padre Antonio Rungi"Non vogliamo essere zizzania, ma grano che fa sorridere la terra"
XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (20/07/2014)
Vangelo: Mt 13,24-43
La XVI del tempo ordinario dell'anno liturgico ci propone come meditazione un'altra parabola di Gesù, in continuazione di quella di domenica scorsa, su seminatore che uscì a seminare e la risposta della terra fu diversa, in base dove la semente era stata gettata. In questa parabola entra in gioco un'erba
cattiva, che qui è indicata come zizzania che cresce e si sviluppa insieme al buon grano. Certo non è il buon seminatore che semina l'erba distruttiva, ma il nemico acerrimo di questo speciale seminatore che è Dio e che trova nell'anti-Dio, in satana, il suo oppositore, perché quel campo della gioia e della pace non sia armonioso e non sia sereno. L'erba cattiva seminata a tutte le ore della storia e della vita dell'umanità ha permesso, purtroppo che il lavoro del buon seminatore incontrasse ostacoli e non raggiungesse il vertice della produzione dell'amore, della carità, della gioia e della vita. Facendo tesoro di questa lezione di vita che ci viene dal Signore, mediante un dialogo sincero ed aperto con i suoi discepoli, noi vogliamo essere il buon grano ed estirpare dalla nostra mente, dal nostro cuore e soprattutto dalla vita. Estirpare dalle nostre relazioni umane ed ecclesiali ogni piccolo germe di erba cattiva, che può danneggiare tutto il raccolto.
Il giudizio di Dio che incombe su ogni uomo e su tutta l'umanità, quando il grano sarà separato dalla zizzania e questo avrà accesso ad essere accolto nei granai di Dio, che tradotti in termini spirituali e teologici, è il santo Paradiso, ci deve far riflettere seriamente su come abbiamo strutturato la nostra vita nel corso di questa esistenza terrena che stiamo vivendo. Non possiamo dimenticare che abbiamo un grande appuntamento con la nostra storia terrena ed eterna e questo è il giudizio personale e quello finale di Dio. Bisogna, certamente, confidare nella misericordia infinita di Dio, ma è doveroso anche lavorare perché questa misericordia possa realizzarsi nel tempo che il Signore ci ha donato mediante una sincera conversione della nostra vita all'amore, alla pace, alla riconciliazione, al bene per sempre.
Il regno di Dio a cui fa riferimento il vangelo di oggi, con tre parabole dello stesso tono e con lo stesso intento che il Signore vuole far risaltare, non può essere bloccato nella su diffusione, nella sua radicazione e nel suo potenziamento nella storia dell'uomo per qualsiasi ostacolo che viene dal di fuori o dal di dentro dello stesso campo, che la chiesa e la comunità dei credenti. Deve andare avanti nel cammino della storia, interpretando i segni dei tempi e mettendo argine al male che è presente fuori e dentro la chiesa. Il granellino di senape, diventerà un albero robusto e resisterà a tutte le intemperie e tempeste della storia, come, d'altra parte, stiamo vivendo in questo nostro tempo, con tante difficoltà all'interno e al di fuori della chiesa e soprattutto nel mondo. Anche la parabola del lievito che fa crescere la pasta è indicativa per comprendere il ruolo che ogni battezzato ha all'interno della comunità dei credenti. Ognuno di noi si deve fare artefice di crescita spirituale e morale e mai essere strumento per bloccare qualsiasi avanzamento giusto e santo nella chiesa e nella società. Essere lievito, nell'ottica di Cristo, significa farsi promotore di crescita vera di tutto il popolo santo di Dio. Chi ostacola questa crescita è colui che è motivo di scandalo nella chiesa. Ed oggi sono tanti i motivi per ripensare anche certi ruoli, uffici e ministeri che siano lievito per la chiesa e crescita vera di essa e non motivi per dare scandalo e per buttare ulteriore fango sul popolo santo di Dio, che è anche composta da persone oneste e rette, che vivono santamente e fedelmente la loro fede e la loro scelta di vita. Sugli scandali che offendono la bellezza e la grandezza di Dio, della chiesa e la santità di essa non c'è tolleranza alcuna. Nel giudizio finale peseranno molto per separare il positivo dal negativo, partendo dai vertici fino ad arrivare alla base del popolo santo di Dio. La Chiesa ha bisogno di santi e non di scandali e la società ha bisogno di pace e non di guerre o conflitti di ogni genere.
Per potere raggiungere questi ideali di vita cristiana è urgente per tutti entrare nella dinamica spirituale che porta a dare importanza alle cose di Dio e non a quelle della terra e del mondo. L'apostolo Paolo ci ricorda, infatti, nel brano della seconda lettura di oggi tratta dalla sua lettera ai Romani che "lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, non sappiamo infatti come in modo conveniente..Egli scruta i pensieri e i desideri del nostro cuore e se ci lasciamo condurre da lui porta a compimento il bene che aspiriamo a raggiungere.
Nella piena consapevolezza che nonostante i nostri limiti umani e le nostre debolezze, Dio non ci fa mancare il suo sostegno e il suo aiuta e ci concede la sua infinita misericordia, vogliamo con profonda gratitudine a Dio rivolgerci a Lui con le parole della libro della Sapienza, che oggi ci accompagna nel cammino dell'ascolto del Dio che ci parla, con queste espressioni di fiducia e speranza il Lui: Signore con il tuo modo di operare nei confronti dell'umanità hai insegnato al tuo popolo che il giusto deve amare gli uomini, e ce hai dato ai tuoi figli la buona speranza che, dopo i peccati, tu concedi il pentimento. Chiediamo perdono oggi nella celebrazione dell'eucaristia, che è agape fraterna intorno alla mensa del corpo e sangue di Cristo dei nostri peccati, dei nostri scandali, della nostra miseria umana ed impegniamoci ad essere coerenti con la nostra fede battesimale. Quella fede battesimale, mediante la quale ci siamo impegnati a rinunciare a Satana e a tutte le sue opere e a credere nella Chiesa, una santa, cattolica ed apostolica, nella quale viviamo e speriamo di morire in piena comunione, diventando noi stessi strumenti di diffusione del Regno di Dio in mezzo agli uomini, come oggi preghiamo umilmente nella colletta: "Ci sostenga sempre, o Padre, la forza e la pazienza del tuo amore; fruttifichi in noi la tua parola, seme e lievito della Chiesa, perché si ravvivi la speranza di veder crescere l'umanità nuova, che il Signore al suo ritorno farà risplendere come il sole nel tuo regno". Amen.
Vangelo: Mt 13,24-43
La XVI del tempo ordinario dell'anno liturgico ci propone come meditazione un'altra parabola di Gesù, in continuazione di quella di domenica scorsa, su seminatore che uscì a seminare e la risposta della terra fu diversa, in base dove la semente era stata gettata. In questa parabola entra in gioco un'erba
cattiva, che qui è indicata come zizzania che cresce e si sviluppa insieme al buon grano. Certo non è il buon seminatore che semina l'erba distruttiva, ma il nemico acerrimo di questo speciale seminatore che è Dio e che trova nell'anti-Dio, in satana, il suo oppositore, perché quel campo della gioia e della pace non sia armonioso e non sia sereno. L'erba cattiva seminata a tutte le ore della storia e della vita dell'umanità ha permesso, purtroppo che il lavoro del buon seminatore incontrasse ostacoli e non raggiungesse il vertice della produzione dell'amore, della carità, della gioia e della vita. Facendo tesoro di questa lezione di vita che ci viene dal Signore, mediante un dialogo sincero ed aperto con i suoi discepoli, noi vogliamo essere il buon grano ed estirpare dalla nostra mente, dal nostro cuore e soprattutto dalla vita. Estirpare dalle nostre relazioni umane ed ecclesiali ogni piccolo germe di erba cattiva, che può danneggiare tutto il raccolto.
Il giudizio di Dio che incombe su ogni uomo e su tutta l'umanità, quando il grano sarà separato dalla zizzania e questo avrà accesso ad essere accolto nei granai di Dio, che tradotti in termini spirituali e teologici, è il santo Paradiso, ci deve far riflettere seriamente su come abbiamo strutturato la nostra vita nel corso di questa esistenza terrena che stiamo vivendo. Non possiamo dimenticare che abbiamo un grande appuntamento con la nostra storia terrena ed eterna e questo è il giudizio personale e quello finale di Dio. Bisogna, certamente, confidare nella misericordia infinita di Dio, ma è doveroso anche lavorare perché questa misericordia possa realizzarsi nel tempo che il Signore ci ha donato mediante una sincera conversione della nostra vita all'amore, alla pace, alla riconciliazione, al bene per sempre.
Il regno di Dio a cui fa riferimento il vangelo di oggi, con tre parabole dello stesso tono e con lo stesso intento che il Signore vuole far risaltare, non può essere bloccato nella su diffusione, nella sua radicazione e nel suo potenziamento nella storia dell'uomo per qualsiasi ostacolo che viene dal di fuori o dal di dentro dello stesso campo, che la chiesa e la comunità dei credenti. Deve andare avanti nel cammino della storia, interpretando i segni dei tempi e mettendo argine al male che è presente fuori e dentro la chiesa. Il granellino di senape, diventerà un albero robusto e resisterà a tutte le intemperie e tempeste della storia, come, d'altra parte, stiamo vivendo in questo nostro tempo, con tante difficoltà all'interno e al di fuori della chiesa e soprattutto nel mondo. Anche la parabola del lievito che fa crescere la pasta è indicativa per comprendere il ruolo che ogni battezzato ha all'interno della comunità dei credenti. Ognuno di noi si deve fare artefice di crescita spirituale e morale e mai essere strumento per bloccare qualsiasi avanzamento giusto e santo nella chiesa e nella società. Essere lievito, nell'ottica di Cristo, significa farsi promotore di crescita vera di tutto il popolo santo di Dio. Chi ostacola questa crescita è colui che è motivo di scandalo nella chiesa. Ed oggi sono tanti i motivi per ripensare anche certi ruoli, uffici e ministeri che siano lievito per la chiesa e crescita vera di essa e non motivi per dare scandalo e per buttare ulteriore fango sul popolo santo di Dio, che è anche composta da persone oneste e rette, che vivono santamente e fedelmente la loro fede e la loro scelta di vita. Sugli scandali che offendono la bellezza e la grandezza di Dio, della chiesa e la santità di essa non c'è tolleranza alcuna. Nel giudizio finale peseranno molto per separare il positivo dal negativo, partendo dai vertici fino ad arrivare alla base del popolo santo di Dio. La Chiesa ha bisogno di santi e non di scandali e la società ha bisogno di pace e non di guerre o conflitti di ogni genere.
Per potere raggiungere questi ideali di vita cristiana è urgente per tutti entrare nella dinamica spirituale che porta a dare importanza alle cose di Dio e non a quelle della terra e del mondo. L'apostolo Paolo ci ricorda, infatti, nel brano della seconda lettura di oggi tratta dalla sua lettera ai Romani che "lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, non sappiamo infatti come in modo conveniente..Egli scruta i pensieri e i desideri del nostro cuore e se ci lasciamo condurre da lui porta a compimento il bene che aspiriamo a raggiungere.
Nella piena consapevolezza che nonostante i nostri limiti umani e le nostre debolezze, Dio non ci fa mancare il suo sostegno e il suo aiuta e ci concede la sua infinita misericordia, vogliamo con profonda gratitudine a Dio rivolgerci a Lui con le parole della libro della Sapienza, che oggi ci accompagna nel cammino dell'ascolto del Dio che ci parla, con queste espressioni di fiducia e speranza il Lui: Signore con il tuo modo di operare nei confronti dell'umanità hai insegnato al tuo popolo che il giusto deve amare gli uomini, e ce hai dato ai tuoi figli la buona speranza che, dopo i peccati, tu concedi il pentimento. Chiediamo perdono oggi nella celebrazione dell'eucaristia, che è agape fraterna intorno alla mensa del corpo e sangue di Cristo dei nostri peccati, dei nostri scandali, della nostra miseria umana ed impegniamoci ad essere coerenti con la nostra fede battesimale. Quella fede battesimale, mediante la quale ci siamo impegnati a rinunciare a Satana e a tutte le sue opere e a credere nella Chiesa, una santa, cattolica ed apostolica, nella quale viviamo e speriamo di morire in piena comunione, diventando noi stessi strumenti di diffusione del Regno di Dio in mezzo agli uomini, come oggi preghiamo umilmente nella colletta: "Ci sostenga sempre, o Padre, la forza e la pazienza del tuo amore; fruttifichi in noi la tua parola, seme e lievito della Chiesa, perché si ravvivi la speranza di veder crescere l'umanità nuova, che il Signore al suo ritorno farà risplendere come il sole nel tuo regno". Amen.
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