don Giovanni Berti "Abbiamo fame di Dio?
XVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (03/08/2014)
Vangelo: Mt 14,13-21
Tra qualche giorno con un gruppo di giovani, partirò per Assisi. Staremo nella città di San Francesco quasi una settimana, e avremo così occasione di confrontarci con quella straordinaria storia umana e di fede che ancora oggi, a 800 anni dalla morte del Santo, ispira milioni di persone credenti e non credenti.
Una delle prime cose che faremo appena arrivati non sarà di gettarci subito nella visita dei luoghi storici della vita di Francesco,
come fossimo lì solo per turismo artistico e culturale. Il programma che abbiamo preparato con gli animatori prevede di fermarci ad ascoltare la nostra vita come è adesso, nel momento in cui iniziamo questa esperienza. La domanda che ci faremo appena sistemati nella casa, dove siamo ospiti, sarà: "perché siamo qui? Di cosa ha bisogno la mia vita umana e spirituale adesso? Quali sono i vuoti da riempire nel cuore?". In sintesi la domanda può essere: "di cosa ho fame adesso?"
Tutti gli evangelisti, e quindi anche Matteo, raccontano questo fatto straordinario della moltiplicazione dei pani e pesci che Gesù ha operato con i suoi discepoli e le folle. Se il ricordo è così forte, questo significa che davvero è un evento centrale e dal significato così essenziale che non deve essere dimenticato dalle generazioni successive di discepoli.
Gesù opera un prodigio in risposta ad una fame concreta e reale nelle folle che lo seguono, uomini e donne che sono però affamate anche di Dio tanto quanto di pane da mangiare.
Gesù è venuto a dare da mangiare, a dare risposta all'uomo che rischia di morire di fame non solo di cibo per lo stomaco, ma anche di cibo per il cuore, di amore, di pace...
La prima risposta a questo problema del pane da mangiare viene dagli apostoli che vorrebbero che ognuno si arrangi, andando a comprare il cibo.
Ma Gesù cambia totalmente la prospettiva, e passa dal "comprare" al "condividere": "voi stessi DATE loro da mangiare..."
La condivisione del poco risolve il problema della fame, e gli apostoli diventano modello di una comunità cristiana che non si blocca e non si chiude difronte alla fame del mondo, ma si mette al servizio, convinta che è possibile sfamare l'umanità, anche se i mezzi sembrano insufficienti. Gesù vede la fame del popolo e insegna agli apostoli di prendersi carico di questo senza paura e con profonda speranza.
Quando partecipiamo alla messa domenicale è davvero importante prima di tutto domandarsi "ho fame di Dio? Di cosa la mia vita ha bisogno? Con quali vuoti interiori sono qui oggi?" Riconoscere che abbiamo fame di Dio, di amore, di fraternità, di pace... ci aiuta a vivere quella celebrazione con maggior frutto e partecipazione vera. Ed è importante riconoscere che anche il fratello accanto a me è venuto lì con la sua fame di qualcosa, con i suoi vuoti, dubbi e domande. Gesù è lì per sfamare me e lui, ed insegna a me e a lui di prenderci carico insieme della fame dell'umanità, una fame di beni materiali ma ancor più di senso della vita e di Dio. E se ci sembra di avere poco tra le mani, perché ci sembra di avere pochi mezzi materiali, poca fede, poche capacità, non dobbiamo cedere alla paura e non dobbiamo scoraggiarsi. Il miracolo della moltiplicazione e della condivisione può ripetersi anche oggi.
Non so ancora cosa succederà in questi giorni ad Assisi. Conosco bene il programma che ho preparato e quanto spenderemo per vitto, alloggio e spostamenti. Ma non ho idea di quello che verrà donato a me e ai giovani in questa esperienza. Ma sono fiducioso perché ad Assisi andiamo per conoscere proprio la storia di un giovane che da ricco che era, ha rinunciato a tutto, perché sentiva che solo nel Vangelo e nell'amore di Cristo riusciva a sfamare fino in fondo al sua fame di felicità e la sua voglia di vivere
Vangelo: Mt 14,13-21
Tra qualche giorno con un gruppo di giovani, partirò per Assisi. Staremo nella città di San Francesco quasi una settimana, e avremo così occasione di confrontarci con quella straordinaria storia umana e di fede che ancora oggi, a 800 anni dalla morte del Santo, ispira milioni di persone credenti e non credenti.
Una delle prime cose che faremo appena arrivati non sarà di gettarci subito nella visita dei luoghi storici della vita di Francesco,
come fossimo lì solo per turismo artistico e culturale. Il programma che abbiamo preparato con gli animatori prevede di fermarci ad ascoltare la nostra vita come è adesso, nel momento in cui iniziamo questa esperienza. La domanda che ci faremo appena sistemati nella casa, dove siamo ospiti, sarà: "perché siamo qui? Di cosa ha bisogno la mia vita umana e spirituale adesso? Quali sono i vuoti da riempire nel cuore?". In sintesi la domanda può essere: "di cosa ho fame adesso?"
Tutti gli evangelisti, e quindi anche Matteo, raccontano questo fatto straordinario della moltiplicazione dei pani e pesci che Gesù ha operato con i suoi discepoli e le folle. Se il ricordo è così forte, questo significa che davvero è un evento centrale e dal significato così essenziale che non deve essere dimenticato dalle generazioni successive di discepoli.
Gesù opera un prodigio in risposta ad una fame concreta e reale nelle folle che lo seguono, uomini e donne che sono però affamate anche di Dio tanto quanto di pane da mangiare.
Gesù è venuto a dare da mangiare, a dare risposta all'uomo che rischia di morire di fame non solo di cibo per lo stomaco, ma anche di cibo per il cuore, di amore, di pace...
La prima risposta a questo problema del pane da mangiare viene dagli apostoli che vorrebbero che ognuno si arrangi, andando a comprare il cibo.
Ma Gesù cambia totalmente la prospettiva, e passa dal "comprare" al "condividere": "voi stessi DATE loro da mangiare..."
La condivisione del poco risolve il problema della fame, e gli apostoli diventano modello di una comunità cristiana che non si blocca e non si chiude difronte alla fame del mondo, ma si mette al servizio, convinta che è possibile sfamare l'umanità, anche se i mezzi sembrano insufficienti. Gesù vede la fame del popolo e insegna agli apostoli di prendersi carico di questo senza paura e con profonda speranza.
Quando partecipiamo alla messa domenicale è davvero importante prima di tutto domandarsi "ho fame di Dio? Di cosa la mia vita ha bisogno? Con quali vuoti interiori sono qui oggi?" Riconoscere che abbiamo fame di Dio, di amore, di fraternità, di pace... ci aiuta a vivere quella celebrazione con maggior frutto e partecipazione vera. Ed è importante riconoscere che anche il fratello accanto a me è venuto lì con la sua fame di qualcosa, con i suoi vuoti, dubbi e domande. Gesù è lì per sfamare me e lui, ed insegna a me e a lui di prenderci carico insieme della fame dell'umanità, una fame di beni materiali ma ancor più di senso della vita e di Dio. E se ci sembra di avere poco tra le mani, perché ci sembra di avere pochi mezzi materiali, poca fede, poche capacità, non dobbiamo cedere alla paura e non dobbiamo scoraggiarsi. Il miracolo della moltiplicazione e della condivisione può ripetersi anche oggi.
Non so ancora cosa succederà in questi giorni ad Assisi. Conosco bene il programma che ho preparato e quanto spenderemo per vitto, alloggio e spostamenti. Ma non ho idea di quello che verrà donato a me e ai giovani in questa esperienza. Ma sono fiducioso perché ad Assisi andiamo per conoscere proprio la storia di un giovane che da ricco che era, ha rinunciato a tutto, perché sentiva che solo nel Vangelo e nell'amore di Cristo riusciva a sfamare fino in fondo al sua fame di felicità e la sua voglia di vivere
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