Lectio Divina Di Mons. Francesco Follo"La Perla nascosta nel nostro quotidiano"
PARIGI, 26 Luglio 2014 (Zenit.org) - Monsignor Francesco Follo, osservatore permanente della Santa Sede presso l'UNESCO a Parigi, offre oggi la seguente riflessione sulle letture liturgiche per la 17ª Domenica del Tempo Ordinario – Anno A.
1) Regno di Dio[1]è simile a…
Il brano evangelico della liturgia
odierna conclude il cap.13° di Matteo e, insieme, il discorso in parabole di Gesù. Anche le tre brevi parabole proposte oggi sono relative al Regno di Dio, che è paragonato a un tesoro nascosto nel campo (Mt 13,44), al mercante in cerca di perle preziose (Ibid. 13,45), ad una rete gettata nel mare (Ibid 13,47)della vita.
Il Regno di Dio, sorgente di pace, di verità e di amore, consiste nella carità, pace, armonia, gioia e salvezza donate da Dio agli uomini, nel suo Figlio, Gesù Cristo Signore. E’ un’assoluta novità nella nostra vicenda storica e a questa novità – indicata nel messaggio delle prime due parabole “gemelle” del tesoro e della perla - occorre decidersi con prontezza e radicalità. Si pensi per esempio a Zaccheo, che “ subito scese dalla piante, andò a casa sua e vi accolse Gesù pieno di gioia offrendoGli la metà dei suoi beni per i poveri” (cfr. Lc 19, 6-8) o alla Samaritana, che nella gioia subito “lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: ‘Ho incontrato il Salvatore (cf Gv 4, 28-29).
Due sono le caratteristiche del Regno che l’evangelista sottolinea oggi: la preziosità (“il Regno dei Cieli è simile a un tesoro...; il Regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose") e la gioia (“l’uomo...va, pieno di gioia,...e compra quel campo”) per il bene supremo trovato, anche se non lo si cercava espressamente.
In effetti il contadino e il mercante trovano tesori in modi diversi. Il primo lo trova per caso, tra rovi e sassi, in un campo non suo, è folgorato dalla sorpresa. Il secondo trova la perla perché è un intenditore appassionato e sa bene quello che cerca. In ogni caso, è possibile a tutti incontrare Dio o essere incontrati da Dio.
Trovato il tesoro, l’uomo pieno di gioia va, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. La gioia è il primo tesoro che il tesoro regala. Dio ci seduce ancora perché parla il linguaggio della gioia, che muove, mette fretta, fa decidere: “Ogni uomo segue quella strada dove il suo cuore gli dice che troverà la felicità” (sant'Agostino). La gioia duratura è il segno che stai camminando bene, sulla strada giusta.
Noi avanziamo nella vita non a colpi di volontà, ma per una passione, per scoperta di tesori (dov’è il tuo tesoro, là corre felice il tuo cuore: cfr sant’Agostino); avanziamo per innamoramenti e per la gioia che accendono. Vive chi avanza verso ciò che ama, verso che si ama: Cristo Gesù.
Il ritrovamento del tesoro o della perla fa di noi contadini o mercanti fortunati. Di ciò non dobbiamo vantarci, perché, in ultima analisi, è un dono gratuito di Dio. Un dono deve essere fonte di non vanto, ma di gratitudine e di responsabilità. Dobbiamo dire grazie a Colui che ci ha fatto “inciampare” in un tesoro, anzi in molti tesori, lungo molte strade, in molti giorni della nostra vita. Se guardiamo alla nostra vita, una cosa ci è chiara: abbiamo tanto cercato, in tanti libri, tra tante persone, abbiamo tanto cercato ma di meglio non ho trovato. Di meglio del Vangelo e della Chiesa proprio non si trova trovato. Vendere tutto per Cristo è l’affare più bello della nostra vita. Perché l’ha fatta diventare una vita intensa, vibrante, appassionata, gioiosa e pacificata, e spero anche, almeno un po’, qualcosa che serva a qualcuno. Abbiamo capito che rinunciare per Cristo è uguale a fiorire. Sceglie Cristo non è un puro e semplice dovere, è scegliere un tesoro che è pienezza d’umano, pace e forza, sorpresa, incanto e risurrezione. Dio non è un obbligo è una Perla.
Siamo grati al Signore, perché con lui la vita non è mai qualunque, mai banale, con Lui la vita è stupore, amore, pace, letizia.
3) Per Cristo noi siamo il tesoro e la perla.
Credo che non di distorcere il significato delle parabole di oggi se affermo che per Cristo siamo noi il tesoro e la perla, che ci ricompera con la “moneta” della sua vita offerta totalmente per noi.
Lui è il mercante e il contadino, che tira fuori dal campo della nostra vita: per ciascuno di noi, per tutti i nostri fratelli e sorelle. Lui rinnova il nostro cuore e da cuore di pietra lo trasforma in cuore di carne, un cuore buono, un cuore attento. È il nostro campo che matura tesori, in noi e per gli altri, che fa fiorire la rosa del mondo.
La terza parabola parla della rete che raccoglie tutto e poi dei pescatori che si siedono a scegliere il pesce. Essa ci ricorda che anche noi tutti siamo come pescatori, che nella vita, nel cuore, abbiamo raccolto di tutto, abbiamo tirato su cose buone e cose che non valevano niente.
Ora è il tempo dell’intelligenza del cuore, il momento di discernere, di conservare e anche di liberarsi da ciò che fa male.
Ora è il tempo di fare come l’ultima immagine del Vangelo oggi suggerisce: di fare come lo scriba diventato discepolo che trae fuori dal suo tesoro cose antiche e cose nuove.
Oggi ci è data questa bella notizia: ogni discepolo ha un tesoro, nessuno ne è privo. Quindi siamo invitati fortemente a guardare dentro di noi, nei nostri archivi interiori così ricchi di eventi, di parole, di incontri e felicità, di persone come tesori, di esperienze che dimentichiamo, non sappiamo gustare, che sprechiamo e non sappiamo accrescere.
Come a Messa osiamo dire il “Padre nostro”, oggi osiamo ancora chiedere a Dio Padre immeritati tesori. Ce ne ha già dati tanti. ChiediamoGli in dono anche occhi profondi, da scriba attento. Occhi sappiano vedere impigliati nella nostra rete i tesori raccolti nella nostra vita, breve o lunga che sia, i talenti ricevuti, le persone incontrate.
Questo cuore, diventato buono della bontà di Cristo, si in noi riconoscente come il cuore di un bambino.
3) Delle perle che hanno dato tutto per la Perla.
L’offerta di se stessi a Dio, riconosciuto come Perla, riguarda ogni cristiano, perché tutti siamo consacrati a Lui mediante il Battesimo. Tutti siamo chiamati ad offrirci al Padre con Gesù e come Gesù, facendo della nostra vita un dono generoso, nella famiglia, nel lavoro, nel servizio alla Chiesa, nelle opere di misericordia. Tuttavia, questa consacrazione è vissuta in modo particolare dai religiosi, dai monaci, alle donne consacrate nel mondo che hanno scelto di appartenere a Dio in modo pieno ed esclusivo. Totalmente consacrate a Dio, queste donne sono totalmente consegnate alle sorelle e ai fratelli, per portare la luce di Cristo nel mondo e per diffondere la sua speranza nei cuori sfiduciati. Il segno particolare che indica questo tipo di consacrazione è il velo, che il Vescovo mette sul loro capo dicendo: “Ricevi questo velo segno della tua consacrazione; non dimenticare mai che sei votata al servizio di cristo e del suo Corpo la Chiesa” (Rito di Consacrazione delle Vergini, n. 25)
Così intesa e vissuta, la vita consacrata appare proprio come essa è realmente: è un dono di Dio, un dono di Dio alla Chiesa, un dono di Dio al suo Popolo! Ogni persona consacrata è un dono per il Popolo di Dio in cammino.
In un certo senso, la vita consacrata porta in superficie ciò che è di tutti, facendosi al tempo stesso memoria e profezia, attesa e anticipo già ora di ciò che verrà. È in questo modo che la vita consacrata svolge il suo più importante servizio: farsi trasparenza del Vangelo - della radice del vangelo- interpellando così ogni cristiano, qualsiasi scelta abbia fatto.
*
LETTURA PATRISTICA
San Giovanni Crisostomo
Omelia sul Vangelo di Matteo, 47,2
"Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo: l’uomo che l’ha trovato, lo nasconde di nuovo e, fuor di sé dalla gioia, va, vende tutto quanto possiede, e compra quel campo. Inoltre il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; e trovata una perla di gran valore, va, vende tutto ciò che possiede e la compra" (Mt 13,44-46). Come le due parabole del granello di senape e del lievito non differiscono molto tra di loro, così anche le parabole del tesoro e della perla si assomigliano: sia l’una che l’altra fanno intendere che dobbiamo preferire e stimare il Vangelo al di sopra di tutto. Le parabole del lievito e del chicco di senape si riferiscono alla forza del Vangelo e mostrano che esso vincerà totalmente il mondo. Le due ultime parabole, invece, pongono in risalto il suo valore e il suo prezzo. Il Vangelo cresce infatti e si dilata come l’albero di senape ed ha il sopravvento sul mondo come il lievito sulla farina; d’altra parte, il Vangelo è prezioso come una perla, e procura vantaggi e gloria senza fine come un tesoro.
Con queste due ultime parabole noi apprendiamo non solo che è necessario spogliarci di tutti gli altri beni per abbracciare il Vangelo, ma che dobbiamo fare questo atto con gioia. Chi rinunzia a quanto possiede, deve essere persuaso che questo è un affare, non una perdita. Vedi come il Vangelo è nascosto nel mondo, al pari di un tesoro, e come esso racchiude in sé tutti i beni? Se non vendi tutto, non puoi acquistarlo e, se non hai un’anima che lo cerca con la stessa sollecitudine e con lo stesso ardore con cui si cerca un tesoro, non puoi trovarlo. Due condizioni sono assolutamente necessarie: tenersi lontani da tutto ciò che è terreno ed essere vigilanti. "Il regno dei cieli" - dice Gesù -"è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; e trovata una perla di gran valore, va, vende tutto ciò che possiede e la compra" (Mt 13,45-46). Una sola, infatti, è la verità e non è possibile dividerla in molte parti. E come chi possiede la perla sa di essere ricco, ma spesso la sua ricchezza sfugge agli occhi degli altri, perché egli la tiene nella mano, - non si tratta qui di peso e di grandezza materiale, - la stessa cosa accade del Vangelo: coloro che lo posseggono sanno di essere ricchi, mentre chi non crede, non conoscendo questo tesoro, ignora anche la nostra ricchezza.
A questo punto, tuttavia, per evitare che gli uomini confidino soltanto nella predicazione evangelica e credano che la sola fede basti a salvarli, il Signore aggiunge un’altra parabola piena di terrore. Quale? La parabola della rete. "Parimenti il regno dei cieli è simile a una rete che, gettata nel mare, raccoglie ogni sorta di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e, sedutisi, ripongono in ceste i buoni, buttando via i cattivi" (Mt 13,47-48). In che cosa differisce questa parabola da quella della zizzania? In realtà anche là alcuni uomini si salvano, mentre altri si dannano. Nella parabola della zizzania, tuttavia, gli uomini si perdono perché seguono dottrine eretiche e, ancor prima di questo, perché non ascoltano la parola di Dio; mentre coloro che sono raffigurati nei pesci cattivi si dannano per la malvagità della loro vita. Costoro sono senza dubbio i più miserabili di tutti, perché, dopo aver conosciuto la verità ed essere stati presi da questa rete spirituale, non hanno saputo neppure in tal modo salvarsi.
*
NOTA
[1] Il Regno di Dio, che la Chiesa annuncia come “meta ultima della storia”, è “regalità della verità” e dell'amore, e come tale è un “potere che non tramonta mai e che non sarà mai distrutto”, come invece accade per i regni terreni. Chi segue Gesù, dunque, non si lascia affascinare “dalla logica mondana” del potere ma risponde costantemente all’invito del Signore a “convertirsi sempre di nuovo” per “far emergere sempre la priorità di Dio e della sua volontà”. Così si è espresso Benedetto XVI durante la Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo, celebrata i25 novembre 2012. Il Papa emerito ha ricordato come lo stesso regno di Dio non ha alcuna conformazione politica e “non si basa sulle armi e sulla violenza” ma sulla “apparente debolezza dell'amore che dona la vita”. Il riferimento, perciò, "non è al dominio, bensì alla verità", "l'unica che dà a tutte le cose la loro luce e la loro grandezza". La prima manifestazione del Regno, che è regno di giustizia, amore e pace, è dunque l'amore compassionevole con cui Gesù si china su chi soffre e lo libera dalla schiavitù del peccato e della malattia.
1) Regno di Dio[1]è simile a…
Il brano evangelico della liturgia
odierna conclude il cap.13° di Matteo e, insieme, il discorso in parabole di Gesù. Anche le tre brevi parabole proposte oggi sono relative al Regno di Dio, che è paragonato a un tesoro nascosto nel campo (Mt 13,44), al mercante in cerca di perle preziose (Ibid. 13,45), ad una rete gettata nel mare (Ibid 13,47)della vita.
Il Regno di Dio, sorgente di pace, di verità e di amore, consiste nella carità, pace, armonia, gioia e salvezza donate da Dio agli uomini, nel suo Figlio, Gesù Cristo Signore. E’ un’assoluta novità nella nostra vicenda storica e a questa novità – indicata nel messaggio delle prime due parabole “gemelle” del tesoro e della perla - occorre decidersi con prontezza e radicalità. Si pensi per esempio a Zaccheo, che “ subito scese dalla piante, andò a casa sua e vi accolse Gesù pieno di gioia offrendoGli la metà dei suoi beni per i poveri” (cfr. Lc 19, 6-8) o alla Samaritana, che nella gioia subito “lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: ‘Ho incontrato il Salvatore (cf Gv 4, 28-29).
Due sono le caratteristiche del Regno che l’evangelista sottolinea oggi: la preziosità (“il Regno dei Cieli è simile a un tesoro...; il Regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose") e la gioia (“l’uomo...va, pieno di gioia,...e compra quel campo”) per il bene supremo trovato, anche se non lo si cercava espressamente.
In effetti il contadino e il mercante trovano tesori in modi diversi. Il primo lo trova per caso, tra rovi e sassi, in un campo non suo, è folgorato dalla sorpresa. Il secondo trova la perla perché è un intenditore appassionato e sa bene quello che cerca. In ogni caso, è possibile a tutti incontrare Dio o essere incontrati da Dio.
Trovato il tesoro, l’uomo pieno di gioia va, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. La gioia è il primo tesoro che il tesoro regala. Dio ci seduce ancora perché parla il linguaggio della gioia, che muove, mette fretta, fa decidere: “Ogni uomo segue quella strada dove il suo cuore gli dice che troverà la felicità” (sant'Agostino). La gioia duratura è il segno che stai camminando bene, sulla strada giusta.
Noi avanziamo nella vita non a colpi di volontà, ma per una passione, per scoperta di tesori (dov’è il tuo tesoro, là corre felice il tuo cuore: cfr sant’Agostino); avanziamo per innamoramenti e per la gioia che accendono. Vive chi avanza verso ciò che ama, verso che si ama: Cristo Gesù.
Il ritrovamento del tesoro o della perla fa di noi contadini o mercanti fortunati. Di ciò non dobbiamo vantarci, perché, in ultima analisi, è un dono gratuito di Dio. Un dono deve essere fonte di non vanto, ma di gratitudine e di responsabilità. Dobbiamo dire grazie a Colui che ci ha fatto “inciampare” in un tesoro, anzi in molti tesori, lungo molte strade, in molti giorni della nostra vita. Se guardiamo alla nostra vita, una cosa ci è chiara: abbiamo tanto cercato, in tanti libri, tra tante persone, abbiamo tanto cercato ma di meglio non ho trovato. Di meglio del Vangelo e della Chiesa proprio non si trova trovato. Vendere tutto per Cristo è l’affare più bello della nostra vita. Perché l’ha fatta diventare una vita intensa, vibrante, appassionata, gioiosa e pacificata, e spero anche, almeno un po’, qualcosa che serva a qualcuno. Abbiamo capito che rinunciare per Cristo è uguale a fiorire. Sceglie Cristo non è un puro e semplice dovere, è scegliere un tesoro che è pienezza d’umano, pace e forza, sorpresa, incanto e risurrezione. Dio non è un obbligo è una Perla.
Siamo grati al Signore, perché con lui la vita non è mai qualunque, mai banale, con Lui la vita è stupore, amore, pace, letizia.
3) Per Cristo noi siamo il tesoro e la perla.
Credo che non di distorcere il significato delle parabole di oggi se affermo che per Cristo siamo noi il tesoro e la perla, che ci ricompera con la “moneta” della sua vita offerta totalmente per noi.
Lui è il mercante e il contadino, che tira fuori dal campo della nostra vita: per ciascuno di noi, per tutti i nostri fratelli e sorelle. Lui rinnova il nostro cuore e da cuore di pietra lo trasforma in cuore di carne, un cuore buono, un cuore attento. È il nostro campo che matura tesori, in noi e per gli altri, che fa fiorire la rosa del mondo.
La terza parabola parla della rete che raccoglie tutto e poi dei pescatori che si siedono a scegliere il pesce. Essa ci ricorda che anche noi tutti siamo come pescatori, che nella vita, nel cuore, abbiamo raccolto di tutto, abbiamo tirato su cose buone e cose che non valevano niente.
Ora è il tempo dell’intelligenza del cuore, il momento di discernere, di conservare e anche di liberarsi da ciò che fa male.
Ora è il tempo di fare come l’ultima immagine del Vangelo oggi suggerisce: di fare come lo scriba diventato discepolo che trae fuori dal suo tesoro cose antiche e cose nuove.
Oggi ci è data questa bella notizia: ogni discepolo ha un tesoro, nessuno ne è privo. Quindi siamo invitati fortemente a guardare dentro di noi, nei nostri archivi interiori così ricchi di eventi, di parole, di incontri e felicità, di persone come tesori, di esperienze che dimentichiamo, non sappiamo gustare, che sprechiamo e non sappiamo accrescere.
Come a Messa osiamo dire il “Padre nostro”, oggi osiamo ancora chiedere a Dio Padre immeritati tesori. Ce ne ha già dati tanti. ChiediamoGli in dono anche occhi profondi, da scriba attento. Occhi sappiano vedere impigliati nella nostra rete i tesori raccolti nella nostra vita, breve o lunga che sia, i talenti ricevuti, le persone incontrate.
Questo cuore, diventato buono della bontà di Cristo, si in noi riconoscente come il cuore di un bambino.
3) Delle perle che hanno dato tutto per la Perla.
L’offerta di se stessi a Dio, riconosciuto come Perla, riguarda ogni cristiano, perché tutti siamo consacrati a Lui mediante il Battesimo. Tutti siamo chiamati ad offrirci al Padre con Gesù e come Gesù, facendo della nostra vita un dono generoso, nella famiglia, nel lavoro, nel servizio alla Chiesa, nelle opere di misericordia. Tuttavia, questa consacrazione è vissuta in modo particolare dai religiosi, dai monaci, alle donne consacrate nel mondo che hanno scelto di appartenere a Dio in modo pieno ed esclusivo. Totalmente consacrate a Dio, queste donne sono totalmente consegnate alle sorelle e ai fratelli, per portare la luce di Cristo nel mondo e per diffondere la sua speranza nei cuori sfiduciati. Il segno particolare che indica questo tipo di consacrazione è il velo, che il Vescovo mette sul loro capo dicendo: “Ricevi questo velo segno della tua consacrazione; non dimenticare mai che sei votata al servizio di cristo e del suo Corpo la Chiesa” (Rito di Consacrazione delle Vergini, n. 25)
Così intesa e vissuta, la vita consacrata appare proprio come essa è realmente: è un dono di Dio, un dono di Dio alla Chiesa, un dono di Dio al suo Popolo! Ogni persona consacrata è un dono per il Popolo di Dio in cammino.
In un certo senso, la vita consacrata porta in superficie ciò che è di tutti, facendosi al tempo stesso memoria e profezia, attesa e anticipo già ora di ciò che verrà. È in questo modo che la vita consacrata svolge il suo più importante servizio: farsi trasparenza del Vangelo - della radice del vangelo- interpellando così ogni cristiano, qualsiasi scelta abbia fatto.
*
LETTURA PATRISTICA
San Giovanni Crisostomo
Omelia sul Vangelo di Matteo, 47,2
"Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo: l’uomo che l’ha trovato, lo nasconde di nuovo e, fuor di sé dalla gioia, va, vende tutto quanto possiede, e compra quel campo. Inoltre il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; e trovata una perla di gran valore, va, vende tutto ciò che possiede e la compra" (Mt 13,44-46). Come le due parabole del granello di senape e del lievito non differiscono molto tra di loro, così anche le parabole del tesoro e della perla si assomigliano: sia l’una che l’altra fanno intendere che dobbiamo preferire e stimare il Vangelo al di sopra di tutto. Le parabole del lievito e del chicco di senape si riferiscono alla forza del Vangelo e mostrano che esso vincerà totalmente il mondo. Le due ultime parabole, invece, pongono in risalto il suo valore e il suo prezzo. Il Vangelo cresce infatti e si dilata come l’albero di senape ed ha il sopravvento sul mondo come il lievito sulla farina; d’altra parte, il Vangelo è prezioso come una perla, e procura vantaggi e gloria senza fine come un tesoro.
Con queste due ultime parabole noi apprendiamo non solo che è necessario spogliarci di tutti gli altri beni per abbracciare il Vangelo, ma che dobbiamo fare questo atto con gioia. Chi rinunzia a quanto possiede, deve essere persuaso che questo è un affare, non una perdita. Vedi come il Vangelo è nascosto nel mondo, al pari di un tesoro, e come esso racchiude in sé tutti i beni? Se non vendi tutto, non puoi acquistarlo e, se non hai un’anima che lo cerca con la stessa sollecitudine e con lo stesso ardore con cui si cerca un tesoro, non puoi trovarlo. Due condizioni sono assolutamente necessarie: tenersi lontani da tutto ciò che è terreno ed essere vigilanti. "Il regno dei cieli" - dice Gesù -"è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; e trovata una perla di gran valore, va, vende tutto ciò che possiede e la compra" (Mt 13,45-46). Una sola, infatti, è la verità e non è possibile dividerla in molte parti. E come chi possiede la perla sa di essere ricco, ma spesso la sua ricchezza sfugge agli occhi degli altri, perché egli la tiene nella mano, - non si tratta qui di peso e di grandezza materiale, - la stessa cosa accade del Vangelo: coloro che lo posseggono sanno di essere ricchi, mentre chi non crede, non conoscendo questo tesoro, ignora anche la nostra ricchezza.
A questo punto, tuttavia, per evitare che gli uomini confidino soltanto nella predicazione evangelica e credano che la sola fede basti a salvarli, il Signore aggiunge un’altra parabola piena di terrore. Quale? La parabola della rete. "Parimenti il regno dei cieli è simile a una rete che, gettata nel mare, raccoglie ogni sorta di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e, sedutisi, ripongono in ceste i buoni, buttando via i cattivi" (Mt 13,47-48). In che cosa differisce questa parabola da quella della zizzania? In realtà anche là alcuni uomini si salvano, mentre altri si dannano. Nella parabola della zizzania, tuttavia, gli uomini si perdono perché seguono dottrine eretiche e, ancor prima di questo, perché non ascoltano la parola di Dio; mentre coloro che sono raffigurati nei pesci cattivi si dannano per la malvagità della loro vita. Costoro sono senza dubbio i più miserabili di tutti, perché, dopo aver conosciuto la verità ed essere stati presi da questa rete spirituale, non hanno saputo neppure in tal modo salvarsi.
*
NOTA
[1] Il Regno di Dio, che la Chiesa annuncia come “meta ultima della storia”, è “regalità della verità” e dell'amore, e come tale è un “potere che non tramonta mai e che non sarà mai distrutto”, come invece accade per i regni terreni. Chi segue Gesù, dunque, non si lascia affascinare “dalla logica mondana” del potere ma risponde costantemente all’invito del Signore a “convertirsi sempre di nuovo” per “far emergere sempre la priorità di Dio e della sua volontà”. Così si è espresso Benedetto XVI durante la Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo, celebrata i25 novembre 2012. Il Papa emerito ha ricordato come lo stesso regno di Dio non ha alcuna conformazione politica e “non si basa sulle armi e sulla violenza” ma sulla “apparente debolezza dell'amore che dona la vita”. Il riferimento, perciò, "non è al dominio, bensì alla verità", "l'unica che dà a tutte le cose la loro luce e la loro grandezza". La prima manifestazione del Regno, che è regno di giustizia, amore e pace, è dunque l'amore compassionevole con cui Gesù si china su chi soffre e lo libera dalla schiavitù del peccato e della malattia.
Commenti
Posta un commento