don Roberto Rossi "Gesù e la fame spirituale e materiale del mondo"
XVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (03/08/2014)
Vangelo: Mt 14,13-21
Il Vangelo di questa domenica descrive il miracolo della moltiplicazione dei pani, che Gesù compie per una moltitudine di persone che lo hanno seguito per
ascoltarlo ed essere guariti da varie malattie. Sul far della sera, i discepoli suggeriscono a Gesù di congedare la folla, perché possa andare a rifocillarsi. Ma il Signore ha in mente qualcos'altro: "Voi stessi date loro da mangiare". Essi, però, non hanno "altro che cinque pani e due pesci".
Gesù allora compie un gesto che fa pensare al sacramento dell'Eucaristia: "Alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Il miracolo consiste nella condivisione fraterna di pochi pani che, affidati alla potenza di Dio, non solo bastano per tutti, ma addirittura avanzano, fino a riempire dodici ceste. Il Signore sollecita i discepoli affinché siano loro a distribuire il pane per la moltitudine; in questo modo li istruisce e li prepara alla futura missione apostolica: dovranno infatti portare a tutti il nutrimento della Parola di vita e del Sacramento della salvezza.
Cristo ci ristora e ci sazia col suo amore e con la sua Eucarestia e vuole che noi sfamiamo le folle dell'umanità. Gesù che compie il miracolo della moltiplicazione dei pani è Colui che conosce la nostra fame e sete di verità e di vita. È Colui che ci può saziare pienamente. Siamo invitati ad accostarci a Lui, ad ascoltarlo, a vivere con Lui e per Lui e dare significato ad ogni aspetto della nostra vita.
Come compie la moltiplicazione dei pani? "Vide una grande folla e ne sentì compassione e guarì i loro malati". Quando i discepoli lo invitano a congedare la folla perché vadano a cercare da mangiare, Lui risponde: "Date voi da mangiare a loro!" Il testo è molto sobrio, ma si può intuire tutto il dialogo di Gesù con loro, il turbamento, la preoccupazione, la presa di coscienza della loro povertà (hanno solo cinque pani e due pesci), l'offerta della loro piccola collaborazione alla potenza del Signore. E' la potenza del Signore che compie il miracolo, ma il Signore chiede loro di dare tutto quello che hanno, di fare tutto quello che possono.
Noi che abbiamo tanta abbondanza di grazia di Dio nella fede cristiana, sentiamo compassione per i popoli e le folle che non conoscono il Cristo Salvatore di tutti? Il Signore vuole che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità. Ma noi siamo disponibili a dare tutto quello che abbiamo (anche se la nostra fede è piccola), a fare tutto quello che possiamo perché le persone e le folle dell'umanità di oggi abbiano la possibilità di conoscere Cristo, e di trovare il Lui l'acqua e il cibo per la propria sete e la propria fame esistenziale?
In genere facciamo fatica in questo. Diciamo "Venga il tuo regno", ma non offriamo tutto ciò che è in nostro possesso perché gli uomini abbiano la fede e la salvezza del Signore. E' importante, è urgente prendere coscienza del nostro compito di evangelizzatori, di testimoni, di gente veramente preoccupata per la fede degli altri. Su questo è impostato tutto il documento programmatico di papa Francesco "La Gioia del Vangelo" (Evangelii Gaudium).
Noi che, per gran parte, abbiamo, pur in questi tempi di crisi, abbondanza di beni materiali, che viviamo nella società del consumo, del lusso, dello spreco, come ricchi epuloni, sentiamo compassione per i popoli e le folle che sempre più numerosi finiscono nella fame, nella miseria, nell'abbrutimento di una vita disumana? Siamo disponibili a dare tutto quello che abbiamo, a fare tutto quello che possiamo perché le persone, i bambini, le famiglie, i popoli, le folle, abbiamo la possibilità di sfamarsi, di vivere, di costruire un'esistenza dignitosa?
In genere lo facciamo poco. Forse nella preghiera chiediamo al Signore che abbia pietà dei poveri della terra. Ma Lui ci dice: Date voi da mangiare a loro! E questo non solo individualmente o come famiglie, ma come appartenenti a nazioni sviluppate. Dobbiamo prendere sempre più coscienza che la nostra ricchezza e abbondanza molte volte sono costruite sull'impoverimento di altri popoli, quando sfruttiamo le loro risorse, quando vendiamo armi, quando imponiamo leggi di mercato o tassi di interesse per i nostri tornaconti, quando coltiviamo governi o uomini di potere che finiscono per calpestare i poveri e renderli sempre più numerosi. La giustizia è il vero bene per tutti, è il vero bene anche per noi. Se solleviamo i poveri, noi stessi ne abbiamo "vero e duraturo vantaggio". Quali conseguenze si avranno quando scoppierà - come dice un autore - la collera dei poveri? Quale possibilità di vita se continuiamo a distruggere le risorse della terra? Quale paradiso ci illudiamo di meritare se continuiamo a vivere come i ricchi epuloni che non si accorgono nemmeno dei poveri Lazzari, che si ciberebbero anche solo delle briciole della nostra mensa, ma nessuno gliene dà? Ma il Signore vuole la salvezza per tutti, anche per noi se ci convertiamo e impariamo a vivere da fratelli con gli uomini della terra, con i poveri del pianeta.
Papa Francesco in un suo video-messaggio ha parlato così: "La Chiesa vive tutta la sua missione e la sua attenzione verso tutti coloro che soffrono per lo scandalo della fame, con cui il Signore si è identificato quando diceva: "Avevo fame e mi avete dato da mangiare". Quando gli apostoli dissero a Gesù che le persone che erano giunte ad ascoltare le sue parole erano anche affamate, Egli li incitò ad andare a cercare il cibo. Essendo essi stessi poveri, non trovarono che cinque pani e due pesci, ma con la grazia di Dio riuscirono a sfamare una moltitudine di persone, raccogliendo perfino gli avanzi e riuscendo così ad evitare sprechi.
Siamo di fronte allo scandalo mondiale di circa un miliardo, un miliardo di persone che ancora oggi soffrono la fame. Non possiamo girarci dall'altra parte e fare finta che il problema non esista. Il cibo a disposizione oggi nel mondo è sufficiente a sfamare tutti.
La parabola della moltiplicazione dei pani e dei pesci ci insegna proprio questo: che se c'è la volontà, quello che abbiamo non si esaurisce, anzi ne avanza e niente va perduto.
Perciò, cari fratelli e care sorelle, vi invito a fare posto nel vostro cuore a questa emergenza, rispettando il diritto dato da Dio a tutti di poter avere accesso ad una alimentazione adeguata.
Condividiamo quel che abbiamo nella carità cristiana, con chi è costretto ad affrontare numerosi ostacoli per soddisfare un bisogno così primario e nel contempo facciamoci promotori di un'autentica cooperazione con i poveri, perché attraverso i frutti del loro e del nostro lavoro, possano vivere una vita dignitosa.
Invito tutti a dare voce a tutte le persone che silenziosamente soffrono la fame, affinché questa voce diventi un ruggito in grado di scuotere il mondo.
C'è anche l'invito a tutti noi a divenire più consapevoli delle nostre scelte alimentari che spesso comportano lo spreco di cibo ed un cattivo uso delle risorse a nostra disposizione. È anche un'esortazione a smettere di pensare che le nostre azioni quotidiane non abbiano un impatto sulle vite di chi - vicino o lontano che sia - la fame la soffre sulla propria pelle. Preghiamo che Dio ci dia la grazia di vedere un mondo in cui mai nessuno debba morire di fame".
E nel messaggio di Pasqua ha espresso questa preghiera: "Aiutaci a sconfiggere la piaga della fame, aggravata dai conflitti e dagli immensi sprechi di cui spesso siamo complici. Rendici capaci di proteggere gli indifesi, soprattutto i bambini, le donne e gli anziani, a volte fatti oggetto di sfruttamento e di abbandono". Così il papa.
Stiamo celebrando la Messa: nell'Eucaristia Gesù fa di noi testimoni della compassione di Dio per ogni fratello e sorella. Nasce così intorno al Mistero eucaristico, preannunciato nella moltiplicazione dei pani, il nostro amore e la nostra carità nei confronti del prossimo e anche la nostra gioia del bene sulla terra e la beatitudine eterna che Gesù ha promesso.
Vangelo: Mt 14,13-21
Il Vangelo di questa domenica descrive il miracolo della moltiplicazione dei pani, che Gesù compie per una moltitudine di persone che lo hanno seguito per
ascoltarlo ed essere guariti da varie malattie. Sul far della sera, i discepoli suggeriscono a Gesù di congedare la folla, perché possa andare a rifocillarsi. Ma il Signore ha in mente qualcos'altro: "Voi stessi date loro da mangiare". Essi, però, non hanno "altro che cinque pani e due pesci".
Gesù allora compie un gesto che fa pensare al sacramento dell'Eucaristia: "Alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Il miracolo consiste nella condivisione fraterna di pochi pani che, affidati alla potenza di Dio, non solo bastano per tutti, ma addirittura avanzano, fino a riempire dodici ceste. Il Signore sollecita i discepoli affinché siano loro a distribuire il pane per la moltitudine; in questo modo li istruisce e li prepara alla futura missione apostolica: dovranno infatti portare a tutti il nutrimento della Parola di vita e del Sacramento della salvezza.
Cristo ci ristora e ci sazia col suo amore e con la sua Eucarestia e vuole che noi sfamiamo le folle dell'umanità. Gesù che compie il miracolo della moltiplicazione dei pani è Colui che conosce la nostra fame e sete di verità e di vita. È Colui che ci può saziare pienamente. Siamo invitati ad accostarci a Lui, ad ascoltarlo, a vivere con Lui e per Lui e dare significato ad ogni aspetto della nostra vita.
Come compie la moltiplicazione dei pani? "Vide una grande folla e ne sentì compassione e guarì i loro malati". Quando i discepoli lo invitano a congedare la folla perché vadano a cercare da mangiare, Lui risponde: "Date voi da mangiare a loro!" Il testo è molto sobrio, ma si può intuire tutto il dialogo di Gesù con loro, il turbamento, la preoccupazione, la presa di coscienza della loro povertà (hanno solo cinque pani e due pesci), l'offerta della loro piccola collaborazione alla potenza del Signore. E' la potenza del Signore che compie il miracolo, ma il Signore chiede loro di dare tutto quello che hanno, di fare tutto quello che possono.
Noi che abbiamo tanta abbondanza di grazia di Dio nella fede cristiana, sentiamo compassione per i popoli e le folle che non conoscono il Cristo Salvatore di tutti? Il Signore vuole che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità. Ma noi siamo disponibili a dare tutto quello che abbiamo (anche se la nostra fede è piccola), a fare tutto quello che possiamo perché le persone e le folle dell'umanità di oggi abbiano la possibilità di conoscere Cristo, e di trovare il Lui l'acqua e il cibo per la propria sete e la propria fame esistenziale?
In genere facciamo fatica in questo. Diciamo "Venga il tuo regno", ma non offriamo tutto ciò che è in nostro possesso perché gli uomini abbiano la fede e la salvezza del Signore. E' importante, è urgente prendere coscienza del nostro compito di evangelizzatori, di testimoni, di gente veramente preoccupata per la fede degli altri. Su questo è impostato tutto il documento programmatico di papa Francesco "La Gioia del Vangelo" (Evangelii Gaudium).
Noi che, per gran parte, abbiamo, pur in questi tempi di crisi, abbondanza di beni materiali, che viviamo nella società del consumo, del lusso, dello spreco, come ricchi epuloni, sentiamo compassione per i popoli e le folle che sempre più numerosi finiscono nella fame, nella miseria, nell'abbrutimento di una vita disumana? Siamo disponibili a dare tutto quello che abbiamo, a fare tutto quello che possiamo perché le persone, i bambini, le famiglie, i popoli, le folle, abbiamo la possibilità di sfamarsi, di vivere, di costruire un'esistenza dignitosa?
In genere lo facciamo poco. Forse nella preghiera chiediamo al Signore che abbia pietà dei poveri della terra. Ma Lui ci dice: Date voi da mangiare a loro! E questo non solo individualmente o come famiglie, ma come appartenenti a nazioni sviluppate. Dobbiamo prendere sempre più coscienza che la nostra ricchezza e abbondanza molte volte sono costruite sull'impoverimento di altri popoli, quando sfruttiamo le loro risorse, quando vendiamo armi, quando imponiamo leggi di mercato o tassi di interesse per i nostri tornaconti, quando coltiviamo governi o uomini di potere che finiscono per calpestare i poveri e renderli sempre più numerosi. La giustizia è il vero bene per tutti, è il vero bene anche per noi. Se solleviamo i poveri, noi stessi ne abbiamo "vero e duraturo vantaggio". Quali conseguenze si avranno quando scoppierà - come dice un autore - la collera dei poveri? Quale possibilità di vita se continuiamo a distruggere le risorse della terra? Quale paradiso ci illudiamo di meritare se continuiamo a vivere come i ricchi epuloni che non si accorgono nemmeno dei poveri Lazzari, che si ciberebbero anche solo delle briciole della nostra mensa, ma nessuno gliene dà? Ma il Signore vuole la salvezza per tutti, anche per noi se ci convertiamo e impariamo a vivere da fratelli con gli uomini della terra, con i poveri del pianeta.
Papa Francesco in un suo video-messaggio ha parlato così: "La Chiesa vive tutta la sua missione e la sua attenzione verso tutti coloro che soffrono per lo scandalo della fame, con cui il Signore si è identificato quando diceva: "Avevo fame e mi avete dato da mangiare". Quando gli apostoli dissero a Gesù che le persone che erano giunte ad ascoltare le sue parole erano anche affamate, Egli li incitò ad andare a cercare il cibo. Essendo essi stessi poveri, non trovarono che cinque pani e due pesci, ma con la grazia di Dio riuscirono a sfamare una moltitudine di persone, raccogliendo perfino gli avanzi e riuscendo così ad evitare sprechi.
Siamo di fronte allo scandalo mondiale di circa un miliardo, un miliardo di persone che ancora oggi soffrono la fame. Non possiamo girarci dall'altra parte e fare finta che il problema non esista. Il cibo a disposizione oggi nel mondo è sufficiente a sfamare tutti.
La parabola della moltiplicazione dei pani e dei pesci ci insegna proprio questo: che se c'è la volontà, quello che abbiamo non si esaurisce, anzi ne avanza e niente va perduto.
Perciò, cari fratelli e care sorelle, vi invito a fare posto nel vostro cuore a questa emergenza, rispettando il diritto dato da Dio a tutti di poter avere accesso ad una alimentazione adeguata.
Condividiamo quel che abbiamo nella carità cristiana, con chi è costretto ad affrontare numerosi ostacoli per soddisfare un bisogno così primario e nel contempo facciamoci promotori di un'autentica cooperazione con i poveri, perché attraverso i frutti del loro e del nostro lavoro, possano vivere una vita dignitosa.
Invito tutti a dare voce a tutte le persone che silenziosamente soffrono la fame, affinché questa voce diventi un ruggito in grado di scuotere il mondo.
C'è anche l'invito a tutti noi a divenire più consapevoli delle nostre scelte alimentari che spesso comportano lo spreco di cibo ed un cattivo uso delle risorse a nostra disposizione. È anche un'esortazione a smettere di pensare che le nostre azioni quotidiane non abbiano un impatto sulle vite di chi - vicino o lontano che sia - la fame la soffre sulla propria pelle. Preghiamo che Dio ci dia la grazia di vedere un mondo in cui mai nessuno debba morire di fame".
E nel messaggio di Pasqua ha espresso questa preghiera: "Aiutaci a sconfiggere la piaga della fame, aggravata dai conflitti e dagli immensi sprechi di cui spesso siamo complici. Rendici capaci di proteggere gli indifesi, soprattutto i bambini, le donne e gli anziani, a volte fatti oggetto di sfruttamento e di abbandono". Così il papa.
Stiamo celebrando la Messa: nell'Eucaristia Gesù fa di noi testimoni della compassione di Dio per ogni fratello e sorella. Nasce così intorno al Mistero eucaristico, preannunciato nella moltiplicazione dei pani, il nostro amore e la nostra carità nei confronti del prossimo e anche la nostra gioia del bene sulla terra e la beatitudine eterna che Gesù ha promesso.
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