Commento a cura di Mons. Remo Bonola"preghiera,coraggio e fermezza nella fede"

 Commento su Matteo 14,22-33
XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (10/08/2014)
L'uomo per ritrovare se stesso e Dio, ha bisogno della forza della preghiera, del coraggio che neutralizzi la paura, della fermezza nella fede in Cristo.
1. L'uomo d'oggi è un personaggio che ha smarrito se stesso e Dio nei
meandri delle ideologie devastanti del vuoto e del nulla, che tanto successo mietono nella nostra società.
Veramente possiamo dire che l'uomo contemporaneo è: , per il quale , grida lo Shakespeariano Jago nell' "Otello" di Giuseppe Verdi.
Ma per noi credenti, per fortuna non è così, perché sotto l'aspetto:
1. Umano: quest'autore siamo noi stessi con la nostra capacità di intendere e volere;
2. Spirituale: questo autore non può essere che Dio stesso, in quanto origine e causa di tutto ciò che esiste.
Noi dunque siamo di quelli che al dire del grande poeta tedesco Goethe: , cioè rendere eterno ciò che è invece banale ed effimero.
1. Come ritrovare se stessi e Dio oggi?
La liturgia di questa domenica ci propone tre strade:
1. La forza della preghiera: "Il Signore disse ad Elia:
"Congedata la folla (Gesù) salì sul monte, solo, a pregare" (3ᵃ lettura).
Riflessione. Sia nell'esperienza di preghiera del profeta Elia, sia in quella di Gesù, si riscontrano due elementi comuni: la montagna, per significare il distacco dalle realtà assillanti del mondo, necessario per rendere vera ed efficace la preghiera; il silenzio, indispensabile per captare anche i più sottili segnali di Dio.
La nostra preghiera rispecchia queste due condizioni importanti?
Il Santo Curato d'Ars diceva: .
1. Il coraggio che neutralizza la paura: "Ma subito Gesù parlò loro: coraggio, sono Io, non abbiate paura" (3ᵃ lettura).
Riflessione. La nostra vita è come il lago di Genezaret in Palestina. Quando non ci sono tempeste tutto procede bene; ma quando abbiamo a che fare con le piccole o grandi difficoltà di ogni giorno, allora spesso viene meno il coraggio di essere cristiani e subentra la paura o la vergogna della nostra identità. Il Signore ci assicura che non ci lascia mai soli in balia delle onde, anzi è proprio nei momenti del bisogno e del pericolo che ci sta più vicino che mai.
< Ho sognato che camminavo in riva al mare con il Signore e rivedevo sullo schermo del Cielo tutti i giorni della mia vita passata. E per ogni giorno trascorso apparivano sulla sabbia due orme: le mie e quelle del Signore. Ma in alcuni tratti ho visto una sola orma e proprio nei giorni più difficili della mia vita. Allora ho detto: . (Anonimo brasiliano "Messaggio di tenerezza").
1. La fermezza nella fede in Cristo: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?" (3ᵃ lettura).
Riflessione. Nel momento in cui Pietro ha dubitato del Signore, ha rischiato di annegare, pur essendo certamente un esperto nuotatore, dal momento che era anche un bravo pescatore.
Perché questo?
Perché, quando presumiamo di superare i pericoli con le sole nostre forze umane, senza ricorrere al Signore, quello è il momento in cui siamo più esposti ai fallimenti e agli insuccessi. Il Signore vuole che la nostra fede in Lui, sia senza tentennamenti e senza pretese di affidamento nelle nostre capacità. Solo il bisogno e la fiducia in Lui, "senza se e senza ma", può salvarci.
Quale stadi di fermezza possiamo registrare nella nostra fede?
Conclusione. Qualora ci accorgessimo di somigliare un pochino all'uomo contemporaneo, smarritosi nei meandri delle filosofie del vuoto e del nulla, possiamo ancora ritrovare noi stessi e Dio, solo con la forza della preghiera, del coraggio e della fermezza nella fede in Cristo Gesù.

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