Lectio Divina a cura di fr. Vincenzo Boschetto"Pietra di appoggio, Pietra di inciampo"
21ª Domenica del tempo ordinario (A)
Lectio divina su Mt 16,13-20
Invocare
Vieni Spirito Santo, la mia vita è nella tempesta, i venti egoistici mi spingono dove non voglio andare, non riesco a resistere alla loro forza. Sono debole e privo di forza. Tu sei l’energia che da la vita, Tu sei il mio conforto, mia forza e mio grido di preghiera. Vieni Spirito Santo, svelami il senso delle Scritture, ridonami pace, serenità e gioia di vivere.
Leggere
In quel tempo, 13essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». 14Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 15Disse loro: «Voi chi dite che io sia?»
. 16Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 17E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. 18E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. 19A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». 20Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
- facciamo un momento di silenzio perchè la Parola risuoni dentro di noi
Meditare
L’episodio di Cesarea di Filippo rappresenta una delle grandi svolte del racconto di Matteo. Gesù indaga su ciò che la gente pensa rispetto a lui: “Chi dice la gente che io sia?” Dopo aver saputo l’opinione della gente, vuole conoscere l’opinione dei suoi discepoli. La domanda di Gesù ai discepoli è decisiva, rispondendo alla quale Pietro confessa esplicitamente la dignità messianica di Gesù. La fede di Pietro, tuttavia, non è ancora completa, come appare chiaramente se si leggono le righe del vangelo che seguono il testo di oggi, in cui Gesù parla esplicitamente della sua passione e da questo momento l’insegnamento si concentrerà sul tema della croce. Pietro, in nome di tutti fa la sua professione di fede. Gesù conferma la fede di Pietro. Nel corso della lettura, facciamo attenzione a quanto segue: “Quale tipo di conferma Gesù conferisce a Pietro?”
vv. 13-16: In questo brano abbiamo un po’ il nascere delle nostre comunità cristiane. Gesù chiede l’opinione della gente nei suoi riguardi. Le risposte sono assai varie. Per capire, ci accompagna una domanda: come stiamo davanti al Signore? Come ci esprimiamo in merito alla sua identità? Il nostro rapporto con Gesù inizia con questo rivolgersi di Gesù direttamente ai discepoli: voi.
In questa espressione abbiamo come una consegna. Voi, chi dite che io sia? Gesù chiede di riconoscerlo attraverso una consegna di lui a noi. Alla stessa maniera, il mistero del Signore, che è costitutivo del nostro essere Chiesa, va riconosciuto nei ‘consegnati’. Quello che tu dici di Gesù, in realtà mette in gioco quello che tu sei. Se tu dici a una persona chi è per te, in realtà dici chi sei tu: così è di Pietro. Pietro facendosi portavoce e dice: “Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivente!” La risposta di Pietro significa che riconosce in Gesù il compimento delle profezie dell’Antico Testamento e che in Gesù abbiamo la rivelazione definitiva del Padre per noi. Nella misura in cui riconosce il consegnato, dice di sé e soprattutto si lascia dire di sé. Nella misura in cui noi ci compromettiamo con i consegnati, diciamo di loro, ma diciamo innanzitutto di noi, diciamo chi vogliamo essere. Il riconoscimento che nasce dalla fede, poi, compromette entrambi. Perché il Gesù che siamo invitati a riconoscere è già un Gesù compromesso con noi.
Questa confessione di Pietro non è nuova. Prima, dopo aver camminato sulle acque, gli altri discepoli avevano già fatto la stessa professione di fede: “Veramente, tu sei il figlio di Dio!” (Mt 14,33). Nel Vangelo di Giovanni, questa stessa professione di Pietro la fa Marta: “Tu sei il Cristo, il figlio di Dio venuto nel mondo!” (Gv 11,27).
La confessione di fede è un impegno di sequela. Il riconoscimento di Gesù Messia non è un impegno verbale, ma accoglienza del Messia servo sofferente, che attraverso la croce realizza la volontà del padre. Non solo le folle faticarono a entrare in questa logica messianica (che deludeva le attese di un Messia potente e glorioso) ma anche i discepoli stessi. Nel testo successivo a questo (Mt 16,13-20), Gesù, che annuncia la sua passione, rimprovera Pietro perché non pensa secondo Dio ma secondo gli uomini. E di seguito traccia le condizioni della sequela. La confessione di fede in Gesù Messia servo sofferente comporta un cambiamento di mentalità e l’impegno della sequela. Chi pronuncia il credo con le labbra chiama in causa la propria vita, si compromette con la croce. Credere non è una convinzione religiosa, ma è partecipazione della vita di Gesù, del suo stile, della sua obbedienza filiale al Padre. Non vi può essere confessione autentica di fede senza un autentico coinvolgimento di se stessi e della propria vita.
“il Figlio del Dio vivente” La caratteristica di “vivente” è propria di Dio, al quale non possono resistere le forze della morte. Dio, datore di vita, comunica questa forza alla Chiesa che non verrà sopraffatta dal male.
v. 17: Gesù proclama Pietro “Beato!” perché ha ricevuto una rivelazione da parte del Padre. Anche in questo caso la risposta di Gesù non è nuova. Prima Gesù aveva fatto un’identica proclamazione di felicità ai discepoli per aver visto e udito cose che prima nessuno sapeva (Mt 13,16), ed aveva lodato il Padre per aver rivelato il Figlio ai piccoli e non ai sapienti (Mt 11,25). Pietro è uno di questi piccoli a cui il Padre si rivela. La percezione della presenza di Dio in Gesù non è frutto del merito di uno sforzo umano (“dalla carne né dal sangue”), bensì è un dono che Dio concede a chi vuole. Ciò che sei per la fede non dipende dal tuo peccato, ma dal vederti fatto oggetto di una rivelazione. Questo non mortifica la carne e il sangue; questo dice che nella condizione della carne e del sangue avviene la rivelazione dei misteri del Regno. Questo è il ritenere le persone capaci di fede. Non è un giudizio rivolto alla condizione di miseria degli uomini, ma è il ritenerli, nella loro debolezza, capaci di fede per una rivelazione che viene loro fatta. Avviene così anche di noi: il Signore ci rivela la sua identità, il suo essere Figlio di Dio, quello Vivente.
v. 18: Simone, il figlio di Giona, riceve da Gesù un nome nuovo che è Cefas, e ciò vuol dire, Pietra. Per questo, è chiamato Pietro. Pietro deve essere pietra, cioè, deve essere fondamento sicuro per la chiesa a punto di essere investita dalle porte degli inferi. Essere pietra quale base della fede evoca la parola di Dio al popolo in esilio in Babilonia: “Ascoltatemi voi che siete in cerca di giustizia, voi che cercate il Signore; guardate alla roccia da cui siete stati tagliati, alla cava da cui siete stati estratti. Guardate ad Abramo vostro padre, a Sara che vi ha partorito; poiché io chiamai lui solo, lo benedissi e lo moltiplicai” (Is 51,1-2). Applicata a Pietro, questa qualità di pietro-fondamento indica un nuovo inizio del popolo di Dio.
Con queste parole di Gesù a Pietro, Matteo anima le comunità sofferte e perseguitate della Siria e della Palestina che vedevano in Pietro un leader su cui appoggiarsi per le sue origini. Malgrado il fatto di essere comunità deboli e perseguitate, avevano una base sicura, garantita dalla parola di Gesù. L’immagine della pietra è simbolo di stabilità e di solidità, alle quali è associata quella della costruzione. La Chiesa, la comunità cristiana nasce dall’Eucaristia, dal dono cioè che Gesù ha fatto della sua vita per noi. Nell’Eucaristia la passione di Gesù diventa un dono da assimilare, qualcosa che si introduce nella esistenza dell’uomo e produce qualcosa. Questa vita trasformata in dono Gesù l’ha collocata davanti ai discepoli nel segno di un pane spezzato di cui cibarsi per assimilarsi a Lui, per seguirlo, per diventare come Lui. La costituzione della comunità cristiana, la forma della comunione che la sostanzia ha sempre una dimensione di croce.
La Chiesa appartiene a Cristo: ‘la mia Chiesa’. E poi se ne sottolinea la perenne stabilità: la Chiesa è come una casa costruita sulla roccia, anche se poggia apparentemente sulla fragilità degli uomini: “le porte degli inferi non prevarranno contro di essa”. Una stabilità sicura, ma tormentata. Il destino della Chiesa è come quello di Gesù: un cammino tra le contraddizioni.
v. 19: Pietro riceve le chiavi del Regno per legare e sciogliere, cioè, per riconciliare le persone tra di loro e con Dio. Il simbolo delle chiavi nella tradizione biblica indica autorità e responsabilità. Il potere delle chiavi, tuttavia, è strettamente legato alla croce. A Pietro è consegnato lo stesso potere che ha esercitato Gesù in terra, il potere della croce, il potere di offrire la sua vita. Ecco che qui di nuovo lo stesso potere di legare e sciogliere, viene dato non solo a Pietro, ma anche agli altri discepoli (Gv 20,23) ed alle proprie comunità (Mt 18,18). Il legare e lo sciogliere sono da ricondurre all’attività di Gesù, perché in realtà il problema non è legare o sciogliere, ma è che queste due azioni sono le azioni compiute nei cieli. Sono azioni che solo Dio sa compiere e noi le compiamo in nome suo. Che cosa o chi, dunque, legare? In Mt 12,29 si dice: ‘Come potrebbe uno penetrare nella casa dell’uomo forte e rapirgli le sue cose, se prima non lo lega?’ Allora Gesù è colui che lega l’uomo forte, il diavolo; e lo ha legato e vinto una volta per tutte sulla croce. Allora la Chiesa ha il potere sulla terra di legare l’uomo forte, e questo potere le è stato dato da Gesù. Ma come ha vinto Gesù satana? Sulla croce, di fronte all’ultima tentazione: ‘se sei Figlio di Dio, scendi dalla croce’ Gesù ha risposto affidandosi al Padre e donando la vita.
Chi e che cosa sciogliere? In Lc 11,21 si dice: “quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l’armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino”. Gesù allora è quell’uomo più forte che distribuisce il bottino, cioè scioglie le catene inique del male, libera gli oppressi e i prigionieri, coloro che l’uomo forte (satana) teneva come suo bottino. Questo la Chiesa, in Gesù, è chiamata a compiere.
Uno dei punti in cui più insiste il Vangelo di Matteo è la riconciliazione ed il perdono (Mt 5,7.23-24.38-42.44-48; 6,14-15; 18,15-35). Perché ‘tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato anche nei cieli’? Perché la terra non è più separata dai cieli; in Gesù si è ricostituita l’alleanza; Gesù ha inaugurato il Regno dei cieli sulla terra. Il Regno dei cieli esiste già, qui, sulla terra, anche se nella contraddizione e nel conflitto e nella piccolezza. Per questo ‘tutto ciò che sarà legato sulla terra sarà legato anche nei cieli’, perché il regno dei cieli è già presente sulla terra.
v. 20: Il brano si chiude con una intimazione da parte di Gesù ai suoi discepoli, perché la loro concezione del messia non era ancora purificata completamente. Infatti, i versetti che meditiamo questa domenica sono da capire insieme ai versetti che chiudono il capitolo 16 del Vangelo di Matteo e che ritroveremo domenica prossima.
- Per la riflessione personale e il confronto ed aiutarci nella meditazione e nella preghiera
Abbiamo visto varie opinioni su Gesù che si possono nuovamente elencare, ma quale è la mia opinione su Gesù? Chi sono io per Gesù?
Pietro é pietra in due modi. Che tipo di pietra sono io per gli altri? Che tipo di pietra è la nostra comunità? Quale è la missione che ne risulta per me, per noi?
Pregare
Mettiti in silenzio e accogli le parole di Gesù nel tuo cuore e invocalo fiducioso/a col Salmo 121
Alzo gli occhi verso i monti:
da dove mi verrà l'aiuto?
Il mio aiuto viene dal Signore,
che ha fatto cielo e terra.
Non lascerà vacillare il tuo piede,
non si addormenterà il tuo custode.
Non si addormenterà, non prenderà sonno,
il custode d'Israele.
Il Signore è il tuo custode,
il Signore è come ombra che ti copre,
e sta alla tua destra.
Di giorno non ti colpirà il sole,
né la luna di notte.
Il Signore ti proteggerà da ogni male,
egli proteggerà la tua vita.
Il Signore veglierà su di te, quando esci e quando entri,
da ora e per sempre.
Contemplare-agire
La preghiera è anche la nostra forza. Professiamo la nostra fede non solo con le labbra ma anche con la vita.
Lectio divina su Mt 16,13-20
Invocare
Vieni Spirito Santo, la mia vita è nella tempesta, i venti egoistici mi spingono dove non voglio andare, non riesco a resistere alla loro forza. Sono debole e privo di forza. Tu sei l’energia che da la vita, Tu sei il mio conforto, mia forza e mio grido di preghiera. Vieni Spirito Santo, svelami il senso delle Scritture, ridonami pace, serenità e gioia di vivere.
Leggere
In quel tempo, 13essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». 14Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 15Disse loro: «Voi chi dite che io sia?»
. 16Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 17E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. 18E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. 19A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». 20Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
- facciamo un momento di silenzio perchè la Parola risuoni dentro di noi
Meditare
L’episodio di Cesarea di Filippo rappresenta una delle grandi svolte del racconto di Matteo. Gesù indaga su ciò che la gente pensa rispetto a lui: “Chi dice la gente che io sia?” Dopo aver saputo l’opinione della gente, vuole conoscere l’opinione dei suoi discepoli. La domanda di Gesù ai discepoli è decisiva, rispondendo alla quale Pietro confessa esplicitamente la dignità messianica di Gesù. La fede di Pietro, tuttavia, non è ancora completa, come appare chiaramente se si leggono le righe del vangelo che seguono il testo di oggi, in cui Gesù parla esplicitamente della sua passione e da questo momento l’insegnamento si concentrerà sul tema della croce. Pietro, in nome di tutti fa la sua professione di fede. Gesù conferma la fede di Pietro. Nel corso della lettura, facciamo attenzione a quanto segue: “Quale tipo di conferma Gesù conferisce a Pietro?”
vv. 13-16: In questo brano abbiamo un po’ il nascere delle nostre comunità cristiane. Gesù chiede l’opinione della gente nei suoi riguardi. Le risposte sono assai varie. Per capire, ci accompagna una domanda: come stiamo davanti al Signore? Come ci esprimiamo in merito alla sua identità? Il nostro rapporto con Gesù inizia con questo rivolgersi di Gesù direttamente ai discepoli: voi.
In questa espressione abbiamo come una consegna. Voi, chi dite che io sia? Gesù chiede di riconoscerlo attraverso una consegna di lui a noi. Alla stessa maniera, il mistero del Signore, che è costitutivo del nostro essere Chiesa, va riconosciuto nei ‘consegnati’. Quello che tu dici di Gesù, in realtà mette in gioco quello che tu sei. Se tu dici a una persona chi è per te, in realtà dici chi sei tu: così è di Pietro. Pietro facendosi portavoce e dice: “Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivente!” La risposta di Pietro significa che riconosce in Gesù il compimento delle profezie dell’Antico Testamento e che in Gesù abbiamo la rivelazione definitiva del Padre per noi. Nella misura in cui riconosce il consegnato, dice di sé e soprattutto si lascia dire di sé. Nella misura in cui noi ci compromettiamo con i consegnati, diciamo di loro, ma diciamo innanzitutto di noi, diciamo chi vogliamo essere. Il riconoscimento che nasce dalla fede, poi, compromette entrambi. Perché il Gesù che siamo invitati a riconoscere è già un Gesù compromesso con noi.
Questa confessione di Pietro non è nuova. Prima, dopo aver camminato sulle acque, gli altri discepoli avevano già fatto la stessa professione di fede: “Veramente, tu sei il figlio di Dio!” (Mt 14,33). Nel Vangelo di Giovanni, questa stessa professione di Pietro la fa Marta: “Tu sei il Cristo, il figlio di Dio venuto nel mondo!” (Gv 11,27).
La confessione di fede è un impegno di sequela. Il riconoscimento di Gesù Messia non è un impegno verbale, ma accoglienza del Messia servo sofferente, che attraverso la croce realizza la volontà del padre. Non solo le folle faticarono a entrare in questa logica messianica (che deludeva le attese di un Messia potente e glorioso) ma anche i discepoli stessi. Nel testo successivo a questo (Mt 16,13-20), Gesù, che annuncia la sua passione, rimprovera Pietro perché non pensa secondo Dio ma secondo gli uomini. E di seguito traccia le condizioni della sequela. La confessione di fede in Gesù Messia servo sofferente comporta un cambiamento di mentalità e l’impegno della sequela. Chi pronuncia il credo con le labbra chiama in causa la propria vita, si compromette con la croce. Credere non è una convinzione religiosa, ma è partecipazione della vita di Gesù, del suo stile, della sua obbedienza filiale al Padre. Non vi può essere confessione autentica di fede senza un autentico coinvolgimento di se stessi e della propria vita.
“il Figlio del Dio vivente” La caratteristica di “vivente” è propria di Dio, al quale non possono resistere le forze della morte. Dio, datore di vita, comunica questa forza alla Chiesa che non verrà sopraffatta dal male.
v. 17: Gesù proclama Pietro “Beato!” perché ha ricevuto una rivelazione da parte del Padre. Anche in questo caso la risposta di Gesù non è nuova. Prima Gesù aveva fatto un’identica proclamazione di felicità ai discepoli per aver visto e udito cose che prima nessuno sapeva (Mt 13,16), ed aveva lodato il Padre per aver rivelato il Figlio ai piccoli e non ai sapienti (Mt 11,25). Pietro è uno di questi piccoli a cui il Padre si rivela. La percezione della presenza di Dio in Gesù non è frutto del merito di uno sforzo umano (“dalla carne né dal sangue”), bensì è un dono che Dio concede a chi vuole. Ciò che sei per la fede non dipende dal tuo peccato, ma dal vederti fatto oggetto di una rivelazione. Questo non mortifica la carne e il sangue; questo dice che nella condizione della carne e del sangue avviene la rivelazione dei misteri del Regno. Questo è il ritenere le persone capaci di fede. Non è un giudizio rivolto alla condizione di miseria degli uomini, ma è il ritenerli, nella loro debolezza, capaci di fede per una rivelazione che viene loro fatta. Avviene così anche di noi: il Signore ci rivela la sua identità, il suo essere Figlio di Dio, quello Vivente.
v. 18: Simone, il figlio di Giona, riceve da Gesù un nome nuovo che è Cefas, e ciò vuol dire, Pietra. Per questo, è chiamato Pietro. Pietro deve essere pietra, cioè, deve essere fondamento sicuro per la chiesa a punto di essere investita dalle porte degli inferi. Essere pietra quale base della fede evoca la parola di Dio al popolo in esilio in Babilonia: “Ascoltatemi voi che siete in cerca di giustizia, voi che cercate il Signore; guardate alla roccia da cui siete stati tagliati, alla cava da cui siete stati estratti. Guardate ad Abramo vostro padre, a Sara che vi ha partorito; poiché io chiamai lui solo, lo benedissi e lo moltiplicai” (Is 51,1-2). Applicata a Pietro, questa qualità di pietro-fondamento indica un nuovo inizio del popolo di Dio.
Con queste parole di Gesù a Pietro, Matteo anima le comunità sofferte e perseguitate della Siria e della Palestina che vedevano in Pietro un leader su cui appoggiarsi per le sue origini. Malgrado il fatto di essere comunità deboli e perseguitate, avevano una base sicura, garantita dalla parola di Gesù. L’immagine della pietra è simbolo di stabilità e di solidità, alle quali è associata quella della costruzione. La Chiesa, la comunità cristiana nasce dall’Eucaristia, dal dono cioè che Gesù ha fatto della sua vita per noi. Nell’Eucaristia la passione di Gesù diventa un dono da assimilare, qualcosa che si introduce nella esistenza dell’uomo e produce qualcosa. Questa vita trasformata in dono Gesù l’ha collocata davanti ai discepoli nel segno di un pane spezzato di cui cibarsi per assimilarsi a Lui, per seguirlo, per diventare come Lui. La costituzione della comunità cristiana, la forma della comunione che la sostanzia ha sempre una dimensione di croce.
La Chiesa appartiene a Cristo: ‘la mia Chiesa’. E poi se ne sottolinea la perenne stabilità: la Chiesa è come una casa costruita sulla roccia, anche se poggia apparentemente sulla fragilità degli uomini: “le porte degli inferi non prevarranno contro di essa”. Una stabilità sicura, ma tormentata. Il destino della Chiesa è come quello di Gesù: un cammino tra le contraddizioni.
v. 19: Pietro riceve le chiavi del Regno per legare e sciogliere, cioè, per riconciliare le persone tra di loro e con Dio. Il simbolo delle chiavi nella tradizione biblica indica autorità e responsabilità. Il potere delle chiavi, tuttavia, è strettamente legato alla croce. A Pietro è consegnato lo stesso potere che ha esercitato Gesù in terra, il potere della croce, il potere di offrire la sua vita. Ecco che qui di nuovo lo stesso potere di legare e sciogliere, viene dato non solo a Pietro, ma anche agli altri discepoli (Gv 20,23) ed alle proprie comunità (Mt 18,18). Il legare e lo sciogliere sono da ricondurre all’attività di Gesù, perché in realtà il problema non è legare o sciogliere, ma è che queste due azioni sono le azioni compiute nei cieli. Sono azioni che solo Dio sa compiere e noi le compiamo in nome suo. Che cosa o chi, dunque, legare? In Mt 12,29 si dice: ‘Come potrebbe uno penetrare nella casa dell’uomo forte e rapirgli le sue cose, se prima non lo lega?’ Allora Gesù è colui che lega l’uomo forte, il diavolo; e lo ha legato e vinto una volta per tutte sulla croce. Allora la Chiesa ha il potere sulla terra di legare l’uomo forte, e questo potere le è stato dato da Gesù. Ma come ha vinto Gesù satana? Sulla croce, di fronte all’ultima tentazione: ‘se sei Figlio di Dio, scendi dalla croce’ Gesù ha risposto affidandosi al Padre e donando la vita.
Chi e che cosa sciogliere? In Lc 11,21 si dice: “quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l’armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino”. Gesù allora è quell’uomo più forte che distribuisce il bottino, cioè scioglie le catene inique del male, libera gli oppressi e i prigionieri, coloro che l’uomo forte (satana) teneva come suo bottino. Questo la Chiesa, in Gesù, è chiamata a compiere.
Uno dei punti in cui più insiste il Vangelo di Matteo è la riconciliazione ed il perdono (Mt 5,7.23-24.38-42.44-48; 6,14-15; 18,15-35). Perché ‘tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato anche nei cieli’? Perché la terra non è più separata dai cieli; in Gesù si è ricostituita l’alleanza; Gesù ha inaugurato il Regno dei cieli sulla terra. Il Regno dei cieli esiste già, qui, sulla terra, anche se nella contraddizione e nel conflitto e nella piccolezza. Per questo ‘tutto ciò che sarà legato sulla terra sarà legato anche nei cieli’, perché il regno dei cieli è già presente sulla terra.
v. 20: Il brano si chiude con una intimazione da parte di Gesù ai suoi discepoli, perché la loro concezione del messia non era ancora purificata completamente. Infatti, i versetti che meditiamo questa domenica sono da capire insieme ai versetti che chiudono il capitolo 16 del Vangelo di Matteo e che ritroveremo domenica prossima.
- Per la riflessione personale e il confronto ed aiutarci nella meditazione e nella preghiera
Abbiamo visto varie opinioni su Gesù che si possono nuovamente elencare, ma quale è la mia opinione su Gesù? Chi sono io per Gesù?
Pietro é pietra in due modi. Che tipo di pietra sono io per gli altri? Che tipo di pietra è la nostra comunità? Quale è la missione che ne risulta per me, per noi?
Pregare
Mettiti in silenzio e accogli le parole di Gesù nel tuo cuore e invocalo fiducioso/a col Salmo 121
Alzo gli occhi verso i monti:
da dove mi verrà l'aiuto?
Il mio aiuto viene dal Signore,
che ha fatto cielo e terra.
Non lascerà vacillare il tuo piede,
non si addormenterà il tuo custode.
Non si addormenterà, non prenderà sonno,
il custode d'Israele.
Il Signore è il tuo custode,
il Signore è come ombra che ti copre,
e sta alla tua destra.
Di giorno non ti colpirà il sole,
né la luna di notte.
Il Signore ti proteggerà da ogni male,
egli proteggerà la tua vita.
Il Signore veglierà su di te, quando esci e quando entri,
da ora e per sempre.
Contemplare-agire
La preghiera è anche la nostra forza. Professiamo la nostra fede non solo con le labbra ma anche con la vita.
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