Mons.Antonio Riboldi" Perché e per chi viviamo?"

Omelia del giorno 27 Luglio 2014
XVII Domenica del tempo ordinario
 Così Gesù oggi ci parla e invita a meditare:
“Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel
campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?’. Gli risposero: ‘Sì’. Ed egli disse loro: ‘Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”. (Mt. 13, 44-52

Certamente Gesù ci invita a pensare sullo stile della nostra vita.

È una continua ricerca della santità o è un dissipare il tempo senza frutto? Abbiamo tutti davanti agli occhi – nonostante la crisi - quella voglia di consumismo, che fa della vita una ricerca del solo benessere materiale. Quanto riguarda il fine ultimo della vita, ossia come saremo giudicati, si ha l’impressione interessi pochi. È il grande male di troppi.

Sappiamo tutti che quando Dio ci ha creati, uno ad uno, ci ha messi in questo mondo e su questa terra, per ricercare la santità della vita, nostra unica vera ed eterna realizzazione, in quanto suoi figli. Purtroppo c’è una massa incredibile di uomini e donne, che sceglie lo stordimento, per coprire il vuoto che sentono in se stessi. Ma è anche vero che impressiona la quantità di Beati e Santi, anche del nostro tempo, - pensiamo ai nostri Papi, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II e, presto, giustamente, il caro Paolo VI - che la Chiesa riconosce e porge alla venerazione e all’esempio di noi cristiani. Sono i grandi testimoni del Regno dei cieli, che costruiscono, se ne seguiamo le orme, ‘i grandi cristiani di oggi’. Sempre che si scelga nella vita ‘questa grandezza’.

E basta avere ‘occhi’ capaci di guardare oltre le ombre e il fumo del mondo, per scorgere tanti di ogni età e condizione che davvero fanno di Gesù il tesoro che, giorno dopo giorno, custodiscono. Forse non fanno notizia, ma suscitano tanta ammirazione quando li incontri. È un grande dono incontrarli, ancor di più conoscerli, ancor di più scoprire con loro come si trova il ‘tesoro nascosto nel campo’, che è Gesù. Basterebbe andare come ospite in qualche Casa di preghiera, per gustare la gioia di vedere uomini e donne, giovani e famiglie, che fanno della vita una ricerca di Cielo. I ‘santi’, e tali dovremmo essere tutti, sanno come costruire la santità nel silenzio, nella donazione di sé, nel distacco da un mondo, che sembra una gara di chiasso che stordisce, tutto proteso al solo divertimento: un incredibile mercato del nulla o, peggio, della sopraffazione e dello sfruttamento dei più deboli. Ma chi vi partecipa, prima o poi, sente e tocca con mano il vuoto in sé, perché si rende conto che, finito il chiasso, resta solo l’amarezza di una vita sprecata.

Vale allora davvero la pena, oggi, di fronte a questo problema vocazionale alla santità, che è di tutti, porsi la domanda sul senso della nostra vita e comprendere che la santità è la verità della nostra vita, di figli ‘fatti a immagine del Padre’. È la testimonianza che oggi ci viene presentata in Salomone, che dà una grande lezione di vita per tutti. Risentiamo e facciamo nostra la domanda che il giovane Salomone fece a Dio e ascoltiamo, come rivolte a noi, le parole del Signore:

“Il Signore apparve a Salomone in sogno, durante la notte. Dio disse: ‘Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda’. Salomone disse: ‘… Io sono solo un ragazzo; non so come regolarmi … Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male; infatti chi può governare questo tuo popolo così numeroso?’

Piacque agli occhi del Signore che Salomone avesse domandato questa cosa.

Dio gli disse: ‘Poiché hai domandato questa cosa e non hai domandato per te molti giorni, né hai domandato per te ricchezza, né hai domandato la vita dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento nel giudicare, ecco, faccio secondo le tue parole. Ti concedo un cuore saggio e intelligente: uno come te non ci fu prima di te né sorgerà dopo di te’”. (1 Re 3, 5-7-12)

Le parole di Salomone interpretano bene il pensiero di Gesù, ossia considerare la vita un servizio e non un trionfalismo, che sa di superbia. Gesù, nel Vangelo, come a ricalcare le parole di Salomone, torna sulla necessità di dare il primo posto alla ricerca quotidiana del Regno, che è poi il solo grande Bene, immenso Bene, che dà il vero senso alla vita, davanti a cui, tante volte, ciò che cerchiamo si rivela per quello che è: dannose sciocchezze.

Gesù torna ad invitarci a guardare al vero tesoro della vita: la santità, che è vivere con Lui e in Lui, nella semplicità, nel servizio, con gioia. Sulla gioia insiste moltissimo papa Francesco. Scrive nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium: “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e

rinasce la gioia” (n. 1). E aggiunge: “Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene. Anche i credenti corrono questo rischio, certo e permanente. Molti vi cadono e si trasformano in persone risentite, scontente, senza vita. Questa non è la scelta di una vita degna e piena, questo non è il desiderio di Dio per noi, questa non è la vita nello Spirito che sgorga dal cuore di Cristo risorto (n. 2).

Questa non è la vita di chi ha ‘trovato il tesoro nascosto’: Gesù.

 Antonio Riboldi – Vescovo

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