mons. Antonio Riboldi"Vigiliamo, perché in noi non attecchisca la zizzania"
Vangelo: Mt 13,24-43
È facile per noi sacerdoti incontrare genitori che, con molta sofferenza, non sanno spiegarsi come mai un figlio o una figlia, dopo essere cresciuti in un ambiente sano ed educativo, improvvisamente sembra voltino le spalle alla buona educazione nella
crescita, adottando uno stile di vita esattamente contrario a quello ricevuto. Difficile trovare le cause, perché sono troppe.
E lo stesso accade ad alcune persone che, fino ad un certo punto irreprensibili nella loro vita cristiana, senza una spiegazione apparentemente plausibile - se possono essercene - sposano una vita che è esattamente il contrario di quanto avevano con gioia professato.
E sono tante le storie dolorose, che tutti credo possiamo raccontare in proposito: amici, con cui condividevamo la bellezza della fede; persone che ci prendevano quasi per mano nella dura, ma necessaria, scalata alla santità...
Mi ha fatto impressione trovare in carcere una persona che ammiravo tanto per la sua onestà e testimonianza. Incontrandolo e chiedendogli una spiegazione, se voleva, mi disse: 'Mi sono lasciato attrarre dal denaro, da certe amicizie. Ho creduto che lì e solo lì ci fosse la vera ragione di vita e, in un batter d'occhio, mi sono trovato qui. Ma mi è rimasta la nostalgia di quello che ero; ora sto cercando giorno per giorno di ricostruire quella pista di bontà, che mi accorgo era la sola che donava la gioia'. E Con voce commossa e occhi pieni di pianto, continuò: 'Ma come si fa a voltare le spalle al Padre, che è il solo amico che ti dà gioia? Ma che senso ha perdersi in disonestà, che ti conducono dove sono? E ora il prezzo da pagare è tanto. Ci riuscirò? Non mi resta che ricostruire ciò che ero, anche se l'ambiente non aiuta. Ma l'aiuto lo aspetto dalla grazia e da chi, come lei, mi farà da guida a cercare la strada giusta della vità.
Non dovrebbe essere un mistero per alcuno che l'atmosfera che si respira oggi non è quella che aiuta a difendere il 'buon grano" che Dio cerca di seminare ogni giorno in noi.
Tutto, anche se con toni di festival, sembra indicarci altre strade.
Oggi dovremmo leggere bene la parabola di Gesù, che può farci da guida nella vita, imparando a discernere se ciò che scegliamo o facciamo è 'grano buono' o se 'di notte" ossia senza che ce ne accorgiamo, perché questa è l'arte dell'inganno, ciò che riteniamo 'grano' non sia diventato 'zizzania '.
Ci avverte S. Paolo: "Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede per noi con gemiti inesprimibili: colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio". (Rom. 8, 26-27)
C'era un tempo in cui tutti, ma proprio tutti, si andava a Messa alla domenica. Ma c'era anche l'abitudine che gli uomini stessero fuori della chiesa, in attesa che il sacerdote finisse la predica.
Per loro la celebrazione iniziava dall'Offertorio. Ed era il sacrista che si incaricava di avvertirli. Non era così per mamma e papà che, a pranzo, volevano sapere da qualcuno di noi, scelti volta per volta, cosa avesse detto il Parroco. Non avere la risposta significava rischiare... il pranzo!
Così come i nostri vecchi sapevano tanto della Parola, al punto che un giorno, un grande dello spirito, il beato Contini, passeggiando per i campi si fermò a dialogare con una donna, che lavorava. Ed alla fine il suo stupore, per la conoscenza della Parola, da parte di questa cristiana, fu tale che esclamò: 'Ne sa più e meglio di un sacerdote!'.
Ma tutto questo, purtroppo, sembra sparito, con grande danno della fede.
E a questo punto non dobbiamo più stupirci che, nel mondo, anche della Chiesa, ci sia tanta, troppa 'zizzania', che impedisce che la Grazia operi in noi.
Meditiamo il breve, ma denso, Vangelo di oggi:
"Il Regno dei cieli si può paragonare ad un uomo che ha seminato il buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico. seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania.
Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: 'Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?'. Ed egli rispose loro: 'Un nemico ha fatto questo.' E i servi gli dissero: 'Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla?'. 'No' rispose, 'perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori:
Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio. (Mt. 13, 24-30)
Fa impressione quello che afferma Gesù, ma è la verità dei fatti: chi semina 'zizzania " ossia il male, lo fa in modo subdolo. Quando nelle nostre coscienze a volte 'è notte" con parole persuasive semina 'zizzania" che a volte si trasforma in dissidi, in mezze parole, che rischiano di rovinare i buoni rapporti tra noi... tanto che diciamo: 'Non gettare zizzania!', perché il volersi bene ha bisogno di un campo, in cui ci sia solo grano, ossia verità, bontà.
Quante volte nel dialogo tra di noi, come a giustificare la 'zizzania" sentiamo affermare: 'Che male c'è?' Nascondendo che dal male ci si difende non con l'oscurare il bene e la verità, ma con più amore al bene e alla verità.
Sono tantissimi anni, come quelli del S. Padre - 60 anni - che cerco di seminare il 'buon grano' non solo nella celebrazione della S. Messa, ma anche in ogni circostanza che la Provvidenza mi offre Ogni volta medito a lungo, prima di 'predicare' - come faccio con internet - per fare in modo di dare via libera alla Parola di Dio, senza fronzoli.
Ma quante prediche sarebbe meglio non si tenessero per il nulla che contengono. È urgente che, a cominciare dai sacerdoti, vediamo e trasmettiamo quella immensa luce di verità che Dio dona per fare luce ai fedeli.
E così dovrebbe essere nella famiglia. Ma quante volte, nonostante lo sforzo esemplare dei catechisti, già nella preparazione alla Prima Comunione o alla Cresima, ci si accorge che alle spalle c'è un gran vuoto educativo e cristiano, che difficilmente i sacramenti riusciranno a riempire, riducendo così tutto ad una festa esterna, con poco o nulla di spirituale ed interiore.
Scriveva il caro Giovanni XXIII:
"Permettete alcune brevi considerazioni, a direzione ed a luce del ministero della Parola. Esse concernono tutto il complesso del vostro parlare: verbo et exemplo. Viviamo in tempi arruffati ed angolosi di complicazioni spesso febbrili, di smanie divenute insaziabili e prepotenti, nel rigurgito dei rapporti, anche tra cristiani, nella vita civile.
L'esercizio della sacra predicazione, messa a servizio dell'azione sacerdotale, vuole essere particolarmente segnato di un triplice decoro: di saggezza, di semplicità, di carità....
La carità va di pari passo con la verità.... Dio ci ha chiamati ad illuminare le coscienze, non a confonderle e a forzarle; ci ha chiamati a parlare con la stessa semplicità con cui si enunciano gli articoli del Credo apostolico, non a complicare il ragionamento, né ad accarezzare gli uditori; ci ha chiamati a risanare i fratelli, non a terrorizzarli... "
Come già vi ho detto, perché la Parola non sia un parlare, estraneo all'ascolto dell'altro, ma lo faccia partecipe, come in un dialogo - come era lo stile di Gesù - quando parlo istintivamente cerco gli occhi di chi mi sta ascoltando. Parlo fissandone gli occhi, senza che forse se ne accorgano, e così la Parola è un bene che va diritto al cuore.
È dunque necessario che tutti noi, chi parla e chi ascolta, scorga nella Parola lo Spirito di Gesù, che cerca di trovare spazio nei nostri cuori.
E' urgente per non svuotare la nostra anima della conoscenza della Parola di Dio, farci riempire con la nostra attenzione consapevole e amante, rendendo la programma di vita.
Diversamente il parlare e l'ascoltare diventa solo un noioso rumore... e il nostro 'campo' pronto solo ad accogliere 'zizzania',
Che non avvenga mai né in chi predica, né in chi ascolta.
È facile per noi sacerdoti incontrare genitori che, con molta sofferenza, non sanno spiegarsi come mai un figlio o una figlia, dopo essere cresciuti in un ambiente sano ed educativo, improvvisamente sembra voltino le spalle alla buona educazione nella
crescita, adottando uno stile di vita esattamente contrario a quello ricevuto. Difficile trovare le cause, perché sono troppe.
E lo stesso accade ad alcune persone che, fino ad un certo punto irreprensibili nella loro vita cristiana, senza una spiegazione apparentemente plausibile - se possono essercene - sposano una vita che è esattamente il contrario di quanto avevano con gioia professato.
E sono tante le storie dolorose, che tutti credo possiamo raccontare in proposito: amici, con cui condividevamo la bellezza della fede; persone che ci prendevano quasi per mano nella dura, ma necessaria, scalata alla santità...
Mi ha fatto impressione trovare in carcere una persona che ammiravo tanto per la sua onestà e testimonianza. Incontrandolo e chiedendogli una spiegazione, se voleva, mi disse: 'Mi sono lasciato attrarre dal denaro, da certe amicizie. Ho creduto che lì e solo lì ci fosse la vera ragione di vita e, in un batter d'occhio, mi sono trovato qui. Ma mi è rimasta la nostalgia di quello che ero; ora sto cercando giorno per giorno di ricostruire quella pista di bontà, che mi accorgo era la sola che donava la gioia'. E Con voce commossa e occhi pieni di pianto, continuò: 'Ma come si fa a voltare le spalle al Padre, che è il solo amico che ti dà gioia? Ma che senso ha perdersi in disonestà, che ti conducono dove sono? E ora il prezzo da pagare è tanto. Ci riuscirò? Non mi resta che ricostruire ciò che ero, anche se l'ambiente non aiuta. Ma l'aiuto lo aspetto dalla grazia e da chi, come lei, mi farà da guida a cercare la strada giusta della vità.
Non dovrebbe essere un mistero per alcuno che l'atmosfera che si respira oggi non è quella che aiuta a difendere il 'buon grano" che Dio cerca di seminare ogni giorno in noi.
Tutto, anche se con toni di festival, sembra indicarci altre strade.
Oggi dovremmo leggere bene la parabola di Gesù, che può farci da guida nella vita, imparando a discernere se ciò che scegliamo o facciamo è 'grano buono' o se 'di notte" ossia senza che ce ne accorgiamo, perché questa è l'arte dell'inganno, ciò che riteniamo 'grano' non sia diventato 'zizzania '.
Ci avverte S. Paolo: "Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede per noi con gemiti inesprimibili: colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio". (Rom. 8, 26-27)
C'era un tempo in cui tutti, ma proprio tutti, si andava a Messa alla domenica. Ma c'era anche l'abitudine che gli uomini stessero fuori della chiesa, in attesa che il sacerdote finisse la predica.
Per loro la celebrazione iniziava dall'Offertorio. Ed era il sacrista che si incaricava di avvertirli. Non era così per mamma e papà che, a pranzo, volevano sapere da qualcuno di noi, scelti volta per volta, cosa avesse detto il Parroco. Non avere la risposta significava rischiare... il pranzo!
Così come i nostri vecchi sapevano tanto della Parola, al punto che un giorno, un grande dello spirito, il beato Contini, passeggiando per i campi si fermò a dialogare con una donna, che lavorava. Ed alla fine il suo stupore, per la conoscenza della Parola, da parte di questa cristiana, fu tale che esclamò: 'Ne sa più e meglio di un sacerdote!'.
Ma tutto questo, purtroppo, sembra sparito, con grande danno della fede.
E a questo punto non dobbiamo più stupirci che, nel mondo, anche della Chiesa, ci sia tanta, troppa 'zizzania', che impedisce che la Grazia operi in noi.
Meditiamo il breve, ma denso, Vangelo di oggi:
"Il Regno dei cieli si può paragonare ad un uomo che ha seminato il buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico. seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania.
Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: 'Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?'. Ed egli rispose loro: 'Un nemico ha fatto questo.' E i servi gli dissero: 'Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla?'. 'No' rispose, 'perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori:
Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio. (Mt. 13, 24-30)
Fa impressione quello che afferma Gesù, ma è la verità dei fatti: chi semina 'zizzania " ossia il male, lo fa in modo subdolo. Quando nelle nostre coscienze a volte 'è notte" con parole persuasive semina 'zizzania" che a volte si trasforma in dissidi, in mezze parole, che rischiano di rovinare i buoni rapporti tra noi... tanto che diciamo: 'Non gettare zizzania!', perché il volersi bene ha bisogno di un campo, in cui ci sia solo grano, ossia verità, bontà.
Quante volte nel dialogo tra di noi, come a giustificare la 'zizzania" sentiamo affermare: 'Che male c'è?' Nascondendo che dal male ci si difende non con l'oscurare il bene e la verità, ma con più amore al bene e alla verità.
Sono tantissimi anni, come quelli del S. Padre - 60 anni - che cerco di seminare il 'buon grano' non solo nella celebrazione della S. Messa, ma anche in ogni circostanza che la Provvidenza mi offre Ogni volta medito a lungo, prima di 'predicare' - come faccio con internet - per fare in modo di dare via libera alla Parola di Dio, senza fronzoli.
Ma quante prediche sarebbe meglio non si tenessero per il nulla che contengono. È urgente che, a cominciare dai sacerdoti, vediamo e trasmettiamo quella immensa luce di verità che Dio dona per fare luce ai fedeli.
E così dovrebbe essere nella famiglia. Ma quante volte, nonostante lo sforzo esemplare dei catechisti, già nella preparazione alla Prima Comunione o alla Cresima, ci si accorge che alle spalle c'è un gran vuoto educativo e cristiano, che difficilmente i sacramenti riusciranno a riempire, riducendo così tutto ad una festa esterna, con poco o nulla di spirituale ed interiore.
Scriveva il caro Giovanni XXIII:
"Permettete alcune brevi considerazioni, a direzione ed a luce del ministero della Parola. Esse concernono tutto il complesso del vostro parlare: verbo et exemplo. Viviamo in tempi arruffati ed angolosi di complicazioni spesso febbrili, di smanie divenute insaziabili e prepotenti, nel rigurgito dei rapporti, anche tra cristiani, nella vita civile.
L'esercizio della sacra predicazione, messa a servizio dell'azione sacerdotale, vuole essere particolarmente segnato di un triplice decoro: di saggezza, di semplicità, di carità....
La carità va di pari passo con la verità.... Dio ci ha chiamati ad illuminare le coscienze, non a confonderle e a forzarle; ci ha chiamati a parlare con la stessa semplicità con cui si enunciano gli articoli del Credo apostolico, non a complicare il ragionamento, né ad accarezzare gli uditori; ci ha chiamati a risanare i fratelli, non a terrorizzarli... "
Come già vi ho detto, perché la Parola non sia un parlare, estraneo all'ascolto dell'altro, ma lo faccia partecipe, come in un dialogo - come era lo stile di Gesù - quando parlo istintivamente cerco gli occhi di chi mi sta ascoltando. Parlo fissandone gli occhi, senza che forse se ne accorgano, e così la Parola è un bene che va diritto al cuore.
È dunque necessario che tutti noi, chi parla e chi ascolta, scorga nella Parola lo Spirito di Gesù, che cerca di trovare spazio nei nostri cuori.
E' urgente per non svuotare la nostra anima della conoscenza della Parola di Dio, farci riempire con la nostra attenzione consapevole e amante, rendendo la programma di vita.
Diversamente il parlare e l'ascoltare diventa solo un noioso rumore... e il nostro 'campo' pronto solo ad accogliere 'zizzania',
Che non avvenga mai né in chi predica, né in chi ascolta.
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