don Roberto Rossi" Fame e sete di Dio"


Vangelo: Mt 14,13-21
Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
L'uomo non è chiamato solo alla vita fisica e storica, egli è chiamato anche alla comunione con l'infinito e l'eterno. C'è in lui un desiderio di Dio che lo
rende inquieto - per usare una celebre espressione di s. Agostino - finché quest'ansia non sia placata.
O Dio, tu sei il mio Dio, all'aurora ti cerco, di te ha sete l'anima mia,
a te anela la mia carne, come terra deserta, arida, senz'acqua.
Così nel santuario ti ho cercato, per contemplare la tua potenza e la tua gloria.
Poiché la tua grazia vale più della vita, le mie labbra diranno la tua lode. (Salmo 63)
Mi sazierò come a lauto convito, e con voci di gioia ti loderà la mia bocca.
A te si stringe l'anima mia e la forza della tua destra mi sostiene.
A questa fame e questa sete il Signore ci risponde con la sua parola e con la sua presenza. Il vangelo ci parla di Gesù, il quale quando vede una grande folla. Ha compassione per loro, guarisce i malati e compie il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Nel testo di Isaia, il Signore dice: «O voi tutti assetati, venite all'acqua, voi che non avete denaro, venite; comprate e mangiate; venite, compratesenza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. Porgete l'orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete». "Noi viviamo in un'epoca in cui sono evidenti i segni del secolarismo. Dio sembra sparito dall'orizzonte di varie persone o diventato una realtà verso la quale si rimane indifferenti. Vediamo, però, allo stesso tempo, molti segni che ci indicano un risveglio del senso religioso, una riscoperta dell'importanza di Dio per la vita dell'uomo, un'esigenza di spiritualità, di superare una visione puramente orizzontale, materiale della vita umana. Guardando alla storia recente, è fallita la previsione di chi, dall'epoca dell'Illuminismo, preannunciava la scomparsa delle religioni ed esaltava una ragione assoluta, staccata dalla fede, una ragione che avrebbe scacciato le tenebre dei dogmatismi religiosi e avrebbe dissolto il "mondo del sacro", restituendo all'uomo la sua libertà, la sua dignità e la sua autonomia da Dio. L'esperienza del secolo scorso, con le due tragiche Guerre mondiali ha messo in crisi quel progresso che la ragione autonoma, l'uomo senza Dio sembrava poter garantire. L'uomo conserva il desiderio di colui che lo chiama all'esistenza. Tutte le religioni testimoniano questa essenziale ricerca da parte degli uomini"
L'uomo è per sua natura religioso, "il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell'uomo, perché l'uomo è stato creato da Dio e per Dio" (n. 27). L'immagine del Creatore è impressa nel suo essere ed egli sente il bisogno di trovare una luce per dare risposta alle domande che riguardano il senso profondo della realtà; risposta che egli non può trovare in se stesso, nel progresso, nella scienza empirica. L'uomo "digitale" come quello delle caverne, cerca nell'esperienza religiosa le vie per superare la sua finitezza e per assicurare la sua precaria avventura terrena. "Gli uomini cercano nell'esperienza religiosa la risposta ai grandi enigmi della condizione umana: la natura dell'uomo, il senso e il fine della nostra vita, il bene e il peccato, l'origine e lo scopo del dolore, la via per raggiungere la vera felicità, la morte, il giudizio e la sanzione dopo la morte, infine l'ultimo e ineffabile mistero che circonda la nostra esistenza, donde noi traiamo la nostra origine e verso cui tendiamo" (n. 1). L'uomo porta in sé una sete di infinito, una nostalgia di eternità, una ricerca di bellezza, un desiderio di amore, un bisogno di luce e di verità, che lo spingono verso l'Assoluto; l'uomo porta in sé il desiderio di Dio. E l'uomo sa, in qualche modo, di potersi rivolgere a Dio, sa di poterlo pregare, di potersi affidare a Lui completamente. Nella preghiera, in ogni epoca della storia, l'uomo considera se stesso e la sua situazione di fronte a Dio, a partire da Dio e in ordine a Dio, e sperimenta di essere creatura bisognosa di aiuto, incapace di procurarsi da sé il compimento della propria esistenza e della propria speranza. Impariamo a sostare maggiormente davanti a Dio, a Dio che si è rivelato in Gesù Cristo, impariamo a riconoscere nel silenzio, nell'intimo di noi stessi, la sua voce che ci chiama e ci riconduce alla profondità della nostra esistenza, alla fonte della vita, alla sorgente della salvezza, per farci andare oltre il limite della nostra vita e aprirci alla misura di Dio, al rapporto con Lui, che è Infinito Amore". (Benedetto XVI, 11.5.2011)
E noi come siamo? Io come sono? Sono sazio... oppure sento dentro di me questa fame e questa sete di cose vere, di valori importanti, di salvezza umana e spirituale, terrena ed eterna?. L'anima mia ha sete del Dio vivente: quando vedrò il suo volto? Come una cerva anela ai corsi delle acque, così la mia anima anela a te, o Dio. Perché ti abbatti, anima mia, e ti agiti in me? Spera in Dio: ancora lo esalterò, mia salvezza e mio Dio. (Salmo 41)
Occorre coltivare la fame e la sete di Dio; cercare la sua acqua, che disseta veramente, il suo pane che è pane di vita eterna, senza sprecare energie in tante cose che non ci sono di alcun aiuto e non "saziano". Acqua e pane che Dio ci dà in sovrabbondanza:

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