Abbazia Santa Maria di Pulsano Letture patristiche1 della Domenica «DEL PRIMO ANNUNCIO DELLA MORTE RESURREZIONE»
XXII Dom. Tempo Ordinario A
Mt 16,21-27; Ger 20,7-9; Sal 62; Rm 12,1-2
1. La Chiesa segue il Cristo dovunque
«Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mt 16,24). Cioè: se qualcuno vuol essere mio discepolo, segua coraggiosamente lo stesso cammino di sofferenza che io ho seguito, percorra la stessa strada e l'ami: allora riposerà insieme con me e con me dimorerà; per noi infatti chiedeva a Dio Padre: «Voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io» (Gv 1 7, 24).
Siamo col Cristo anche quando dimoriamo sulla terra, vivendo non secondo la carne ma secondo lo spirito, sforzandoci di riposare in ciò
che a lui piace. Nel libro dei Numeri troviamo un'immagine di questa realtà: quando il santo tabernacolo fu innalzato nel deserto, una nube lo riempì; e Dio comandò ai fìgli d'Israele di muoversi e sostare insieme alla nube, rispettando diligentemente i tempi stabiliti per le partenze: a quelli poi che fossero tentati di pigrizia, fece comprendere quanto fosse pericoloso trasgredire questa norma.
Cerchiamo di penetrare il significato spirituale di questi fatti. Quando fu innalzato e apparve sulla terra il vero e perfetto tabernacolo che è la Chiesa, essa fu riempita dalla gloria di Cristo. Questo voleva significare, a mio parere, la nube che ricopriva l'antico tabernacolo. Con la sua gloria il Cristo ha riempito la Chiesa e risplende come fuoco, emanando un'immensa luce spirituale per coloro che sono immersi nell'ignoranza e nell'errore, come avvolti dalle tenebre della notte. Per quelli invece che sono già illuminati e nel cui cuore risplende la luce spirituale, egli emette ombra e protezione e li inonda di celeste rugiada, cioè delle soprannaturali consolazioni dello Spirito: ecco perché appare come fuoco di notte e come nube di giorno.
Chi infatti è all'inizio del cammino, dev'essere ammaestrato e illuminato per poter giungere alla conoscenza di Dio. Ma chi è più avanzato e già illuminato dalla fede, ha bisogno di protezione e di aiuto per affrontare con coraggio la fatica della vita presente e il peso del giorno: infatti «tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati» (2 Tm 3,12) Al muoversi della nube partiva anche il tabernacolo e, insieme, i figli d'Israele: così la Chiesa segue dovunque il Cristo,e la santa moltitudine dei credenti non si allontana mai da colui che la conduce alla salvezza.
Dal trattato «Sull'adorazione in spirito e verità» di san Cirillo d'Alessandria, vescovo.
2. Seguire Gesú è opera libera di amore
Nell’Evangelo di Giovanni si legge: "Se il chicco di grano cadendo in terra non muore, resta solo; ma se muore dà grande frutto" (Gv 12,24). Qui, trattando con maggior ricchezza di argomenti questa verità, Gesú aggiunge che non solo lui stesso deve morire, ma che pure i suoi discepoli debbono essere pronti a patire e a morire. Vi sono - egli fa capire - talmente tanti vantaggi in queste passeggere sofferenze che sarebbe un danno e una disgrazia per voi il non voler morire; mentre sarebbe un bene e una grazia se foste disposti al supremo sacrificio. Ma ciò è reso manifesto con evidenza dalle parole che seguono: per ora Cristo tratta solo una parte di tale verità. Notate come non mette costrizioni nelle sue parole. Non dice, ad esempio: Sia che lo vogliate, sia che non lo vogliate, è necessario che affrontiate gravi sofferenze. Dice soltanto: "Chi vuol venire dietro a me..." (Mt 16,24), cioè: Io non costringo né obbligo alcuno a seguirmi, ma lascio ciascuno padrone della propria scelta; perciò dico «chi vuole». Io infatti vi invito ai beni, non vi chiamo ai mali e alle pene, né al castigo e al supplizio, perché io debba costringervi. La stessa natura di questo bene ha forza sufficiente per trascinarvi.
Parlando in tal modo il Signore li attira ancor piú fortemente. Chi usa violenza, invece, chi costringe con la forza, finisce spesso con l`allontanare. Al contrario, chi lascia alla volontà dell`ascoltatore la libertà di accettare o di respingere una cosa, l`attira a sé piú sicuramente. Il rispetto e l`ossequio della libertà è piú forte della violenza. Ecco perché Gesú dice qui: «Chi vuole». I beni che offro - egli fa intendere - sono cosí grandi ed eccezionali, che dovreste correre spontaneamente verso di essi. Se qualcuno vi offrisse dell`oro e vi mettesse davanti un tesoro, non userebbe certo violenza nel proporvi di accettarlo. Ebbene, se andiamo verso quei doni senza esser spinti da nessuna costrizione, tanto piú spontaneamente dovremmo correre ai beni del cielo. Se, da sola, la natura di questi beni non vi convince ad accorrere per ottenerli, vuol dire che siete indegni di riceverli: e qualora li riceviate ugualmente, non sarete in grado di apprezzarne a fondo il valore. Ecco perché Cristo non costringe, ma con indulgenza ci esorta. Siccome Gesú nota che i discepoli sussurrano tra di loro, sono turbati per le sue parole, aggiunge: Non occorre agitarsi cosí. Se non siete convinti che quanto vi propongo, qualora si compia non solo in me, ma anche in voi, sia causa di infiniti beni, io non vi forzo, né vi costringo, ma chiamo soltanto chi vuol seguirmi. E non crediate che «seguirmi» significhi ciò che voi avete fatto sinora, accompagnandomi nelle mie peregrinazioni. E` necessario che voi sopportiate molte fatiche, innumerevoli pericoli, se volete davvero venire dietro a me. Tu, o Pietro, che mi hai riconosciuto Figlio di Dio, non devi certo pretendere di ottenere la corona soltanto perché hai fatto questa professione di fede, né devi credere che essa sia sufficiente per assicurarti la salvezza, e che tu puoi vivere d`ora in avanti tranquillamente come se già avessi compiuto tutto. Io potrei sicuramente, in quanto sono Figlio di Dio, esimerti dal subire sciagure e prevenire tutti i pericoli cui sarai esposto, ma non voglio farlo nel tuo stesso interesse, perché tu possa portare qualcosa di tuo, contribuendo alla tua salvezza e procurandoti cosí maggior gloria. Se qualcuno di coloro che presiedono ai giochi olimpici ha un amico atleta, non vorrà certo proclamarlo vincitore solo per pura grazia e amicizia, ma piuttosto per i suoi sforzi personali: e proprio per questo motivo si comporterà cosí, in quanto è suo amico e gli vuol bene. Nello stesso modo agisce Cristo: quanto piú ama un`anima, tanto piú vuole che essa contribuisca con le sue forze alla propria gloria e non solo che l`ottenga grazie al suo aiuto.
(Giovanni Crisostomo, In Matth. 55, 1)
3. Il ritorno sulla via della giustizia
Voi sapete, fratelli, che il nostro pellegrinaggio in questa carne, su questo mondo, è breve e dura pochi giorni; la promessa di Cristo, invece, è grande, meravigliosa, come grande e meraviglioso è il riposo nella vita eterna. Che cos`altro dovremo compiere, allora, per conseguire questi beni, se non perseverare a vivere nella santità e nella giustizia, tenendo ben presente che tutti i valori riconosciuti tali da parte di questo mondo sono estranei a noi cristiani? Poiché è quando desideriamo possedere tali beni che disertiamo la via della giustizia.
Ammonisce, infatti, il Signore: "Nessuno può servire due padroni" (Mt 6,24; Lc 16,13). Se noi, pertanto, avremo la pretesa di servire sia Dio che Mammona, ne riceveremo un grave danno: "Che cosa giova", infatti, "guadagnare tutto il mondo, se, poi, si perde la propria anima?" (Mt 16,26; Mc 8,36; Lc 9,25).
(Pseudo-Clemente, Sec. Epist. ad Corinth. 5)
4. Libertà dal mondo nella solitudine
Assomiglio a quelli che, per la poca abitudine a navigare, sul mare si sentono male e son presi dalla nausea: non sopportando la grandezza della nave col suo forte rollio, trasbordano su un canotto o una scialuppa, ma anche ivi soffrono il mal di mare, perché la nausea e la bile viaggia con loro. Tale è dunque la nostra situazione. Portiamo con noi i nostri mali interni e ovunque siamo tribolati allo stesso modo.
Ecco dunque ciò che si deve fare e come ci è possibile seguire le orme di colui che ci è guida alla salvezza: "Se qualcuno vuol venire dietro a me", dice, "rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Mt 16,24).
(Basilio di Cesarea, Epist. 2, 1)
5. L`invito di Gesú è per tutti
Guarda dunque a questa uscita, o discepolo, e che la tua sia come quella, e non tardare a rispondere alla voce vivente di Cristo che ti ha chiamato. Là, egli chiamava solo Abramo: qui, nel suo Vangelo, egli chiama e invita ad uscire dietro di lui tutti quelli che lo vogliono; ha infatti fatto sentire un appello generale a tutti gli uomini quando ha detto: "Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Mt 16,24); e mentre là non ha scelto che Abramo, qui, invita tutti a divenire simili ad Abramo.
(Filosseno di Mabbug, Hom. 4, 76)
6. Ciò che è veramente essenziale
Ecco perché tutto è pieno di confusione, di disordine e di turbamento: perché si trascura l`anima, si dimentica ciò che è necessario e fondamentale, per occuparsi con grande sollecitudine di ciò che è secondario e disprezzabile. Non sai che il piú grande favore che puoi fare a tuo figlio è di conservarlo immune dall`impurità della fornicazione?
Nessuna cosa infatti è cosí preziosa quanto l`anima. "Che giova all`uomo" - dice Cristo -"guadagnare il mondo intero, se poi perde l`anima?" (Mt 16,26). Ma l`amore delle ricchezze ha pervertito e sovvertito tutto: come un tiranno s`impossessa della cittadella cosí l`avarizia occupa l`anima degli uomini e vi bandisce il giusto timor di Dio.
Ecco perché trascuriamo la nostra salvezza e quella dei nostri figli, avendo come unica preoccupazione quella di arricchire sempre piú.
(Giovanni Crisostomo, In Matth. 59, 7)
7. La via regale della croce
1) A molti sembrano assai dure queste parole: «Sacrifica te stesso, prendi la tua croce e segui Gesú» (cf.Mt 16,24). Ma saranno assai piú aspre queste estreme parole: "Andate lontano da me, voi maledetti, nel fuoco eterno!" (Mt 25,41).
Quelli che adesso ascoltano e praticano le parole circa la croce, allora (al giudizio finale) non temeranno di sentirsi gridare quelle altre parole di eterna dannazione.
Quando il Signore verrà all`ultimo giudizio, "allora comparirà nel cielo il segno del figlio dell`uomo (la croce)" (Mt 24,30).
Allora tutti i servi della Croce, che in questa vita imitarono il Crocifisso, si avvicineranno a Cristo giudice con grande fiducia.
2) Perché dunque hai tanta paura di accostarti alla croce, per mezzo della quale si va al regno?
Nella croce vi è la salvezza, nella croce la vita, nella croce la protezione dai nemici. Attraverso la croce viene infusa nelI`anima la celeste soavità, vien data la robustezza alla mente, gaudio allo spirito. Nella croce vi è il compendio delle virtù, nella croce la perfezione della santità. Non vi è salvezza per l`anima, né speranza di vita eterna se non nella croce.
Prendi su dunque la tua croce e segui Gesú; e andrai alla vita eterna.
Ti ha preceduto Lui portando la sua croce, ed è morto Lui prima in croce, affinché anche tu porti la tua croce e muoia volentieri sulla croce; ché se lo imiterai morendo come Lui, lo imiterai anche vivendo parimenti con Lui. E se gli sarai stato compagno nella pena, lo sarai anche nella gloria.
3) Tutto dunque si riduce alla croce e al morire sulla croce e per giungere alla vita e alla vera pace interna non vi è altra via che quella della santa croce e della quotidiana mortificazione.
Va` pure dove vuoi, cerca pure quello che ti pare, ma non troverai lassú una via piú alta e quaggiú una via piú sicura che la via della croce.
Disponi pure e comanda che tutto sia fatto secondo la tua volontà e il tuo parere, ma non potrai che fare questa costatazione: bisogna sempre soffrire qualche cosa o per amore o per forza: vedi dunque che sempre troverai la croce. Difatti: ora dovrai patire qualche dolore nelle membra, ora dovrai subire qualche tribolazione di spirito nell`anima.
4) Talvolta ti sentirai oppresso per l`abbandono di Dio; talvolta sarai tormentato dal prossimo, e, quel che è piú, spesso tu stesso sarai di fastidio a te.
E non potrai sollevarti un po` o liberarti dal male con qualche rimedio o con qualche conforto, ma ti toccherà sopportare finché a Dio piacerà; poiché Dio vuole che tu impari a soffrire il dolore senza consolazione e che tu ti sottometta a lui senza riserva e che soffrendo tu diventi piú umile.
Nessuno partecipa con tanto cordoglio alla passione di Gesú, se non colui a cui sarà toccato di patire qualche cosa di simile a lui.
La croce dunque è sempre pronta e ti aspetta dappertutto. Per quanto tu scappi via non potrai mai sfuggirle; anche perché, dovunque tu vada, per lo meno porterai appresso te e sempre troverai te stesso. Guarda pure in alto, guarda pure in basso, guarda pure fuori, guarda pure dentro... in ogni punto troverai sempre la croce. Ed è necessario che dappertutto tu porti pazienza se vuoi mantenere in te la pace e meritare l`immortale corona.
5) Ma se tu la porti volentieri, la croce porterà te; e ti condurrà alla desiderata mèta, ove, cioè, non c`è piú da soffrire, anche se questo non sarà certo quaggiú.
Se invece tu la porti con ripugnanza, la troverai piú pesante e aggraverai di piú la tua pena, mentre poi non risolvi niente, perché già, tanto, non puoi fare a meno di portarla. Se poi getti via una croce, ne troverai senza dubbio un`altra, e forse piú gravosa.
6) Come puoi tu pensare di poter sfuggire a ciò che nessun uomo ha mai potuto evitare? Chi mai ci fu tra i Santi nel mondo che abbia vissuto senza croce?
Nemmeno Nostro Signore Gesú Cristo, in tutto il tempo in cui visse sulla terra, fu mai un`ora sola senza croce e dolore. "Era necessario" - dice - "che il Cristo patisse tutto questo e risorgesse dai morti per entrare cosí nella sua gloria" (Lc 24,26.46).
E allora come puoi tu pensare di cercare una via diversa da quella che è la via maestra, cioè la via della santa croce?
7) L`intera vita di Cristo non fu che croce e martirio... e tu cerchi per te ozio e piacere?
T`inganni, t`inganni, se cerchi qualcos`altro all`infuori del patire dolori: perché l`intera nostra vita mortale è piena di sofferenze e limitata tutt`intorno da una fila di croci. E quanto piú in alto uno avrà progredito nella vita dello spirito, tanto piú pesanti croci troverà, perché quanto piú cresce in lui l`amore verso Dio, tanto piú penoso gli riuscirà l`esilio quaggiú.
8) Costui peraltro, anche se afflitto da tanti lati, non è del tutto privo di sollievo di qualche consolazione: perché, dal sopportare la sua croce, sente che gli viene un accrescimento di merito grandissimo; infatti siccome egli si sottopone alla croce con amore, tutta l`acerbità della pena gli si converte in fiducia di consolazione divina. E quanto piú la carne viene straziata dai dolori, tanto piú lo spirito si corrobora per l`interna grazia.
Anzi talvolta si è talmente confortati nello stato di tribolazione e contrarietà causate dal desiderio della conformità con la croce di Cristo, che non si vorrebbe piú vivere senza dolori e avversità, perché si è convinti di essere tanto piú graditi a Dio quanto piú numerose e dolorose pene si saranno tollerate per suo amore. Certamente però una cosa simile non è virtù umana, ma è la grazia di Cristo che tali meraviglie opera nella debole carne, conducendola al punto di farle accettare ed amare col fervore dello spirito, ciò che, naturalmente, sempre aborre e fugge.
9) Non è certo secondo natura portare la croce, amare la croce, castigare e ridurre in schiavitú il proprio corpo, fuggire gli onori, ricevere contumelie serenamente, disprezzare se stesso e desiderare di essere disprezzato, sopportare tranquillamente le cose piú avverse e dannose e non desiderare nessuna prosperità in questo mondo.
Se tu riguardi solo a te stesso, vedi subito che con le sole tue forze, non saresti capace di nessuna di queste cose; ma se confidi in Dio, ti sarà data dal cielo la forza; e il mondo e la carne ti diverranno soggetti. Non solo, ma non temerai nemmeno il demonio, il tuo nemico, se sarai armato di fede e segnato col segno della croce di Cristo.
10) Mettiti dunque come uno scudiero fedele e coraggioso a portare virilmente la croce del tuo Signore, crocifisso per tuo amore. Sii pronto ad affrontare molte avversità e molte angustie in questa misera vita: perché dappertutto cosí sarà per te; e cosí troveresti in realtà, dovunque tu volessi fuggire.
E` necessario che sia cosí; e non c`è altro rimedio per liberarsi dalla tribolazione, dai mali, dai dolori, che sopportarli. Bevi dunque con amore il calice del Signore se vuoi essere suo amico e se desideri aver parte con lui. Quanto alle consolazioni, affidale a Dio; ne disponga lui come piú gli piacerà.
Tu, dal canto tuo, disponiti a sopportare le sofferenze e figurati che siano grandissime gioie; perché "le sofferenze del tempo presente non possono essere paragonate alla gloria futura" (Rm 8,18) che dobbiamo meritarci, anche se un solo uomo li dovesse patire tutti!
11) Quando sarai giunto a questo punto, che cioè il soffrire ti sembrerà dolce e gustoso per amore di Cristo, allora puoi star sicuro che hai raggiunto la perfezione, perché hai già trovato il paradiso in terra.
Ma finché il patire ti riuscirà odioso e cercherai di fuggirlo, sarai sempre oppresso dal male; e il patimento ti seguirà dovunque tu fugga.
12) Se al contrario ti decidi a vivere come devi, cioè a patire e a morire, tosto tutto andrà meglio per te e troverai la pace.
Ricordati che, anche se tu fossi stato rapito fino al terzo cielo come Paolo, non saresti certo per questo assicurato dal patire! Gesú infatti disse a riguardo di lui: "Io gli mostrerò quante pene dovrà soffrire per il mio nome" (At 9,16).
Se dunque vuoi amare Gesú e servirlo in perpetuo sappi che devi soffrire.
13) Ma del resto, magari tu fossi degno di patire qualche cosa per il nome di Gesú! Quale grande gloria sarebbe per te, quanta letizia per tutti i santi di Dio, e, anche, quale mirabile esempio per il prossimo!
Infatti tutti ammirano la forza nel sostenere i dolori, anche se poi sono pochi quelli che vogliono farlo. A ragione poi dovresti soffrire qualche piccola cosa per amore di Cristo, dal momento che tanta gente soffre cose piú penose per il mondo.
14) Sii persuaso che tu devi vivere come chi sta per morire; e che quanto piú uno muore a se stesso, tanto piú comincia a vivere per Dio. Nessuno è atto a comprendere le cose di Dio, se non si sarà sottoposto a tollerare per Cristo le avversità. Nulla vi è di piú gradito a Dio, nulla vi è di piú salutare per te in questo mondo, che patire volentieri per Cristo.
E se ti fosse lasciata libertà di scelta, ti converrebbe piuttosto desiderare di soffrire contrarietà per amore di Cristo, che esser deliziato da tante consolazioni; perché, cosí, saresti piú simile a Cristo e piú conforme ai santi; infatti il nostro merito e la perfezione del nostro stato non consiste nell`avere molte soavi consolazioni, ma piuttosto nel saper sostenere i grandi dolori e le avversità.
15) E, a onor del vero, se per la salvezza dell`umanità ci fosse stato qualche metodo migliore e piú utile che il soffrire, certamente Cristo ce lo avrebbe insegnato con la parola e con l`esempio! Ma invece Egli ai discepoli che lo seguivano e a tutti quelli che desiderano seguirlo, non dà altra esortazione, ben chiara, che quella di portare la croce: "Se uno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua" (Lc 9,23)
Dopo aver dunque letto attentamente e meditato tutte queste cose, ecco qual è la conclusione: "Si entra nel regno di Dio solo attraverso molte tribolazioni" (At 14,21).
(Imitat. Christi, II, 12, 1-15)
lunedì 25 agosto 2014
Abbazia Santa Maria di Pulsano
Mt 16,21-27; Ger 20,7-9; Sal 62; Rm 12,1-2
1. La Chiesa segue il Cristo dovunque
«Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mt 16,24). Cioè: se qualcuno vuol essere mio discepolo, segua coraggiosamente lo stesso cammino di sofferenza che io ho seguito, percorra la stessa strada e l'ami: allora riposerà insieme con me e con me dimorerà; per noi infatti chiedeva a Dio Padre: «Voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io» (Gv 1 7, 24).
Siamo col Cristo anche quando dimoriamo sulla terra, vivendo non secondo la carne ma secondo lo spirito, sforzandoci di riposare in ciò
che a lui piace. Nel libro dei Numeri troviamo un'immagine di questa realtà: quando il santo tabernacolo fu innalzato nel deserto, una nube lo riempì; e Dio comandò ai fìgli d'Israele di muoversi e sostare insieme alla nube, rispettando diligentemente i tempi stabiliti per le partenze: a quelli poi che fossero tentati di pigrizia, fece comprendere quanto fosse pericoloso trasgredire questa norma.
Cerchiamo di penetrare il significato spirituale di questi fatti. Quando fu innalzato e apparve sulla terra il vero e perfetto tabernacolo che è la Chiesa, essa fu riempita dalla gloria di Cristo. Questo voleva significare, a mio parere, la nube che ricopriva l'antico tabernacolo. Con la sua gloria il Cristo ha riempito la Chiesa e risplende come fuoco, emanando un'immensa luce spirituale per coloro che sono immersi nell'ignoranza e nell'errore, come avvolti dalle tenebre della notte. Per quelli invece che sono già illuminati e nel cui cuore risplende la luce spirituale, egli emette ombra e protezione e li inonda di celeste rugiada, cioè delle soprannaturali consolazioni dello Spirito: ecco perché appare come fuoco di notte e come nube di giorno.
Chi infatti è all'inizio del cammino, dev'essere ammaestrato e illuminato per poter giungere alla conoscenza di Dio. Ma chi è più avanzato e già illuminato dalla fede, ha bisogno di protezione e di aiuto per affrontare con coraggio la fatica della vita presente e il peso del giorno: infatti «tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati» (2 Tm 3,12) Al muoversi della nube partiva anche il tabernacolo e, insieme, i figli d'Israele: così la Chiesa segue dovunque il Cristo,e la santa moltitudine dei credenti non si allontana mai da colui che la conduce alla salvezza.
Dal trattato «Sull'adorazione in spirito e verità» di san Cirillo d'Alessandria, vescovo.
2. Seguire Gesú è opera libera di amore
Nell’Evangelo di Giovanni si legge: "Se il chicco di grano cadendo in terra non muore, resta solo; ma se muore dà grande frutto" (Gv 12,24). Qui, trattando con maggior ricchezza di argomenti questa verità, Gesú aggiunge che non solo lui stesso deve morire, ma che pure i suoi discepoli debbono essere pronti a patire e a morire. Vi sono - egli fa capire - talmente tanti vantaggi in queste passeggere sofferenze che sarebbe un danno e una disgrazia per voi il non voler morire; mentre sarebbe un bene e una grazia se foste disposti al supremo sacrificio. Ma ciò è reso manifesto con evidenza dalle parole che seguono: per ora Cristo tratta solo una parte di tale verità. Notate come non mette costrizioni nelle sue parole. Non dice, ad esempio: Sia che lo vogliate, sia che non lo vogliate, è necessario che affrontiate gravi sofferenze. Dice soltanto: "Chi vuol venire dietro a me..." (Mt 16,24), cioè: Io non costringo né obbligo alcuno a seguirmi, ma lascio ciascuno padrone della propria scelta; perciò dico «chi vuole». Io infatti vi invito ai beni, non vi chiamo ai mali e alle pene, né al castigo e al supplizio, perché io debba costringervi. La stessa natura di questo bene ha forza sufficiente per trascinarvi.
Parlando in tal modo il Signore li attira ancor piú fortemente. Chi usa violenza, invece, chi costringe con la forza, finisce spesso con l`allontanare. Al contrario, chi lascia alla volontà dell`ascoltatore la libertà di accettare o di respingere una cosa, l`attira a sé piú sicuramente. Il rispetto e l`ossequio della libertà è piú forte della violenza. Ecco perché Gesú dice qui: «Chi vuole». I beni che offro - egli fa intendere - sono cosí grandi ed eccezionali, che dovreste correre spontaneamente verso di essi. Se qualcuno vi offrisse dell`oro e vi mettesse davanti un tesoro, non userebbe certo violenza nel proporvi di accettarlo. Ebbene, se andiamo verso quei doni senza esser spinti da nessuna costrizione, tanto piú spontaneamente dovremmo correre ai beni del cielo. Se, da sola, la natura di questi beni non vi convince ad accorrere per ottenerli, vuol dire che siete indegni di riceverli: e qualora li riceviate ugualmente, non sarete in grado di apprezzarne a fondo il valore. Ecco perché Cristo non costringe, ma con indulgenza ci esorta. Siccome Gesú nota che i discepoli sussurrano tra di loro, sono turbati per le sue parole, aggiunge: Non occorre agitarsi cosí. Se non siete convinti che quanto vi propongo, qualora si compia non solo in me, ma anche in voi, sia causa di infiniti beni, io non vi forzo, né vi costringo, ma chiamo soltanto chi vuol seguirmi. E non crediate che «seguirmi» significhi ciò che voi avete fatto sinora, accompagnandomi nelle mie peregrinazioni. E` necessario che voi sopportiate molte fatiche, innumerevoli pericoli, se volete davvero venire dietro a me. Tu, o Pietro, che mi hai riconosciuto Figlio di Dio, non devi certo pretendere di ottenere la corona soltanto perché hai fatto questa professione di fede, né devi credere che essa sia sufficiente per assicurarti la salvezza, e che tu puoi vivere d`ora in avanti tranquillamente come se già avessi compiuto tutto. Io potrei sicuramente, in quanto sono Figlio di Dio, esimerti dal subire sciagure e prevenire tutti i pericoli cui sarai esposto, ma non voglio farlo nel tuo stesso interesse, perché tu possa portare qualcosa di tuo, contribuendo alla tua salvezza e procurandoti cosí maggior gloria. Se qualcuno di coloro che presiedono ai giochi olimpici ha un amico atleta, non vorrà certo proclamarlo vincitore solo per pura grazia e amicizia, ma piuttosto per i suoi sforzi personali: e proprio per questo motivo si comporterà cosí, in quanto è suo amico e gli vuol bene. Nello stesso modo agisce Cristo: quanto piú ama un`anima, tanto piú vuole che essa contribuisca con le sue forze alla propria gloria e non solo che l`ottenga grazie al suo aiuto.
(Giovanni Crisostomo, In Matth. 55, 1)
3. Il ritorno sulla via della giustizia
Voi sapete, fratelli, che il nostro pellegrinaggio in questa carne, su questo mondo, è breve e dura pochi giorni; la promessa di Cristo, invece, è grande, meravigliosa, come grande e meraviglioso è il riposo nella vita eterna. Che cos`altro dovremo compiere, allora, per conseguire questi beni, se non perseverare a vivere nella santità e nella giustizia, tenendo ben presente che tutti i valori riconosciuti tali da parte di questo mondo sono estranei a noi cristiani? Poiché è quando desideriamo possedere tali beni che disertiamo la via della giustizia.
Ammonisce, infatti, il Signore: "Nessuno può servire due padroni" (Mt 6,24; Lc 16,13). Se noi, pertanto, avremo la pretesa di servire sia Dio che Mammona, ne riceveremo un grave danno: "Che cosa giova", infatti, "guadagnare tutto il mondo, se, poi, si perde la propria anima?" (Mt 16,26; Mc 8,36; Lc 9,25).
(Pseudo-Clemente, Sec. Epist. ad Corinth. 5)
4. Libertà dal mondo nella solitudine
Assomiglio a quelli che, per la poca abitudine a navigare, sul mare si sentono male e son presi dalla nausea: non sopportando la grandezza della nave col suo forte rollio, trasbordano su un canotto o una scialuppa, ma anche ivi soffrono il mal di mare, perché la nausea e la bile viaggia con loro. Tale è dunque la nostra situazione. Portiamo con noi i nostri mali interni e ovunque siamo tribolati allo stesso modo.
Ecco dunque ciò che si deve fare e come ci è possibile seguire le orme di colui che ci è guida alla salvezza: "Se qualcuno vuol venire dietro a me", dice, "rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Mt 16,24).
(Basilio di Cesarea, Epist. 2, 1)
5. L`invito di Gesú è per tutti
Guarda dunque a questa uscita, o discepolo, e che la tua sia come quella, e non tardare a rispondere alla voce vivente di Cristo che ti ha chiamato. Là, egli chiamava solo Abramo: qui, nel suo Vangelo, egli chiama e invita ad uscire dietro di lui tutti quelli che lo vogliono; ha infatti fatto sentire un appello generale a tutti gli uomini quando ha detto: "Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Mt 16,24); e mentre là non ha scelto che Abramo, qui, invita tutti a divenire simili ad Abramo.
(Filosseno di Mabbug, Hom. 4, 76)
6. Ciò che è veramente essenziale
Ecco perché tutto è pieno di confusione, di disordine e di turbamento: perché si trascura l`anima, si dimentica ciò che è necessario e fondamentale, per occuparsi con grande sollecitudine di ciò che è secondario e disprezzabile. Non sai che il piú grande favore che puoi fare a tuo figlio è di conservarlo immune dall`impurità della fornicazione?
Nessuna cosa infatti è cosí preziosa quanto l`anima. "Che giova all`uomo" - dice Cristo -"guadagnare il mondo intero, se poi perde l`anima?" (Mt 16,26). Ma l`amore delle ricchezze ha pervertito e sovvertito tutto: come un tiranno s`impossessa della cittadella cosí l`avarizia occupa l`anima degli uomini e vi bandisce il giusto timor di Dio.
Ecco perché trascuriamo la nostra salvezza e quella dei nostri figli, avendo come unica preoccupazione quella di arricchire sempre piú.
(Giovanni Crisostomo, In Matth. 59, 7)
7. La via regale della croce
1) A molti sembrano assai dure queste parole: «Sacrifica te stesso, prendi la tua croce e segui Gesú» (cf.Mt 16,24). Ma saranno assai piú aspre queste estreme parole: "Andate lontano da me, voi maledetti, nel fuoco eterno!" (Mt 25,41).
Quelli che adesso ascoltano e praticano le parole circa la croce, allora (al giudizio finale) non temeranno di sentirsi gridare quelle altre parole di eterna dannazione.
Quando il Signore verrà all`ultimo giudizio, "allora comparirà nel cielo il segno del figlio dell`uomo (la croce)" (Mt 24,30).
Allora tutti i servi della Croce, che in questa vita imitarono il Crocifisso, si avvicineranno a Cristo giudice con grande fiducia.
2) Perché dunque hai tanta paura di accostarti alla croce, per mezzo della quale si va al regno?
Nella croce vi è la salvezza, nella croce la vita, nella croce la protezione dai nemici. Attraverso la croce viene infusa nelI`anima la celeste soavità, vien data la robustezza alla mente, gaudio allo spirito. Nella croce vi è il compendio delle virtù, nella croce la perfezione della santità. Non vi è salvezza per l`anima, né speranza di vita eterna se non nella croce.
Prendi su dunque la tua croce e segui Gesú; e andrai alla vita eterna.
Ti ha preceduto Lui portando la sua croce, ed è morto Lui prima in croce, affinché anche tu porti la tua croce e muoia volentieri sulla croce; ché se lo imiterai morendo come Lui, lo imiterai anche vivendo parimenti con Lui. E se gli sarai stato compagno nella pena, lo sarai anche nella gloria.
3) Tutto dunque si riduce alla croce e al morire sulla croce e per giungere alla vita e alla vera pace interna non vi è altra via che quella della santa croce e della quotidiana mortificazione.
Va` pure dove vuoi, cerca pure quello che ti pare, ma non troverai lassú una via piú alta e quaggiú una via piú sicura che la via della croce.
Disponi pure e comanda che tutto sia fatto secondo la tua volontà e il tuo parere, ma non potrai che fare questa costatazione: bisogna sempre soffrire qualche cosa o per amore o per forza: vedi dunque che sempre troverai la croce. Difatti: ora dovrai patire qualche dolore nelle membra, ora dovrai subire qualche tribolazione di spirito nell`anima.
4) Talvolta ti sentirai oppresso per l`abbandono di Dio; talvolta sarai tormentato dal prossimo, e, quel che è piú, spesso tu stesso sarai di fastidio a te.
E non potrai sollevarti un po` o liberarti dal male con qualche rimedio o con qualche conforto, ma ti toccherà sopportare finché a Dio piacerà; poiché Dio vuole che tu impari a soffrire il dolore senza consolazione e che tu ti sottometta a lui senza riserva e che soffrendo tu diventi piú umile.
Nessuno partecipa con tanto cordoglio alla passione di Gesú, se non colui a cui sarà toccato di patire qualche cosa di simile a lui.
La croce dunque è sempre pronta e ti aspetta dappertutto. Per quanto tu scappi via non potrai mai sfuggirle; anche perché, dovunque tu vada, per lo meno porterai appresso te e sempre troverai te stesso. Guarda pure in alto, guarda pure in basso, guarda pure fuori, guarda pure dentro... in ogni punto troverai sempre la croce. Ed è necessario che dappertutto tu porti pazienza se vuoi mantenere in te la pace e meritare l`immortale corona.
5) Ma se tu la porti volentieri, la croce porterà te; e ti condurrà alla desiderata mèta, ove, cioè, non c`è piú da soffrire, anche se questo non sarà certo quaggiú.
Se invece tu la porti con ripugnanza, la troverai piú pesante e aggraverai di piú la tua pena, mentre poi non risolvi niente, perché già, tanto, non puoi fare a meno di portarla. Se poi getti via una croce, ne troverai senza dubbio un`altra, e forse piú gravosa.
6) Come puoi tu pensare di poter sfuggire a ciò che nessun uomo ha mai potuto evitare? Chi mai ci fu tra i Santi nel mondo che abbia vissuto senza croce?
Nemmeno Nostro Signore Gesú Cristo, in tutto il tempo in cui visse sulla terra, fu mai un`ora sola senza croce e dolore. "Era necessario" - dice - "che il Cristo patisse tutto questo e risorgesse dai morti per entrare cosí nella sua gloria" (Lc 24,26.46).
E allora come puoi tu pensare di cercare una via diversa da quella che è la via maestra, cioè la via della santa croce?
7) L`intera vita di Cristo non fu che croce e martirio... e tu cerchi per te ozio e piacere?
T`inganni, t`inganni, se cerchi qualcos`altro all`infuori del patire dolori: perché l`intera nostra vita mortale è piena di sofferenze e limitata tutt`intorno da una fila di croci. E quanto piú in alto uno avrà progredito nella vita dello spirito, tanto piú pesanti croci troverà, perché quanto piú cresce in lui l`amore verso Dio, tanto piú penoso gli riuscirà l`esilio quaggiú.
8) Costui peraltro, anche se afflitto da tanti lati, non è del tutto privo di sollievo di qualche consolazione: perché, dal sopportare la sua croce, sente che gli viene un accrescimento di merito grandissimo; infatti siccome egli si sottopone alla croce con amore, tutta l`acerbità della pena gli si converte in fiducia di consolazione divina. E quanto piú la carne viene straziata dai dolori, tanto piú lo spirito si corrobora per l`interna grazia.
Anzi talvolta si è talmente confortati nello stato di tribolazione e contrarietà causate dal desiderio della conformità con la croce di Cristo, che non si vorrebbe piú vivere senza dolori e avversità, perché si è convinti di essere tanto piú graditi a Dio quanto piú numerose e dolorose pene si saranno tollerate per suo amore. Certamente però una cosa simile non è virtù umana, ma è la grazia di Cristo che tali meraviglie opera nella debole carne, conducendola al punto di farle accettare ed amare col fervore dello spirito, ciò che, naturalmente, sempre aborre e fugge.
9) Non è certo secondo natura portare la croce, amare la croce, castigare e ridurre in schiavitú il proprio corpo, fuggire gli onori, ricevere contumelie serenamente, disprezzare se stesso e desiderare di essere disprezzato, sopportare tranquillamente le cose piú avverse e dannose e non desiderare nessuna prosperità in questo mondo.
Se tu riguardi solo a te stesso, vedi subito che con le sole tue forze, non saresti capace di nessuna di queste cose; ma se confidi in Dio, ti sarà data dal cielo la forza; e il mondo e la carne ti diverranno soggetti. Non solo, ma non temerai nemmeno il demonio, il tuo nemico, se sarai armato di fede e segnato col segno della croce di Cristo.
10) Mettiti dunque come uno scudiero fedele e coraggioso a portare virilmente la croce del tuo Signore, crocifisso per tuo amore. Sii pronto ad affrontare molte avversità e molte angustie in questa misera vita: perché dappertutto cosí sarà per te; e cosí troveresti in realtà, dovunque tu volessi fuggire.
E` necessario che sia cosí; e non c`è altro rimedio per liberarsi dalla tribolazione, dai mali, dai dolori, che sopportarli. Bevi dunque con amore il calice del Signore se vuoi essere suo amico e se desideri aver parte con lui. Quanto alle consolazioni, affidale a Dio; ne disponga lui come piú gli piacerà.
Tu, dal canto tuo, disponiti a sopportare le sofferenze e figurati che siano grandissime gioie; perché "le sofferenze del tempo presente non possono essere paragonate alla gloria futura" (Rm 8,18) che dobbiamo meritarci, anche se un solo uomo li dovesse patire tutti!
11) Quando sarai giunto a questo punto, che cioè il soffrire ti sembrerà dolce e gustoso per amore di Cristo, allora puoi star sicuro che hai raggiunto la perfezione, perché hai già trovato il paradiso in terra.
Ma finché il patire ti riuscirà odioso e cercherai di fuggirlo, sarai sempre oppresso dal male; e il patimento ti seguirà dovunque tu fugga.
12) Se al contrario ti decidi a vivere come devi, cioè a patire e a morire, tosto tutto andrà meglio per te e troverai la pace.
Ricordati che, anche se tu fossi stato rapito fino al terzo cielo come Paolo, non saresti certo per questo assicurato dal patire! Gesú infatti disse a riguardo di lui: "Io gli mostrerò quante pene dovrà soffrire per il mio nome" (At 9,16).
Se dunque vuoi amare Gesú e servirlo in perpetuo sappi che devi soffrire.
13) Ma del resto, magari tu fossi degno di patire qualche cosa per il nome di Gesú! Quale grande gloria sarebbe per te, quanta letizia per tutti i santi di Dio, e, anche, quale mirabile esempio per il prossimo!
Infatti tutti ammirano la forza nel sostenere i dolori, anche se poi sono pochi quelli che vogliono farlo. A ragione poi dovresti soffrire qualche piccola cosa per amore di Cristo, dal momento che tanta gente soffre cose piú penose per il mondo.
14) Sii persuaso che tu devi vivere come chi sta per morire; e che quanto piú uno muore a se stesso, tanto piú comincia a vivere per Dio. Nessuno è atto a comprendere le cose di Dio, se non si sarà sottoposto a tollerare per Cristo le avversità. Nulla vi è di piú gradito a Dio, nulla vi è di piú salutare per te in questo mondo, che patire volentieri per Cristo.
E se ti fosse lasciata libertà di scelta, ti converrebbe piuttosto desiderare di soffrire contrarietà per amore di Cristo, che esser deliziato da tante consolazioni; perché, cosí, saresti piú simile a Cristo e piú conforme ai santi; infatti il nostro merito e la perfezione del nostro stato non consiste nell`avere molte soavi consolazioni, ma piuttosto nel saper sostenere i grandi dolori e le avversità.
15) E, a onor del vero, se per la salvezza dell`umanità ci fosse stato qualche metodo migliore e piú utile che il soffrire, certamente Cristo ce lo avrebbe insegnato con la parola e con l`esempio! Ma invece Egli ai discepoli che lo seguivano e a tutti quelli che desiderano seguirlo, non dà altra esortazione, ben chiara, che quella di portare la croce: "Se uno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua" (Lc 9,23)
Dopo aver dunque letto attentamente e meditato tutte queste cose, ecco qual è la conclusione: "Si entra nel regno di Dio solo attraverso molte tribolazioni" (At 14,21).
(Imitat. Christi, II, 12, 1-15)
lunedì 25 agosto 2014
Abbazia Santa Maria di Pulsano
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