiamo sentito. Nostro padre ci portava fuori in passeggino ed era orgoglioso di mostrare a tutti il suo tesoro. Ci portava fuori in bicicletta e noi ci sentivamo le sue principesse o i suoi principi. Ogni tanto ci dicevano: "Il mio tesoro" e si riferivano proprio a noi.
Tutti conosciamo la storia di quella nobile romana che quando gli chiesero quali fossero i suoi gioielli, lei rispose: "Questi" e mostrò i suoi due figli. Noi eravamo dei tesori nascosti, noi non c'eravamo. E loro ci hanno fatto nascere e ci hanno scoperto, ci hanno tratto fuori dal nulla, dal buio e dal nascondimento.
Questo è uno dei bisogni primari: sentirsi preziosi, importanti, unici. Io ho bisogno che qualcuno mi scopra, che metta in luce la mia positività, che mi faccia sentire importante, che mi faccia sentire unico, di qualcuno che creda in me. L'innamoramento è quella stagione della vita che tutti ricordiamo (e che ricorderemo) perché in quel tempo gli occhi di qualcuno si sono posati su di noi e ci hanno fatti sentire unici, noi e non altri, belli come il sole e preziosi più di ogni altra cosa. Ma se nessuno mi ha mai fatto sentire importante e prezioso, mi coprirò pure di ori, di soldi, di gioielli, di titoli, di perle e di preziosi ma non servirà a niente. Io ho bisogno di qualcuno che mi dica: "Sei il mio tesoro; sei la cosa più cara che ho; sei il mio amore". Io ho bisogno di sentire che per qualcuno sono davvero importante, speciale, unico e insostituibile. Io ho bisogno di qualcuno che fra tanti scelga me e nessun altro. Allora mi sentirò il suo tesoro. Ho bisogno di qualcuno che dica: "Te e nessun'altra/o; te e non mia madre; te e non la mia famiglia; te e non altre cose".
Quando prego io immagino di essere quel tesoro. Sono nascosto, ma un giorno Dio mi trova e fa' di tutto per farmi nascere e per scoprirmi. Quando esco da questa meditazione sento di essere davvero importante per Lui; sento che la mia vita non la posso buttare perché è proprio preziosa. Se tu sei consapevole di essere quel tesoro che Dio ha trovato, non hai più bisogno di sentirti dire dagli altri quanto bello sei, che gli vai bene, che sono molto contenti di te e di quello che fai, che ti stimano molto. Allora sei un uomo libero che non si attacca più all'approvazione (tesoro malsano).
Perché i giovani si "fanno le canne e gli spinelli"? Perché la gente si lascia sopravvivere? Perché la gente cade in depressione? Perché la gente "tira avanti"? Perché molte persone si tolgono la vita? Perché molti giovani finiscono nella delinquenza o nell'anoressia? Perché si sentono nessuno, perché nessuno li ama, perché nessuno li ha mai fatti sentire unici, speciali, dei tesori. E poiché si sentono un'immondizia, una schifezza, si buttano via. Ma se tu ti senti prezioso non ti butti via.
Perché buttiamo via i vestiti vecchi ma non l'oro vecchio? Perché ha valore. Perché la gente si butta via? Perché non sente il suo valore e nessuno glielo dice. Allora quando uscite andate dalle persone che amate (i vostri tesori e i vostri amori) e ditegli: "Tu sei il mio tesoro. Tu non hai neppure idea di quanto sei prezioso per me". Andate dai vostri figli e diteglielo quanto importanti sono per voi; e poi andate allo specchio e ditegli "a quello lì" quanto è importante per voi.
Alcuni uomini non sanno quant'è importante che ci siano. Alcuni uomini non sanno quanto faccia bene anche solo vederli. Alcuni uomini non sanno di essere per noi degli angeli, dei riferimenti, dei rifugi per le nostre vite. Alcuni uomini non sanno quanto benefica sia la loro vicinanza per noi. Alcuni uomini non sanno quanto triste sarebbe la nostra vita senza di loro. Alcuni uomini non sanno di avere un valore immenso per noi. Lo saprebbero se noi glielo dicessimo!
Ciò che raccontano le parabole sono delle chiamate e delle missioni per tutti noi. Tutti siamo chiamati a cercare il tesoro, il bene, il positivo che c'è in noi e nelle persone. Una volta una donna molto anziana mi ha detto: "Si ricordi, padre, che dentro a questa carcassa un tempo c'era una bella donna". Mi ha fatto molto pensare questa frase. Che ci crediamo o no, dentro la carcassa della nostra vita, se la cerchiamo, c'è "una bella donna", c'è qualcosa di prezioso, c'è il tesoro.
Quando Michelangelo fece la Pietà e gli fui chiesto come avesse fatto, lui rispose di aver solo tratto fuori l'immagine imprigionata dentro. L'aveva vista, l'aveva scoperta e l'aveva tirata fuori. In ognuno di noi c'è un tesoro e c'è qualcosa di bello. Sta a noi cercarlo e tirarlo fuori.
Ognuno trova ciò che cerca. Se ti metti a cercare quanto male c'è nel mondo, beh ce n'è tantissimo e tanto altro aspetta di essere scoperto. Se ti metti a scoprire quanta bontà c'è nel mondo, beh ce n'è tantissima e tanta altra aspetta di essere scoperta. Se cerchi le imperfezioni del tuo corpo ne troverai migliaia. Se cerchi i tuoi peccati ne troverai proprio tanti. E se domani cerchi ancora ne troverai anche di nuovi. Se quando ti guardi allo specchio cerchi i tuoi brufoli o le tue rughe, sta certo che li troverai. E se cerchi degli occhi che possono amare o appassionarsi li troverai. Troverai quello che cerchi. Due uomini guardano fuori dalle sbarre della prigione: uno vede il fango e l'altro le stelle.
Tutto dipende da cosa cerchi. Le persone si chiedono spesso: "Ma come mai c'è così tanto male al mondo?". Raramente, invece, si chiedono: "Ma come mai c'è così tanto bene?". Se cerchi il male e il negativo lo troverai. E se cerchi il bene e il positivo lo troverai. E quando ti guardi dentro troverai quello che vuoi trovare.
Quando Gesù guardava Maria Maddalena mentre tutti vedevano la "donnaccia o la pazza" lui vedeva il suo valore. Gesù la faceva sentire importante, preziosa; Gesù con i suoi occhi, con le sue parole e con i suoi gesti le diceva: "Tu sei un tesoro nascosto. Ma io l'ho visto". E per queste parole la salvò. Pietro, Matteo e tutti gli altri erano gente comune che si sentivano insicuri e inadeguati. Ma lui li valorizzò, Lui li amò, Lui credette in loro. E loro si sentirono dei tesori.
La gente si vanta di quello che fa perché dentro si sente vuota e così racconta "chissà cosa" per sentirsi qualcuno; attacchiamo gli altri perché ci sentiamo trascurati o feriti, perché ci sentiamo di meno e senza valore; facciamo uso di droghe e di antidepressivi perché non riusciamo ad esprimere i nostri veri sentimenti. Insomma: non crediamo di essere delle belle persone che hanno il loro valore.
Questo vangelo, ci dice di iniziare a considerarci come dei tesori da scoprire. Tu sei una bella persona. Cerca, trova e scopri (porta, cioè, alla luce) la bellezza e il tesoro che custodisci. Io sono un tesoro. Se lo cerco lo troverò e mi troverò. E se non ci credo non lo troverò e non mi troverò. Amare è far uscire ciò che c'è di buono in me; amarti è far uscire, mettere in luce, tutto ciò che c'è di buono c'è in te.
Facciamo sempre fare un esercizio ai giovani: "Tirate fuori dieci vostri difetti". Dopo tre minuti l'hanno fatto. Poi diciamo: "Tirate fuori dieci vostre qualità positive". Qualcuno non ci riesce neanche in mezz'ora.
Il Libro della Sapienza dice: "Se Dio non avesse voluta una cosa non l'avrebbe neppure creata". Io sono un tesoro, una perla e devo rendermi consapevole della mia bellezza. Anzi è mio compito trovare e far risplendere la bellezza che vive in me.
Infine c'è la parabola della rete: è molto simile a quella di domenica scorsa della zizzania. Questa parabola dice: ognuno tira le conseguenze della propria vita. La rete sono le tue scelte, quello che fai. I pesci (scelte) buoni ti aiutano, ti fanno più forte, ti maturano e fanno profonda la tua vita. Quelli cattivi, invece, vengono gettati perché non servono alla tua vita, non la costruiscono. Nei momenti cruciali della vita (e anche alla fine della vita) ognuno tira le conseguenze di ciò che ha pescato, costruito, investito, osato. Allora non lamentarti! Nei momenti cruciali della vita possiamo contare solo sulle riserve e risorse buone che abbiamo "pescato". Se non abbiamo risorse nella nostra rete, se non abbiamo messo paletti, se non sappiamo controllare la rabbia o vivere il dolore, se non sappiamo stare con la paura o esprimere i nostri sentimenti, se non abbiamo punti di forza, allora la vita come un "onda anomala" ci spazzerà via. Dovevamo, però, pensarci prima.
Una donna ha sempre evitato la fatica e il dolore di guardarsi dentro. Nel tempo è diventata una "gran chiacchierona" ma dentro insicura e fragile come un cristallo. Così quando la figlia si separa, lei cade in depressione e non si riprende più. Bisognava pensarci prima! Bisognava costruire prima! La tua vita è nelle tue mani e nelle tue scelte: non delegare, non scaricare e non fare la vittima.
Pensiero della settimana
Perché cercare in tutti i campi ciò che è nel mio campo?

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