MACCHETTA Domenico commento letture 22ª Domenica

- Tempo Ordinario A
1ª LETTURA: Ger 20,7-9
Geremia è sotto tentazione. Si scaglia contro Dio rasentando la bestemmia...
Confessa la sua amarezza arrivando quasi all'orlo della disperazione: "Mi hai sedotto, Signore!".
Il ministero profetico gli ha portato solo "vergogna e scherno", perché è costretto ad annunciare sempre disgrazie.
È fortissima la tentazione di lasciare tutto e di fuggire.
Ma la parola di Dio lo brucia al punto che non può contenere l'incendio che è divampato nel suo intimo.
Questo profeta, solitario e drammatico, ha una rara sensibilità che
conosciamo grazie alle numerose "confessioni" e i frammenti autobiografici.
Il suo "successo" è legato al suo "fallimento".
Un uomo solo fatto per amare, costretto a "sradicare e demolire, distruggere e abbattere" (1,10).
Non ha mai desiderato né voluto il compito che Dio gli affidava.
La sua obbedienza a Dio fu tanto più forte quanto più sentiva ribellione interna.
Arriva a maledire il giorno della sua nascita. Arriva a credersi abbandonato da Dio.
Dichiarava certa la caduta di Gerusalemme e consigliava di arrendersi senza esitazione (38,17).
Vedeva l'esilio come una terapia di Dio: Babilonia era, per Geremia, il martello del Signore (51,20).
Eppure proprio lui, il profeta soprannominato "magòr missavìv" (terrore all'intorno), che demoliva ogni falsa speranza, aveva il coraggio di annunciare un futuro glorioso. Nel momento più tragico della storia d'Israele vengono pronunciati gli oracoli più carichi di speranza.
Parla di una "alleanza nuova" (31,31-34) che Dio avrebbe scritto direttamente nel cuore degli uomini.
Il fatto nuovo consisterà nel modo in cui la volontà divina si manifesterà.
Dio sta per intervenire non più per mezzo dei profeti, ma direttamente: intuizione mirabile dei tempi dello Spirito!

VANGELO: Mt 16,21-27

Dopo la professione di Pietro: "Tu sei il Cristo...", nella quale non parlava in lui "la carne e il sangue", Gesù bruscamente spiega senza mezze misure che cosa significa essere il Cristo, il Messia, il Figlio del Dio vivente.
Dice che:
- dovrà andare a Gerusalemme,
- dovrà soffrire molto, o meglio molte cose (pollà, multa), cioè sofferenze di ogni tipo da parte delle autorità,
- venire ucciso,
- e risorgere il terzo giorno. Anzitutto "dovrà": è una "necessitas"! È quella la strada dell'amore. Reazione di Pietro: qui entrano in azione "la carne e il sangue"!

Lo prende in disparte e incomincia a rimproverarlo: il discepolo fa il maestro; invece di camminare dietro, come facevano i discepoli, si piazza davanti traendo in disparte il Maestro.
Ma Gesù, voltandosi, disse a Pietro: "Va' dietro a me (espressione tipica per indicare la posizione del discepolo: opíso¯ mu), Satana!".
Pietro nel ruolo di "tentatore", scandalo, inciampo: pensa secondo gli uomini e non secondo Dio.
Allora Gesù parte all'attacco, proclamando con solennità: "Se qualcuno vuol venire dietro a me (opíso¯ mu), rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua".
Analizziamo con calma le condizioni necessarie per essere discepoli di Cristo, cioè "cristiani" (questo non è rivolto solo ai preti e alle suore!):
1. "Rinneghi se stesso" = smetta di mettere se stesso come criterio delle proprie scelte.
2. "Prenda la sua croce": il verbo "áiro¯" (prendo) ha il significato di accogliere, innalzare, levare in alto, esaltare; il contrario di "subire".
3. "E mi segua": è lui il capo-carovana, come lo chiama la lettera agli Ebrei (arche¯gós). Siamo sostenuti, sorretti, guidati.

In realtà è questione di intelligenza spirituale: se la croce non è accolta con amore ti schiaccia; se è accolta con amore, con la forza data da lui, ti libera.
Ed ecco il parallelismo, dinamica dell'amore:
. chi vuol salvare, perde;
. chi perde, trova. Nell'amore, vince chi perde. Conclusione: "Perché il Figlio dell'uomo sta per venire nella gloria del Padre suo (sempre lo sguardo alle realtà ultime), con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni".

MACCHETTA Domenico:

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